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![]() I MACEDONI di Hugh Poulton [Pubblichiamo questo utile panorama riassuntivo su alcuni aspetti della "questione macedone", facendo tuttavia notare che risale al 1991. Ci teniamo inoltre a sottolineare che la pubblicazione di questo interessante scritto non comporta una condivisione del punto di vista dell'autore da parte de "I Balcani" - a.f.] La Macedonia - l'area geografica delimitata a nord dalla Skopska Crna Gora e dai monti della Sar Planina, a est dai monti del Rila e dai Rodopi, a sud dalla costa egea intorno a Salonicco, dal Monte Olimpo e dalle montagne del Pindo, a ovest dai laghi di Ohrid e di Prespa e che copre circa 67.000 km2 - è attualmente divisa tra Jugoslavia, Grecia e Bulgaria [il presente scritto risale al 1991, cioè a prima della separazione della Repubblica di Macedonia dalla Jugoslavia - n.d.t.]. La popolazione della Repubblica Socialista (RS) di Macedonia era pari a 1.912.257 secondo il censimento del 1981, di cui 1.281.195 macedoni, 377.726 albanesi, 44.613 serbi, 39.555 musulmani, 47.223 zingari, 86.691 turchi e 7.190 valacchi, con altri gruppi nazionali minori. Sono stati registrati anche 1.984 bulgari (distinti dai macedoni). Storia La fondazione dell'Esarcato ortodosso nel 1870 ha creato in Macedonia una situazione di conflitto tra greci e bulgari, mentre la "Grande Bulgaria" di breve durata sancita dal trattato di San Stefano, annullato in seguito dal Trattato di Berlino, ha fatto del nuovo stato bulgaro uno stato permanentemente reivisionista e revanscista. Un'altra conseguenza del Trattato di Berlino è stata l'amministrazione della Bosnia-Erzegovina e il presidio militare del Sangiaccato di Novi Pazar (il Sandzak), che divide la Serbia e il Montenegro, da parte dell'impero austro-ungarico, il cui risultato è stato che anche la Serbia ha cominciato a guardare alla Macedonia per una futura espansione, dal momento in cui i propri territori di espansione "naturale" (cioè quelli con ampie popolazioni serbe) erano caduti sotto il controllo austro-ungarico. Dopo la sconfitta inflittale dalla Bulgaria nel 1885, la Serbia ha perseguito attivamente una politica espansionista in Macedonia, [a quei tempi ancora parte dell'Impero Ottomano - n.d.t.], chiamandola Serbia Meridionale e affermando che gli slavi macedoni erano serbi. Negli anni '90 del secolo scorso è stata fondata la Società di San Sava con lo scopo di promuovere il nazionalismo serbo specialmente in Macedonia. Verso la metà dello stesso decennio la Serbia vantava la presenza di 100 scuole serbe in Macedonia, mentre quelle bulgare erano da 600 a 700, perlopiù sotto l'egida della chiesa esarcale. Anche i greci avevano fondato una società simile a quella dei serbi, la Ethnike Hetairia, che mirava a liberare tutti i greci che vivevano ancora nell'Impero Ottomano a cominciare da quelli di Macedonia, ivi inclusi gli abitanti di lingua slava, da loro chiamati greci slavofoni. Questa società era appoggiata da tre quarti degli ufficiali dell'esercito greco e aveva molti protettori ricchi e potenti. Nel 1895 la Grecia vantava 1400 scuole in Macedonia e spendeva in proporzione per l'educazione più in Macedonia, che faceva ancora parte dell'Impero Ottomano, di quanto spendesse nella Grecia stessa. I valacchi che vivevano sparsi nella Macedonia Occidentale, nell'Epiro e in Tessaglia, che parlavano una forma di romeno, hanno consentito anche ai romeni di avanzare rivendicazioni e nel 1912 questi ultimi finanziavano oltre 30 scuole. Nella stessa Macedonia, nel 1893 venne fondata l'Organizzazione Rivoluzionaria Macedone Interna (VMRO), che si opponeva alla spartizione della Macedonia e che promuoveva l'idea di una federazione degli slavi meridionali composta da serbi, macedoni e bulgari. Questa organizzazione ottene un ampio appoggio e mise a punto dei piani per un'insurrezione armata. Tuttavia, un'enorme quantità di macedoni è emigrata in Bulgaria