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27 aprile 1997
  • Quale sarà il futuro di Berisha? (Due articoli da Koha Jone e Zeri i popullit)

    "L'OPPOSIZIONE GIOCA SOLO IN DIFESA", di G.L., Koha Jone, 22 aprile 1997
    A differenza di quanto avviene con le manovre rispetto alla costituzione, così come delle altre sue trame, Berisha, con la recente proposta di indagare sul fenomeno delle finanziarie, sta tentando più di migliorare in qualche modo la reputazione del suo partito che di giocare con i tempi previsti per le elezioni. La mossa con la quale Berisha ha chiesto di investigare sulle finanziarie piramidali è una dimostrazione di come egli sia sicuro che difficilmente un'indagine riuscirebbe a portare alla luce documenti compromettenti che dimostrino i collegamenti tra le istituzioni di prestito e il Partito Democratico (PD), in termini di trasferimento di denaro dalle istituzioni finanziarie che prestavano denaro al suo bilancio o alle tasche dei suoi membri. Mentre il conflitto tra il popolo infuriato, da una parte, e Berisha insieme al suo partito, dall'altra, è andato troppo in là, facendo sì che sia molto poco probabile un cambiamento di idee da parte delle vittime delle finanziarie rispetto al PD, potrebbe addirittura accadere che queste persone trovino che il PD non era coinvolto nel denaro che hanno perso. Nonostante le esigue probabilità che Berisha possa ottenere il risultato a cui mira e cioè che, una volta constatato che il PD non ha rubato denaro dalle finanziarie piramidali, il popolo si penta a torni al PD, l'opposizione dovrebbe ricordare soprattutto una cosa: Berisha è sempre attivo. Non fa differenza che il presidente realizzi i suoi obiettivi giocando la carta del tentativo di gettare luce sulle finanziarie. Quello che conta è il fatto che, per quanto colpito duramente, Berisha continua ad avere l'iniziativa, dando così l'impressione di essere la figura più importante sulla scena politica albanese. Nel giro di poco tempo ha lanciato l'idea di modificare la costituzione; ha emendato l'amnistia proposta dal Ministro della Giustizia Ngjela, che il parlamento aveva già adottato; e ora se ne è venuto fuori con la proposta, che sembra una sfida, di gettare luce sul mistero delle perdite delle piramidi. Allo stesso tempo l'opposizione non ha proposto alcuna idea o iniziativa che possa avere un'influenza sul futuro politico del paese.
    L'opposizione albanese si è evidentemente ormai abituata a svolgere il solito ruolo di reagire alle mosse di Berisha. Il fatto che perfino la tavola rotonda [del 9 marzo] tra i partiti sia stata organizzata su iniziativa di Berisha è importante a tale riguardo. D'altro canto, gli sforzi dei socialisti, limitati unicamente al campo della propaganda, sono insufficienti per permettere loro di avere un impatto sul pubblico, che è soggetto a un'intensa campagna del PD contro il governo Fino. Il PD tratta il governo Fino come se fosse un governo socialista, anche se il PD vi detiene più ministeri di ogni altra forza, senza contare i suoi partiti-marionetta. L'opposizione albanese sta dimostrando di non avere ancora capito l'importanza di prendere l'iniziativa. Il minimo che si può ottenere prendendo l'iniziativa è quello di costringere l'oppositore a giocare sul campo in cui ci si sente più forti. Nel caso in cui i socialisti e gli altri partiti di opposizione non siano interessati a fare propria l'idea di stendere una bozza della nuova costituzione, o di impegnarsi in un'indagine sulle finanziarie piramidali, potrebbero almeno sforzarsi di "bruciare" queste carte nelle mani di Berisha, impedendogli di metterle sul tavolo. In larga misura, ciò è dovuto all'opinione passiva dell'opposizione che a livello internazionale si stia guardando a Berisha con rinnovato interesse. D'altro canto, la mancanza di iniziativa da parte dell'opposizione fa pensare alle cause non solo del mancato rispetto delle regole da parte di Berisha, ma anche di molte altre cose.
