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Betta, RicordiMediaStores
Voglio raccontarvi qualcosa sulla mia esperienza da addetta alla
vendita presso un punto vendita RicordiMediaStores. Così a scopo
informativo ricordo che la catena è parte dal 1995 del Gruppo Librerie
Feltrinelli. Quest'ultima meno di un anno fa ha inoltre acquistato
la catena di librerie Rizzoli e adesso nel complesso ha circa 1300
dipendenti. Visto i tempi di flessibilità e contratti atipici, dovrei
ritenermi forse fortunata ... sono
assunta a tempo indeterminato, il contratto integrativo aziendale
non è malaccio, ma purtroppo dietro questa situazione di "normalità"
c'è ben altro!
Sono stata assunta alla fine del 1999 con contratto di formazione
e lavoro. Al momento stesso dell'assunzione mi è stato chiesto di
compilare un modulo prestampato dove dichiaravo
di rassegnare le dimissioni, naturalmente solo la data andava lasciata
in bianco. Di fronte al mio smarrimento, mi è stato detto che si
trattava di un mera "formalità".
Ho chiesto se fosse proprio necessario e la risposta è stata inequivocabile:
conditio sine qua non. Avevo bisogno di quel lavoro, ho accettato.
Non mi è stato consegnato nient'altro che non la
divisa aziendale e un promemoria sull'obbligo di emissione
dello scontrino fiscale. Naturalmente in quei quindici mesi di formazione
ben poco, ma di lavoro tanto tantissimo. Ho sopportato in silenzio,
straordinari massacranti, turni domenicali ripetuti anche per tre
settimane consecutive, settimane
di 50/54 ore senza giorno di riposo per tutto il mese di Dicembre.
Ogni volta che provavo a chiedere spiegazioni o ad obiettare qualcosa
mi veniva sempre ricordato che ero in formazione e che la mia lettera
di dimissioni era comunque pronta. La "formalità"! Da quando il
mio CfL è stato tramutato in contratto a tempo indeterminato, lo
scorso inverno, ho cominciato a rivendicare i miei diritti. Per
prima cosa ho chiesto di prendere visione del contratto aziendale,
solo fino a quattro mesi fa questo non era MAI stato affisso in
negozio nè tantomeno mostrato ai
dipendenti che ne avevano fatto richiesta.
Dopo che il Direttore mi aveva per l'ennesima volta negato la possibilità
di visionarlo, arrivando addirittura ad asserire che non esisteva
un contratto aziendale (!!!), mi sono mobilitata e tramite un collega
di un'altro negozio, me lo sono procurato. L'incazzo ovviamente
era alle stelle. Ma pensavo che quello potesse essere il punto di
partenza per cambiare un po' le cose. L'ho distribuito ai miei colleghi
e ho cercato di sensibilizzarli sulle
inadempienze più gravi, quindi sugli orari, sulle domeniche e sulle
festività, sui permessi (personalmente sono iscritta all'Università
e in quasi tre anni mi sono stati sistematicamente negati i permessi
di studio).
Qualcuno l'ha letto e si è incazzato, altri non l'hanno nemmeno
letto rassegnati alla triste realtà che il contratto lo fa di volta
in volta il direttore a seconda dei suoi tiramenti. Così quando
il Direttore ha dichiarato guerra a me e ad una mia collega, anche
gli incazzati hanno fatto dietrofront e hanno riabbassato la testa.
E così da allora la mia vita lì dentro è un inferno. Prima ha colpito
la collega, demansionamento, biasimi
inflitti davanti a colleghi e superiori, minacce. Con me si limitava
a intimidazioni più velate dal tono paternalistico del tipo "lo
sai che se mi arrabbio, divento cattivo" e convocazioni improvvisive
in Direzione, magari cinque minuti prima della fine del turno di
sabato sera, dove mi invitava esplicitamente
a collaborare alla cacciata della collega "rompipalle". Mobbing
da manuale.
Comunque a Marzo di quest'anno la mia collega ha ceduto e se n'è
andata e da allora non dormo quasi più alla notte per trovare una
soluzione a questa snervante situazione. Da Marzo io e questa collega
avevamo deciso di avvalerci dell'articolo del Contratto Interno
Aziendale che sancisce la facoltatività al lavoro
domenicale e festivo. Avevamo deciso di non lavorare più
di una domenica al mese, contro le tre che il Direttore aveva richiesto
personalmente ad ogni altro lavoratore del punto vendita. Girava
voce che ci sarebberero state violente ritorsioni per chi si fosse
sottratto a questa indicazione. Beh detto fatto, a me è stata tolta
la gestione del reparto, lo sgabello su cui comunque molto di rado
avevo occasione di sedermi, obbligo
a trattenersi anche venti minuti oltre l'orario di lavoro e la cosa
più grave turni speciali fatti apposta per me comunicati con pochissimo
preavviso.
Ho fin da subito notato che il turn over era alto, e continua ad
esserlo; appena inizi un po' a rompere i coglioni, si comincia subito
con discriminazioni, intimidazioni. Il Direttore si vanta della
sua abilità di non avere mai licenziato nessuno, ma di essere sempre
riuscito a sbarazzarsi degli "indesiderati". E te lo dice in faccia,
con una naturalezza agghiacciante. Il sindacato è inesistente, mi
sono a piu' riprese rivolta alla cgil, che ha firmato con l'azienda
il contratto aziendale interno e
la risposta che alla fine ricevo è sempre che la situazione è complessa
(ma va?!!), che purtroppo le inadempienze rispetto al contratto
sono problema comune a tutta la catena e bisogna pazientare
e magari convincere i colleghi a iscriversi al sindacato (!).Consigli
molto utili ...
Il lavoro è organizzato in modo tale che ci siano pochi rapporti
interpersonali, poco scambio: si è oberati di lavoro. I pochi colleghi
"anziani" sono rassegnati, i "giovani" intimoriti a chiedere qualsiasi
cosa che riguardi i loro diritti. Essendo poi tutti e quanti inseriti
allo stesso livello e con la stessa qualifica, senza nessuna prospettiva
di crescita, la frequenza di conflitti, la competizione e il mobbing
anche fra colleghi sono un fattore non trascurabile. Tutto ciò impedisce
la solidarietà tra i dipendenti e rafforza invece la direzione che
così è al riparo da azioni di protesta collettive.
In meno di un anno se ne sono già andate cinque persone (su dodici),
io per ora non mollo, se voglioni cacciarmi devono sudarsela questa
ennesima "vittoria" e quando vi capita di comprare un disco da Ricordi
o un libro alla Feltrinelli, ricordatevi del mio caso. Non è purtroppo
un caso isolato. In questi mesi ho incontrato molti colleghi di
altri negozi e il futuro di questa grande catena commerciale non
è roseo. Inoltre entro breve verranno inseriti lavoratori "atipici"
nei megastore più grandi per tappare
i buchi dei turni festivi e serali. C'è e ci sarà un bel po' da
fare.
Grazie per l'attenzione. Continuate così e buon lavoro
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