![]() |
![]() L'Albania di Cristina Carpinelli [Pubblichiamo questo articolo per gentile concessione della rivista "Il Calendario del Popolo" - Via Rezia 4, 20135 Milano - Tel. 02/55015584]Il nome del paese "Shkiperia" (nido di aquile) appare per la prima volta alla metà del sec. II d.C. nella "Geografia" di Tolomeo, e ricorda il nome dei suoi abitanti "Shkipetari" chevuol dire "abitatori delle rocce". L'Albania è il meno esteso tra glistati dell'Europa balcanica. Confina a nord e ad est con la Jugoslavia e, per un tratto minore, a est e sud-est, con la Grecia; a ovest si affaccia sull'Adriatico e,nell'estrema parte meridionale, sullo Ionio.
POPOLAZIONE ED ECONOMIA Il popolo albanese discende dagli antichi illiri, che vivevano fra Likos (Alessio) e i monti Candavici e nella città di Albanopolis che era la loro capitale. Esso presenta caratteriabbastanza omogenei ed è diviso in due etnie che parlano dialetti diversi: ghego e tosco. Tra le colonie straniere entro i confini dell'Albania, le più numerose sono quelle degli aromuni, in genere pastori che formano un gruppo compatto sul Pindo intorno a Metzovo, nelle montagne ad ovest di Còrizza. Dei bulgari che hanno invaso l'Albania nel sec.IX, non sono rimaste molte tracce se non in alcuni villaggi nel circondario di Dibra e nella piana a sud di Còrizza. Piccoli villaggi dibosniaci si trovano nei dintorni di Scutari e nella piana di Shijak, tra Durazzo e Tirana. Vi sono immigrati dopol'annessione della Bosnia all'Austria; esiste inoltre una colonia di bosniaci anche nella città di Scutari. I nuclei di turchi trasportati dal governo ottomano dall'Asia minore nei dintorni di Dibra e di Ocrida sembrano scomparsi. Sparsi un po' dappertutto sono i ciamurioti e gli zingari, in parte nomadi, esercitanti tutti i piccoli mestieri ed anche l'allevamento dei cavalli(soprattutto nella Musacchia), in parte sedentari in alcuni sobborghi dei centri maggiori, come a Tirana, Elbasan e Còrizza. Il numero complessivo di tutti questi stranieri probabilmente non supera il 5% della attuale popolazione totale (3.070.000 ab.). La densità della popolazione albanese presenta differenze sensibili da zona a zona in conseguenza della maggiore o minore utilizzazione dei terreni agricoli. I centri abitati sono scarsi e la quota di popolazione urbana è inferiore al 35%. Le abitazioni dei centri cittadini sono separate dalle aree messe a coltura. I centri urbani più sviluppati sono Tirana (capitale dell'Albania) con una fisionomia del tutto moderna, ed il suo porto di Durazzo; Scutari che è il maggior centro dell'Albania settentrionale con il suo porto di San Giovanni di Medua. Sul medio Shkumbi che divide l'Albania ghega da quella tosca, è situata la cittadina di Elbasan, notevole mercato agricolo. Un centro che si è notevolmente esteso è Còrizza situata nel mezzo dell'area più intensamente coltivata e più fittamente abitata di tutto il paese. Altrecittà sviluppate del sud sono Argirocastro, Valona, il piccolo porto diSanti Quaranta, Delvino. Tuttavia forma prevalente di insediamento è ancora il villaggio. L'incremento demografico è per il momento uno deipiù alti in Europa, paragonabile sino a pochi decenni fa a quello dei paesi asiatici o sudamericani: dal 1963 al 1971 si era registrata una media annuadel 3%. Questo fenomeno è stato in gran parte conseguenza delle opere di bonifica fondiaria (le pianure sono state per secoli paludose e malariche) effettuate nell'immediato dopo-guerra, che hanno debellato la malaria, eliminando la causa principale dell'alto tasso di mortalità. Ma è probabile che anche in Albania si registri presto una caduta demografica come è già avvenuto in tutta l'Europa centro-orientale dopo gli ultimi sconvolgimenti politici e sociali. Le notevoli differenze culturali tra le diverse regioni e soprattutto tra città e campagna, nonché l'elevato tasso di analfabetismo (90% nel 1938), sono stati notevolmente ridotti dalle campagne di scolarizzazione realizzate dalla Repubblica Democratica Popolare di Albania. Il fondamento della vita economica è l'agricoltura cheè il settore con il più elevato numero di occupati (55% della popolazione attiva). Il prodotto principale è il mais, ma si coltivano pure riso, frumento, patate, orzoe avena. Fra le piante industriali hanno qualche importanza il cotone, la barbabietola da zucchero e il tabacco, anche se il primo posto spetta all'ulivo. Molti gli alberi da frutto (melo, pero, cotogno, susino,ciliegio, melograno) che servono per il consumo locale. Una menzione speciale meritano le noci del massiccio del Tomor. La vite ha un'area limitatissima esi coltiva quasi solo per l'uva da tavola. L'uso del vino non ha avuto un grande sviluppo, poiché era stato interdetto ai musulmani nel corso deisecoli. Notevoli investimenti hanno consentito l'estensione delle terre coltivate, in gran parte dotate di sistemi di irrigazione (la terra coltivabile, disposta lungo il litorale adriatico e nellapiana di Còrizza, era scarsa). La regione montuosa interna ha naturalmente poco suolo coltivabile ed è coperta di folti boschi. Questi ultimi costituiscono una notevole risorsa per l'Albania. In alcune zone prevalgono i latifogli (quercia, cerro, olmo,frassino) ed in altre il faggio, misto talora col pino, l'abete e il larice. Molti anche gli alberi di noce. Il legname è finora esportato in piccola misura in confronto alla ricchezza dei boschi, e quasi solo per opera di imprese italiane; inmaggior misura si esporta il carbone (in Grecia, Italia e Dalmazia). L'allevamento del bestiame è esercitato da pastori seminomadi e dai montanari del nord (i malissori) ed è ancora di tipo tradizionale. Il primo posto spetta agli ovini, dei qualisi utilizza la lana e il latte per la fabbricazione del formaggio. Seguono bovini, muli, cavalli e pollame. L'industria della pesca ha un'importanza del tutto secondaria. Le risorse minerarie sono rilevanti in rapporto alle dimensioni del paese (petrolio, miniere di carbone, cromo, rame, minerali di ferro e nichelio). E' inoltre accertata la presenza di giacimenti di bauxite, asbesto,zolfo, arsenico, oro e argento. Il settore manifatturiero è quasi interamente costituito da impianti per la trasformazione dei prodottiagricoli e del sottosuolo. La struttura produttiva dell'Albania riflette quellatipica di un paese in via di sviluppo: l'industria rappresenta meno del 20% della composizione totale del prodotto materiale netto.Scarsa è, infatti, l'espansione delle industrie vere e proprie. Al di fuori di quelle strettamente connesse conl'agricoltura (caseifici, oleifici), e di qualche altra (pastealimentari), si possono ricordare la produzione delle sigarette, quelladella