dopo il fallimento della "Grande Bulgaria" prevista dal Trattato di San Stefano. Nel 1903, circa metà della popolazione di Sofia era costituita da rifugiati o immigrati macedoni - e questa massa di rifugiati, oltre a destabilizzare internamente la Bulgaria per molti anni, ha consentito la creazione di un'organizzazione rivale della VMRO, l'Organizzazione Esterna o Suprematisti, creata a Sofia nel 1895 e che puntava a un'incorporazione della Macedonia nella Bulgaria, vale a dire alla formazione di una "Grande Bulgaria". Così, quasi fin dal principio, la VMRO aveva fatalmente diviso i propri obiettivi tra coloro che volevano la Macedonia per la Bulgaria e coloro che volevano uno stato macedone separato, all'interno di qualche forma di federazione o del tutto indipendente. Il risultato complessivo di tutte queste rivalità conflittuali in Macedonia è stato disastroso per la popolazione residente, che in base alla maggior parte delle testimonianze era più favorevole a una delle ali della VMRO, con i contadini che venivano soggetti a visite ripetute da parte di bande armate delle varie fazioni della VMRO, di serbi, bulgari e greci, così come delle autorità ottomane fino alle Guerre Balcaniche, quando l'Impero Ottomano è stato infine espulso dalla Macedonia. Da allora, la porzione che ora si trova in Jugoslavia [cioè l'attuale Repubblica di Macedonia - n.d.t.] - conosciuta come Macedonia del Vardar - è appartenuta, con l'eccezione dei periodi delle due guerre mondiali, quando per un periodo di tempo notevole la maggior parte di essa è stata occupata dalla Bulgaria, prima alla Serbia e poi al Regno di Serbi, Croati e Sloveni, successivamente diventato Jugoslavia, creato nel 1918. In linea con le affermazioni dei serbi, secondo i quli i macedoni erano in realtà slavi meridionali, la chiesa venne messa sotto il controllo del Patriarcato Serbo e il serbo, la lingua ufficiale, divenne obbligatorio sia nelle scuole che nella vita pubblica. Questa politica estraniò la popolazione dai serbi e rese diffuso tra di essa un sentimento filobulgaro. Durante la Seconda Guerra Mondiale, la Bulgaria, alleata della Germania nazista, occupò la maggior parte della Macedonia jugoslava e, sebbene Hitler non abbia concesso alla Bulgaria l'annessione formale dei territori da essa occupati sia in Jugoslavia che in Grecia, il governo bulgaro agì come se li avesse annessi. Funzionari bulgari vi si insediarono, gli insegnanti vennero sostituiti da altri di nazionalità bulgara e nel luglio del 1942 una legge sulla cittadinanza portò all'esodo di molti serbi verso la Serbia. Tuttavia, nonostante fossero stati salutati da molti come dei liberatori, gli atteggiamenti dei bulgari (il Ministero degli Interni dovette addirittura minacciare di punizione i funzionari che trattavano la Macedonia come un paese straniero) portarono ben presto la popolazione della Macedonia del Vardar alla disillusione. Il sentimento filobulgaro comportò il fatto che i partigiani, il movimento comunista jugoslavo capeggiato da Tito, trovò in un primo momento difficile ampliarsi in Macedonia, ma questa situazione cambiò dopo la visita a Skopje dell'aiutante di Tito, Vukmanovic-Tempo e alla fine del 1943 i partigiani stavano diventando ormai sempre più popolari, con la conseguenza di un aumento delle repressioni da parte della Bulgaria, che a loro volta alienavano a quest'ultima i favori della popolazione. Nel 1944 truppe bulgare cominciarono a disertare passando dalla parte dei partigiani e nel Settembre 1944 la Bulgaria cambiò il proprio schieramento, unendosi agli alleati. L'occupazione bulgara del 1941-44 aveva disilluso molti, se non la maggior parte dei macedoni di Jugoslavia, ma rimase comunque un residuo sentimento filobulgaro. L'atteggiamento del Partito Comunista Jugoslavo nei confronti della questione macedone subì tutta una serie di cambiamenti successivi. Fino al 1934/5 il Comintern, il movimento comunista internazionale