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13 giugno 1997
  • "In nome di Dio, fermate i comunisti!" - L'arcivescovo di Scutari, Franco Ilia, ha diffuso un messaggio da leggersi in tutte le chiese cattoliche durante le messe, ma rivolto anche alle comunità ortodossa e musulmana: "Non votate per i comunisti, perché se andranno al potere, la libertà morirà. La violenza e la distruzione sono la loro professione. [...] Basta paura e terrore. Proteggiamo la fraternità. Noi siamo come i nostri antenati: per la religione e per la Patria", afferma il messaggio di Monsignor Ilia, che si conclude così: "Vi esorto, da questo santo altare, a essere prudenti nel vostro voto del 29 giugno - un voto che separa il Bene dal Male". Lo stesso giorno in cui è stata diffusa la lettera, il 10 giugno, Berisha ha usato toni simili in uno dei suoi comizi: "Il 29 giugno saremo chiamati a dare al comunismo la risposta che si merita", ha detto tra le altre cose il presidente albanese. Una risposta comunque per il momento la ha avuta lui, quando si è recato nelle zone di Elbasan e Cerrik, dove è stato oggetto di spari e lanci di sassi. (Fonte: ATA)
  • Kadaré, esiliato a Parigi: "Restare in Albania è un dovere morale" - Ha perso ogni senso del ridicolo il noto scrittore albanese Kadaré, che ha negli ultimi giorni rilasciato un'intervista al Corriere della Sera. Già fiore all'occhiello del regime stalinista di Hoxha (sulla figura del del dittatore aveva imperniato il romanzo agiografico "Il grande inverno", nel quale si descrivono con tono di approvazione le esecuzioni dei partigiani antistalinisti da parte degli uomini di Hoxha dopo la guerra), Kadaré è scappato in Francia quando il regime ha cominciato a vacillare, ma oggi afferma senza pudore, nell'intervista: "Esistono in Albania i nostalgici di Hoxha. Ma anche tra gli ex-cannibali si troverà sempre un vecchio che dirà 'era meglio quando si mangiavano gli esseri umani'. Ma in generale, il comunismo è morto in Albania", e prosegue: "Il comunismo ha prodotto molti cocktail nel mondo, ma quello col "balcanismo" è il peggiore. E' il matrimonio fra lo spirito di clan [sic] dei Balcani e quello inumano della dottrina comunista". Lo scrittore quindi liquida in blocco come incapaci di decidere dei propri destini tutti i popoli dei Balcani: "Non solo l'Albania non è pronta [ad autogovernarsi], non lo sono tutti i Balcani. La soluzione è un forte arbitraggio internazionale, un controllo da parte di Europa e Stati Uniti, perché i paesi Balcanici non sono capaci di risolvere da soli i propri problemi", e alla domanda se intende dire che c'è bisogno di una sorta di amministrazione controllata risponde "Sì, è necessario qualcosa di simile". Infine, alla richiesta di un commento sul grande numero di albanesi che desidera emigrare, Kadaré risponde dal suo dorato esilio parigino, senza temere il ridicolo: "Bisogna liberarsi da questo demone della partenza, bisogna rimanere in Albania". L'anno scorso lo scrittore aveva implicitamente invitato a votare per Berisha, dichiarando poco prima delle elezioni: "L'Albania deve evitare la vergogna di essere un paese in cui la sinistra torna al potere". Oggi rinnega anche questo legame politico e si proclama neutrale. (Fonti: Corriere della Sera, Albanian Times)
  • Ancora la NATO - Nonostante la gravissima crisi politica ed economica, l'Albania continua a prendere parte a tutte le iniziative organizzate dalla NATO per i paesi della Partnership per la Pace. Un contingente di militari albanesi è partito l'8 giugno per la Louisiana, dove per un mese si terranno esercitazioni e corsi di addestramento della NATO. E' la terza volta che l'Albania partecipa ad addestramenti militari negli USA. Negli stessi giorni, il Ministro della Difesa albanese Vukaj (socialista) si è recato a Bruxelles per partecipare alla riunione annuale della NATO e dei suoi partner. Vukaj parteciperà a un banchetto organizzato dall'ambasciata USA presso la NATO e si incontrerà inoltre con il Segretario di Stato americano Coen e con i Ministri degli Esteri dei paesi dell'Alleanza Atlantica. (Fonte: ATA)