terracotta e la più recente industria della stamperia di Tirana. Le vecchie industrie domestiche (lavori d'argento e d'oro, fabbricazione di drappi contestid'oro, intagli in legno, etc.) sono quasi tutte emigrate fuori dei confinidell'attuale stato. Decaduto è anche il setificio in Scutari, che era già un centro di esportazionedella seta, importante per tutta la parte occidentale della penisolabalcanica. Per un futuro sviluppo industriale, l'Albania può contare sunotevoli risorse idroelettriche. Il paese non dispone di una buona rete di comunicazioni(la rete stradale non è efficiente e quella ferroviaria è quasi inesistente). Il carattere montuoso del terreno e la conseguentedifficoltà di passare dall'una all'altra delle maggiori vallitrasversali, la vita isolata che ancora sino a poco tempo fa conducevano alcune popolazioni dell'Albania, segregate nei lorocantoni chiusi, spiegano come mai il traffico interno sia tuttora ben pocosviluppato. Il traffico con muli per gli erti e tortuosi sentieri di montagna, quello concarri trainati da buoi o da bufali, in pianura, hanno ancora notevolediffusione. Paese dall'economia arretrata (il livello di vita èconsiderato il più basso, rispetto anche a quello degli ex-stati comunisti dell'Esteuropeo), l'Albania ha avviato nel dopoguerra un faticoso processo dimodernizzazione tendente ad incrementare lo sfruttamento delle risorseminerarie e delle attività agricole. Bisogna rilevare che l'angustia del territorio albanese,prevalentemente montuoso, ha reso assai difficile la diffusione delprogresso tecnico nell'agricoltura che è stata particolarmente lenta. L'economia è stata interamente collettivizzata ed ilsuo sviluppo inquadrato in piani quinquennali, alla cui realizzazione ha contribuito in modo determinante l'assistenza cinese. La Cina,ancora sino alla fine degli anni '60, assorbiva il 70% del commercio esteroalbanese. La riforma agraria è iniziata nell'immediato dopo-guerra, mala completa collettivizzazione delle campagne si è avuta soltanto alla finedegli anni '60 (per l'80% la terra coltivabile apparteneva a fattorie distato, per il resto a cooperative). In virtù della Costituzioneadottata nel 1946 e successivamente modificata quattro volte, tutti i mezzi di produzione eranodiventati proprietà dello stato. Motivi del mancato decollo dell'economia albanese sono stati la rigida collettivizzazione dellecampagne ed il suo totale isolamento con il resto del mondo. L'Albania haseguito fino a poco tempo fa' una politica di quasi totale chiusura agliscambi con l'estero. La Costituzione vietava espressamente la possibilità di accedere a finanziamenti esteri, anche se tale principio conoscevaqualche deroga a partire dal 1985. Dall'inizio degli anni Ottanta sonostati stabiliti rapporti economici con gli altri paesi dell'area balcanica (in particolare, con Jugoslavia e Grecia), nonché con altri paesieuropei occidentali ed orientali. Il tasso di crescita degli ultimi due piani quinquennali (1981-1985;1986-1990) ha mostrato un forte rallentamento e, secondo le stime dellaBanca mondiale, l'Albania è oggi il paese europeo con il più basso prodotto nazionale lordo pro-capite. La moneta attualmente in corso è il lek, suddiviso in100 quintare. BREVE STORIA D'ALBANIA Il popolo albanese è uno dei più antichi dellapenisola dei Balcani. Gli storici della antichità affermano che gli illiri si stabilirono nella penisola balcanica verso lafine del terzo millennio e l'inizio del secondo. Nel II sec. d. C., il geografo Tolomeo testimonia la presenza di unatribù illirica e della sua città Albanopolis, ad est di Dyrrachium(Durazzo) nei pressi di Kruja (Croia). Questa tribù più tardi darà il suo nome a tutto il popolo albanese. Nel corso del primo millennio a.C., la societàillirica si sviluppa considerevolmente. Gli illiri cominciano aservirsi del ferro, argento, bronzo e a sfruttare le miniere. Fabbricano ceramica e costruiscono navi. Praticano il commercio con ilMediterraneo centrale e con quasi tutto il mondo antico. Questo progressonel campo economico e delle relazioni commerciali, è alla base della futura nascita degli stati e dei centri urbani illirici. Un ruolo importante sulla via dell'emancipazione di questo popolo,è svolto dalle colonie elleniche che man mano si stabiliscono sullitorale dell'Albania nel corso dell' VIII sec. a.C.. Le più importanti sono quelle di Dyrrachium e di Apollonia. Nel IV sec. vengonofondate altre colonie, come quella di Likos (Alessio). Le reciprocherelazioni economiche fra gli illiri e le colonie elleniche sono vantaggioseper entrambe le parti. A partire dai secoli IV - II a.C., inizia un periodo diulteriore sviluppo della società illirica, durante il quale si ha la creazione degli stati illirici. Glistati illirici più noti sono quello degli Enkeleys, dei Taulanti, masoprattutto quello degli Ardiani che attira l'attenzione di Roma. Dopo una forte resistenza, gli stati illirici sono costretti a cedere nel167 a.C. alla dominazione romana. Ma gli illiri non si arrendono ai lorooccupanti. Nel 135 a.C., gli Ardiani e altre tribù si sollevano controRoma. L'insurrezione assume una tale portata che i romani sono costretti adinviare numerosi eserciti contro gli insorti e ad installarsi anche nelleregioni interne della penisola balcanica. Ciononostante, gli illiri non cedono di fronte all'invasore, e tra le varie successive insurrezioni menzione speciale merita quellacondotta eroicamente nell'anno 35 d.C., seppur prontamente soffocatadall'imperatore Augusto. Da allora, gli illiri non riescono più asollevarsi contro il dominio romano. Dopo la suddivisione dell'Impero romano in parte orientale ed occidentale,la provincia Praevalitana (nome dell'Albania a partire dal III sec. d.C.)passa alle dipendenze di Bisanzio, mentre la Dalmazia rimaneall'Occidente. Nel 395, gli illiri fanno già parte dell'Impero di Bisanzio che viesercita però un'autorità nominale e limitata alle regioni costiere,mentre l'interno subisce l'invasione di goti, ungari, avari e slavi (IV e Vsec. d.C.). Sotto la dominazione bizantina, lo sviluppo dellasocietà subisce un notevole rallentamento. Nelle zone montagnose gli illiricontinuano a praticare, come in passato, i rapporti della comunitàprimitiva, mentre nelle regioni basse, dove la popolazione sioccupa prevalentemente di agricoltura, prende avvio il processo difeudalizzazione. Alla fine del VI sec., la Praevalitana è ancora predadegli attacchi delle tribù barbariche. Lo slavo Rutomir saccheggia interi villaggi e si rendepopolare per le sue persecuzioni contro i cristiani. Nel 1040, l'imperatore Vassily II riesce però a ristabilire nel paese la dominazione bizantina. L'Albania perde il suo anticonome