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IL "MURO ESTERNO" DELLA JUGOSLAVIA

Anche se le sanzioni commerciali sono state cancellatte nell'ottobre dell'anno scorso, la Jugoslavia rimane finanziariamente isolata dal FMI e dagli altri flussi di contante a causa del muro esterno di sanzioni rimasto ancora in vigore contro Belgrado. Le condizioni politiche per la cancellazione anche di questo muro esterno richiedono la collaborazione delle autorità jugoslave con il tribunale dell'Aja contro i crimini di guerra, il rispetto dei diritti umani nella provincia del Kosovo a maggioranza albanese e il compimento di progressi nelle trattative sulla divisione dei beni della Jugoslavia. Queste condizioni e la riluttanza di Belgrado ad accettarle hanno scoraggiato gli investitori non disposti a scommettere sulla ripresa delle relazioni tra Belgrado e FMI o sulla ripresa del rimborso degli interessi sul debito estero da parte del paese.

I contatti con il FMI rimangono non ufficiali e il consiglio di amministrazione del FMI ha di norma rimandato le discussioni relative al caso della Jugoslavia fin dal 1992. Nel suo ultimo rimpasto di novembre, il governo jugoslavo ha creato dei nuovi ministeri per le riforme e per la coordinazione dei rapporti con le istituzioni finanziarie, al fine di migliorare la propria immagine presso il mondo esterno. Il viceprimo ministro Danko Djunic e il ministro Nebojsa Maljkovic sono riusciti a incontrarsi con funzionari del FMI e della Banca Mondiale a New York nel maggio scorso in via non ufficiale, ma non vi sono ancora piani per dei contatti ufficiali.

La sospensione, nel 1992, della Jugoslavia dalle organizzazioni commerciali internazionali, tra cui il WTO (Organizzazione Mondiale per il Commercio), erede del GATT (Accordo Generale sulle Tariffe e il Commercio), ha anch'essa paralizzato la capacità del paese di reintegrarsi nei mercati mondiali. Tutto questo fa sperare male per le prospettive economiche della Jugoslavia. La reintegrazione del paese nel FMI, nella Banca Mondiale e nella WTO viene considerata essenziale per fare sì che la Jugoslavia ponga rimedio alla sua economia a digiuno di capitali dopo quasi quattro anni di sanzioni legate alla guerra in Bosnia. Ma la resistenza interna alle riforme e il lento ritmo nell'implementazione degli accordi di Dayton terranno con ogni probabilità alla larga gli investitori.

(da "New Europe", 24-30 agosto 1997)



Tabella: Prodotto Interno Lordo e inflazione in Serbia

Anno

PIL per abitante in $

Inflazione %

1990

2055,3

723

1991

1826,0

216

1992

1317,1

10072

1993

830,0

123751836168522

1994

864,6

67295290516

1995

877,4

179

1996

730

60


Alcuni dati economici:

  • La Serbia ha un debito con i propri cittadini di circa 10 miliardi di dinari (3 miliardi di marchi): 1,4 miliardi di marchi in pensioni, assegni famigliari e di maternità non versati, poco meno di 2 miliardi in contributi all'agricoltura e al sistema sanitario.

  • Il debito estero della Federazione Jugoslava ammonta a 8,85 miliardi di dollari, vale a dire a più del prodotto sociale per abitante.

  • Nel 1990 i disoccupati ufficiali erano 663.000. Nel luglio 1997 erano 780.646, vale a dire il 18,5% della popolazione attiva. Un numero quasi pari di lavoratori è in "ferie forzate".

  • Nel 1990 nella Federazione Jgoslava sono stati spesi per la sanità 223 dollari per abitante. Nel 1995, allo stesso fine, sono stati spesi 98 dollari.

  • Nel 1990 sono stati costruiti 331 chilometri di strade. Nel 1996 la Serbia ha creato 97 chilometri di nuove strade.


Fonte: "Vreme", 20 settembre 1997