  • La missione Alba: "Dateci 45 giorni in più" - Il Comitato Direttivo della missione Alba, formato dai dieci paesi che hanno fornito truppe e con sede a Roma, ha chiesto di prorogare di 45 giorni il termine della presenza militari in Albania. "Ritengo che l'ONU ne discuterà il 26 giugno", ha detto il portavoce di Alba, colonnello Bernardi. Nel frattempo, il governo albanese ha chiesto un prolungamento della missione di ben tre mesi. Bernardi ha detto che le forze di intervento non si occuperanno di aspetti tecnici come il trasporto delle urne con le schede, che avverrà a cura delle autorità albanesi. "Il nostro scopo è quello di garantire la sicurezza dell'OSCE e degli altri osservatori stranieri". Non è chiaro se per questo cambiamento del mandato della missione (che attualmente prevede solo la protezione della distribuzione degli aiuti umanitari) verrà richiesta un'approvazione dell'ONU o meno. Intanto l'11 giugno c'è stato il primo deliberato attacco diretto a forze del contingente internazionale. Un convoglio scortato da militari stranieri è stato oggetto di raffiche di mitra e del lancio di una bomba. I militari sono scesi dai loro mezzi e hanno risposto al fuoco. (Fonte: ATA)
  • Andreatta: "Le torture in Somalia? Una goliardata" - Il Ministro della Difesa dell'Ulivo Andreatta ha definito paragonabili a "una goliardata" le torture che militari italiani, anche ufficiali, hanno inflitto ai somali durante l'intervento "umanitario" in Somalia quattro anni fa. Impegnati in un altro intervento militare all'estero, gli italiani hanno scoperto all'improvviso, attraverso le foto e gli articoli dei giornali, di avere un loro Vietnam: i soldati massacravano di botte e torturavano somali innocenti, gli ufficiali seviziavano le donne, i comandi davano istruzioni di non andare per il sottile e di sparare anche su donne e bambini e la forza multinazionale aveva i propri bordelli (gli "harem" ), ma, come ha spiegato un rappresentante ONU italiano in Somalia, tutto ciò, oltre a essere una goliardata, è giustificabile con il fatto che "i somali sono prigionieri speciali, perché hanno un concetto della morte diverso"... I responsabili di stupri e omicidi venivano, nel migliore dei casi, semplicemente mandati in congedo, a volte per tornare dopo qualche mese, senza che nessuna inchiesta venisse aperta. E oggi le inchieste sono state affidate a un generale dell'Esercito... [Commento: senza nulla togliere alla palese verità dei fatti emersi e ampiamente documentati da foto e testimonianze, è proprio un caso che tutto ciò sia venuto fuori a quattro anni di distanza, nel momento in cui l'Italia è nuovamente impegnata in un intervento militare all'estero? E che ciò sia avvenuto proprio dopo che una corrente politica italiana (Dini e compagnia) è rimasta scottata per il caso Foresti? E, ancora, che la fonte delle rivelazioni sia una testata controllata dal "capo" dell'opposizione e diretta da un suo ex-ministro (ex-collega di governo di Dini)? - a.f.] (Fonte: Corriere della Sera)
  • Dove è finito Alia? - Il processo contro l'ex-presidente Alia, salito al potere dopo la morte di Enver Hoxha e per lungo tempo "delfino" di quest'ultimo, è stato rinviato per la quarta volta a causa della sua irreperibilità. La prossima seduta è ora prevista per il 16 giugno. Secondo alcune fonti, Alia attualmente si trova in Francia, dove risiede suo figlio. (Fonte: ATA)
  • Ancora un ponte fatto saltare - Il 9 giugno una grossa carica di tritolo ha fatto saltare il ponte di Kiri, nei pressi di Scutari, rendendolo definitivamente inutilizzabile dopo i danni provocati da una precedente esplosione, verificatasi due settimane fa. Sono numerosi i ponti fatti saltare negli ultimi tempi, rendendo impraticabili per i mezzi pesanti alcune importanti vie di comunicazione, in particolare nelle zone di Scutari (a Nord) e di Argirocastro (a Sud). (Fonte: ATA)
