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22-07-002

 

Betta, RicordiMediaStores

Voglio raccontarvi qualcosa sulla mia esperienza da addetta alla vendita presso un punto vendita RicordiMediaStores. Così a scopo informativo ricordo che la catena è parte dal 1995 del Gruppo Librerie Feltrinelli. Quest'ultima meno di un anno fa ha inoltre acquistato la catena di librerie Rizzoli e adesso nel complesso ha circa 1300 dipendenti. Visto i tempi di flessibilità e contratti atipici, dovrei ritenermi forse fortunata ... sono assunta a tempo indeterminato, il contratto integrativo aziendale non è malaccio, ma purtroppo dietro questa situazione di "normalità" c'è ben altro!

Sono stata assunta alla fine del 1999 con contratto di formazione e lavoro. Al momento stesso dell'assunzione mi è stato chiesto di compilare un modulo prestampato dove dichiaravo di rassegnare le dimissioni, naturalmente solo la data andava lasciata in bianco. Di fronte al mio smarrimento, mi è stato detto che si trattava di un mera "formalità".

Ho chiesto se fosse proprio necessario e la risposta è stata inequivocabile: conditio sine qua non. Avevo bisogno di quel lavoro, ho accettato. Non mi è stato consegnato nient'altro che non la divisa aziendale e un promemoria sull'obbligo di emissione dello scontrino fiscale. Naturalmente in quei quindici mesi di formazione ben poco, ma di lavoro tanto tantissimo. Ho sopportato in silenzio, straordinari massacranti, turni domenicali ripetuti anche per tre settimane consecutive, settimane di 50/54 ore senza giorno di riposo per tutto il mese di Dicembre.

Ogni volta che provavo a chiedere spiegazioni o ad obiettare qualcosa mi veniva sempre ricordato che ero in formazione e che la mia lettera di dimissioni era comunque pronta. La "formalità"! Da quando il mio CfL è stato tramutato in contratto a tempo indeterminato, lo scorso inverno, ho cominciato a rivendicare i miei diritti. Per prima cosa ho chiesto di prendere visione del contratto aziendale, solo fino a quattro mesi fa questo non era MAI stato affisso in negozio nè tantomeno mostrato ai dipendenti che ne avevano fatto richiesta.

Dopo che il Direttore mi aveva per l'ennesima volta negato la possibilità di visionarlo, arrivando addirittura ad asserire che non esisteva un contratto aziendale (!!!), mi sono mobilitata e tramite un collega di un'altro negozio, me lo sono procurato. L'incazzo ovviamente era alle stelle. Ma pensavo che quello potesse essere il punto di partenza per cambiare un po' le cose. L'ho distribuito ai miei colleghi e ho cercato di sensibilizzarli sulle inadempienze più gravi, quindi sugli orari, sulle domeniche e sulle festività, sui permessi (personalmente sono iscritta all'Università e in quasi tre anni mi sono stati sistematicamente negati i permessi di studio).

Qualcuno l'ha letto e si è incazzato, altri non l'hanno nemmeno letto rassegnati alla triste realtà che il contratto lo fa di volta in volta il direttore a seconda dei suoi tiramenti. Così quando il Direttore ha dichiarato guerra a me e ad una mia collega, anche gli incazzati hanno fatto dietrofront e hanno riabbassato la testa. E così da allora la mia vita lì dentro è un inferno. Prima ha colpito la collega, demansionamento, biasimi inflitti davanti a colleghi e superiori, minacce. Con me si limitava a intimidazioni più velate dal tono paternalistico del tipo "lo sai che se mi arrabbio, divento cattivo" e convocazioni improvvisive in Direzione, magari cinque minuti prima della fine del turno di sabato sera, dove mi invitava esplicitamente a collaborare alla cacciata della collega "rompipalle". Mobbing da manuale.

Comunque a Marzo di quest'anno la mia collega ha ceduto e se n'è andata e da allora non dormo quasi più alla notte per trovare una soluzione a questa snervante situazione. Da Marzo io e questa collega avevamo deciso di avvalerci dell'articolo del Contratto Interno Aziendale che sancisce la facoltatività al lavoro domenicale e festivo. Avevamo deciso di non lavorare più di una domenica al mese, contro le tre che il Direttore aveva richiesto personalmente ad ogni altro lavoratore del punto vendita. Girava voce che ci sarebberero state violente ritorsioni per chi si fosse sottratto a questa indicazione. Beh detto fatto, a me è stata tolta la gestione del reparto, lo sgabello su cui comunque molto di rado avevo occasione di sedermi, obbligo a trattenersi anche venti minuti oltre l'orario di lavoro e la cosa più grave turni speciali fatti apposta per me comunicati con pochissimo preavviso.

Ho fin da subito notato che il turn over era alto, e continua ad esserlo; appena inizi un po' a rompere i coglioni, si comincia subito con discriminazioni, intimidazioni. Il Direttore si vanta della sua abilità di non avere mai licenziato nessuno, ma di essere sempre riuscito a sbarazzarsi degli "indesiderati". E te lo dice in faccia, con una naturalezza agghiacciante. Il sindacato è inesistente, mi sono a piu' riprese rivolta alla cgil, che ha firmato con l'azienda il contratto aziendale interno e la risposta che alla fine ricevo è sempre che la situazione è complessa (ma va?!!), che purtroppo le inadempienze rispetto al contratto sono problema comune a tutta la catena e bisogna pazientare e magari convincere i colleghi a iscriversi al sindacato (!).Consigli molto utili ...

Il lavoro è organizzato in modo tale che ci siano pochi rapporti interpersonali, poco scambio: si è oberati di lavoro. I pochi colleghi "anziani" sono rassegnati, i "giovani" intimoriti a chiedere qualsiasi cosa che riguardi i loro diritti. Essendo poi tutti e quanti inseriti allo stesso livello e con la stessa qualifica, senza nessuna prospettiva di crescita, la frequenza di conflitti, la competizione e il mobbing anche fra colleghi sono un fattore non trascurabile. Tutto ciò impedisce la solidarietà tra i dipendenti e rafforza invece la direzione che così è al riparo da azioni di protesta collettive.

In meno di un anno se ne sono già andate cinque persone (su dodici), io per ora non mollo, se voglioni cacciarmi devono sudarsela questa ennesima "vittoria" e quando vi capita di comprare un disco da Ricordi o un libro alla Feltrinelli, ricordatevi del mio caso. Non è purtroppo un caso isolato. In questi mesi ho incontrato molti colleghi di altri negozi e il futuro di questa grande catena commerciale non è roseo. Inoltre entro breve verranno inseriti lavoratori "atipici" nei megastore più grandi per tappare i buchi dei turni festivi e serali. C'è e ci sarà un bel po' da fare.

Grazie per l'attenzione. Continuate così e buon lavoro