Una idea che non è pericolosa, non merita di essere chiamata idea, diceva qualcuno parecchi anni fa. Da questo punto di vista, lidea più pericolosa per i confezionatori della realtà che mai sia uscita dalla mente di un individuo è sicuramente quella anarchica: la libertà è il peggior nemico del potere, e viceversa. Se si vuole essere liberi, pienamente liberi, non resta che distruggere ogni forma di potere. Ora, questa idea, che è anche la nostra, è stata a lungo combattuta ed è oggi scomparsa quasi del tutto. Dappertutto impera ben altra idea: si preferisce fare a meno della propria libertà in cambio della sicurezza che ci viene garantita dallo Stato. La solita storia. Ormai rassegnati a rinunciare alla ricerca della vita, certi dellimpossibilità di cambiare radicalmente lesistente, si finisce con laccettare il modo di sopravvivere meno peggiore che si conosce. Così si trascorre il proprio tempo, giorno dopo giorno, senza nemmeno tentare di realizzare i propri desideri più profondi, nella noia assoluta del lavoro o nellangoscia di non riuscire ad avere nemmeno quello, ritenendosi fortunati quando lo si trascorre al caldo, con la pancia piena e davanti a un televisore a colori. Ma una vita che non affronti il rischio del mettersi in gioco, continuamente, non merita di essere chiamata vita. Di sicurezze, vere o false che siano, non ne vogliamo sentir parlare. Così come non vogliamo più saperne di sentir biascicare solo di ciò che è possibile, realista, consentito, lecito o anche solo tollerato. Tutto ciò ci fa invecchiare. E allimpossibile che scatena i desideri, è al meraviglioso che incita la fantasia, è al richiamo dellignoto che intendiamo rispondere e spalancare le nostre porte. Cosa ci aspetta non lo sappiamo e non ci importa. Il nostro desiderio più forte è di mettere fine a questo mondo in cui ci spegniamo, sconvolgerlo da cima a fondo, senza riguardo alcuno per i suoi innumerevoli ammiratori. Con testardaggine vogliamo quindi alimentare le riflessioni su una possibile sovversione dellordine sociale. Discorso di cui avvertiamo doppiamente lurgenza: da un lato perché abbiamo fretta di mandare allaria tutto ciò che esiste e che ci soffoca; dallaltro perché nei nostri propositi di rivolta abbiamo bisogno di scoprire affinità, al fine di trovare individui autentici. Insomma, come al solito, si pubblica per cercare degli uomini, e nientaltro. E da questo punto di vista la situazione non si può certo definire ottimistica. Se in quanto a servitù volontaria ci avviciniamo ai sei miliardi, a ribellione stiamo quasi a zero. In questo senso il progetto editoriale di NN non nasce sotto i migliori auspici. Nello stesso momento in cui ci apprestiamo a ridare voce ad una critica globale dellesistente siamo ben consapevoli delle difficoltà cui andremo incontro. Inutile nasconderci che ormai da molti anni per i desideri e le ragioni di una rivolta contro il potere. é mezzanotte nel secolo. Questa vecchia espressione riassume purtroppo in maniera precisa anche la nostra attuale situazione storica. Nel corso di questi ultimi anni, dominati ogni giorno di più da un orrore contemporaneamente gigantesco e monotonamente scandito, siamo stati in balia di mille tentazioni. E non ci riferiamo soltanto alle tentazioni più facili e più volgari, il potere, la gloria, il denaro, che tanto hanno attratto i sovversivi di un maggio francese o di una primavera italiana, ma ad una tentazione più insidiosa e più segreta: quella che induce a cessare di dar fiducia alla vita e alle sue possibilità. Come negare che questo genere di nichilismo a buon mercato continui a rappresentare la scappatoia più facile e più a portata di mano per chi non riesce o non vuole accettare questa esistenza? Ma nessuna disperazione e nessun pessimismo, per quanto ci impediscano di vedere nelle tenebre di questa notte universale una promessa daurora, sono riusciti a distruggere in noi il gusto del fantasticare ad occhi aperti. Ecco perché le nostre pubblicazioni avranno la più ampia diffusione possibile. Non avremo canali privilegiati perché non abbiamo alcun referente privilegiato, per quanto vago. Le nostre pubblicazioni si potranno trovare in qualche spazio occupato, così come in qualche sede libertaria, cos8 come in qualche libreria. Così come altrove. Senza tante distinzioni, ma zeppi di esigenze. Non abbiamo compagni cui far scoprire i nostri libri, realizziamo libri per scoprire i nostri compagni. In altre parole, stiamo lanciando in acqua il classico messaggio dentro la bottiglia nella speranza che venga raccolto da dita leggere, non appesantite dal pregiudizio e dallovvietà del luogo comune. E lo vogliamo lanciare nelloceano, non nella pozzanghera del nostro suburbio. Sono queste le ragioni che ci hanno spinto a battezzare NN il nostro progetto editoriale. NN, cioé senza nome. Senza padre, né madre. Senza famiglia. Soli con se stessi e con i propri desideri. Ma NN anche perchÉ la locuzione "nessun nome" viene impiegata per indicare la persona che di volta in volta, nei singoli casi, dovrà essere individuata. Ed in effetti NN non ha un programma editoriale prefissato, né una redazione chiusa, perché vuole essere una esperienza aperta accessibile ai più (ma non a tutti). Ciò non significa offrirsi come porto darrivo per ogni prurito editoriale, ma come occasione di incontro tra individui ostili a questo mondo. Chi volesse pubblicare un testo per NN non deve ricercare al suo interno una unanime approvazione, ma laccordo anche solo di uno dei partecipanti. E, una volta verificata questa disponibilità, a curare la realizzazione della pubblicazione saranno solo i diretti interessati. Nessun altro. Dietro i testi di NN non cè quindi nessun gruppo, e nessun copyright. Essi appartengono a chi li condivide. Avere un nome significa possedere una identità. Ma può anche voler dire possedere una fama, una reputazione. Chi ha dato vita a NN detesta le identità quanto ogni forma di reputazione. Le idee non sono proprietà esclusiva di qualcuno, ma appartengono a tutti: ecco perché i nomi possono essere inutili. Labitudine di firmare le proprie opere, che viene giustificata come assunzione delle proprie responsabilità, sovente non è altro che tecnica promozionale, palcoscenico per aspiranti vedette. La rivolta, o sarà anonima, o non sarà. Andiamo a incominciare. |