orchestrato da Mosca aveva una posizione revisionista nei confronti della Jugoslavia ed era favorevole a una Macedonia unita, simile a quella voluta da una delle fazioni della VMRO. In linea con questa posizione, venne creata una "VMRO Unitaria" sotto l'egida comunista, ma questa nuova organizzazione non riuscì ad avere molto successo. L'ascesa di Hitler al potere, con il risultato che la Germania diventò la principale potenza revisionista in Europa, portò a un cambiamento nella linea adottata dal Comintern, che portò a favorire i Fronti Popolari. Durante la Seconda Guerra Mondiale, sotto la leadership di Tito, i partigiani decisero di creare una repubblica macedone in una nuova Jugoslavia Federale. Questa repubblica venne considerata come un ponte tra la Jugoslavia e la Bulgaria, che si sarebbero unite in una Federazione Balcanica, comprendente eventualmente anche l'Albania, la quale era anch'essa governata da comunisti dopo la guerra, e la Grecia, dove c'era una guerra civile tra comunisti e anticomunisti per il controllo del paese. Il leader bulgaro Georgi Dimitrov, di genitori entrambi macedoni, era ben disposto nei confronti dei piani di Tito per unire la Macedonia del Vardar, che faceva parte della Jugoslavia, con la Macedonia del Pirin, in Bulgaria, ma la sua morte nel luglio 1949 e la rottura tra Tito e Stalin sulle ambizioni di Tito, rese la cooperazione jugoslavo-bulgara una soluzione di breve durata. Da quel momento, le relazioni tra la nuova Repubblica di Macedonia e la Bulgaria sarebbero rimaste tese e questa situazione è perdurata fino al recente passato. Lingua ed educazione Nella Macedonia jugoslava, le nuove autorità si misero rapidamente all'opera per consolidare la loro posizione. La nuova nazione necessitava di una lingua scritta e inizialmente fu il dialetto parlato della Macedonia del nord a essere scelto come la base per la lingua macedone, ma venne poi considerato come troppo vicino al serbo e la preferenza venne data quindi ai dialetti di Bitola-Veles (1). Questi dialetti erano più vicini alla lingua letteraria bulgara, ma poiché il bulgaro si basava sui dialetti della Bulgaria orientale, si otteneva una differenziazione sufficiente per far sì che gli jugoslavi potessero sostenere che si trattava di una lingua distinta dal bulgaro - un'affermazione che la Bulgaria ha da allora sempre tenacemente attaccato (2). In realtà, la differenziazione tra i dialetti macedoni e quelli bulgari diviene progressivamente meno pronunciata andando da est a ovest. Se il macedone, che è contraddistinto da pressoché tutte le stesse caratteristiche che distinguono il bulgaro dalle altre lingue slave - mancanza di casi, articolo definito postpositivo, sostituzione della forma infinitiva e conservazione delle forme verbali semplici per il passato perfetto e imperfetto - sia veramente una lingua diversa dal bulgaro, oppure semplicemente un suo dialetto, rimane un argomento dibatutto. L'alfabeto venne approvato il 3 maggio 1945, l'ortografia il 7 giugno 1945 e il primo libro di scuola nella nuova lingua apparve nel 1946, anno in cui fu fondato anche il Dipartimento di Macedone della Facoltà di Filosofia di Skopje. Una grammatica della lingua letteraria macedone comparve nel 1952, mentre nel 1953 venne fondato l'Istituto per la Lingua Macedone "Krste P. Misirkov". Negli anni dopo la Seconda Guerra Mondiale, la nuova repubblica ha utilizzato tutto il peso del sistema educativo e della burocrazia per rendere la nuova lingua una parlata diffusa; in effetti si può notare ancora oggi che le persone anziane tendono a parlare un misto di dialetti che includono serbismi e bulgarismi, mentre quelle sufficientemente giovani da essere passate attraverso l'intero sistema educativo parlano un macedone "più puro". Oltre alla nuova linuga, la nuova repubblica necessitava di una storia e i nuovi testi scolastici cominciarono presto a riflettere questa necessità riportando sempre più