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28 maggio 1997
- Le provocazioni di Berisha - Oggi sono tornati al lavoro i dipendenti dell'ospedale di Tirana, che erano entrati in sciopero per protestare contro l'attacco squadrista compiuto da membri della Guardia Nazionale di Berisha tre giorni fa. L'attacco è stato una "punizione" perché i medici non erano riusciti a salvare la vita di uno dei membri delle forzi speciali rimasto ferito durante una violenta operazione anti-comitati commissionata dal Ministro degli Interni Celo (del Partito Democratico).
Il 26 maggio gli insorti di Argirocastro hanno respinto un convoglio di forze speciali della polizia speciale, che volevano pattugliare la città prima di un comizio di Berisha. Alcuni giorni prima, a Tropoja, luogo natale di Berisha nel nord del paese, l'automobile di Leka Zogu, il "re" albanese, è stata oggetto di colpi d'arma da fuoco. Zogu sta appoggiando la politica di Berisha, che in cambio è riuscito a ottenere che, contemporaneamente alle prossime elezioni, si tenga anche un referendum con il quale gli albanesi dovrebbero decidere se rimanere una repubblica o diventare una monarchia. Il fatto che Zogu sia stato oggetto di un agguato nella zona settentrionale del paese più favorevole a Berisha è un indice del fatto che la situazione non è normalizzata neppure a Nord. (Fonte: ATA)
- Ancora un mancato accordo - Ieri i dieci partiti politici albanesi si sono riuniti a Tirana, senza raggiungere un accordo in merito al fatto che i risultati delle prossime elezioni di giugno saranno vincolanti per tutte le forze politiche. Sei partiti, tra cui i socialisti, hanno insistito sulla richiesta che lo stato di emergenza venga revocato. Il delegato socialista Ruka ha affermato che "con lo stato di emergenza, il Ministro degli Interni Belul Cela (del Partito Democratico) ha maggiori poteri del governo di coalizione". Lo stato di emergenza potrebbe essere utilizzato per vietare comizi. A Tirana, tuttavia, il Partito Socialista ha potuto tenere il suo primo comizio, al quale hanno partecipato più di 10.000 persone. Due giorni fa, a Durazzo, Berisha aveva tenuto un comizio davanti a circa 5.000 persone. Nella città di Berat, la sezione locali del Partito Democratico ha rifiutato la candidatura di un uomo di Berisha imposta dalla sede centrale e chiede che invece venga candidato l'ex-presidente del partito, epurato un anno fa per dissapori con Berisha stesso
Nel frattempo, l'OSCE ha cominciato a inviare i primi 50 consulenti per le elezioni in varie città del paese, sotto la protezione della forza multinazionale d'intervento. Altri 400 arriveranno alla fine di giugno per le elezioni. (Fonte: OMRI)
- Intanto, nei Balcani... - MACEDONIA - Tensione sempre alta nel paese. Il 26 maggio a Gostivar, città governata dal partito nazionalista albanese e il cui sindaco ha deciso di esporre sul municipio le bandiere nazionali di Albania e Turchia, la polizia è dovuta intervenire per interrompere scontri armati tra albanesi e macedoni. A Bitola, oggi, 5.000 cittadini truffati dalla finanziaria piramidale TAT, a quanto pare vicina al governo di Skopje, si sono riuniti in piazza per manifestare la propria rabbia e hanno assaltato il municipio a colpi di pietre, scandendo slogan contro il governo e contro il presidente Gligorov. Al confine tra Macedonia e Albania, infine, c'è stato ancora uno scontro a fuoco di un'ora tra guardie di confine e albanesi armati che passavano la frontiera. Sul piano politico continua il braccio di ferro tra l'opposizione nazionalista macedone del VMRO-DPMNE, che chiede le dimissioni dell'esecutivo e la formazione di un governo di tecnici, e il governo di Crvenkovski, guidato dal Partito Socialdemocratico (SDMS - ex-comunisti). In seguito alle pressioni dell'opposizione il governo ha effettuato un rimpasto, con il quale è stato sollevato dall'incarico, tra gli altri, il Ministro degli Esteri Frckovski, il più "riformatore" e filoccidentale tra i membri del governo. L'opposizione nazionalista ha cominciato questa settimana una serire di manifestazioni locali, che si concluderanno sabato con una grande manifestazione nella capitale Skopje
ROMANIA - Continua a non dare frutti la drastica "terapia shock" applicata dal neoeletto governo liberista di Ciorbea. L'inflazione sta tornando a crescere (il governo prevede che sarà pari al 110% a fine anno) e la disoccupazione pure. Il governo, inoltre sta varando un piano di drastici tagli al numero dei dipendenti pubblici. Intanto, il governo di Bucarest ha approvato la costruzione di un monumento alle vittime del comunismo nella città di Sighet, rifiutando di erigere contemporaneamente un monumento alle vittime del precedente regime fascista del Re Carol II e del maresciallo Antonescu.
