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Il precedente albanese

di Richard K. Moore

[Questo testo è stato originariamente inviato a "World Systems Network" - wsn@csf.colorado.edu, e ci è pervenuto attraverso la interessante mailing list inglese WNR, che dedica ampio spazio all'Europa Orientale e in particolare all'Albania. Per abbonarsi a WNR contattare heiko@easynet.co.uk]

Lo scenario albanese sembra prendere la forma di un precedente di importanza storica, che si proietta nel futuro. Anche se gli articoli dei giornali si proietteranno sul quello che accade in Albania - e si potrebbe trattare di eventi davvero drammatici - è il precedente che è più importante a lungo termine, poiché stabilisce il tono sul quale si muoverà il nuovo stile di euroimperialismo che sembra destinato a caratterizzare il sistema globalista in rapida consolidazione.

Per comprendere pienamente il significato degli eventi albanesi si possono raffrontare le analogie e le differenze con due precedenti episodi: Tempesta nel deserto e Bosnia.
Tempesta nel deserto è stata anch'essa un precedente significativo. Ha stabilito il principio che una grande potenza può, sotto la copertura dell'approvazione dell'ONU, invadere "legalmente" un paese, causare gravi danni e costringere tale paese ad adeguarsi a limiti posti dall'ONU al suo comportamento - fino al punto di cedere porzioni del proprio territorio (per es. le aree curde) al controllo a lungo termine da parte di forze esterne. Ma Tempesta nel deserto è stata un'operazione principalmente americana e l'intervento da parte dello zio Sam era qualcosa di così usuale che non cambiava poi di molto l'esistente scena geopolitica.
In una certa misura, la Bosnia è stata solo un ennesimo esempio delle forze ONU che svolgono il loro tradizionale ruolo di impotenza, mostrando la bandiera internazionale, ma incapaci di realizzare un intervento significativo. Ma all'equazione è stata aggiunta la NATO e gli attacchia aerei hanno consentito alla forza internazionale di svolgere un ruolo tattico significativo. E giunti all'apice della drammaticità, con la Croazia che invadeva la Bosnia, i missili USA sono stati impiegati strategicamente contro i comandi e i controlli serbi, garantendo lo spostamento dell'equilibrio di potenza regionale che l'Occidente desiderava.
Tuttavia, in Bosnia quello che si svolgeva era ancora un gioco per procra. Croati, serbi e bosniaci venivano messi gli uni contro gli altri e le forze NATO sono intervenute solo in momenti ben calibrati. Si trattava di una giostra alla guerra civile, congegnata e gestita con attenzione, ma l'azione principale si svolgeva ancora tra attori locali (secondo un copione molto simile a quello che vedeva gli dei intervenire a Troia, se possiamo credere a Omero).

In Albania stiamo probabilmente assistendo a svariati importanti sviluppi che stabiliscono nuove tendenze - presumendo che i ribelli non si ripieghino semplicemente di fronte all'intervento, ma diventino invece più determinati e motivati, guadagnandosi l'appoggio popolare. In questo caso assisteremo:

  1. Un deciso intervento "legale" da parte di grandi potenze, che non contano però tra le loro fila lo zio Sam
  2. L'intervento da parte di forze che hanno un interesse di parte diretto e ovvio sia nel conflitto che nei suoi esiti
  3. Un ruolo di combattente primario da parte delle forze di intervento - impegneranno il nemico, prenderanno possesso di aree di territorio e le controlleranno, trovandosi nella necessità d aumentare sempre più il loro coinvolgimento, un po' come è accaduto in Vietnam. A differenza di Tempesta nel deserto, allo stato attuale non sembra che si tratterà di una Blitzkrieg.
Lo zio Sam, anche se ha di norma avuto sempre un programma geopolitico nascosto (per es. il mantenimento del controllo sulla produzione e la distribuzione del petrolio), è sempre riuscito a svolgere il ruolo di un poliziotto che interviene neutralmente - ristabilendo l'ordine senza realizzare degli immediati guadagni per sé.
Ma in Albania vediamo l'Italia e la Grecia svolgere dei ruoli molto simili alla tradizione del colonialismo classico: hanno delle relazioni storiche ed etniche immediate con l'Albania e l'intervento dà loro l'opportunità di riconfigurare la situazione politica albanese, indirizzandola a ciò che ritengono andrà a loro beneficio, così come hanno fatto spessissimo le potenze imperialiste in passato: rettificando gli equilibri di potere, guadagnando opportunità di investimento o mercati, promuovendo forze a loro favorevoli, ecc.