per acquisire quello attuale. Nel 1081, l'Albania viene attaccata dai Normanni sotto il comando diRoberto Guiscardo, ma alla morte di quest'ultimo, avvenuta nel 1085, essilasciano ilpaese. E' in quest'epoca, che i rapporti feudali si estendonoconsiderevolmente. Nel XII sec., i signori feudali rinforzano le loro posizioni e nel 1185, essi si sbarazzano del controllobizantino e costituiscono il loro primo stato: il principato d'Arberi. Ilcentro principale di questo giovane stato è Kruja (Croia) e il suo primosovrano è Progon (1190 - 1199), seguito da Gjini. Il resto dell'Albania, vale adire la maggior parte del suo territorio, viene incluso nel Despotatodell'Epiro e nel Regno di Sicilia. Il processo di feudalizzazione si accelera impetuosamente durante i secoli XII - XIV. L'Albania si divide ora in piccolesignorie locali, di volta in volta aggregate agli effimeri imperi dellaGrande Bulgaria (1230) e della Grande Serbia (1346) e a questi contese dai Veneziani. A Scutari regna, dal 1366 al 1421, la dinastiaautoctona fondata da Balsha. A Durazzo si stabiliscono nel 1272 gliAngioini di Napoli cui subentrano nel 1363 i Veneziani, che al principiodel sec. XV annettono anche Scutari e Valona. Malgrado gli attacchi continui degli invasori stranieri(Angioini, Serbi e più tardi i Turchi), in Albania fanno la loro apparizione un certo numero disignori (Topia, Shpatai, Balsha, Castriota, etc.) che costituiscono deiprincipati feudali e che sono in perenne guerra fra di loro perl'estensione dei propri domini. Approfittando di queste discordie e della debolezzadell'Impero bizantino, durante la seconda metà del XIV sec., lo stato feudale dei turchi Osmanlis riesce adingrandirsi e i turchi iniziano la loro penetrazione in Albania (Giannina), con lo scopo di occuparla. Una volta soffocata la resistenza delpopolo albanese, essi occupano quasi tutto il paese, ad eccezione delle suezone montagnose e di alcune città costiere. Ma gli albanesi non accettano il giogo turco e la lorolotta eroica contro la Turchia è guidata per ben 25 anni dall'eroe nazionale Giorgio Castriota dettoSkanderbeg. Per un lungo periodo, la guerra dei turchi control'Albania costringe gli invasori ad impegnare molte delle loro forze militari alle frontiere delpaese, ritirandone altre da altri confini, e ciò permette all'Europaoccidentale e centrale di proseguire indisturbata il suo sviluppoeconomico e culturale. Intanto le lotte del popolo albanese contro la Turchia,sotto la guida di Skanderbeg, acquistano sempre più carattere popolare, dato che vengono condotte con la partecipazione di larghemasse popolari (soprattutto dei contadini). Nella primavera del 1444, siriunisce ad Alessio la costituenda "Lega dei popoli albanesi", alla qualeaderiscono anche i principali signori. Skanderbeg viene proclamato capo diquesta Lega e da allora inizia la gloriosa serie delle sue campagne controgli ottomani. Skanderbeg si dimostra un grande dirigente politico.Riesce a contenere il frazionamento feudale, e a rinforzare la posizione dell'Albania entro l'ambito degli accordi internazionali. Nellequestioni militari, si rivela un abile stratega capace di mettere a suovantaggio le caratteristiche di un paese prevalentemente di montagna. Dopo la sua morte, avvenuta nel 1467 ad Alessio, il popolo albanese deveresistere ancora per ben 11 anni contro le orde turche. Tra l'altro, con lamorte dell'eroe nazionale, hanno fine la Lega albanese e le sue vittorie. L'Albania in breve tempo viene occupata interamente daiTurchi, compresa Scutari ed alcune città della costa difese con l'aiuto dei Veneziani. La scarsa coesionenazionale, la mancanza di un forte potere centrale favoriscono l'imperoottomano. D'altro canto, i prìncipi e i capi tribù non accettano l'idea di un sovrano che li possa privare diquell'autorità che liberamente esercitano nei propri domini: ognunorimane assoluto signore, tributario del sultano, e soltanto per la guerracontro i Turchi si alleano di tanto in tanto. Non si deve però pensare che l'Albania sia ormairidotta ad una semplice provincia ottomana. Essa resta divisa in unaquantità di piccoli principati autonomi, posti sotto la sovranità dellaTurchia; ma man mano che alcuni di questi signori locali, seppurconvertitisi all'islamismo, crescono sufficientemente in potenza, tentanodi scuotere l'oppressione turca. Questo è quanto testimoniano le insurrezioni successive, soprattutto quelle del XVI e XVII sec., e la lottacontro le riforme di Tanzimat. Fra queste parziali e slegate insurrezionisi prepara, inoltre, la formazione di una nuova Lega che pochi anni dopo, iniziando la storia contemporanea di questo paese, pone le basi delnuovo stato albanese. Durante il periodo compreso fra il 1878 e il 1881, lalotta del popolo albanese per la libertà entra in una nuova fase. Il Trattato di Santo Stefano, espressione della politica delle grandi potenze, priva l'Albania (3 marzo 1878), in base ad unaccordo fra Bulgaria, Serbia e Montenegro, di alcuni suoi territori. Ledisposizioni del Trattato di Santo Stefano provocano la sollevazione di tutto il popolo. Il patriota del Risorgimento albanese,Pashko Vasa, in un memorandum indirizzato all'ambasciata britannica adInstanbul, scrive fra le altre cose: "Annettere al Montenegro o ad altri stati, alcune regioni albanesi significa commettere nonsolo una grave ingiustizia, ma anche un atto poco politico che nonmancherà di causare persino un conflitto sanguinoso. Gli albanesi rivendicano il diritto di entrare a far parte della grande famigliaeuropea". In questa occasione, la lotta del popolo albanese assumeun carattere nazionale più consapevole non solo nella guerra contro la Turchia, ma anche contro legrandi potenze, le quali a seguito del Trattato di Santo Stefano, masoprattutto durante il Congresso di Berlino del 13 luglio 1878, decidonolo smembramento dell'Albania a profitto degli stati balcanici viciniori. La posizione strategica dell'Albania sul mare Adriatico esul Mediterraneo più in generale, fa si che le sue ricchezze naturali attirino l'attenzione delle grandi potenze imperialiste. All'inizio del XX sec., la lotta del popolo albanese perla libertà e l'indipendenza riveste sempre più carattere popolare e di massa (soprattutto tra il 1908 - 1912). Nel 1912, le insurrezionicontro la Turchia entrano in una nuova fase, quella dell'insurrezionegenerale armata, diretta da un Comitato Generale dell'Insurrezione che hala sua sede a Kossovo. Kossovo da' il primo segnale di insurrezione generale, che si estende poi a tutta l'Albania e che si concludecon la vittoria totale. Il 28 Novembre 1912 a Vlora (Valona) vieneproclamata l'indipendenza dell'Albania. La proclamazione dell'indipendenzaè