    "IL PRESIDENTE ACCUSATO DI ATTI CRIMINALI" di Spartak Braho, Zeri i popullit, 22 aprile 1997
    Il fatto che attira l'attenzione di tutti, e che in realtà costituisce la "croce" dell'attuale posizione di Berisha come politico e cittadino, condizionata dagli sviluppi sociali, politici ed economici, è la criminalità del comportamento del presidente. Per usare il linguaggio della legge, Berisha è accusato di avere commesso atti criminali in violazione dell'ordine costituzionale. Si tratta ovviamente di un'accusa seria. E' diversa dalle numerose altre accuse di tipo morale o etico, che gli sono state mosse durante gli ultimi cinque anni di "governo" da parte del Partito Democratico (PD). Sulla base della valutazione legale di alcune sue azioni e sui fatti che le condannano, Berisha si potrebbe trovare ad affrontare la grave incriminazione di violazione dell'ordine costituzionale. [...] Ho davanti a me un'"incriminazione" da parte del deputato Bashkim Kopliku. Vi si dice che "in occasione di una riunione del gruppo parlamentare del PD, svoltasi nei primi giorni di marzo e alla quale hanno partecipato 100 deputati (i cui nomi vengono riportati in dettaglio), Sali Berisha ha ordinato di armare le strutture, i membri e i militanti del PD". A questa dichiarazione sono allegati gli elenchi delle persone alle quali sono state date le armi, militanti del PD in 37 distretti diversi, alcuni prefetti, alcuni generali dell'esercito, alcuni dirigenti di polizia. Questi elenchi riportano note come: "Su istruzioni di Bashkim Gazidede [capo della polizia segreta]... Tritan Shehu [presidente del PD]... S. Zhulali, Shaban Memia e altri". Ho esaminato questi materiali con gli occhi di un avvocato che segue le propria coscienza professionale. [...] Sulla base di questi documenti Berisha dovrebbe essere incriminato per avere violato l'Articolo 222 del Codice Penale e la Costituzione afferma che: "il presidente verrà ritenuto penalmente responsabile ai sensi della legge se commetterà atti in violazione della legge costituzionale". L'articolo 222 del Codice Penale afferma che gli "appelli ad armarsi in violazione dell'ordine costituzionale, la creazione di organizzazioni di forze armate in opposizione alla legge, l'assunzione immotivata del comando delle forze armate al fine di compiere azioni militari contrarie all'ordine costituzionale sono punibili ai sensi di legge con una pena fino a 10 anni di prigione" [...] Altre prove che condannano l'attività del presidente Berisha nella sua veste di rappresentante dello stato sono contenute nella documentazione sequestrata al generale Ali Koceku, nella testimonianza dell'ex-Ministro della Difesa Zhulali e di altri generali (che continuano a mantenere le loro alte cariche nell'Esercito a fianco del Ministro della Difesa del nuovo Governo di Riconciliazione Nazionale, Shaqir Vukaj, come Gjergj Vladi, Dilaver Laci, Hysni Arapi, Vladimir Beja e alcuni altri, le cui testimonianze sono state pubblicate nel numero di ieri del giornale [21 aprile]. [...] Tutti questi documenti parlano di operazioni militari sotto la guida del generale Gazidede; ordini e istruzioni sull'uso dell'Esercito con obiettivi che vanno contro le funzioni attribuitegli dalla legge. [...] Chi sarà ritenuto responasbile di tutto questo? Chi sarà responsabile dei fatti riportati in un rapporto ONU pubblicato di recente sugli ultimi eventi in Albania, secondo cui 4-5.000 persone sono morte o scomparse e 160.000 famiglie vivono sotto il livello di sussistenza? [...]
