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![]() L'ALBANIA ATTENDE CON ANSIA IL RITORNO DEI MILITARI USA di Edward Cody Ai tempi sembrava una buona idea. L'Albania aveva un presidente ansioso di avere relazioni strette con gli Stati Uniti e [...] i responsabili delle politiche militari degli USA, che si trovavano ad affrontare un conflitto fuori di ogni controllo nella vicina Bosnia-Erzegovina, erano ansiosi di trovare un paese accondiscendente che servisse come piattaforma militare e di spionaggio per gli instabili Balcani. Questo matrimonio di interessi - tra un paese prostrato appena emerso da quattro decenni di comunismo xenofobo e l'unica superpotenza rimasta, impegnata nello "shopping" per trovare nuovi alleati regionali - è fiorito per un certo tempo ed è sembrato destinato a crescere. Ma trattandosi dei Balcani, le cose sono lentamente andate complicandosi e nel giro di un po' di tempo sono diventate impossibili. In primo luogo, l'alleanza strategica si è fatta tesa, l'anno scorso, in conseguenza del fatto che a Tirana c'era un presidente che se la prendeva per i consigli politici provenienti da Washington. E da questa primavera è stata cancellata a causa di una violenta ribellione che ha sconvolto l'Albania, togliendo il potere al presidente e sconvolgendo le istituzioni militari non meno di quanto sono state sconvolte le altre istituzioni. La questione che si trovano ad affrontare i funzionari di Washington e di Tirana oggi è se è possibile - o se è consigliabile - cercare di rimettere insieme i pezzi e rinnovare questa intensa collaborazione militare, che ha dato al Pentagono la speranza di avere un alleato affidabile in una regione esplosiva, mentre l'Albnia spera di sviluppare un esercito moderno, in grado di consentirle di entrare a fare parte della NATO e di altre organizzazioni europee. Per il governo del Primo Ministro Fatos Nano, che è entrato in carica il 24 luglio, la risposta è chiara. Martedì, il Ministro della Difesa albanese Sabit Brokaj ha consegnato all'ambasciatore americano Marisa Lino una richiesta formale affinchè i consiglieri americani tornassero e l'addestramento di ufficiali albanesi riprendesse con la stessa intensità del passato. "Con l'avvio delle attività del nuovo governo, esprimiamo la speranza che le attività militari con gli Stati Uniti possano tornare allo stesso livello di prima, o addirittura a un livello migliore", ha detto il Viceministro della Difesa, Alfred Moisiu. Ma il Pentagono è prudente. Un funzionario militare ha detto che gli Stati Uniti prenderanno in considerazione la consegna di aiuti militari non letali, come veicoli e radio, ma solo quando l'esercito qui verrà ricostituito in misura sufficiente a evitare il saccheggio dei suoi arsenzali da parte di banditi, come quelli che hanno agito la primavera scorsa. Ma egli ha aggiunto che rimangono $300.000 della cifra totale di $600.000 stanziata nell'ambito del Programma Internazionale di Educazione ed Addestramento Militare, che ora hanno ottenuto il via libera per l'erogazione. I consulenti militari e gli specialisti in assistenza statunitensi potranno anch'essi tornare molto presto a operare presso l'ufficio dell'attaché militare americano a Tirana, ha affermato il funzionario, ma finora non si parla di riprendere il massiccio aiuto promesso nel 1995, quando l'allora presidente Sali Berisha sembrava un alleato affidabile e le relazioni militari erano al loro massimo. A quei tempi, gli aerei di ricognizione americani decollavano dalla base di Gjader Air nell'Albania settentrionale, per fotografare gli obiettivi da bombardare e tenere sotto controllo le comunicazioni serbe in Bosnia. I consulenti militari americani svolgevano ogni tipo di attività, dalla realizzaizione di mappe marine, alla preparazione di batterie antiaeree, mentre le loro controparti albanesi venivano addestrate negli Stati Uniti. Il consulente militare americano che si occupava dell'Albania per il ministero della difesa è un colonnello in pensione, Denny Lane. [...] Gli Stati Uniti avevano promesso agli ufficiali albanesi $2 milioni in aiuti non distribuiti del budget 1996, che includeranno un paio di sistemi missilistici anticarro TOW e cinque batterie antiaeree Vulcan. Secondo quanto veniva affermato, si trattava solo dell'inizio. L'Albania, che partecipava già attivamente al programma della NATO chiamato Partnership per la Pace, sembrava potere puntare alla piena adesione all'Alleanza Atlantica. [...]. Poi, 40 mesi dopo essere iniziata, la storia d'amore tra gli Stati Uniti e l'Albania è andata compromettendosi. [...] Anche se i contatti militari sono proseguiti, Washington ha cominciato a prendere le distanze dal leader che solo fino a poco prima avevano abbracciato con tanto entusiasmo. Berisha, che stava diventando sempre più autoritario e meno disposto ad ascoltare i consigli, aveva reagito costringendo il Colonnello Lane a lasciare il paese, secondo quanto affermano alcuni alti ufficiali. Anche se il Colonnello è stato sostituito e i consiglieri militari sono rimasti, non si è più parlato di ingenti aiuti. I missili TOW, i sistemi antiaerei e i jet di addestramento non sono mai stati consegnati. Allo stesso tempo, la guerra in Bosnia è andata placandosi e le ricognizioni aeree di spionaggio degli Stati Uniti a Gjader sono terminate, riducendo così il valore strategico immediato dell'Albania. (da "Washington Post", 1 agosto 1997) |