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ASCESA E CADUTA DELLE PIRAMIDI

di Emin Barci

Il collasso del mercato finanziario informale albanese ha distrutto cinque anni di duro lavoro e di risparmi della maggior parte degli albanesi. L'anno scorso in questo mercato informale circolavano circa 42 miliardi di dollari. Il collasso delle prime società finanziarie ha prodotto la stupefacente perdita di mezzo miliardo di dollari; si prevede che il computo finale arriverà a più di 1 miliardo di dollari.

Fino a oggi sono cinque le "piramidi" crollate o chiuse dal governo; altre quattro sono sull'orlo del fallimento.

L'emergere delle piramidi in Albania nel 1994 e' attribuibile a due motivi: gli ampi debiti delle società commerciali e la necessità di acquisire capitali in maniera rapida. Durante il 1992-94 l'economia albanese è stata completamente liberalizzata, ma il mercato è rimasto vuoto perché la produzione interna non si era ancora ripresa dai danni economici causati dal regime comunista. Nessuna regolamentazione legale dell'economia di mercato era stata ancora introdotta.

In questo ambiente economico, gli albanesi si sono buttati nelle attività commerciali, ritenendole quelle più redditizie. Il mercato è risultato presto saturo, soprattutto nel settore degli elettrodomestici, e alcune società hanno cominciato a fallire. E' stato in questo momento, durante il 1994, che alcune di queste società hanno cominciato a fare fronte alle loro esigenze finanziarie sfruttando i risparmi della gente. Promettevano il pagamento di interessi altissimi - fino all'80-120% l'anno.

Quando queste società hanno cominciato a contrarre prestiti in massa, le attività imprenditoriali potevano ancora garantire profitti che arrivavano fino al 100 per cento all'anno. Per esempio, il settore edile ha avuto nel 1995 dei rendimenti sugli investimenti pari al 120%. Anche il commercio di generi alimentari generava utili molto alti. Questi ingenti utili, resi possibili da un debole sistema fiscale, hanno dato una certa credibilità alle prime "piramidi". Un cambiamento drastico si è prodotto nel 1995, quando l'Occidente ha drasticamente ridotto gli aiuti all'Albania e, in conseguenza di una radicale e complessa riforma fiscale, le imprese private hanno visto i loro utili dimezzarsi rispetto al passato. Nella seconda metà del 1995 molte delle piramidi si sono trovate per la prima volta sull'orlo del fallimento. Per sopravvivere, hanno cominciato a farsi pubblicità. Tra le attività promozionali vi era l'acquisto di linee di produzione al fine di dare ai piccoli investitori l'impressione che il loro denaro venisse bene investito.

Questi sviluppi hanno incoraggiato la creazione di nuove società imprenditoriali. Per metà piramidi e per metà imprese, queste società davano l'impressione che i loro stabilimenti fossero in realtà delle enormi linee di produzione. Tra questi gruppi vi erano la Vefa Holding, la Kamberi, la Cenaj & Co., la M Leka e la Silva.

Durante il 1995-1996 queste società hanno attratto prestiti promettendo dei tassi di interesse compresi tra il 100 e il 120 per cento all'anno. Questo fatto metteva in pericolo l'esistenza delle piramidi puramente tali, che hanno reagito aumentando i tassi di interesse fino a limiti ininmmaginabili. Fondazioni "caritatevoli" come la Populli e la Xhaferri promettevano nel 1996 ai risparmiatori un tasso di interesse del 300 per cento.

Tutte queste manovre hanno portato a un caos totale tra la popolazione, che spostava i soldi da una società a un'altra, a seconda della momentanea fiducia o del variare dei tassi di interesse. Verso la metà del 1996 è cominciata una guerra competitiva tra le piramidi, che ha accelerato l'approssimarsi del loro crollo, avvenuto alla fine di quell'anno stesso.

Per motivi puramente economici, il crollo delle prime piramidi avrebbe dovuto avvenire nel luglio o agosto del 1996. Ma il sistema politico al potere ne ha consentito la sopravvivenza. Lo slogan elettorale del Partito Democratico nelle controverse elezioni generali del maggio 1996 era: "Con noi ognuno vince".

Le piramidi sono diventate lo sponsor ufficiale del Partito Democratico, mentre i media ufficiali, completamente controllati dal presidente Berisha, le consideravano come "le rondini del capitalismo".

Questa interconnessione tra il partito di governo e le piramidi ha creato tra gli investitori la convinzione che queste ultime godessero del forte appoggio del primo. L'unica istituzione statale che ha domandato la chiusura delle piramidi è stata la Banca d'Albania, che ha segnalato al governo l'illegalità di queste società finanziarie.

La prima piramide a fallire è stata la Sude. Poi sono venute la Gjallica, la Xhaferri e la Populli. La Vefa Holding e la Kamberi sono in bancarotta. Se si fanno i conti finali, si può prevedere che i risparmi persi complessivamente dagli albanesi ammonteranno a circa 1 miliardo di dollari.

da "Koha Jone" (l'articolo è privo di data)