Azioni
di campagna per il boicottaggio dei prodotti israeliani
Siamo
in numero variabile, ma fino ad ora mai meno di tre o quattro. Siamo per
lo più donne, ma non esclusivamente. L'appartenenza di genere non è un
elemento discriminante, come non lo è l'appartenenza a gruppi precostituiti.
Entriamo nei vagoni delle metropolitane, delle funicolari, dei treni cittadini,
in silenzio e ci disponiamo in punti differenti. Quando il mezzo si muove
accendiamo uno stereo, facciamo partire un tamburo oppure un violino.
Dopo qualche secondo una/uno di noi incomincia a leggere un testo.
Una testimonianza diretta di quanto sta accadendo in Palestina, un bollettino
di guerra, una presa di posizione. Si tratta di poche righe. Il viaggio
fino alla prossima fermata è breve. In media dura non più di un paio di
minuti. Appena è finita la lettura della testimonianza, da un altro punto
del vagone, si alza una voce che ricorda che quanto è stato appena letto
è reale, che sta accadendo ora e che non è possibile stare a guardare.
E che è invece possibile fare qualcosa, ma bisogna farla subito.
Prima di passare al vagone successivo distribuiamo velocemente volantini
in cui invitiamo al boicottaggio dei prodotti di Israele e chiediamo che
tutti si impegnino nella richiesta, ai governi dell'Unione Europea, di
sospendere gli accordi commerciali con il governo di Sharon. Per informazioni
più precise e dettagliate rimandiamo a un sito www.ecn.org/damm.
Le reazioni durante e dopo le nostre action sono le più varie, a volte
l' indifferenza, a volte il fastidio più o meno manifesto. A volte, ma
più raramente, scatta un applauso solitario, qualcuno che ci dice che
facciamo bene, che ci voleva. Certo è che tutti, o quasi, leggono il volantino
e stranamente non lo buttano via subito.
È una pratica semplice la nostra, ci vuole solo un po' di determinazione
e costanza. La vera sfida è quella di continuare a fare "boicot-action",
"declam-action" per un lungo periodo. Diventare in qualche modo un appuntamento
fisso nei mezzi pubblici della nostra città, almeno finché qualche controllore
non deciderà per paura di un suo controllore, per evitarsi ulteriori fastidi,
per disaccordo con le nostre idee, di buttarci fuori.
Lo scopo delle nostre azioni quotidiane è di stimolare le coscienze, il
dibattito tra le persone, di fornire qualche tassello di verità, almeno
così crediamo, ad una realtà che ancora una volta tentano di distorcere,
di nascondere, di annullare.
Hanno allontanato i giornalisti, i soccorritori, gli osservatori internazionali
per rimodellare la storia a loro piacimento.
Bisogna smascherarli!
Invitiamo la gente a boicottare i prodotti israeliani perché crediamo
che boicottare possa essere una pratica efficace. Già
altrove, nell'India di Gandhi, nel Sudafrica dell'apartheid, ha dato
i suoi frutti. Perché crediamo che una campagna di boicottaggio possa
portare a riflettere sui meccanismi dell'economia globalizzata e far ritorcere
contro i cattivi mercanti del nostro tempo le loro proprie armi; tentando
di danneggiare il meno possibile chi è sfruttato, con il suo lavoro, dall'organizzazione
del mercato globale.
Invitiamo la gente a boicottare perché il boicottaggio è una pratica che
può essere praticata da tutti, almeno da tutti quelli che hanno i mezzi
economici per acquistare e scegliere cosa acquistare. Perché è un modo
per far sentire alla gente, anche a quella gente che non scende con noi
in piazza, che è possibile fare qualcosa, che è possibile non restare
a guardare.
A chi ci dice che bisogna essere equidistanti rispondiamo che non è possibile
in questo momento. Non è possibile essere equidistanti quando ci troviamo
di fronte, da una parte, ad uno stato con un esercito e dall'altra ad
un popolo stremato e disperato. E noi prendiamo posizione.
A chi ci dice, come se fosse un'accusa, di essere dalla parte dei palestinesi,
rispondiamo che sì, siamo dalla parte dei palestinesi così come siamo
dalla parte degli israeliani, ma di quelli che si oppongono all'occupazione.
E siamo dalla parte di quegli ebrei israeliani che per primi, un anno
fa, hanno lanciato questa campagna di boicottaggio di cui noi oggi ci
facciamo trasmettitori.
La nostra pratica va affinata, la campagna di boicottaggio va sostenuta
fortemente a livello nazionale e internazionale. Bisogna essere in tanti
per farla funzionare. Ci stiamo provando. Boicottare non è l'unica azione
possibile in questo momento, è una delle azioni possibili, è una delle
tante azioni che pratichiamo e cerchiamo di diffondere.
Diffondete
boicot-action, diffondete informazione. Mescoliamoci tra la gente.
da Napoli, Armanda disarmata
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Diffondete
boicot-action, diffondete informazione. Mescoliamoci tra la gente:.
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