  • I partiti europei con Berisha e contro i ribelli - Il 24 aprile l'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa ha votato una risoluzione con la quale si condannano i comitati del sud dell'Albania per avere preso illegalmente il potere nella regione e si chiede loro di deporre le armi e di sottomettersi alle autorità locali legalmente elette. Nella risoluzione si saluta con favore anche la proposta di Berisha per la bozza di una nuova sotituzione. La risoluzione è stata votata dai gruppi dei Cristiano democratici, dei Conservatori e dei Socialisti. Solo la Sinistra Unita (il gruppo di cui fa parte Rifondazione Comunista) ha votato contro. Klaus Buler (della CDU tedesca), parlando a nome dei Partiti Popolari, ha approvato l'accordo del 9 marzo, dando il proprio appoggio a Berisha e attaccando i comitati del sud, definiti "una mafia comunista". L'uso ossessivo dei riferimenti a marxismo e comunismo si è ripetuto anche in occasione della visita che una folta delegazione dei partiti cristiano-democratici e conservatori europei ha compiuto a Tirana il 25 aprile, incontrandosi con Berisha, Shehu e Fino. Berisha ha dichiarato alla delegazione che la rivolta "si è svolta secondo il classico schema marxista della conquista del potere con la violenza", ed è il frutto del fatto che "gli ex-comunisti non si sono rassegnati a perdere il potere". "L'Albania è l'unico paese ex-comunista in cui gli ex-comunisti hanno deciso di tornare al potere mediante la violenza," ha proseguito Berisha, "ma oggi è anche il paese del definitivo aborto della ribellione comunista". Il presidente del Partito Democratico Shehu ha affermato che "il putsch militare marxista è stato un fallimento. (Fonte: ATA)
  • Sì dell'Europa all'autostrada "geopolitica" - I ministri dei trasporti dei paesi membri dell'UE hanno dato il via libera alla creazione del corridoio n. 8 (Est-Ovest), che collegherà l'Albania (e attraverso l'Adriatico, l'Italia) alla Bulgaria e alla Turchia, passando per la Macedonia. Il corridoio Nord-Sud, che dovrebbe collegare il porto di Igumenica in Grecia all'Europa centrale e settentrionale, è stato invece messo in lista di attesa. Il corridoio Est-Ovest è da lungo tempo caldeggiato dall'Italia [e in particolare da Scalfaro] e il relativo progetto era stato sospeso per svariati motivi, uno dei quali era l'opposizione del governo socialista bulgaro, ora deposto. L'autostrada dovrebbe creare una sorta di asse "geopolitico" che porrebbe i Balcani meridionali sotto l'influenza italiana e turca. (Fonte: MILS, 25 aprile 1997)
  • La Banca Mondiale prepara l'intervento - Il 22 aprile la Banca Mondiale ha organizzato una riunione per discutere la crisi albanese. Alla riunione hanno partecipato anche la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (EBRD), la Commissione Europea, il Fondo Monetario Internazionale, l'OCSE e i governi di Grecia, Italia e Stati Uniti. E' stato deciso di inviare a breve una piccola missione esplorativa in Albania, per determinare quali finanziamenti disporre, in particolare per la ricostruzione e le importazioni più importanti. Per consentire alla Banca Mondiale di effettuare la ricostruzione economica del paese è necessario innanzitutto riportare l'ordine, hanno affermato i partecipanti, e il primo passo in questo senso è costituito dall'intervento della forza multinazionale. La Banca Mondiale è intervenuta in Albania fin dal 1991, insieme ad altre istituzioni finanziarie. Il bilancio dello stato albanese è sempre stato ampiamente dipendente dai finanziamenti dall'estero. [Fonte: ATA]
  • Maggioritario o proporzionale? - A soli due mesi dalla data prevista per le elezioni, le forze politiche albanesi non si sono ancora accordate sul sistema elettorale da adottare. Il premier Fino, in un incontro con una delegazione di parlamentari europei, ha dichiarato che il 25 aprile nove partiti si sono pronunciati a favore all'adozione di un sistema elettorale proporzionale, mentre il Partito Democratico di Berisha rimane favorevole al mantenimento di un sistema fortemente maggioritario, "unica garanzia di una vera democrazia", come ha titolato ieri l'organo ufficiale del partito, Rilinda Demokratije. (Fonte: ATA)
  • Kosovo: probabili elezioni-lampo - Il vicepresidente della Lega Democratica del Kosovo, Agani, ha dichiarato che le elezioni per il rinnovo del parlamento, previste per la settimana prossima, con ogni probabilità si terranno, poiché il gruppo parlamentare del suo partito (che detiene il 75% dei voti e la presidenza della repubblica) si è espresso a favore. Il presidente Rugova sta proseguendo le consultazioni con i partiti di minoranza.