BULGARIA - Il Ministro degli Interni bulgaro Bonev, già segnalatosi per l'uso politico che sta facendo del suo dicastero, ha chiesto alla polizia segreta di indagare sui "gruppi finanziari clandestini che cercano di minare le nuove politiche economiche del nuovo governo, in particolare in ambito bancario". In realtà, il nuovo governo di destra vuole estromettere i dirigenti attuali (nominati dai socialisti del precedente governo) per controllare l'intero sistema bancario, che il governo a partire da luglio affiderà alla gestione di un Comitato appositamente nominato e controllato dal Fondo Monetario Internazionale. Il governo di cui Bonev fa parte, inoltre, ha ricevuto l'appoggio ufficiale della Multigrup, il principale gruppo finanziario del paese, ritenuto universalmente espressione della mafia locale. (Fonte: OMRI, BTA)
27 maggio 1997
- Foresti: ieri come oggi - Da Barjaba-Perrone, "Albania questa sconosiuta", in Guerre&Pace n. 39/40 - maggio/giugno '97: "Nel '92 la comunità internazionale non rispettò il sacro principio dell'autodeterminazione dei popoli, come non lo ha fatto nelle ultime elezioni del '96, documentate come truffaldine dagli osservatori internazionali, ma avallate dall'ambasciatore italiano, che si è opposto e ha intrigato perché non fossero ripetute, come molti chiedevano, statunitensi compresi. Un coinvolgimento che ha impedito di riconoscere ciò che era evidente e al governo Prodi di intraprendere una politica conseguente; su Berisha si era infatti puntato per la "transizione" e lo "sviluppo democratico del Paese". I passi successivi sono stati lineari e, quindi, disastrosi. Così Foresti è divenuto inopportunamente l'attore principale nella gestione della crisi, pregiudicando l'opera del governo italiano, che andava a essere sempre più inviso all'opposizione, in quanto garante di una politica palesemente di parte. Anche per questo vischioso appoggio il "governo d'unità nazionale" presieduto da Bashkim Fino nasce debole".
25 maggio 1997
- Situazione confusa nell'Albania centrale - Gravissimi scontri sono avvenuti a Cerrik, nei pressi di Elbasan, una città non distante da Tirana. Sei persone (di cui quattro poliziotti) sono rimaste uccise due giorni fa dopo uno scontro a fuoco tra forze speciali del Ministero dell'Interno inviate dalla capitale e la popolazione della città, sostenuta da gruppi armati, che protestava contro il nuovo capo di polizia, a quanto pare vicino a Berisha. Altri scontri gravi si sono avuti negli ultimi giorni a Memaliaj e nella stessa Elbasan, dove, tra l'altro, proprio in questi giorni si era recato Berisha per un comizio. Riguardo a questi scontro con la polizia, va notato che la polizia albanese è ancora in mano a un uomo del Partito Democratico di Berisha, il Ministro degli Interni Celo, e viene attualmente addestrata dall'Italia, dalla quale riceve anche equipaggiamenti. (Fonti: AP, ATA, Il Manifesto)
- Sciopero della fame dei sopravvissuti del Canale d'Otranto - Gli albanesi sopravvissuti alla strage del Canale d'Otranto, in cui sono morte più di 80 persone, hanno iniziato uno sciopero della fame per richiedere il ricupero dei corpi delle vittime, che si trovano ancora in fondo al mare. "Sono passati già due mesi dal naufragio e non si è ancora visto alcun risultato", lamenta l'associazione "Mergimtari". (Fonte: ATA)
- C'è che si ribella e chi vende l'industria agli stranieri - I sindacati del settore del cromo (la principale fonte di ricchezza dell'Albania) hanno dichiarato che non accetteranno la firma del contratto, attualmente in discussione, tra la società tedesca Preuss ag e quella albanese Albchrome per una acquisizione di quote di quest'ultima, se non verranno prese in considerazione le opzioni sociali proposte dai sindacati indipendenti. Il contratto in corso di discussione prevede che la Preuss ag detenga l'80% del capitale e la Albchrome il 20%. (Fonte: ATA)