un evento di grande portata storica: dopo circa 500 anni, finalmente il popolo albaneseforma il suo primo stato indipendente. L'indipendenza dell'Albania è riconosciuta dalle grandi potenze che si riuniscono a Londra nel mese didicembre dell'anno 1912 (Conferenza degli ambasciatori), ma checontemporaneamente la pongono sotto il loro protettorato. Ma la creazione del nuovo stato non avviene senzadifficoltà. Nel 1913, queste stesse potenze segnano i confini dell'Albania elasciano fuori alcune zone albanesi come il Kossovo e la Cameria, checontano una popolazione numericamente uguale a quella che si trovaall'interno delle frontiere dello stato albanese appena nato. Il governo di Vlora, presieduto da Ismail Qemal che rimane in caricadal 28 novembre 1912 sino al gennaio 1914, fa enormi sforzi per migliorarel'organizzazione interna dello stato e per difendere, sull'arena internazionale, le frontiere dell'Albania, dato che le grandi potenze cercano dispartirsi il paese fra gli stati vicini sciovinisti. L'attività e le iniziative del governo di Ismail Qemaldimostrano alle grandi potenze che il popolo albanese è in grado di autodeterminarsi e di vivere in quanto nazione. Ismail Qemal,grazie alla sua diplomazia e chiaroveggenza politica, cercando di trarreprofitto da questa situazione e appoggiato dal governo che egli presiede, riesce a salvare l'Albania da un nuovo smembramento già preparatodalle grandi potenze. Il governo provvisorio, costituitosi spontaneamente aValona sotto la presidenza di Ismail Qemal, vedeintanto sorgere degli emuli nei governi locali. Il 10 aprile 1914, la Commissione Internazionale a ciò delegata dalla Conferenza degli ambasciatori e a cui Qemal cede i suoipoteri, approva a Valona lo statuto dell'Albania eretta a principato sottola garanzia delle sei grandi potenze. Al trono di Albania viene chiamato nel marzo 1914, il principe tedesco Guglielmo di Wiedche, incapace di far fronte alle sanguinose lotte intestine, abbandona ilpaese nel settembre successivo. Durante la prima guerra mondiale, l'Albania si trasforma in un campo di battaglia fra gli stati belligeranti. L'Albania delnord viene occupata dagli Austro-Ungarici, una parte dell'Albania centraledalla Serbia e dal Montenegro e il sud parzialmente dalla Grecia, Italia eFranciache ne tentano la spartizione. Nel giugno 1917, l'Albania divieneprotettorato dell'Italia; ma alla fine del conflitto essa ritornaindipendente. Nel 1, l'Albania è ammessa alla Società delleNazioni, e alla Conferenza degli ambasciatori tenutasi a Parigi l'anno dopo, ha luogo il riconoscimento solenne dell'indipendenza edella sovranità dello stato albanese nei suoi confini delineati nel1913. Nel 1-1924, si forma un vasto movimento antifeudale che si batte per lademocrazia interna del paese. Tale movimento porta al potere il primogoverno democratico-borghese nei Balcani. Il programma di questo governo diretto da F.S. Noli,annuncia la realizzazione di una serie di riforme progressiste. Ma l'influenza delle grandi potenze è ancora moltoforte. Contrarie a quel governo, attraverso l'intermediazione dell'oligarchia agraria interna conservatrice e aiutatedall'esercito jugoslavo e dall'armata bianca antibolscevica di Wrangel,riescono a far dimettere il governo di Noli, e al suo posto in brevissimo tempo sale un potere reazionario e dittatoriale: nasce la cosiddetta"Repubblica Albanese" con il principe feudale Ahmet Zogu (di anticafamiglia dominatrice dei Matja) come suo presidente (1925). Nel 1928, A. Zogu stabilisce la monarchia e si proclama lui stesso re di tutta l'Albania. A causa della sua politicaantinazionale, Zogu favorisce l'espansione del capitale straniero nelpaese. Le grandi potenze imperialiste, spartendosi il mondo in zone d'influenza, cedono l'Albania all'imperialismofascista italiano. Traendo profitto dalla politica antinazionale earrendevole di Zogu, l'Italia fascista riesce a controllare la vita economica, politica e culturale dell'Albania che diventa una sua semi-colonia eche con i Patti di Tirana (1927) era caduta sotto la sua tutela. Ma ifascisti italiani non si accontentano di questa sorta di protettorato, ed il 7 aprile 1939 sferrano unagrave aggressione all'Albania, occupandola. Re Zogu vienedetronizzato, e Vittorio Emanuele III assume il titolo di re d'Albania. Sin dai primi giorni, il popolo albanese combattecontro l'occupazione italiana. Alla testa del movimento antifascista che si va' formando, ci sono i comunisti che lo dirigono con coraggio. L'8 novembre 1941, su iniziativa e sotto la direzione del combattente Enver Hoxha, viene fondato a Tirana, il Partito delLavoro (comunista) che diventa la guida del movimento di liberazionenazionale del popolo albanese. Intanto il movimento antifascista acquistasempre più forza. Il 16 settembre 1942, si riunisce a Peza la prima Conferenza diliberazione nazionale dove viene stabilita la creazione del Fronte diLiberazione Nazionale e dei Consigli di liberazione nazionale che sono la base del potere della democrazia popolare. La nascita del Fronte Nazionale di Liberazione scatena le ira dei reazionari, dei grandi latifondistie dell'alta borghesia che, sotto la protezione degli italiani, fondanol'organizzazione "Balli Kombetar", nel cui comitato direttivo vi sono pure agenti del fascismo (Mithat Frasheri, Ali Kelcyra,Nuredin Bey Vlora, Hasan Dosti, etc.). Successivamente, viene costituitaanche l'organizzazione conservatrice "Legaliteti". Nel frattempo, nell'Esercito di Liberazione Nazionale siarruolano sempre più numerosi partigiani e partigiane. Nel luglio del 1943, nasce ufficialmente l'Esercito di LiberazioneNazionale, con in testa il suo Stato-Maggiore Generale. Nel maggio del 1944, a Permet, si riunisce il I Congresso Antifascista diLiberazione Nazionale. In quell'assise, i delegati del popolo albanese,eletti democraticamente, stabiliscono l'avvento della DemocraziaPopolare. Il Congresso di Permet elegge il Consiglio Antifascista di LiberazioneNazionale, organo legislativo ed esecutivo supremo. La' viene pure elettoil Comitato Antifascista di Liberazione Nazionale, munito degliattributi di un governo provvisorio. Il 20 ottobre 1944, a Berat, il Consiglio Antifascista di LiberazioneNazionale elegge il governo democratico provvisorio dell'Albania, con allasua guida il comunista Enver Hoxha. Alla vigilia della liberazione, l'Esercito di Liberazione Nazionale contacirca 70.000 partigiani. Malgrado il terrore seminato dall'occupantetedesco, il popolo albanese, sotto la direzione del Partito, accoglie, il28 novembre 1944 (anniversario della proclamazione dell'indipendenza nazionale) nella Tiranaliberata, il primo governo democratico (che instaura