    Intanto, secondo un'inchiesta condotta in tutta la Serbia e pubblicata dal quotidiano "Vecernje Novosti", vicino al governo di Belgrado, il 48% dei serbi è convinto che il problema del Kosovo possa essere risolto solo in modo pacifico e mediante il dialogo tra le due parti. Il 13,2% ritiene che la questione del Kosovo possa essere risolta solo con le armi. Alla domanda relativa ai diritti di cui dovrebbero godere gli albanesi in Serbia, il 75% si è detto favorevole al diritto degli albanesi di creare organizzazioni per lo sviluppo della cultura e della tradizione. Per quanto riguarda l'insegnamento della lingua albanese nelle elementari e nelle superiori, il 50% si è espresso a favore, mentre il 44,5% dei serbi ritiene che gli albanesi debbano avere i loro rappresentanti nel parlamento serbo e in quello jugoslavo. Circa il 14% degli intervistati si è espresso a favore dell'autonomia del Kosovo, mentre solo lo 0,83% ha dichiarato di essere favorevole alla sua indipendenza. A favore del dialogo come il miglior modo per la soluzione della questione delle minoranze nazionali si è espresso l'88%, mentre il 10% degli intervistati è dell'opinione che sia necessario assumere una posizione più radicale rispetto alle minoranze, quando queste ultime avanzano rivendicazioni che possono minacciare l'integrità territoriale della Serbia. (Fonte: "Vecernje Novosti")
25 aprile 1997
  • Pioggia di miliardi per Koha Jone - La Fondazione PressNow, con sede in Olanda, ha deciso di stanziare un finanziamento di tre milioni di dollari (più di cinque miliardi di lire) per il quotidiano di Tirana Koha Jone, da tempo un acceso oppositore di Berisha. L'annuncio è stato dato il 14 aprile scorso ad Amsterdam, presenti il direttore del quotidiano albanese, Ben Blushi, l leader del Forum per la Democrazia, Fatos Lubonja e di Fron Nazi, ex-direttore della Fondazione Soros di Tirana. Blushi ha dichiarato che il riferimento politico del quotidiano è il Forum per la Democrazia e che Lubonja è l'uomo ideale per sostituire Berisha. Dei tre milioni di dollari, 400.000 saranno destinati al pagamento dei debiti della testata e degli stipendi arretrati dei giornalisti, mentre 2,5 milioni saranno destinati all'ampliamento delle attività e al rinnovo delle strutture tecniche. PressNow ha raccomandato a Koha Jone di ampliare la struttura del giornale, facendone una società editrice che in futuro potrà gestire stazioni radio e televisive. PressNow finanzia svariati giornali "indipendenti" dei Balcani, in collaborazione con altre organizzazioni come Pax Christi, l'UNESCO, lo Helsinki Citizens Committee e, soprattutto, la Fondazione "Open Society". Koha Jone aveva già ricevuto in passato centinaia di migliaia di dollari di finanziamenti da parte di "Open Society" (Società aperta) del miliardario americano Soros (che tra l'altro fa parte del comitato di gestione anche dello Helsinki Citizens Committee). Soros collabora strettamente con l'amministrazione americana e in particolare con eminenze grige della politica USA come Kissinger, Brzezinski e Holbrooke. Il miliardario americano è stato tra i primi a richiedere un intervento armato degli Stati Uniti in Jugoslavia e promuove il diffondersi del sistema liberale nell'Est europeo. La sua fondazione finanzia quasi tutti i giornali e le radio dell'Est europeo che vengono di norma definiti come "indipendenti" (oltre a Koha Jone: Radio B92, Nasa Borba, Vreme, Nezavisna Svetlost in Serbia; Koha in Kosovo; Radio 101, Arkzin, Feral Tribune in Croazia; Dnevnik in Macedonia; Kultura, Literaturen Vestnik, Darik Radio in Bulgaria e molti altri ancora in tutta l'area), stanzia fondi per numerose organizzazioni statali di questi paesi e gestisce l'influente radio/agenzia di stampa "Europa Libera", di cui è proprietario insieme al governo americano. Soros ha fatto mettere a disposizione di Radio B92, per fare un esempio, le frequenze di "Voice of America", la radio dell'esercito americano, quando l'emittente di Belgrado era stata fatta chiudere da Milosevic. In Bulgaria, la radio di Soros (Darik) ha consentito al capo dell'opposizione di destra, Ivan Kostov (oggi Primo Ministro), di dare sulle sue frequenze istruzioni ai manifestanti che stavano assaltando il parlamento nel gennaio scorso. Soros ritiene che la penetrazione dei capitali occidentali all'Est sia possibile solo attraverso una legislazione liberale e perciò è in conflitto con l'ala repubblicana americana che preferisce sostenere regimi filoamericani, ma repressivi, come quelli di Tudjman e Berisha. E' in atto quindi un'assurda guerra dell'informazione, in cui, per esempio, Soros viene accusato da una parte di volere "riportare il comunismo nell'Europa Orientale", mentre dall'altra Tudjman, Milosevic e Berisha vengono attaccati dai giornali "indipendenti" come "gli ultimi comunisti dell'Est". (Fonti: PressNow, International Herald Tribune, Albania, Koha Jone On-line).