- Raiuno, Canale 5 e Retequattro per gli abitanti di Tirana - Il segretario del comune di Tirana (ancora controllato dal Partito Democratico) ha affermato che il municipio investirà 4000 dollari per rendere nuovamente operativi i ripetitori che consentiranno agli abitanti della capitale di vedere i tre canali televisivi italiani. Vespa, Mentana e Fede avranno così la possibilità di intervenire nella campagna elettorale albanese. (Fonte: ATA)
22 maggio 1997
- L'imbroglio di Berisha commissionato dall'Italia? - Il quotidiano albanese Indipendent ha pubblicato ieri la trascrizione della registrazione di una telefonata tra Tritan Shehu, presidente del Partito Democratico di Berisha, e l'ambasciatore italiano a Tirana Foresti, notoriamente amico di Berisha. Ecco alcuni passi della conversazione. Foresti: "Berisha deve stare attento quando attacca i comitati, con i quali noi non vogliamo incontri... in modo che si neutralizzino. Molti governi non vogliono impegnarsi con l'Albania perché vogliono che Berisha vada via...".
Sempre Foresti: "Vranitzky [il mediatore OSCE] sta elaborando un pacchetto con i punti del possibile accordo. Voi non lo firmerete, no?... Io suggerirei che se sarete disposti, vi prego di non farlo con Vranitzky", al che Shehu risponde: "Sì, ho capito benissimo... All'inizio avevo capito diversamente".
Foresti: "Mentre Fino (il primo ministro) parte per gli Stati Uniti, noi guadagniamo il tempo perso insieme... Mi aspetto che tu mi dica che cosa vi serve per aiutarvi. Ve le organizzo io per farle insieme (le elezioni - n.d.r.).
Shehu replica dopo un po': "Tu sei un grande amico" - Foresti: "Sì, ma mi sono stancato molto, spero di essere servito a qualcosa..." e conclude: "Una volta raggiunto questo, voi dovete esprimere pubblicamente gratitudine verso l'Italia e il governo italiano che hanno fatto l'impossibile".
Foresti poi insiste contro i comitati (e i socialisti): "Se (Fatos Nano) sta cercando il sostegno dei comitati, le forze multinazionali se ne andranno a casa".
La conclusione è chiarissima. Foresti: "Ci incontreremo di nuovo con Fino, gli presenteremo il documento che abbiamo visto insieme e stanne certo che li schiacceremo tutti". "Sì, li fregheremo tutti". (Fonte: Corriere della Sera)
- Torna il FMI - Il FMI, che per anni aveva stilato piani economici e finanziari per l'Albania, senza accorgersi delle piramidi (salvo farlo una volta che Berisha aveva ormai vinto le elezioni), è tornato a Tirana. L'inviato ufficiale dell'organizzazione, Kankonen, ha incontrato prima Fino e poi Berisha. A Fino, Kankonen ha chiesto l'applicazione, tra l'altro, di meccanismi di controlo sul bilancio e di una giusta politica monetaria, affermando che dopo le elezioni il Fondo potrà mettere a disposizione un'assistenza che vada al di là "degli aspetti tecnici". Berisha ha dichiarato a Kankonen che dopo le elezioni l'Albania sarà dispostissima a collaborare con il FMI e la Banca Mondiale. "Realizzeremo rapidamente la completa privatizzazione dell'economia, delle telecomunicazioni (la multinazionale Alcatel si è vista interrompere in Albania importanti lavori, a causa della rivolta - n.d.t.), del settore energeitco e delle banche". (Fonte: ATA)
- Aumenta la tensione al confine albanese-macedone - Il Ministero della Difesa macedone ha dichiarato ieri a Skopje che gli incidenti armati lungo i confini con l'Albania stanno aumentando. Il 19 maggio v'è stato uno scontro a fuoco di quattro ore tra gruppi armati provenienti dal territorio albanese e forze di sicurezza macedoni. Il 20 maggio un soldato delle forze di monitoraggio ONU, facente parte del contingente finlandese, è stato ferito alla mano da colpi di arma da fuoco sparati dalla parte albanese del confine. La polizia macedone segnala anche l'aumento di ingressi illegali di cittadini albanesi nel paese. L'anno scorso sono stati espulsi 2600 albanesi, un numero che quest'anno sembra essere in netta crescita. (Fonti: RFE/RL, MIC)