già da subito rapporti di amicizia con l'Unione Sovietica e la Jugoslavia).Alla liberazione di Tirana, segue quella di tutto il paese. Il 29 novembre 1944, l'Albania è completamentelibera dalla dominazione degli stranieri, dei bey e della borghesia. Il potere passa nelle mani delle masse popolari. E' questa una dellepiù grandi vittorie riportate dal popolo albanese nel corso della suastoria millenaria. Il leader del Partito del Lavoro, Enver Hoxha, forma nel1945 un governo di Fronte Nazionale che, dopo la rottura con Tito, siaccosta sempre più a Stalin. L'11 gennaio 1946, l'Assemblea Costituente, democraticamente eletta, proclama l'Albania "Repubblica Popolare", sotto lapresidenza di Hoxha. Il nuovo potere popolare compie una serie di riformerivoluzionarie di carattere economico, sociale e politico. Abbatte lo sfruttamento di classe e proclama la dittatura del proletariato,nazionalizza l'industria e costituisce la proprietà socialista,realizza la riforma agraria e quella dell'istruzione che creano le premessedello sviluppo dell'Albania verso un sistema statale di tipo socialista. Nel 1956, dopo la destalinizzazione, Hoxha stringe legamisempre più solidi con la Cina, e a seguito della visita di Kruscev nel 1959, ilpaese si ribella apertamente a Mosca. Nel 1961 si ha la rottura ufficialedelle relazioni diplomatiche dell'Albania con l'URSS. Nel settembre del 1968, l'Albania esce formalmente dalPatto di Varsavia e si avvicina sempre più alla Cina Popolare, di cui segue l'esempio promuovendo nel 1968-1969 una propriarivoluzione culturale. Ma i mutamenti della situazione politica cinesedopo la morte di Mao Tse-tung, provocano l'emergere, fra i due paesi, diposizioni differenziate. Nel novembre del 1976, si svolge il VII Congresso del Partito delLavoro. Enver Hoxha è confermato Primo Segretario. Viene inoltreapprovato il VI piano quinquennale (1976-1980) e riconfermata la linea ideologica: lotta al revisionismo interno, al"social-imperialismo" dell'Unione Sovietica e all'imperialismo americano. Nel 1978 avviene la seconda grave rottura (dopo quellacon l'URSS) delle relazioni di amicizia dell'Albania con la Cina popolare accusata direvisionismo. Il paese entra in una fase di totale isolamento con il restodel mondo. Nell'aprile del 1985, Enver Hoxha, Segretarioindiscusso del Partito dal 1954, muore e viene sostituito da R. Alia. Dopo i grandi sconvolgimentiche hanno luogo nell'Europa centro-orientale a partire dal 1989 (cadutadel muro di Berlino e dei regimi comunisti dei paesi ex-satellitidell'URSS), anche l'Albania, ultima roccaforte del comunismo edimpermeabile a qualsiasi novità fino al 1990, si apre al cambiamento (sempre più rigide erano state lepolitiche governative del regime di Hoxha e l'isolamento da esso impostoal paese), benché gli ex-comunisti tentino di mantenere il controllo del processo di transizione.Tuttavia, arretratezza e povertà rimangono le costanticaratteristiche del paese che, sommate alla spinta verso un liberismo selvaggio ed incontrollato, portano il paese nel baratro totale.Esso cade nelle mani di clan e di bande criminali e mafiose. Nel maggio del 1996 si svolgono libere elezioni. Ma il presidente incarica (Berisha) trasforma il voto in una tragica beffa, denunciata datutti gli osservatori stranieri: violenze e brogli costringono i partiti dell'opposizione, tra i quali gliex-comunisti sono di gran lunga i più rappresentativi, a ritirarsidalla competizione elettorale. Il presidente ottiene così un parlamento tutto suo. Ma, primo caso nell'Europa dell'Est dopo il1989, queste elezioni sono state una farsa che nulla ha in comune con lademocrazia. LINGUA E RELIGIONE L'albanese è una lingua indoeuropea che risulta dalla convergenza di una baseoriginaria illirica e di elementi latini, greci, turchi e slavi. Pur nondisconoscendo che esistono alcune concordanze greco-albanesi e parecchielementi greco-antichi,l'albanese mantiene tuttavia una posizione indipendente rispetto allealtre lingue indoeuropee. Secondo studi più recenti, non solo l'illirico rappresenta la base indoeuropea dell'albanese, ma pure una lingua illiro-trace,o meglio un dialetto trace illirizzato. Solo in questo modo si possonospiegare talune coincidenze fonetiche e sintattiche di tipo "balcanico". Anche il latino ha esercitato il suo forte influsso sullamorfologia e sul lessico albanese. Alcuni linguisti hanno addiritturaritenuto di dover considerare l'albanese una lingua mista, semi-neolatina. E' certo chel'albanese era sulla strada di trasformarsi in una lingua neolatina sel'influsso romano fosse durato più a lungo. L'elemento latinodell'albanese è in grande concordanza con il romeno, con il dalmatico e con gli elementilatini penetrati nel serbocroato e nel neoellenico. Fra gli elementi stranieri si aggiungono gli elementiitaliani più frequenti, come è naturale, negli albanesi d'Italia, quelli greci al sud, quelli slavi(bulgari e serbi) e le numerosissime voci turche che arricchiscono ilvocabolario del dialetto ghego. Si distinguono principalmente due dialetti: il "ghego" diffuso nel nord, e il"tosco" nella parte meridionale del paese. Documentati solo dopo il sec.XV, questi dialetti sono assurti a lingua letteraria nel sec. XIX. Il"tosco" è stato elevato a lingua nazionale nel 1945. Le divergenze più vistosenei due dialetti sono di carattere fonetico; inoltre il "ghego" è statopiù influenzato dal latino, il "tosco" dal greco. La lingua albanese confina con il neoellenico fra Santi Quaranta eKastoria, con l'aromuno nei monti del Gramos, altrove con lingue slave(bulgaro in Macedonia, serbo più al nord). L'albanese è parlato anche in parecchie regioni isolate delle colonie immigrate: inGrecia centrale dove i loro abitanti (ormai fortemente ellenizzati) sonoimmigrati in gran parte sin dall'Alto Medioevo, e nelle zone dell'Epiro; in Jugoslavia che conta il numero più elevato di albanesi (oltreil mezzo milione); in Sicilia e nell'Italia meridionale, nella Turchiaeuropea, in Bessarabia e nella Dalmazia italiana. Gli albanesi di Sicilia si trovano tuttinella provincia di Palermo (a Piana dei Greci, Mezzoiuso, ContessaEntellina e Palazzo Adriano) e sono comunemente detti "Greci". Gli albanesi di Calabria sono sparsi in parecchi paesi(Borgia, Corigliano Calabro, Nicastro, Strongoli, etc.). Le colonie diSicilia e di Calabria risalgono alla metà del sec. XV. Più recenti di circa due secoli sono le colonie albanesi della Basilicata,della Puglia e del Molise. Di qualche decennio più recente è l'immigrazione degli albanesi nel villaggio abruzzese di Badessa(provincia di Teramo). Nella Dalmazia italiana (a Borgo Erizzo pressoZara), la colonia ghega è giunta verso la metà del