  • I banchieri americani a Tirana, insieme alla Vefa - Il portavoce del parlamento albanese Arbnori si è incontrato il 23 aprile con un gruppo di banchieri americani. Arbnori ha illustrato ai banchieri gli sforzi del nuovo governo albanese per integrarsi nell'economia di mercato, informandoli sulle nuove leggi in preparazione per il sistema bancario e gli investimenti esteri. Alla riunione hanno partecipato anche il Console Onorario d'Albania nell'Italia meridionale e il presidente della finanziaria Vefa, Vehbi Alimucaj. (Fonte: ATA)
  • I famigliari delle vittime della strage del Canale d'Otranto scrivono al parlamento - L'associazione dei famigliari degli albanesi annegati in seguito allo speronamento del 28 marzo scorso nel Canale d'Otranto hanno inviato una lettera al parlamento albanese, nella quale si sollecitano le istituzioni statali affinché intervengano presso le autorità italiane per insistere sul recupero delle salme dei naufraghi. Nella lettera si chiede anche l'esecuzione di una perizia sul relitto e la messa a disposizione di aiuti da parte dell'Italia, perché le persone annegate "si recavano in Italia alla ricerca di lavoro, e hanno lasciato famiglie senza fonti di reddito". (Fonte: ATA)
  • Scade il mandato del parlamento albanese del Kosovo - nuove elezioni? - Il mandato del parlamento albanese del Kosovo, eletto con elezioni clandestine cinque anni fa, scade il 24 maggio prossimo, contemporaneamente a quello del presidente Rugova. In questi cinque anni il parlamento, che dovrebbe essere la principale istituzione democratica dello "stato ombra" autogestito degli albanesi, non si è mai riunito in sessione plenaria e il suo mandato naturale, che scadeva l'anno scorso, è stato prolungato di un anno con decreto di Rugova. L'Unione degli Studenti albanesi dell'Università di Prishtina, in un comunicato in cui si chiede tra l'altro di annullare l'accordo sull'educazione siglato nel settembre scorso fa tra albanesi e autorità centrali di Belgrado, si sollecita con vigore la convocazione del parlamento per indire nuove elezioni. Rugova ha dichiarato che nei prossimi giorni si incontrerà con gli esponenti dei partiti rappresentati nel parlamento albanese per decidere se indire o meno nuove elezioni. Il Partito Parlamentare, guidato da Demaqi, ha chiesto di posporre le elezioni e di estendere il mandato del parlamento e del presidente. L'agenzia di stampa ATA, controllata da uomini di Berisha, segnala anche la presenza di posizioni favorevoli a una partecipazione degli albanesi del Kosovo alle prossime elezioni presidenziali che si terranno in Serbia, a sostegno dell'opposizione di Belgrado, notizia che viene taciuta dagli organi di informazione del governo kosovaro, il cui portavoce ha tuttavia dichiarato all'agenzia di Tirana che "la partecipazione alle elezioni serbe significherebbe rinunciare all'obiettivo dell'indipendenza". (Fonti: Kosova Daily Report, ATA)
  • Ancora un incontro tra responsabili della difesa albanesi e americani - Il Segretario alla Difesa albanese Kazazi si è incontrato il 21 aprile con l'attaché militare americano a Tirana, Dennis Fox, su richiesta di quest'ultimo. Kazazi ha sottolineato l'ampiezza della collaborazione militare tra i due paesi e si è dichiarato pronto a continuare questa cooperazione sulla base degli accordi esistenti. Fox ha affermato che gli USA continuano a considerare l'Albania un fattore di stabilità nella regione e che la collaborazione militare continuerà sulla base dei programmi già messi a punto. "All'Esercito albanese non mancheranno aiuti", ha concluso Fox. (Fonte: ATA)
20 aprile 1997