21 maggio 1997
- Non solo sistema elettorale - Nel proseguimento delle trattative per trovare uno sbocco all'attuale crisi politica, non si sta discutendo solo della legge elettorale, ma anche del passaggio della polizia segreta (SHIK) sotto il controllo del governo (e non del presidente), della riforma delle strutture amministrative e delle prefetture, largamente coinvolte nel processo di organizzazione delle elezioni, della creazione di un Comitato di controllo della TV composto da tutte le forze che fanno parte del Governo di Riconcialiazione Nazionale e, su richiesta di tutti i partiti, "di un'estensione del mandato delle forze militari multinazionali per ottenere elezioni regolari e libere". (Fonte: Zeri i Popullit)
- Documenti sulle milizie di Berisha - Il giornale "Universal" ha pubblicato negli ultimi giorni dei documenti segreti che rivelano il reclutamente massiccio nella polizia segreta SHIK, nei primi giorni di marzo, di militanti del Partito Democratico, in coincidenza con l'attuazione di piani repressivi contro la rivolta del Sud. Il documento pubblicato si riferisce al 7 marzo 1997 e porta il timbro delle autorità del distretto di Shkodra. Secondo questo documento 21 persone hanno "volontariamente" richiesto e ottenuto di essere arruolate nella SHIK. Nel documento reso pubblico vengono riportate anche le direttive del potere di Tirana, indirizzate a tute le strutture di partito e amministrative locali, di arruolare i militanti più fedeli del partito, per utilizzarli dopo in altre parti del paese. L'elenco che parla di 21 nuovi arruolati si riferisce unicamente a un comune. Basta un semplice calcolo per capire che il numero complessivo ammonta a qualche migliaia. (Fonte: Zeri i Popullit)
- L'industria albanese esportata a pezzi - Dell'industria albanese sembra non essere rimasto altro che il nome. Pezzo a pezzo, viene venduta nel vicino Montenegro. Tutte le proprietà nazionali, frutto degli sforzi di alcune generazioni, vengono esportate illegalmente dal paese come rottami. Il valore del traffico di rottami con il Montenegro è allarmante. Secondo gli specialisti montenegrino il valore delle apparecchiature di uno solo dei settori industriali albanesi, quello dell'eneregia elettrica, finora esportate ammonta a 20 milioni di dollari. Una cifra che va moltiplicata per tutti gli altri settori dell'industria albanese. Nel momento in cui gli albanesi elevano la loro voce contro il furto di proprietà nazionali, Berisha ha già avviato la sua campagna elettorale chiedendo un nuovo mandato per il suo partito. (Fonte: Zeri i Popullit)
20 maggio 1997
- Accordo fallito - Il Primo Ministro albanese Fino ha dichiarato di non essere riuscito a giungere a portare i 10 partiti a un accordo sulle elezioni del 29 giugno. Il dibattito pur essendo continuato per tutta la giornata di ieri "non solo non ha portato a un compromesso, ma ne è rimasto decisamente lontano e l'Albania si trova ora sull'orlo di una crisi ancora più profonda, le cui conseguenze non è possibile prevedere", ha dichiarato Fino oggi. Alcune agenzie di stampa segnalano da Tirana che Vranitzky, il mediatore dell'OSCE, potrebbe tornare nel giro di qualche giorno per una missione di mediazione, ma l'OSCE non ha confermato questa notizia. (Fonte: RFE/RL)
- Parla Berisha - Berisha ha già avviato la sua campagna elettorale, nonostante il mancato raggiungimento di un compromesso in merito alla legge elettorale. "Il 29 giugno sarà il giorno della più grande vittoria nella storia della democrazia albanese", ha affermato il 18 maggio in occasione di un comizio tenutosi nella cittadina di Lac. Berisha ha esortato i presenti a "non perdere la fiducia nel PD, nella forza che ha abbattuto la dittatura, che ha fatto degli albanesi dei proprietari, delle persone libere". "Negli ultimi cinque anni siamo riusciti a ottenere risultati superiori