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![]() "CHE COLPA NE HO SE SEI ALBANESE"di Annibale PalosciaMentre la società civile si mobilitava per aiutare i profughi albanesi, una campagna di stampa da Ku Klux Klan li chiamava "delinquenti". Giornalisti dei quotidiani e della Tv hanno inventato un mostro da sbattere sulle prime pagine per creare panico. Editoriali dal 1938, l'anno delle leggi razziali. Come il peggio del nostro giornalismo ha creato lo stato di emergenza.Nessun uomo porta scritta in faccia la parola "delinquente". Nessun uomo civile dovrebbe chiamare "delinquenti" uomini, donne, bambini fuggiti in massa dalla guerra e dalla fame. Più volte, invece, la parola "delinquente" è stata pronunciata in questi giorni dai giornali e dai notiziari televisivi, in prima fila il "Giornale" di Milano e il telegiornale di Canale 5. Gli albanesi che abbiamo visto arrivare a Brindisi e a Otranto su navi precarie, gli albanesi che abbiamo visto accolti con rispetto dalla società civile del mezzogiorno - forze di polizia, amministrazioni locali, volontari - sono stati sbattuti come "delinquenti" nelle prima pagine e nelle cronache televisive. Il titolo del "Giornale": "Albanesi più delinquenti che profughi". Il settimanale "L'Espresso" ruba l'idea: "Più mafiosi che profughi". Al "Messaggero basta "Profughi e bande criminali", ma il suo inviato a Brindisi cade in delirio: "Ieri mattina sulle acque di San Cataldo galleggiavano i Kalashnikov, gettati dalla nave all'arrivo di un'unità del battaglione San Marco". Vedere i mitra galleggiare è come vedere un asino volare. Sul "Giornale" un altro titolo che mette panico: "Rischio profughi albanesi per le seconde case". Dice l'articolo che una "ventina" di profughi sono stati visti aggirarsi attorno alle abitazioni chiuse durante l'inverno". "La Repubblica" ha un titolo da scoppio: "Una bomba a orologeria carica di insofferenza". Il tono dell'inviato è apocalittico: "Chi vive di turismo sull'Adriatico sta già barricandosi dietro il disastro prossimo venturo per aziende e famiglie". Sul "Corriere della Sera" un poco credibile titolo iperbolico: "Ora i profughi spaccano l'Italia". Razzismo da palazzo Venezia, anno 1938, in due editoriali del "Giornale". Miti Vigliero Lami: "Sono giovani, forti. E scappano. Disertori non solo nell'esercito e nella polizia: disertori nell'animo e nelle vita". Sergio Ricossa: "C'è chi di fronte allo spettacolo continua a ripetere con insulsa monotonia: 'Solidarietà, solidarietà'. Come se si trattasse di una parola magica, capace di rendere mansueto l'uomo belluino". Un editoriale sulla "Stampa", firmato dal letterato doc Lorenzo Mondo - titolo "Finto diritto d'asilo", come se fosse una decisione dell'Ufficio dell'Onu per i profughi - dice: "Non occorrevano analisi sofisticate o estri divinatori per capire che la guerra era soltanto il pretesto, per la grande migrazione arginata e differita sei anni fa". Questa sì che è profondità di analisi! Un editoriale del "Tempo" è firmato da Gianni Baget Bozzo, un prete amico di Bettino Craxi: "Se l'Italia fosse governata da un partito che ha il senso della nazione, avrebbe bloccato i porti albanesi e creato delle zone militari di sicurezza in territorio albanese". Cosa è il vangelo per questo prete? La stampa nazionale e l'informazione televisiva hanno spiegato che lo stato di emergenza è stato proclamato dal Governo come estremo rimedio per far fronte all'invasione di delinquenti dall'Albania. Titolo del "Giornale": "Il governo dichiara gli albanesi calamità naturale". Ma il vero scopo dello stato di emergenza è stato quello di riparare ai danni di una campagna di stampa sponsorizzata dal Ku Klux Klan che rischiava di trascinare tutti i sindaci alla ribellione contro il programma di accoglienza dei profughi stabilito dal Viminale. Insomma la vera calamità è stata la disinformazione. IL ricorso allo stato di emergenza ha munito i prefetti dei poteri di requisire strutture da destinare all'ospitalità dei profughi e di rimuovere le resistenze dei sindaci che stavano preparando le croci da incendiare all'arrivo degli albanesi. Il sindaco di Milano ha parlato così: "Non lascerò vivere alla città un'altra invasione di albanesi. Se mi chiedono di accoglierli disobbedirò: sono delinquenti". La disobbedienza, con lo stato di emergenza, può costargli la sospensione da sindaco. Quindi, non disobbedirà e risparmierà a Milano la vergogna di essere la città più xenofoba d'Europa. Se Milano piange Roma non ride. Sugli albanesi il tono del sindaco Rutelli è stato molto al di sotto dei valori che la capitale che si prepara al Giubileo dovrebbe rappresentare nell'anno della lotta mondiale al razzismo e alla xenofobia. Ha detto: "Roma non negherà l'aiuto umanitario, ma non abbiamo alcuna intenzione di dare accoglienza a delinquenti ed ergastolani. Saremo fermi nel respingere chi arriva qui pensando di trovare il paese di Bengodi". Possiamo essere certi che a Roma gli albanesi e gli zingari non hanno trovato, e mai troveranno, il paese di Bengodi: quella è roba per le S.p.A. a caccia degli appalti del Giubileo. Venti anni fa l'emigrazione italiana era rappresentata dalla copertina del più diffuso settimanale tedesco con un piatto di spaghetti da cui spuntava la canna fumante di una pistola. Voleva dire: italiano uguale mafioso. In quegli anni - ricorda il presidente dell'Ordine dei giornalisti Mario Petrino - girava una barzelletta. Un siciliano andava a protestare dal direttore di un giornale razzista e si sentiva rispondere: "Io non sono razzista, che colpa ne ho se tu sei siciliano?". Ora tocca agli albanesi. Il giornalista che li chiama delinquenti dice: "Io razzista? Se quelli sono albanesi, che colpa ne ho?" I giornali e i telegiornali hanno fatto un rogo di tutte le dichiarazioni e le convenzioni internazionali sui diritti umani, dalla dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, alla dichiarazione dell'ONU sui principi della tolleranza proclamata appena quindici mesi fa. La scorsa estatte l'Ordine nazionale dei giornalisti ha chiesto al corso di diritti umani dell'Università di Roma di fare una ricerca sulle violazioni dei diritti umani nella stampa italiana. L'équipe diretta dalla professoressa Maria Rita Saulle, dopo due mesi di monitoraggio della stampa ha pronunciato la sentenza: il linguaggio dei giornali nazionali profana sistematicamente i principi affermati dalle più importanti convenzioni internazionali sui diritti umani. Gli albanesi non sono un'eccezione: prima è toccato ai nomadi e agli immigrati africani. (da "Avvenimenti" del 2.4.1997) |