  • Berisha voleva stroncare la rivolta con le armi chimiche - Il generale di Argirocastro Ali Koceku, scappato dalla città quando i ribelli vi hanno preso il potere, aveva un piano per stroncare la rivolta impiegando armi chimiche. Lo afferma il quotidiano albanese "Koha Jone", riportando le dichiarazioni rilasciate dal viceprocuratore di Argirocastro, Arben Pasho. La procura della città è entrata in possesso dell'archivio del generale, abbandonato da quest'ultimo durante la sua precipitosa fuga e nel quale sono contenuti i piani per stroncare la rivolta, piani nei quali si prevede a chiare lettere di utilizzare sostanze chimiche velenose. "Ovviamente è necessario che i documenti siano esaminati da esperti, ma vi sono comunque materiali sufficienti per aprire una procedura penale per genocidio", ha affermato il viceprocuratore Pasho, il quale ha inoltre dichiarato che il generale agiva sotto il comando di Bashkim Gazidede [l'ex-capo della polizia segreta, fedelissimo di Berisha] o di Berisha stesso. [Fonte: Koha Jone, 15 aprile 1997]
  • Gli USA premono sui leader del Kosovo per una soluzione interna alla Serbia - I leader albanesi del Kosovo si sono incontrati a Washington con Rudolf Perina, vicesegretario di Stato per gli affari europei. La riunione si è svolta a Prishtina, a soli due giorni dall'incontro del vicesegretario di stato Joseph Kornblum e del suo successore Gelbart con il presidente dell'autoproclamata repubblica del Kosovo, Ibrahim Rugova. In tale occasione Kornblum aveva dichiarato che "gli Stati Uniti vedono una soluzione del problema del Kosovo all'interno della Serbia", suscitando dure reazioni negative da parte di molti esponenti politici albanesi del Kosovo. La leadership kosovara è oggetto di pressioni sempre maggiori da parte degli Stati Uniti e dell'Unione Europea, affinché prenda parte alle istituzioni politiche serbe come primo passo per risolvere la situazione di stallo che dura in Kosovo ormai da sette anni. Gli Stati Uniti vogliono che gli albanesi aiutino l'opposizione a battere l'uomo forte di Belgrado, Slobodan Milosevic, nelle prossime elezioni. Così facendo, gli albanesi apriranno nuove strade alla risoluzione del problema, dato che l'opposizione è più disponibile a discutere del Kosovo di quanto non lo sia Milosevic, spiegano in funzionari di Washington. [...] Secondo fonti di Prishtina, a Rugova è stato detto questa volta bruscamente che deve avviare una politica mirata a convincere gli albanesi che a questo punto il loro futuro è nella Serbia. Le stesse fonti hanno detto che gli inviati di Washington hanno assunto in questa occasione una posizione "molto aggressiva". [...]
    Il vicepresidente della LDK (Lega Democratica del Kosovo, il partito del presidente Rugova, che controlla il parlamento albanese del Kosovo), Fehmi Agani, ha dichiarato a proposito: "Quando la comunità internazionale dice di non appoggiare l'indipendenza del Kosovo, non significa necessariamente che non la vuole, ma piuttosto che non si vuole assumere la responsabilità di portare il Kosovo all'indipendenza. Non dichiareremo guerra alla comunità internazionale, perché abbiamo visto cosa è successo alla Serbia quando lo ha fatto", ha continuato Agani. Cercheremo invece, ha detto, di influenzare le sue decisioni per indirizzarle a una posizione più conveniente. Agani ha poi proseguito affermando: "Dobbiamo avere fede nel fatto che questa [crisi in Albania] verrà superata e che noi avremo presto nell'Albania una forte spalla su cui appoggiarci per i nostri diritti".
    "Sono solo fantasie", ha detto un diplomatico di Washington che si occupa di Balcani. La stessa fonte ha affermato che Washington ha cambiato la sua posizione nei confronti dei leader della ex-Jugoslavia. "Gli Stati Uniti vogliono giungere a una soluzione e la vogliono entro quest'anno, ma questo non significa che il problema verrà risolto a favore del Kosovo".
