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UN PROBLEMA DI SPONTANEITA'

intervista ad Albin Kurti, portavoce degli studenti albanesi

(a cura di D. Anastasijevic e Z.B. Nikolic)

Albin Kurti, membro dell'Unione Indipendente degli Studenti del Kosovo e membro del Comitato Organizzativo delle proteste, è nato a Prishtina. E' il portavoce ufficiale degli studenti di Prishtina. Nato nel 1975, frequenta il quarto anno di Ingegneria Elettrica presso l'università parallela. Abbiamo parlato con lui un giorno prima delle proteste. Indossava una maglietta degli U2 ed era ancora pieno delle impressioni del recente concerto tenuto dal gruppo a Sarajevo.

VREME: Quando Rugova la settimana scorsa vi ha detto di non essere d'accordo con la data prevista per le dimostrazioni, voi gli avete detto che sareste andati avanti lo stesso con il giorno prefissato. Vi siete messi contro Rugova, una cosa che fino a oggi era impensabile...

KURTI: I preparativi per le proteste erano in corso già da un mese e mezzo. Nessuno ci può dire due oi tre giorni prima dell'inizio previsto: "Dovete rimandarle". Abbiamo preso la decisione il 15 agosto. Abbiamo parlato con il Presidente e lui ci ha dato la sua approvazione. Non siamo più un'Unione Indipendente degli Studenti, ma un'Università. Il Senato dell'Università ha appoggiato all'unanimità la protesta. Ora l'unica entità autorizzata a prendere decisioni rispetto alla protesta è il Comitato Organizzativo composto da nove membri, nel quale gli studenti hanno la maggioranza. Tutti gli altri possono solamente darci dei consigli. Se in alcune facoltà il Decano è diventato membro del Comitato Organizzativo, per noi rimane per prima cosa e innanzitutto un membro del Comitato.

VREME: Un tale atteggiamento ha suscitato una notevole agitazione a livello politico. I vostri obiettivi sono politici?

KURTI: Vogliamo solo gli edifici dell'Università. Tutto quello che ci interessa è l'Università. Tutte le organizzazioni degli albanesi del Kosovo ci hanno offerto il loro appoggio (è diventato di moda) e molte di esse desiderano anche unirsi a noi. Noi lo abbiamo rifiutato. Se la protesta si dovesse ampliare, diventerebbe qualcosa di molto differente. Se ciò avvenisse ci potrebbe essere un'escalation. In questo modo ne conserviamo il controllo.

VREME: Perché allora i dimostranti sono così importanti per tutti?

KURTI: Dal '92 non ci sono più state dimostrazioni. Non succedeva nulla. Gli albanesi erano privi di speranza e timorosi della polizia. A causa di ciò, tutti i partiti hanno perso credibilità. La gente ha cominciato a pensare che volessimo occuparci del problema del Kosovo. Queste aspettative dei cittadini sono il risultato della passività dei olitici.

VREME: Ci sono partiti politici che vi hanno fornito il loro appoggio.

KURTI: Tutti i partiti politici ci danno il loro supporto; come ho detto, è diventato di moda.

VREME: Corrono voci secondo le quali avete il sostegno di Adem Demaqi.

KURTI: Adem Demaqi ha passato 28 anni in prigione e non è come gli altri. Dice quello che pensa. Quindi è una figura più importante del suo partito, ma è ancora nel partito, mentre la nostra protesta è apolitica.

VREME: Siete a favore delle richieste avanzate nei confronti di Rugova da parte di un gruppo di studenti mezzo anno fa?

KURTI: Le richieste presentate quest'estate a Rugova erano firmate da 550 studenti e rimangono strettamente loro. Nessuno di questi studenti fa parte dell'Unione.

VREME: Come ci si sente a essere studenti di un'Università non riconosciuta?

KURTI: Le lezioni all'Università vengono tenute in condizioni molto povere. Studiare in case private doveva essere una soluzione solo temporanea, ma si è trascinata per sei anni. A causa di tutto ciò, sono sempre meno i nuovi studenti che si iscrivono alla nostra Università ogni anno. Un numero crescente di studenti studia all'estero, in Austria, Germania, Svizzera. A partire dal 1991, circa 300.000 albanesi hanno lasciato il Kosovo e la maggior parte di essi sono giovani.

VREME: Secondo alcuni l'Università non ha nemmeno fatto parte degli accordi tra Milosevic e Rugova.

KURTI: Nel testo dell'accordo tra Milosevic e Rugova, il problema dell'Università non è mai stato risolto. L'Organizzazione, la Comunità di Sant'Egidio, che ha mediato durante le trattative per la firma dell'accordo e continua ancora ad appoggiarne l'applicazione, non è un fattore che possa esercitare pressione. Slobodan Milosevic non rispetta nemmeno gli accordi di Dayton, figurarsi un accordo sull'educazione. Il testo dell'Accordo è poco chiaro, ma abbiamo scelto di credere nella buona volontà di Milosevic. Pensavamo che la sua firma significasse qualcosa.

VREME: Chiede il supporto dell'opinione pubblica mondiale?

KURTI: Abbiamo informato i centri universitari europei. Abbiamo ricevuto il supporto dell'Unione Mondiale degli Studenti e da organizzazioni studentesche in Belgio, Danimarca, Svezia...

VREME: Il vostro entusiasmo ricorda l'entusiasmo degli studenti che hanno manifestato a Belgrado lo scorso inverno. Pensate che le proteste possano avere una conclusione simile?

KURTI: Ho simpatia per le proteste degli studenti di Belgrado. Ma acconsentendo all'interferenza dei partiti politici, si sono esposti alla manipolazione. La nostra protesta non è politica e non abbiamo nulla a che fare con i partiti politici, e quindi nessuno può farci fesso. Quello che è successo con le manifestazioni di Belgrado è estremamente vergognoso per la coalizione Zajedno.

VREME: Avete cercato di stabilire contatti con gli studenti dell'Università statale locale?

KURTI: Uno di loro recentemente ha affermato in "Koha Ditore" che non ci sono studenti albanesi a Prishtina. Qui gli studenti serbi pensano nella stessa maniera dei loro genitori. Non c'è stato alcun contatto.

[...]

VREME: Cosa succederà se vi troverete ad affrontare la polizia?

KURTI: Ci siederemo tutti e aspetteremo che passi il tempo previsto per la protesta, diciamo da due a tre ore. Ance se ci diranno "Tra cinque minuti cominceremo a sparare" non desisteremo.

VREME: Aspetterete che vi sparino?

KURTI: Non spareranno.

VREME: Ma come reagirete se lo faranno?

KURTI: Non lo so, perché le reazioni saranno spontanee.

Alla domanda se hanno considerato la possibilità che i loro leader vengano arrestati, Albin Kurti ha risposto dicendo che nel caso si verifichi un tale evento loro hanno già nominato dei sostituti. Mercoledì, Kurti è stato il primo a essere caricato in un cellulare della polizia, dopo essere stato brutalmente picchiato di fronte a tutti i giornalisti.

(da "Vreme" 6 ottobre 1997)