Settecento. E' l'unica colonia ghega fuori del territorio che parlaalbanese; tutte le altre colonie (Grecia e Italia) provengono dall'Albaniameridionale e parlano dialetti toschi. L'ultima immigrazione degli albanesi (circa seimila) risale al XIX sec., ed è quella che si èdiretta negli Stati Uniti d'America, soprattutto nella Nuova Inghilterra. Se a tutti questi albanesi fuoripatria, si aggiungono anche quelli immigrati in Egitto e in Romania, illoro numero totale può calcolarsi a circa 2 milioni. Il popolo albanese segue due religioni: l'islamismo ed ilcristianesimo. L'islamismo è stato importato in Albania con laconquista turca del sec. XV. Professato prima dai soli conquistatori, viene poi propagato con la violenza e la confisca dei beni dellepersone ricche. A seguito di ciò, molte di queste decidono di emigrare nel regno di Napoli. Nel corso deisecoli il numero dei musulmani tra gli albanesi cresce, e prima dellacaduta dell'impero ottomano sono ormai conosciuti in tutta la Turchia sotto il nome di Arnauti. Come tutti i musulmani occidentali, essi sonosunniti. La propagazione cristiana nelle terre albanesi avviene secondo due grandicorrenti: mentre la parte settentrionale del paese riceve la rivelazionedel Vangelo da missionari latini, la parte centrale e meridionale l'accetta dalla Grecia. Quindi siaffermano due confessioni: quella cattolica col rito romano, e quellaortodossa col rito bizantino. Il cattolicesimo romano è rappresentato inAlbania dall'arcivescovado di Durazzo, immediatamente soggetto alla Santa Sede, e dallametropoli di Scutari, con i tre suffraganei di Alessio, Pulati e Sappa.Vi è inoltre la prelatura "nullius dioeceseos" dell'abbazia benedettina di S.Alessandro dei Mirditi, presso Orosi. Lacura pastorale dei cattolici è stata resa assai difficile in passato dalla mancanza quasi completa distrade e dal lungo contatto con i musulmani. Inoltre, persistono ancora inalcune regioni interne montagnose il ratto, il concubinato, lesuperstizioni di vario genere, la vendetta del sangue. Gli ortodossi albanesi abitano prevalentementenell'Albania centrale e meridionale. Le eparchie o diocesi hanno per sediDurazzo, Berat, Còrizza e Argirocastro, città che fecero parte successivamentedell'Illirico occidentale sottomesso al patriarcato di Roma, ma col ritobizantino, del patriarcato di Costantinopoli, dell'arcivescovado greco-bulgaro di Ocrida enuovamente del patriarcato di Costantinopoli. Dopo la proclamazionedell'indipendenza albanese (1912), sorge un movimento per la costituzionedi una chiesa autocefala, cioè indipendente dal patriarcato di Costantinopoli e, a seguito di lunghetrattative, Costantinopoli deve piegarsi alle circostanze concedendol'autonomia. Nel 1967 il governo filo-cinese chiude 2169 moschee echiese e proclama l'Albania il primo paese ateo del mondo. Non viene più professata ufficialmente alcuna religione; fino a tale data, il 65% dellapopolazione era di religione musulmana, il 25% greco-ortodossa, il restocattolica. Gli ebrei mancavano quasi completamente, eccetto alcuni commercianti che risiedevano nei centri maggiori. L'Albania era prettamente cattolica prima che i turchi vi portasserol'Islam, al quale intere tribù si convertirono in massa per obbedienzaai capi e per ingraziarsi i dominatori, più che per convinzione. Ma ladivisione religiosa non ha avuto nel paese l'importanza che ha avuto altrove nellapenisola balcanica; non hanno mai corrisposto ad essa differenze notevoliné nel modo di vita, né nelle consuetudini. LETTERATURA Alle origini della letteratura albanese sta la tradizione orale delle canzoni e delle ballate popolari. Si comprendefacilmente come presso un popolo diviso e suddiviso, tormentato soventeda guerre, invasioni e tirannie, chiuso e poco accessibile per molto tempoalla cultura e alla moderna civiltà, la letteratura non abbia potuto fiorire se non come poesia popolare.Nelle ballate, e in parte anche nelle liriche, è evidente l'imitazionedei canti popolari greci. Un notevole rilievo hanno nei sec. XV - XVI le traduzioni dallatino di opere liturgiche (salmi). E ancora nei sec. XVII - XVIIIprevalsero traduzioni e composizioni di natura religiosa, accanto ad operedi carattere lessicografico. Ma al di la' delle traduzioni di testi liturgici latini e disalmi penitenziali, non si conoscono testi albanesi anteriori al 1635.Tuttavia, queste opere sono molto importanti poiché sono i primidocumenti scritti della lingua albanese. Nello stesso periodo, presso gli albanesi immigrati in Italia estabilitisi in alcuni paesi della Calabria e del Palermitano si ha, a causadelle differenti condizioni di vita e per lo stretto contatto con laciviltà italiana, una fioritura letteraria notevole. Nell'Ottocento il genere sacro continua a svolgere unruolo importante ma contemporaneamente, soprattutto dopo il 1878, si viene formandouna maggiore consapevolezza della cultura nazionale, malgrado il governoottomano proibisca la scrittura in lingua albanese: fuori dei confini,molti autori pongono le basi di un libero sviluppo della letteratura laica nazionale, che vedrà il suo momento di maggiore gloria con l'acquisita indipendenzadell'Albania nel 1912. I fondatori di questa nuova cultura letteraria usanocome strumenti linguistici entrambi i dialetti ghego e tosco. Dei cantiepici nazionali si è conservato qualcosa presso gli albanesi di Sicilia. In essi sono esaltatele gesta del grande patriota e guerriero Giorgio Castriota Skanderbeg. La letteratura della prima metà del Novecento si muoveverso più direzioni: l'interpretazione del passato albanese, la raccolta di cantipopolari, la saggistica politica, la celebrazione di temi patriottici, laprefigurazione di una società democratica, la pubblicistica didattica,le traduzioni dalle principali lingue europee; si assiste inoltre al fiorire diuna lirica simbolista. La letteratura prende più viva parte al risvegliointellettuale del popolo, ma senza che vi emergano tuttavia scrittori difama europea (o mondiale). La letteratura prodotta dopo il 1945 (anno a partire dalquale il tosco, adottato come lingua nazionale, assume sempre più una funzione fondamentale nell'evoluzione della lingua scritta) affrontai temi della storia nazionale, della lotta partigiana, della edificazionedel socialismo e della nuova coscienza collettiva. ARTE E FOLCLORE Gli scavi effettuati nelle necropoli di Vajza, Pazhok e negli agglomeratipreistorici di Maliq e Tren, Kamnik e Cakran, testimoniano la presenza diinsediamenti anteriori alla penetrazione degli illiri nella penisola deiBalcani. Numerosissimi tumuli, necropoli, fortezze e agglomerati urbani, sparsi pertutto il paese, attestano la lunga signoria che ebbero gli