indietro nella storia le radici della nazione macedone. Anche questo fatto causò un forte risentimento in Bulgaria, poiché le figure storiche della Macedonia vengono rivendicate anche dalla Bulgaria come eroi bulgari, per es. Goce Delcev, uno dei capi della abortita, insurrezione del 1903 in Macedonia e che in essa ha perso la vita - i testi scolastici macedoni accennano addirittura a una complicità della Bulgaria nella sua uccisione da parte degli ottomani (3) - o l'imperatore Samuil, il cui impero aveva la propria capitale sul lago di Ohrid. [...] Disagio ufficiale Le nuove autorità riuscirono quindi a superare sia il residuo sentimento filobulgaro di buona parte della popolazione che la rottura con la Bulgaria nel 1948 e riuscirono a ottenere un evidente successo nella costruzione di un coscienza nazionale distinta basata sulle differenze esistenti tra la Macedonia e la Bulgaria vera e propria. Il passaggio dalla situazione d'anteguerra, che era quella di una minoranza non riconosciuta e oggetto di tentativi di assimilazione da parte della Serbia, a quello corrente, in cui i macedoni erano il popolo di maggioranza nella loro repubblica, con una considerevole autonomia all'interno della federazione/confederazione jugoslava, aveva evidenti elementi di attrazione. Le autorità vennero aiutate anche dalla relativa mancanza di attrazione che la Bulgaria, rimasta all'interno del blocco sovietico, aveva sul loro popolo rispetto alla nuova Jugoslavia. Tuttavia, la situazione economica, politica e sociale sempre più disperata della Jugoslavia degli anni '80 e la questione nazionale degli albanesi all'interno della Jugoslavia, che minacciava la nuova repubblica probabilmente più di ogni altra, ivi inclusa la Serbia, nonché le perduranti ambizioni della Bulgaria, rendevano il futuro ancora problematico per la repubblica macedone. Il disagio delle autorità comuniste era dimostrato dalle infinite polemiche con la Bulgaria e dal trattamento riservato al nazionalismo albanese, nonché dal duro atteggiamento nei confronti dei gruppi di emigrati considerati ostili alla repubblica. Ne è un esempio il rapimento a Parigi e la sentenza a 13 anni di prigione da parte di un tribunale distrettuale di Skopje nel 1979 di Dragan Bogdanovski, un emigrato macedone, per avere guidato un'organizzazione che chiedeva uno stato macedone indipendente che avrebbe dovuto incorporare non solo la repubblica jugoslava di Macedonia, ma anche i territori macedoni in Grecia e Bulgaria - paradossalmente, un obiettivo simile a quello di Goce Delcev, idoleggiato dalle autorità (4). Distensione politica ed espressione nazionale nel 1989 e nel 1990 Verso la metà del 1989, in linea con gli sviluppi in corso altrove in Jugoslavia e con i recenti improvvisi cambiamenti nell'Europa Orientale, la Lega dei Comunisti di Macedonia al governo si impegnò a introdurre un sistema multipartitico in Macedonia (5). Tuttavia, come già ricordato in precedenza, i macedoni avevano altrettanto, se non ancora di più, da perdere degli altri popoli, in termini di esistenza, con il crollo della Jugoslavia. Una reazione a questa situazione è stata quella di affermare il nazionalismo macedone in maniera più aggressiva per nascondere le potenziali debolezze. Nel 1989 la costituzione è stata riformulata in modo tale che la Repubblica Socialista di Macedonia (RS) diventasse uno "stato-nazione del popolo macedone e delle minoranze albanese e turca". Nell'ottobre 1989, slogan nei quali si affermava "Salonicco è nostra", "Prohor Pcinjski [un monastero vicino al confine della RS Macedonia che dal 1953 è diventato parte della Serbia] è Macedone", "Cento" (un leader nazionalista macedone processato dai comunisti dopo la guerra), e "Lottiamo per una Macedonia unita" hanno cominciato a essere cantati dai tifosi della squadra di calcio Vardar, la più importante di Skopje (6). Slogan simili hanno cominciato presto a fare la loro comparsa sui muri di