  • Problemi anche per la Grecia - Il consolato greco di Argirocastro è stato attaccato l'8 giugno da uomini sconosciuti che hanno sparato numerose raffiche di mitra da un auto priva di targa, causando ingenti danni. Intanto, secondo il giornale Athens News, il Ministro degli Esteri greco starebbe prendendo in considerazione la sostituzione del proprio ambasciatore a Tirana, Prevedoudakis, e il proprio console ad Argirocastro, Kanellos. A quanto pare, il ministro sarebbe insoddisfatto della posizione di Kanellos nei confronti della minoranza greca in Albania. (Fonti: Macedonian Press, Athens News)
  • I repubblicani USA: "Rinviare le elezioni" - Una delegazione del Partito Repubblicano americano, in visita a Tirana, ha affermato che è necessario "rinviare le elezioni di almeno una o due settimane", un'opinione non condivisa dal segretario del Partito Repubblicano albanese (un piccolo partito ex-alleato di Berisha, ora all'opposizione) il quale ritiene che nelle attuali condizioni sia meglio andare al voto subito. (Fonte: ATA)
  • La Turchia istruisce i poliziotti albanesi - Come l'Italia, anche la Turchia fornisce assistenza alla polizia albanese. Il ministro degli interni albanese Celo (del Partito Democratico) ha compiuto ieri e oggi un viaggio ufficiale in Turchia, dove ha visitato i poliziotti albanesi che studiano presso l'Accademia di Polizia turca. Nei suoi colloqui con il collega turco, Celo ha stabilito accordi per promuovere la cooperazione tra i due paesi nel campo della pubblica sicurezza con un programma di aiuti da parte dei turchi, e per aumentare il numero di poliziotti albanesi presso l'Accademia di Ankara. (Fonte: ATA)
  • Intanto, nei Balcani e altrove... - JUGOSLAVIA: Il miliardario americano George Soros, amico di Kissinger e Brzezinski, e la cui fondazione controlla la maggior parte dei media "indipendenti" e dei programmi umanitari nell'Europa dell'Est, è giunto l'11 giugno a Prishtina, dove si è incontrato con il presidente dello "stato ombra" del Kosovo, Ibrahim Rugova. Rugova ha ringraziato Soros per gli aiuti forniti e per l'attività che la sua fondazione svolge ormai da sei anni a Prishtina. Rugova ha affermato che gli albanesi del Kosovo stanno costruendo una società aperta ("Società Aperta" è il nome della Fondazione di Soros) e ha insignito il miliardario americano dell'onoreficenza "Cristalli del Kosovo". Soros ha criticato la repressione nei confronti degli albanesi del Kosovo e ha promesso che la sua fondazione continuerà il proprio lavoro a Prishtina. Il miliardario americano si è quindi recato a Belgrado, dove ha tenuto una conferenza stampa presso la sede del Partito Democratico di Zoran Dzindzic, membro della coalizione Zajedno. Soros ha portato venti milioni di dollari di aiuti e ha promesso maggiori aiuti "se il paese andrà verso la democrazia". (Fonti: Kosova Daily News, BK Televizija)
    MACEDONIA: mentre la crisi delle bandiere aveva raggiunto il suo apice (v. Notizie in Breve, 8.6.97), il governo macedone ha approvato una nuova legge, che consente alle minoranze nazionali di usare le proprie bandiere in occasione delle feste nazionali e famigliari, esponendole anche sugli edifici delle amministrazioni locali. I partiti albanesi, e il sindaco albanese di Gostivar, che aveva provocato la crisi esponendo la bandiera albanese, insieme al quella turca, sul proprio municipio, si sono detti insoddisfatti perché la legge "privatizza l'uso dei simboli nazionali". Il partito nazionalista macedone VMRO-DPNE ha sorprendentemente salutato con favore la legge, sottolineando però che le bandiere delle minoranze "non devono essere uguali a quelle di stati stranieri" (e quella della minoranza albanese di Macedonia, come quella degli albanesi del Kosovo, è identica alla bandiera dell'Albania). Fino a quando la nuova legge non entrerà effettivamente in vigore, tuttavia, rimane