illirisull'Albania, e la progressiva influenza che su di essi esercitarono igreci. Della colonizzazione greca, ad opera soprattutto di Corinto e Corfù, restano cospicue vestigia aButrinto, Apollonia, Durazzo e Orico. A Butrinto, è stata scoperta un'acropoli, cinta da un'imponente muraglia con setteporte, dotata di un teatro che unisce alla cavea greca (l'insieme dellegradinate riservate agli spettatori) la scena romana. La giustapposizione di strutture romane a precedenti costruzioni greche, èancora più esplicita ad Apollonia dove esiste un vasto complessoarcheologico che conserva resti di mura, terme, monumenti sepolcrali, unninfeo, un ginnasio, etc.. Dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente, si manifesta in Albania lapenetrazione bizantina. Di questo periodo rimangono non poche tracce,specialmente nelle zone meridionali, cioè nelle province diArgirocastro, Valona e Còrizza più vicine al mondo greco-bizantino. Ne sono una chiara testimonianza ilmonastero di Ardenitza, la chiesa di San Michele a Berat, il battistero diFenice. Notevole costruzione bizantina di data antica è pure lasemidistrutta chiesa dei Santi Quaranta, posta a pochi minuti dall'omonimo scalo marittimoalbanese. Più recente, poiché risale circa al Mille, è la chiesa di Mesopotamo presso Delvino che per le sue cupole edecorazioni si ricollega alle consimili chiese della Grecia continentale.Caratteristici i monasteri ortodossi (circa una settantina) di cui quasila metà sono situati nella zona di Argirocastro. Ai Veneziani si devono costruzioni di fortezze,castelli e ponti disseminati un po' dovunque (Durazzo, Alessio, Butrinto, Valona, Scutari) ma quasi tutti rimaneggiati o in rovina. Ai primi,sorti verso la fine del XIII sec., ne seguono altri ben più potenti, costruiti durante l'epica lotta che Venezia, aiutata poi daglistessi albanesi guidati dallo Skanderbeg, sostenne contro i turchi invasoridei Balcani. Verso la fine del XV sec., alla influenza politica ecommerciale di Venezia, segue in Albania il dominio turco che la gettanella schiavitù e nell'avvilimento, determinando di conseguenza un periodo di inerziaartistica che anche da parte turca ha poche eccezioni in qualche moschea etorre, specie nella parte centrale del paese. Con la dominazione turca, la maggior parte delle chiese ètrasformata in moschee, talora con la semplice aggiunta di un minareto (SanNicola ad Alessio). La città dall'aspetto più spiccatamente orientalee musulmano è Elbasan (l'antica Scampa), con le sue numerose moschee della fine del XIVsec.. Dopo la seconda guerra mondiale, a Tirana sono sortiquartieri operai, complessi industriali ed edifici pubblici che combinano motivi neoclassici con elementi rusticitradizionali (Palazzo del Comitato Centrale del Lavoro). Pittura e sculturasi ispirano in questo periodo alla corrente realista, e spesso sono usate ascopo celebrativo (il monumento a Skanderbeg e quello al partigiano, ancora a Tirana). Grande sviluppo haavuto negli anni '60 l'edilizia popolare. L'Albania è ricchissima d'arte applicata alle piccoleindustrie. Alla passione degli albanesi per le armi, vengono incontro gliorafi locali, adornandole con metalli preziosi e lavorandole finemente. Alcune impugnaturedi spade e pistole, eseguite in argento, oppure i larghi cinturonifemminili, pure di argento bulinato e cesellato, costituiscono spesso vere opere d'arte. Assai caratteristici sono gli ornamentidei costumi nazionali, tanto maschili che femminili. Anche il legnoscolpito è molto ricercato, specie nell'Albania settentrionale, come a Scutari. Lestoffe, invece, lavorate al telaio o a mano dopo la tessitura, hanno unasingolare varietà di disegni e vivacità di colori. I motivi ornamentali, in genere, sono molto antichi nelsoggetto, nello stile e nella disposizione. Purtroppo del ricco patrimonio folcloristico e deicostumi di vita ancestrale non è sopravvissuto molto. Il nucleo socialeè formato ancora nel 1939 (l'anno dell'occupazione italiana) dallafamiglia patriarcale che può contare fino a 30-40 membri, specie nell'Albania del nord. I figli maschi di uno stesso padre, anche dopoaver contratto il matrimonio, restano con le mogli e la prole nella casa paterna. Il patrimonio familiare rimane indiviso ela monogamia domina assoluta in tutta l'Albania, qualunque sia la religionedegli abitanti. Il matrimonio conserva il carattere di un contratto diacquisto fra il padre della sposae il futuro marito che paga la capacità lavorativa della donna ed ivantaggi che gli derivano dal nuovo parentado. Sulle pratichematrimoniali pesa il retaggio dietà passate; ad esempio, i matrimoni frapersone di tribù diverse sono pressoché esclusi. Una grande rigidità regge la vita matrimoniale el'adulterio è punito con la morte. Un gruppo di famiglie imparentate costituisce una "fratellanza",più fratellanze unite insieme formano una "stirpe" o tribù, piùstirpi la "fis", più fis una "bandiera", a capo della quale sta il"bajraktar", carica per lo più ereditaria. La vita delle tribù è regolata dall'assemblea dei padri difamiglia, ove fungono da giudici i rappresentanti più anziani di ciascungruppo. A loro spetta il compito di applicare il "Codice della montagna", un complesso di norme consuetudinarie risalente alsec. XII. Uno dei fondamenti di questo Codice è la "vendetta delsangue". Quando viene commesso un assassinio, è stretto obbligo d'onore per i familiari dell'assassinato, di riscattarne il sangue, uccidendo l'assassino o un suo parente maschio. Sono esclusedalla vendetta le donne, i fanciulli e gli ecclesiastici. La vendetta eraancora un flagello sociale durante la Repubblica Popolare di Albania, soprattutto nel nord presso i gheghi. Altra istituzione albanese è la "besa", la fede giurata, o l'obbligo assunto per giuramento diproteggere o custodire una persona, un luogo, una strada, etc. Essa èreligiosamente osservata in tutta l'Albania. Altre usanze che traggonofondamento dal "Codice della montagna", come la rappresaglia, esercitata mediante ladistruzione della casa e dei beni, contro i colpevoli di taluni delitti, latolleranza verso il furto, specie se commesso fuori del proprio villaggioo della propria tribù, sono andate scomparendo se pur lentamente a seguito delle leggipromulgate dalla Repubblica di Albania subito dopo la seconda guerramondiale, la quale ha dovuto fare grandi sforzi anche nel tentativo diliquidare la consuetudine della vendetta. Nell'Albania centrale e meridionale, i capi delle antichetribù, spesso assai numerose e impegnate in aspre contese le une controle altre, sono già durante il periodo angioino, insigniti del titolo di conti o dibaroni e instaurano una sorta di regime feudale che il governo