E' molto significativa la base volontaria sulla quale i paesi hanno scelto di intervenire: chi vuole entrare in gioco (nella banda europea) può farlo e può scegliere liberamente quante pedine (truppe) disporre sul tavolo. Ciò potrà far sì che partecipino alcuni attori che si occuperanno prevalentemente di aiuti umanitari e di supporto, ma il risultato principale di tale politica sarà quello di facilitare i membri della banda europea a conseguire con la forza i loro interessi geopolitici imperialisti.
Finché i media possono dipingere un quadro convincente di caos e ingiustizia, l'ONU potrà rispondere all'"emergenza" con un "mandato" e i membri delle bande interessate potranno entrare a far parte della partita, cercando di guadagnare tutto quello che possono dall'opportunità offerta dall'intervento. E non va sottolineata la capacità dei media di fare di un topolino una montagna. Per esempio, a Grenada - quando i cittadini americani non erano in alcun modo in pericolo - è stato molto facile per i media (aiutati dalle drammatiche dichiarazioni ufficiali) creare un falso senso di crisi.

Sembra quindi che il precedente di Tempesta nel deserto (legalizzazione di un intervento decisivo in uno stato che si suppone indipendente) venga ora utilizzato per autorizzare una generica attività imperialista delle grandi potenze, dandoci una dimostrazione del paradigma di gestione globale che caratterizzerà probabilmente l'era globalista. Avremo probabilmente una forza militare globale integrata, con le sue potenti divisioni, ma allo stesso tempo anche un'euro-banda (comprendente gli USA) di prepotenti, che salperà sotto la bandiera dell'ONU ogni volta che vedrà la necessità di effettuare un intervento di rettifica a livello geopolitico.

Ci saranno liti tra i membri della banda - come tra Italia e Grecia su chi sbarcherà per primo in determinati posti. Ma verranno risolte pacificamente, come le liti trai giocatori in una partita di calcio. E le principali forze in campo (cioè quelle che hanno un seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza e una posizione influente nella NATO) garantiranno sempre che i loro interessi vengano sempre protetti e portino una coerenza strategica al modello complessivo e ai tempi delle attività di intervento e repressione.

E' questa la differenza tra il vecchio imperialismo e la sua nuova versione globalista. C'è ancora la banda europea che opprime il resto del mondo, ma ora tutto avviene su una base sistematicamente collaborativa, evitando una competizione reciprocamente svantaggiosa. Questo tipo di sviluppo fornisce un modello flessibile per il mantenimento dell'"ordine" globale e fornisce la componente di sicurezza critica che è necessaria per il progetto di Nuovo Ordine Mondiale. L'Albania sembra essere l'occasione storica per sottoporre a una prima completa prova sul campo questa componente di sicurezza, in modo pienamente operativo e senza la presenza dello zio Sam e della sua guida fattuale.

Uno dei problemi che sorgeranno sarà quello dell'esigenza di generare un entusiasmo delle opinioni pubbliche nazionali in appoggio dell'ampio coinvolgimento militare che si potrebbe rendere necessario in uno scenario instabile come quello albanese. Vi è una formula diretta che verrà con ogni probabilità impiegata per risolvere questo problema.
Proprio come sta avvenendo in Albania, le truppe interverranno con il mandato di fornire aiuti umanitari e mantenere l'ordine, con un numero di soldati relativamente limitato. Le truppe provocheranno quindi degli attacchi contro se stesse (anche se le relative notizie non verranno riportate in tal modo) e l'opinione pubblica appoggerà l'invio di ulteriori truppe a sostegno delle prime. E così via lungo una spirale fino a una guerra più ampia di quanto chiunque avrebbe potuto mai immaginare - o comunque così verrà chiesto di credere.

Gli sviluppi in Albania devono essere quindi tenuti attentamente sotto osservazione, cercando in particolare di leggere tra le righe. Mentre noi guardiamo, il progetto della banda europea per un'egemonia globale viene messo alla prova, per individuarne gli eventuali difetti, eliminandoli e aggiungendo così un altro mattone al muro dell'edificio del Nuovo Ordine Mondiale.

Richard K. Moore, rkmoore@iol.ie, PO Box 26, Wexford, Irlanda