valida la sentenza della Corte Costituzionale che chiede la rimozione delle bandiere o, in alternativa, lo scioglimento del consiglio comunale di Gostivar. Nel 1968 gli albanesi del Kosovo avevano ottenuto lo stesso diritto all'utilizzo della bandiera albanese, dopo violente manifestazioni. Intanto, proprio a Gostivar, il PDPA e il NDP, le due principali formazioni politiche albanesi di opposizione, hanno deciso di fondersi il mese prossimo, per dare vita al PDA (Partito Democratico degli Albanesi), un nome che praticamente coincide con quello del Partito Democratico Albanese di Sali Berisha. (Fonte: MIC)
    SOLO L'ALBANIA?: ecco come il mensile Business Central Europe, pubblicato da The Economist, descrive la situazione di tensione sociale all'Est: "'La Repubblica Ceca è un paese cambiato. Un gruppo di lavoratori ha vinto una battaglia con il governo e altri potrebbero provarci a loro volta', ha detto il giornalista Jiri Pehe dopo uno sciopero di cinque giorni che ha bloccato completamente la rete ferroviaria del paese in febbraio. Si è trattato della più imponente protesta dei lavoratori dalla 'rivoluzione di velluto' in poi. Due mesi dopo, in Russia, il governo si ritrovava a condurre negoziati frenetici per evitare uno sciopero generale di protesta contro il mancato pagamento degli stipendi da mesi. Alla fine due milioni di persone sono scese nelle strade per protestare. Solo due milioni, ha affermato un governo sollevato, che ne temeva venti! [...] Le riforme finora realizzate sono state rese possibili solo dal fatto che i lavoratori sono stati preparati a sopportare le durezze nella speranza che le cose sarebbero andate meglio in futuro. Nonostante la caduta della spesa sociale e l'aumento della disoccupazione, i lavoratori dell'Europa Centrale hanno dato prova di grande pacificità. Fino a poco tempo fa, la Russia aveva un tasso medio di scioperi che era pari solo al 10% di quello dei paesi dell'OCSE; la Slovacchia ha avuto solo 20 scioperi in dieci anni. Perfino i polacchi, i lavoratori più militanti della regione, hanno effettuato solo 300 scioperi all'anno, una cifra estremamente bassa, se si tiene conto del crollo di interi settori. [...] Ma ci sono segni che il clima di tensione diffuso tra i lavoratori si sta surriscaldando e che il consenso potrebbe degenerare in un aperto confronto. La loro tolleranza si sta ormai estinguendo, soprattutto nel settore statale, che rimane arretrato. I lavoratori stanno perdendo fiducia nella capacità di ottenere risultati attraverso i negoziati con il governo e gli industriali: gli scioperi portano risultati che anni di trattative non sono riusciti a ottenere". (Fonte: Business Central Europe)
8 giugno 1997
  • A Saranda non vogliono l'OSCE - Gruppi di uomini armati hanno impedito il 6 giugno a Grubmayer, l'osservatore OSCE inviato da Vranitzky in Albania, di entrare a Saranda. Alcuni membri della Commissione Elettorale hanno commentato il fatto dichiarando: "Se la forza multinazionale non può accompagnare gli osservatori dell'OSCE, come può garantire il processo elettorale?". Nel frattempo, vicino a Saranda è stato fatto saltare un altro ponte, dopo i numerosi altri distrutti negli ultimi tempi nel sud del paese (ma anche nel nord), da elementi non individuati. (Fonte: ATA)
  • Dini: più truppe per l'Albania - Il 4 giugno il Ministro degli Esteri italiano Dini ha affermato che il suo paese prevede di aumentare la presenza militare in Albania nelle due settimane che precederanno le elezioni. Il suo obiettivo è quello di "garantire la sicurezza in tutte le aree in cui si svolgeranno le operazioni di voto. Dopo le elezioni, che vogliamo libere, corrette e oneste, la presenza militare verrà progressivamente terminata", ha detto il ministro, senza specificare quante nuove truppe verranno inviate. Il mandato dell'operazione Alba, con le nuove dichiarazioni di Dini, risulterebbe quindi cambiato: non più protezione degli invii di aiuti, ma "garanzia della sicurezza delle operazioni di voto". A proposito di dispiegamenti di truppe, il comando generale delle forze multinazionali ha smentito le dichiarazioni rilasciate dal comandante delle forze greche Kostopollos al quotidiano Koha Jone, secondo le quali il contingente greco dovrebbe prossimamente il controllo di Elbasan, Pogradec, Gramsh e Librazhd. "Non è Koha Jone che decide i compiti del contingente greco", ha detto il portavoce della missione. (Fonti: RFE/RL, ATA)