Skopje, mentre le autorità ostentatamente non perseguivano queste attività, un tempo considerate "ostili" (7). Sono emerse presto manifestazioni più serie. Il 4 febbraio si è tenuta l'assemblea di fondazione del Movimento di Azione Panmacedone (MAAK), formato soprattutto da membri dell'intelligentsia macedone e in particolare dell'Unione degli Scrittori, con a capo il poeta Ante Popovski (8). La MAAK affermava di non avere rivendicazioni territoriali verso i vicini della Macedonia, ma aveva espresso critiche nei confronti della Bulgaria e della Grecia e in luglio i leader locali del MAAK di Strumica si sono incontrati con delegati del movimento Ilinden in Bulgaria per discutere una reciproca cooperazione (9). Nello stesso mese, il 20 febbraio, una grande manifestazione di macedoni (le stime variavano dalle 30.000 alle 120.000 persone) si svolse a Skopje per ribadire la propria identità e protestare contro quella che veniva considerata come oppressione dei macedoni in Bulgaria, Grecia e Albania. Il raduno era stato organizzato in maniera evidente in coincidenza con la visita del Primo Ministro greco, Konstantin Mitsotakis a Belgrado (10). Un partito nazionalista più radicale del MAAK è emerso nel giugno 1990, con lo svolgimento il 17 giugno del congresso di fondazione della Organizzazione Rivoluzionaria Interna Macedone - Partito Democratico per l'Unità Nazionale Macedone (VMRO-DPMNE) con delegati della diaspora macedone. La scelta del nome è stata significativa e la VMRO-DPMNE, guidata da Ljupco Georgijevski, si è impegnata a perseguire i principi della insurrezione di Ilinden del 1903 e a lavorare per "l'ideale di tutti i macedoni liberi uniti" in uno stato macedone (11). La VMRO-DPMNE ha espresso anche il desiderio di migliorare le relazioni con la Slovenia e la Croazia e di vedere restituiti alcuni territori attualmente in Serbia. Il 2 agosto, per celebrare l'insurrezione di Ilinden, tenne una manifestazione con più di 100 membri al monastero di Prohor Pcinjski, che la polizia serba ha dovuto disperdere con la forza (12). Allo stesso tempo ha cominciato a essere attiva un'associazione dei bulgari della RS Macedonia e il 4 agosto la Società dei Bulgari della Macedonia del Vardar ha pubblicato un appello al "popolo bulgaro", nel quale il concetto di una nazione macedone veniva negato per intero e la natura bulgara di tutti i macedoni in Jugoslavia e in Grecia, così come di quelli di Bulgaria veniva sottolineata. La lettera faceva appello alla "nuova Bulgaria democratica, affinché intercedesse per loro conto [cioè per conto dei bulgari al di fuori della Bulgaria]... quei milioni di bulgari che vivono al di fuori della loro terra natia, ma parte di loro per decenni si è vista negare con ogni mezzo i propri diritti di autodeterminazione come nazione e popolo" (13). Tali azioni hanno spinto le autorità comuniste della RS Macedonia a sospettare la VMRO-DPMNE di provocare l'intolleranza nazionale nei confronti del popolo serbo e di favorire la nazione bulgara (14). Quest'ultima accusa di avere atteggiamenti pro-bulgari sembra infondata, ma così come è avvenuto nella VMRO a cavallo dei secoli, ci sono state delle evidenti divisioni nella VMRO-DPMNE, e in un caso un membro è stato condannato a morte da un tribunale-fantoccio di altri membri della stessa organizzazione (15). Il crescente nazionalismo serbo ha contribuito anch'esso a ravvivare i timori di rivendicazioni serbe sulla Macedonia. Le leggi approvate dal governo di Milosevic sulle restituzioni, in forza delle quali gli emigranti serbi dal Kosovo costretti a lasciare le loro case avrebbero ricevuto una compensazione, avrebbero potuto essere applicate in teoria anche ai serbi costretti a lasciare la RS Macedonia dopo la guerra, quando il territorio cessò di essere "Serbia meridionale". Il 2 giugno 1990, Petar Gosev, presidente del Partito Comunista Macedone, ora chiamato Lega dei Comunisti di Macedonia - Partito per il