al previsto. Negli anni a venire faremo ancora meglio e più rapidamente. Consolideremo le nostre istituzioni, la democrazia", ha continuato Berisha. I comitati "sono parte del Partito Socialista, sono il simbolo deforme del male", ha concluso il presidente albanese. Nel vicino villaggio di Shijak, Berisha ha affermato di essere riuscito, con gli accordi del 9 marzo (sulla formazione del Governo di Riconciliazione Nazionale) e del 9 maggio (sulle elezioni) a "costringere gli ex-comunisti ad abbandonare il terrore e la teoria comunista della violenza". "In coalizione con gli altri partiti di destra distruggeremo gli ex-comunisti", ha concluso Berisha prima di lasciare il villaggio. Secondo il giornale "Zeri i popullit", Berisha è stato accolto a Lac al suono di "Abbasso Berisha!". (Fonte: ATA)
- La NATO si sposta dalla Macedonia alla Bulgaria - Appena conclusesi le imponenti manovre della Partnership per la Pace (l'organizzazione della NATO allargata ai paesi dell'Est) a Krivolak, in Macedonia, le forze armate dei paesi che vi avevano partecipato hanno cominciato il 17 maggio delle nuove manovre, questa volta nella confinante Bulgaria, che dureranno fino al 21 maggio. Alle esercitazioni, denominate "Peaceful Eagle 97", partecipano contigenti provenienti da USA, Grecia, Italia, Turchia, per la NATO, e di Albania, Macedonia, Romania, Bulgaria, per i paesi dell'Est. (Fonte: RFE/RL)
17 maggio 1997
- L'opposizione: "E' un putsch" (editoriale di "Koha Jone" del 14.5.1997) - Quello che ci si attendeva è successo. Nel giro di una notte, il Partito Democratico (PD) e il Presidente Sali Berisha, con il massimo disprezzo per tutto quello che si era riusciti a raggiungere sotto la minaccia delle armi da fuoco negli ultimi tre mesi, ha mandato all'aria l'accordo tra i partiti, il governo di coalizione e, insieme a questi, le speranze di tutti gli albanesi di potere tenere elezioni libere in Albania. Quello che è successo ieri è forse ciò che meno ci si aspettava nel drammatico corso degli eventi in Albania. Dopo un ingannevole silenzio, il partito del presidente albanese ha tirato fuori dal cassetto una variante messa a punto in segreto della legge elettorale, che ha ribaltato la proposta di legge del Governo di Riconciliazione Nazionale, la cui bozza era stata redatta da esperti albanesi e stranieri e dai rappresentanti di 10 partiti politici. Una nuova, ibrida bozza, firmata da Pjeter Arbnori e Ali Spahia (che in tal modo si sono assicurati un posto nei libri di storia), ha rotto il clima di compromesso tra i partiti politici, che sarà difficile riuscire a ricostruire. Alle ore 17.00 di ieri otto partiti della tavola rotonda si sono riuniti di urgenza nel Palazzo dei Congressi, per prendere una posizione in merito alla situazione. Alla fine della riunione, l'opinione prevalente è risultata essere quella di un abbandono delle elezioni se la variante del PD dovesse passare. Il Partito Socialista, l'Alleanza Democratica, il Partito Socialdemocratico, il Partito Repubblicano, e l'Unione per i Diritti Umani hanno detto che si ritireranno automaticamente dalle elezioni previste per la fine di giugno se il parlamento non farà un'inversione di rotta. L'opposizione ha anche rivolto un appello alla missione Alba delle forze multinazionali, affinchè ampli il proprio mandato e le proprie operazioni. Come ci si poteva aspettare, sebbene sia pazzesco, il parlamento non ha compiuto alcuna svolta. Mentre i partiti dell'opposizione hanno deciso di abbandonare le elezioni, le mani dei deputati-burattini del Partito Democratico hanno approvato tutti gli articoli della legge e hanno addirittura avuto la faccia tosta di approvare un referendum sulla forma di regime (repubblica o monarchia) da tenersi lo stesso giorno delle elezioni. Ciò rivela quello che il presidente intendeva dire in occasione della sua conferenza stampa del giorno prima, quando ha promesso