    Mentre Rugova continua a insistere per un'indipendenza del Kosovo come entità separata da Belgrado, un altro leader, Adem Demaci, ha lanciato un "pacchetto" che lascerebbe il Kosovo parte di una confederazione jugoslava, da egli chiama "Ballkania". La soluzione proposta da Demaci prevede che il Kosovo riceva lo status di indipendenza con la condizione che si unisca a Serbia e Montenegro come membro a pari diritti in una confederazione. Molti ritengono che Demaci abbia "rubato" l'idea della "Ballkania" a Washington, che vuole che il Kosovo diventi parte della Repubblica Federrale di Jugoslavia [...]. Washington, tuttavia, non si preoccupa del plagio di Demaci. Anzi, il leader del Kosovo viene sempre più considerato come un possibile successore di Rugova, nel caso in cui quest'ultimo si riveli un ostacolo alla realizzazione dell'idea di una partecipazione alla confederazione. "Riteniamo Demaci un leader legittimo degli albanesi, una persona che sarà d'aiuto nel risolvere il problema a breve termine e che aprirà le porte a una soluzione a lungo termine", ha dichiarato di recente un diplomatico americano. (Dal quotidiano "Illyria", 16 aprile 1997)
  • Il coinvolgimento della Macedonia - "E' nell'interesse della Macedonia appoggiare le attività internazionali in Albania, in particolare il dispiegamento di una forza umanitaria, in modo tale che possa raggiungere le regioni vicine al confine macedone e contribuire in tal modo a stabilizzarvi la situazione", ha affermato il Ministro degli Esteri macedone Frckovski spiegando la decisione di mettere le strade macedoni e l'aeroporto della città di Ohrid, vicino al confine con l'Albania, a disposizione degli stati che prendono parte all'operazione Alba. Secondo Frckovski, il governo macedone non ha ancora terminato le discussioni relative a un'eventuale partecipazione del paese alle attività e all'invio di forze militari regolari che partecipino all'intervento internazionale [...] La situazione in Albania, secondo il ministro che ha di recente effettuato una visita a Parigi e presso la sede della NATO, è alla base di una nuova valutazione della situazione generale nella regione e di un interesse rinnovato per il cosiddetto fianco sud. Secondo il ministro, il risultato è [il nuovo atteggiamento] espresso in occasione della riunione del Consiglio nord-atlantico dagli ambasciatori degli stati membri della NATO, in base al quale è ora necessario un riequilibrio geografico nell'allargamento dell'Alleanza, che premi gli stati i quali hanno dato un esempio positivo. [...] Negli ultimi tempi ha cambiato il suo atteggiamento anche il più acceso fautore di un ritiro dalla Macedonia delle forze dell'UNPREDEP [la missione militare sotto bandiera ONU, composta da 1500 uomini, per la maggior parte americani - n.d.t.] e cioè Mosca. I russi hanno abbandonato la loro posizione contraria a un mantenimento della missione, adottando un approccio molto più flessibile. Il Ministro degli Esteri russo Primakov è stato invitato in visita ufficiale a Skopje, mentre non è esclusa una visita in Russia da parte del presidente macedone Kiro Gligorov. [Sintesi da "Nova Makedonija", 16 aprile 1997]. Intanto prosegue il dibattito tra le forze politiche macedoni rispetto a una partecipazione della Macedonia all'intervento militare in Albania. Mentre la maggioranza deve ancora decidere, ma sembra orientata a partecipare in qualche modo, nell'opposizione si registrano posizioni contrastanti: contrari i liberali, che approverebbero solo in presenza di "una richiesta esplicita da parte del governo albanese". Favorevoli invece il partito nazionalista macedone VMRO-DPMNE e quello albanese PDPA. [Fonte: MIC, 17 aprile 1997]
  • La Germania ha investito 300 milioni di DM in Albania - Sono più di 20 le società, ditte e joint venture albanesi tedesche che operano in Albania, concentrate in particolare a Durazzo, Scutari e Elbasan. Gli investimenti delle società tedesche private ammontano a più di 20 milioni di dollari, mentre quelle del governo di Bonn superano i 300 milioni di marchi. (Fonte: ATA)
  • I cristiano democratici europei discutono dell'Albania - Si è tenuta nei giorni scorsi a Bratislava una riunione del Consiglio dei Cristiano democratici dell'Unione Europea, alla quale ha presenziato anche Genc Pollo, il neoeletto segretario del Partito Democratico albanese, che è membro dell'internazionale cristiano-democratica. La maggior parte delle forze democristiane europee ha espresso il proprio appoggio per il Partito Democratico di Berisha. Il rappresentante di un'altra forza cristiano democratica albanese, il Partito dell'Alleanza Democratica, ha duramente criticato Rocco Buttiglione per il suo appoggio al Partito Democratico albanese. (Fonte: ATA)