  • Il nuovo capo della SHIK - Berisha ha nominato il 30 maggio scorso il nuovo capo della polizia segreta, la SHIK. La scelta è caduta su Arben Karkini, attualmente giudice a Kavaja, definito dalla maggior parte dei mezzi di comunicazione albanesi "una marionetta di Berisha". Karkini è membro del Partito Repubblicano, l'unico ad avere accettato di entrare in coalizione con il Partito Democratico dopo le elezioni-truffa dello scorso anno. Berisha ha rifiutato di nominare come suo vice Arben Rakipi, esponente del Partito Socialista. (Fonte: RFE/RL)
  • Koha Jone: in attesa dell'America - Il quotidiano Koha Jone, finanziato dal miliardario americano Soros, titolava il 30 maggio: "Fino con Clinton, Berisha a Ndroq" , un articolo in cui si afferma che "il piano Marshall per l'Albania è dietro l'angolo". (Fonte: RFE/RL)
  • Intanto, nei Balcani... - MACEDONIA - Continua in Macedonia la "crisi delle bandiere", provocata dal sindaco di Gostivar (città a maggioranza albanese) che ha deciso di fare sventolare sul municipio della città le bandiere di Albania e Turchia. La Corte Costituzionale ha dichiarato ufficialmente illegale l'esposizione delle bandiere e ha chiesto al governo di farle rimuovere. Le bandiere sono difese da gruppi di "sentinelle" decise a difenderle anche con la forza. In questi stessi giorni il governo macedone ha inviato una protesta ufficiale a quello di Tirana per le attività del suo ambasciatore a Skopje, che è intervenuto al congresso del PDP (il partito albanese di opposizione) chiedendo l'apertura di un'università albanese a Tetovo, città dove vi erano stati gravi disordini etnici tempo fa proprio per questo motivo. Intanto, cresce la crisi economica nel paese. La Banca Mondiale ha messo a punto un piano di aggiustamento strutturale per il paese, che oltre a prevedere pesanti tagli al bilancio, stabilisce la totale liberalizzazione del regime di import-export, l'eliminazione delle sovvenzioni all'agricoltura, il taglio delle pensioni e degli aiuti ai disoccupati e il congelamento degli stipendi dei dipendenti pubblici. Il leader dei sindacati ha dichiarato che così si costringerà la gente a scioperare e a scendere in strada. In campo militare, si fanno sempre più insistenti le voci di un'apertura di basi di una base militare USA a Krivolak, una città dalla posizione strategica ideale nelle regioni centrali del paese. L'attaché militare americano a Skopje non ha smentito tali notizie, limitandosi a dire che non gli risulta che un accordo in tal senso sia stato firmato. Secondo Nova Makedonija (un quotidiano controllato dal governo) sono in corso trattative in merito. La scelta di Krivolak sarebbe dettata dall'improvvisa rivolta in Albania e dalla sua posizione centrale rispetto a Bulgaria, Jugoslavia e Albania, e instaurerebbe un rapporto privilegiato tra USA e Macedonia. William Perry aveva recentemente dichiarato che "la Macedonia è la chiave della stabilità nei Balcani", mentre il nuovo segretario alla difesa americano Koen, ha affermato, nell'illustrare la sua politica, che è sua intenzione "continuare ad appoggiare i paesi alleati", menzionando come tali Kuwait, Israele e Macedonia. (Fonti: MIC, MILS)