una "vittoria clamorosa" nelle elezioni. Berisha sapeva benissimo che questo è quello che sarebbe successo, perché sembra che sarà lui l'unica persona per cui votare nel giorno delle elezioni, visto che non ci sarà alcun altro candidato sulle liste. La decisione presa ieri dal PD ha riportato il paese là dove si trovava all'inizio di marzo. Quello che è ancora peggio, butta al vento tutti gli sforzi e le speranze che si prospettavano per un patto raggiunto all'ultimo momento, quando l'Albania stava per cadere nell'abisso della guerra civile. Nessuno di noi saprà quale sarà il futuro. (Fonte: World News Report, 17.5.1997)
- L'ultima versione della legge-truffa - La nuova versione della legge elettorale approvata dal Parlamento albanese [che, va notato, è ancora quello eletto con i brogli dell'anno scorso: il Partito Democratico ne controlla circa il 90% dei seggi] ha apportato solo varianti insignificanti alla prima versione. La legge defintivamente approvata prevede che dei 155 seggi del parlamento 115 siano eletti con sistema maggioritario, 10 con sistema proporzionale, ma da spartirsi solo tra i primi due partiti, e 30 con sistema proporzionale pieno. La soglia di sbarramento per il sistema proporzionale è stata portata dal 3% al 2%. L'accordo di compromesso raggiunto con la mediazione dell'inviato dell'OSCE Vranitzky prevedeva una parlamento composto da 80 deputati eletti con il sistema maggioritario e 80 deputati eletti con il sistema proporzionale. Va infine notato che le autorità locali incaricate dell'organizzazione effettiva delle elezioni sono ancora rappresentate per la quasi totalità da esponenti del Partito Democratico, eletti con le ultime amministrative-truffa dell'autunno scorso. (Fonte: ATA)
- Lo stato ombra del Kosovo e il suo parlamento invisibile (di Fabian Schmidt, da "Radio Free Europe" - 13.5.1997) - Alla fine di maggio il mandato del parlamento dello stato-ombra kosovaro sarebbe dovuto scadere, a cinque anni di distanza dal voto clandestino che lo aveva eletto. Il presidente dello stato-ombra, Ibrahim Rugova, ha di recente esteso per decreto il mandato del parlamento, affermando che si terranno nuove elezioni entro il 24 dicembre. I suoi sostenitori occidentali, tuttavia, preferirebbero che i kosovari rinunciassero completamente al loro stato-ombra, tornando a prendere parte alla vita politica serba.
Il parlamento, eletto il 24 maggio 1992 con elezioni ritenute illegali da Belgrado, non si è mai riunito. La polizia ha bloccato l'unico tentativo di tenere una sessione di apertura della legislatura, effettuato immediatamente dopo il voto. Da allora, i deputati si sono ripetutamente riuniti in piccoli gruppi e i partiti politici kosovari hanno cercato di conservare un consenso reciproco creando un consiglio di coordinazione multipartitico. Ma la Lega Democratica del Kosovo, il partito di Rugova, ha utilizzato il consiglio per dominare la vita politica dello stato-ombra. E lo stato-ombra, da parte sua, ha ripetutamente mancato di dare nuova linfa alla propria legislatura.
Data la situazione di stallo tra Prishtina e Belgrado, i partiti di opposizione del Kosovo hanno aumentato le proprie pressioni per ottenere una maggiore autorità dei legislatori clandestini. Essi sostengono che l'incapacità dello stato-ombra di formare delle strutture democratiche interne e di dibattere la propria strategia contribuisce al suo fallimento politico. Adem Demaci, leader del Partito Parlamentare di opposizione e uno degli attivisti per i diritti umani più in vista, ha ottenuto il supporto di 57 deputati per la sua richiesta che il parlamento finalmente si riunisse, ma a tal fine è necessaria una maggioranza di 66 deputati su 130, ed è improbabile che Rugova e il suo partito appogino Demaci nella sua iniziativa. Rugova, in realtà, ha dichiarato a chiare lettere che i deputati continueranno a riunirsi unicamente in comitati. [...]