Rinnovo Democratico (SKM-PDP), mentre era impegnato nella condanna di routine della Bulgaria e della Grecia perché mancavano di riconoscere i diritti dei macedoni nei rispettivi paesi, criticò anche il nazionalismo serbo, affermando che anche la Serbia, come la Bulgaria e la Grecia, aveva delle ambizioni nei confronti della Macedonia (16). Tali ambizioni vennero formulate esplicitamente da Vuk Draskovic, leader del principale partito di opposizione della Serbia e maggiore rivale di Milosevic, quando il 3 novembre dichiarò a un giornale bulgaro che una nuova alleanza balcanica di paesi ortodossi, comprendente la Serbia, la Bulgaria e la Grecia, era necessaria per opporre resistenza all'Islam che avanzava e che la Macedonia avrebbe cessato di essere una repubblica e sarebbe stata riassorbita dalla Serbia se la Jugoslavia fosse diventata una confederazione. (17). All'incirca nello stesso periodo, Draskovic chiese anche la spartizione della RS Macedonia tra Serbia e Bulgaria (18). La Macedonia jugoslava apparve ancora una volta minacciata dall'esterno. In gennaio, la Jugoslavia accusò Dimitar Popov e Konstantin Mitsotakis, Primi Ministri rispettivamente di Bulgaria e Grecia, di avere fatto una dichiarazione congiunta nella quale si negava l'esistenza della nazione macedone (19). Altre proteste macedoni si ebbero all'annuncio che il Consiglio di Salvezza Nazionale Panserbo intendeva tenere una riunione a Kumanovo [città della Macedonia - n.d.t.] - una chiara provocazione. L'incontro, che alcuni sostenevano essersi svolto - ma smentito da Tudjman - tra Dimitar Gocev, capo della VMRO in Bulgaria, che chiede l'unione della Macedonia jugoslava con la Bulgaria, e Tudjman a Zagabria, non fece che aumentare i timori (20) macedoni riguardo alle mire bulgare - questi timori si sono tradotti nell'arresto e nella multa comminata a un cittadino bulgaro il 21 gennaio, per avere sostenuto in una conversazione privata che nella Macedonia jugoslava vivono bulgari (21). Nel novembre 1990, il MAAK e la VMRO-DPMNE strinsero un'alleanza, il Fronte della Unità Nazionale Macedone, per le imminenti elezioni, al fine di constrastare specificamente i comunisti della SKM-PDP che si prevedeva avrebbero ottenuto un buon risultato. Dopo un apparente fallimento nel primo turno, quando il Fronte non ottenne alcun seggio, quest'ultimo lamentò molte irregolarità, annunciando che avrebbe boicottato il secondo turno da tenersi il 25 novembre (22). Tuttavia, rinunciarono a farlo e la VMRO-DPMNE ottenne un grande successo, tanto che dopo il terzo e ultimo turno risultò il principale partito con 37 seggi su 120 in parlamento, con la SKM-PDP seconda con 31 seggi e il principale partito etnico albanese PDP terzo con 25. (dal libro: "The Balkans: Minorities and States in Conflict", Minority Rights Publications, 1991) ------------------- (1) Barker, E., Macedonia, its Place in Power Politics, Register of Research in the Social Sciences in progress and in plain, no. 7, 1949-50, Cambridge, London, 1950. (2) La smentita più approfondita di questa tesi è "Edinstvoto na balgarskija ezik v minaloto i dnes", Accademia delle Scienze Bulgara, 1978. (3) Eg. Istorija za VII Oddelenie, (IV Izdanje), Skopje, 1980. (4) Amnesty International. (5) Tanjug, 31 agosto 1990. (6) Politika, Belgrado, 27 ottobre 1989. (7) Borba, Belgrado, 4/5 novembre 1989. (8) Tanjug, 4 febbraio 1990. (9) RFE Weekly Record of Events, 16 luglio 1990. (10) RFE Weekly Record of Events, 20 febbraio 1990. (11) Oslobodjenje, Sarajevo, 23 giugno 1990. (12) RFE Weekly Record of Events, 2 agosto 1990 (13) Sofia home service, 4 agosto 1990. (14) Tanjug, 2 settembre 1990. (15) Oslobodjenje, Sarajevo, 5 settembre 1990. (16) RFE Weekly Record of Events, 2 giugno 1990. (17) RFE Weekly Record of Events, 3 novembre 1990. (18) BTA, 18 gennaio 1991. (19) Tanjug, 1 febbraio 1991. (20) Tanjug, 4 e 5 febbraio 1991. (21) BTA, 25 gennaio 1991. (22) Tanjug, 19 novembre 1990. |