    JUGOSLAVIA - Il 3 giugno si è aperto a Prishtina un nuovo processo contro 15 albanesi del Kosovo accusati di attività ostili e terrorismo. Dei quindici, dodici vengono processati in contumacia. L'accusa che viene loro mossa è quella di avere passato un periodo di addestramento militare in Albania nel 1992 in campi appositamente organizzati e di avere successivamente importato illegalmente nel paese grandi quantità di armi, organizzando poi "bande terroristiche" che hanno ucciso 4 persone dal 1992. La settimana precedente era terminato a Prishtina un grande processo contro 20 albanesi accusati di terrorismo, con condanne che andavano dai 2 ai 10 anni di carcere. Amnesty International aveva denunciato irregolarità durante tale processo (mancata verifica di alcune prove, non iscrizione a verbale di alcuni interventi della difesa e altro ancora). Lo stesso giorno, il portavoce della Casa Bianca Nicholas Burns ha affermato che "la Jugoslavia non è un paese normale" e che ci sono poche probabilità che le sanzioni rimaste ancora in vigore contro il paese vengano cancellate. A Belgrado, i leader dell'opposizione a Milosevic hanno chiesto "libertà di informazione e finanziamenti ai partiti" da parte dello stato, come condizione per non boicottare le elezioni di questo inverno. In campo economico, c'è da segnalare la decisione presa il 7 giugno di vendere il 49% delle azioni della Telecom Serbia alla società greca OTE e alla italiana STET. Intanto, a Belgrado continua lo sciopero dei medici, che chiedono il pagamento degli stipendi arretrati. (Fonti: RFE/RL, ATA)
    BOSNIA - Nel Rapporto dell'Ufficio per gli Affari Civili del Dipartimento della Difesa americano si sottolinea che la presenza degli USA nella regione è di enorme importanza per i suoi interessi generali. "E' di importanza vitale che l'America continui il suo ruolo di leader qui, e che continui a lavorare per gli interessi della Bosnia, dell'Europa e per quelli propri". Il rapporto riporta anche un'analisi dell'ex-segretario di stato Perry, nel quale si afferma che dal 1989 Washington sta ancora cercando di definire un piano per una nuova strategia politica. Contemporaneamente, l'Alto Rappresentante della comunità internazionale all'Aja, Carl Bildt, ha affermato che le potenze internazionali rimarranno per almeno altri 30-40 anni nella regione dell'Europa Sud-Orientale, che rimarrà instabile ancora per lungo tempo. (Fonte: SRNA)
    BULGARIA - A partire dal 1 luglio la moneta bulgara, il lev, verrà legata all'andamento del marco, secondo un piano approvato dal FMI. Allo stesso tempo il nuovo governo ha approvato la creazione di un Comitato Valutario (sotto il controllo del FMI) che vieterà alla Banca Nazionale di coprire i debiti di bilancio stampando moneta. A Sofia è arrivato anche un team permanente del FBI, che si occuperà di "fornire consulenze" per le attività della polizia finanziaria e sulle leggi che il parlamento dovrà adottare. Intanto, il direttore dell'Ente per la Privatizzazione bulgaro, Asen Diulgerov, a chiesto che i dirigenti locali e quelli aziendali che interferiscono con le attività di privatizzazione vengano puniti con enormi multe, fino a 5.300 dollari (lo stipendio di un dirigente delle aziende statali in Bulgaria non supera i 50 dollari), dopo la denuncia da parte del FMI e della Banca Mondiale di resistenze politiche al processo di privatizzazione. Multe sono state chieste dal vice-primo ministro Bakardzhiev anche per i dirigenti di imprese statali che aumenteranno gli stipendi dei loro dipendenti. Nonostante la gravissima crisi economica, non mancano i soldi per mandare soldati all'estero in aiuto della NATO: il Ministro degli Esteri bulgaro Mihailova ha deciso di inviare un contingente in Bosnia nell'ambito della SFOR, ricevendo il plauso di Bruxelles. (Fonti: RFE/RL)
    SLOVENIA - A Novo Mesto, i dirigenti sindacali dell'impianto Renault hanno annunciato il 4 giugno che la direzione non ha accettato un aumento degli stipendi nonostante una minaccia di sciopero. I sindacati affermano che le condizioni nello stabilimento sono diventate "insopportabili" da quando la Renault ha di recente annunciato la chiusura di un altro impianto in Belgio (Fonte: RFE/RL)