Lo stato-ombra si trova ora ad affrontare un dilemma sempre più grave. Da una parte si è presentato, negli ultimi cinque anni, come il rappresentante legittimo, democraticamente eletto, della popolazione del Kosovo. Ma allo stesso tempo non è stato capace di dare effettivamente vita alla sua più fondamentale istituzione democratica. Inoltre, il governo in esilio del Primo Ministro Bujar Bukoshi si è riunito fin dal 1990, ma non deve rendere conto alla legislatura. Questo governo è stato nominato dai deputati dell'ex-parlamento dell'era comunista e da allora ha finanziato i sistemi di educazione e assistenza sanitaria clandestini dello stato ombra, riscuotendo tasse dai kosovari che lavorano all'estero. Ha tuttavia esercitato una scarsa influenza sulle politiche di Rugova ed è stato continuamente afflitto da guerre intestine.
Allo stesso tempo, l'Occidente sta aumentando le proprie pressioni affinché i kosovari riconoscano che non godono del supportointernazionale nel loro desiderio di essere indipendenti dalla Serbia e tengano quindi conto di ciò nel mettere a punto le proprie politiche. In occasione di un incontro con Rugova, svoltosi la settimana scorsa, l'incaricato d'affari degli USA a Belgrado, Richard Miles [distintosi per avere marciato in testa alle manifestazioni degli studenti serbi dell'inverno scorso - n.d.t.], ha detto con chiarezza che gli USA non sono a favore di nuove elezioni clandestine. La decisione di Rugova di posporre ancora una volta il voto di mezzo anno è con ogni probabilità il risultato delle ammonizioni di Miles. [...]
- Intanto, nei Balcani... - CROAZIA: Il Segretario di Stato degli Stati Uniti Albright ha fortemente criticato le politiche della Croazia, che impedisce ai profughi serbi il ritorno alle loro case. Le critiche sono state rivolte direttamente al Ministro degli Esteri croato Granic, in visita a Washington. La Albright ha sottolineato che la Croazia non verrà accettata nelle istituzioni politiche e finanziarie occidentali se non adempirà gli obblighi che le derivano dagli accordi di Dayton. Il portavoce della Casa Bianca, Burns, ha affermato di non ricordare "un incontro più duro" di questo tra la Albright e un ministro degli esteri straniero. Funzionari americani hanno descritto le risposte dei croati come insufficienti e hanno aggiunto che la Albright non ha ricevuto una risposta soddisfacente alle sue domande sulle violenze della polizia contro i serbi e sul motivo per cui i serbi non possono tornare nelle loro case. Per chi non lo ricordasse, più di 200.000 serbi della Croazia erano stati espulsi dalle loro terre meno di due anni fa da un'armata croata addestrata da generali americani e dotate di armi fornite dagli USA. La Casa Bianca aveva applaudito al successo dell'operazione.
JUGOSLAVIA - 3.000 lavoratori del settore sanitario hanno dimostrato a Belgrado il 15 di maggio per chiedere il pagamento dei loro stipendi di marzo. Lo stesso giorno, il leader dell'opposizione Draskovic ha promesso di riportare i serbi di Bosnia e Croazia nelle loro case se verrà eletto presidente. "La bandiera serba sventolerà ancora su Knin", ha affermato Draskovic dopo essersi incontrato con una delegazione di serbi della Krajina.
MACEDONIA - Circa 30.000 persone (10.000 per la polizia) hanno partecipato il 15 maggio alla manifestazione di protesta organizzata dal partito nazionalista macedone di opposizione VMRO-DPMNE. La manifestazione era stata organizzata per chiedere le dimissioni del governo e nuove elezioni entro tre mesi. Intanto le autorità macedoni hanno chiuso i confini con l'Albania, dopo i gravi incidenti dei giorni scorsi.
ROMANIA - Migliaia di lavoratori sono giunti il 15 maggio nella capitale romena per protestare contro le politiche liberiste del governo che hanno portato a un drastico calo del livello di vita della popolazione. I dimostranti hanno scandito slogan in cui il governo del Primo Ministro Ciorbea veniva appellato un gruppo di "bugiardi" e "ladri". Il sindacato Fratia, che ha organizzato la marcia, ha detto che le dimostrazioni continueranno ogni giorno fino a quando il governo non metterà a punto un "ragionevole piano di welfare". (Fonte: RFE/RL)
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