turcomantiene pure sostanzialmente, conferendo ai discendenti degli antichi conti angioini il titolo di "bey". Si formano cosìdelle piccole signorie, aventi per centro una cittadina o un grossovillaggio, nei quali il bey è arbitro e conta su un certo numero di armati obbligati ad arruolarsi sotto la sua bandiera, incaso di guerra. La divisione in tribù era estesa un tempo a tutta l'Albania, ma ora non sopravvive che inalcune zone della parte interna dell'Albania settentrionale. Le tribùpiù numerose sono ancora quelle dei Matja e dei Mirditi. Durante le feste e alcune cerimonie tradizionali, tuttora presenti nelleregioni interne, si possono ritrovare tracce del folclore ed assistere alleantiche danze come quella pirrica guerresca o acrobatica del vaso, durantele quali vengono indossati costumi antichi. In tali circostanze, i toschi portano una camicia di linobianco ricamata, con maniche larghe e corte, e fermata da un'alta cinturarossa o bianca. Indossano, inoltre, un gonnellino bianco pieghettato (fustan) sopra i pantaloni al ginocchio che è uno deglielementi più caratteristici dell'abbigliamento tosco, eredità degli antichi illiri. I gheghi, invece, portano pantaloni lunghi estretti, bianchi con orli neri, d'estate, scuri o neri con ornati chiari,d'inverno. Indossano una giubba nera, ornata di galloni e di spalline. Gli abiti femminili tradizionali hanno caratteri turchi. Le donne portanouna camicia con maniche larghe e bianche, ampie e lunghe brache chiuse inbasso, al malleolo, una sopraveste scura e di solito anche un grembiale ed un fazzoletto di variafoggia sulla testa. L'importazione dei tessuti dall'estero ha recato con se'non poche innovazioni: nelle zone costiere gli abitanti già dopo la seconda guerra mondiale vestivano all'occidentale, e anchenell'interno le telerie non erano più ormai che in piccola parte unprodotto dell'industria locale. In tutta l'Albania settentrionale e centrale prevale l'abitazionedispersa, ma tuttavia la casa assolutamente isolata in campagna èmolto rara; nelle zone di collina dell'Albania centrale si incontranomasserie abbastanza isolate che consistono di quattro o cinque edifici,recinti da un'unica siepe e alberganti una "grande famiglia". Il villaggio albanese è quasi sempre molto sparso, siain pianura che in montagna, poiché ogni casa o masseria ha intorno a se' zone coltivate o alberate.Nell'Albania del nord, cristiana, serve da luogo di ritrovo la chiesa,posta spesso in posizione eminente, visibile da lontano; altrove il centroè una grossa "kulla", o la moschea. Nella pianura di Còrizza e nelle regionicircostanti, i villaggi sono invece piccolissimi e molto ravvicinati l'unoall'altro. Le caratteristiche delle case antiche albanesi variano da zona a zona.Nella regione interna dell'Albania centro-settentrionale si incontra latipica casa-difesa o "kulla", edificio alto, massiccio, dall'aspetto ditorre, con mura spesse e con finestre piccolissime, foggiate a feritoie. La "kulla" serviva per rifugio contro levendette, ed era perciò più frequente soprattutto la' dove lavendetta era maggiormente radicata e diffusa. Nell'Albania centrale e pianeggiante e nella Musacchias'incontra la casa d'argilla indurita al sole o, più spesso, costruita con uno scheletro di pali o un'intelaiatura di canne,rivestiti poi di un intonaco d'argilla compatta e ben levigata. Nella zonacollinosa la pietra sostituisce di nuovo l'argilla come materiale dacostruzione, ma il tipo resta immutato. Infine, nell'Albania meridionale ed orientale, dove la popolazionevive di preferenza concentrata in villaggi, prevale un tipo di casa assaidifferente che si può chiamare il tipo macedone (caratteristico per le numerosissime ampiefinestre e per il fatto che il piano superiore è sporgentesull'inferiore formando una specie di veranda chiusa). Per quanto riguarda gli arredi domestici, tra i primi sono da annoverarsiil semplice letto di legno, sostenuto da quattro pali, alti da terra talorafino a un metro e mezzo, che è proprio dell'Albania montuosa, e la culladi legno, cortissima, foggiata in modo da poter essere portata sul dorso. Inoltre,sono tipici: la conocchia dal manico ornato da ricchi intagli, una speciedi roncola o coltello ricurvo; il lungo pugnale, detto "hanxhar", oggi nonpiù in uso; un tipo di pressa da olio e, soprattutto, il caratteristico carroa due ruote, alto e massiccio, trascinato spesso da bufali (strumentiagricoli). L'aratro è di provenienza esterna. Nonostante siano trascorsi molti anni, gli albanesi di fine millennio non sono molto diversida quelli degli anni Trenta, con la profonda spaccatura tra nord e sud, econ il centro che gravita attorno alla "borghese" Tirana (esempio difatiscente modernismo rispetto all'arcaismo del resto del paese) dove untempo ci abitavano quasi esclusivamente dei grossi signori, la plutocrazia di allora, rappresentata dai "bey"latifondisti (non coltivavano direttamente i loro latifondi, ma liaffittavano ricevendo 1/3 dei prodotti). In seguito, sommersa da unapletora umana che vi era convenuta in forza della centralizzazione del ministerialismo. Il fatto è che in Albania convivono a tutt'oggidiversi tipi di civiltà: quello primitivo della Malissa, quello feudale del centro montagnoso,quello comunale del sud e quello moderno occidentale di Tirana. Evidentemente il regime di Enver Hoxha non ha saputofondere insieme questi tipi diversi di civiltà. Ancora oggi l'Albaniaesprime un nord contadino e montanaro fedele alla logica dell'appartenenza al clan e dove ilbrigantaggio non è peccato, ed un meridione variegato attratto dainfluenze esterne come il mito del successo e del facile guadagno, lesuggestioni dello scambio commerciale, la seducente invasione delle televisioni occidentali. Il "kanun"(la vendetta del sangue) qui non vige, poiché sono crollatil'organizzazione sociale ed il costume che lo giustificano. Non stupisce che la rivolta del '97, sia proprio esplosa al sud, e che iclan che gravitano nel meridione dell'Albania non siano rigidi e compatticome quelli del nord montanaro, dove tuttora vigono regole di sapore quasi medioevale, ma si sono, invece, trasformati inuna forma di clientela nella quale i rapporti di affari prevalgono suquelli di sangue. Ma questi rapporti di affari regolati entro il mercatodei clan, significano truffa, moltiplicazione di finanziarie piramidali. Caduto il regime e l'isolamento daesso imposto al paese, il riformismo graduale non è riuscito neanche anascere. Ad esso si è imposto un liberismo selvaggio e spietato, entro una cornice di miseriaed arretratezza, che ha messo il nord contro il sud. E in questa gara dipovertà sono emerse le divisioni e i tribali egoismi di sempre. |