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NOTIZIE EST #129 - JUGOSLAVIA/SERBIA
19 dicembre 1998
**** COSA STA SUCCEDENDO IN SERBIA? / 3 ****
CRISI ECONOMICA, CONFLITTI SOCIALI E... MILIARDI ITALIANI
Il corrispondente da Belgrado dell'agenzia di stampa balcanica AIM, Ratomir Petkovic, ha scritto il 30 novembre un ampio servizio sulla situazione economica e sociale in Jugoslavia, intitolato "Uscite certe - entrate incerte", di cui riportiamo qui sotto una sintesi:
Il governo federale ha approvato il bilancio per l'anno 1999, che ammonterà a un totale di 15,848 miliardi di dinari, mentre quello dell'anno scorso ammontava a 9,6 miliardi di dinari. Come al solito, tale somma è destinata in massima parte alle spese militari, che assorbiranno 11,3 miliardi di dinari (cioè il 72% del bilancio!). L'aumento del bilancio si basa sulla previsione che la crescita del Prodotto Nazionale Lordo sarà l'anno prossimo molto alta, e più precisamente pari al 7% (quest'anno dovrebbe superare il 5%, rispetto a una previsione del 10%). Le autorità federali prevedono inoltre di riscuotere 2,3 miliardi aggiuntivi dai cittadini jugoslavi mediante l'applicazione di nuove tasse. Il premier montenegrino Filip Vujanovic ha già annunciato che il Montenegro ritiene irreali le proiezioni del governo federale e che la sua repubblica applicherà una propria politica economica per il 1999.
Sull'economia della federazione ha pesato la cancellazione in primavera delle agevolazioni alle esportazioni che la Jugoslavia aveva ottenuto dall'Unione Europea qualche giorno prima del massacro di Drenica. L'economia jugoslava è infatti particolarmente orientata alle esportazioni verso i paesi dell'Europa Occidentale. Secondo l'economista Jurij Bajec, se le sanzioni in atto non verranno cancellate [vi è anche l'embargo agli investimenti esteri nel paese - N.d.T.], gli obiettivi fissati dal governo non potranno essere raggiunti.
Pesantissima è anche la situazione sociale. Secondo il sociologo belgradese Danilo Mrksic, "su 2,5 milioni di nuclei famigliari, due quinti si trovano ai limiti più bassi delle condizioni materiali. Di tale milione di famiglie, un terzo si trova in condizioni di vera e propria miseria, mentre due terzi si trovano continuamente sul punto di cadere in tali condizioni. Un altro milione di nuclei famigliari si trova 'né in cielo, né in terra': riducendo i propri consumi riesce in qualche modo a fare quadrare i conti. Solo un quinto dei nuclei famigliari fa parte dello strato sociale che è riuscito a sfuggire al pericolo della povertà, mentre circa centomila persone sono riuscite ad arricchirsi, 20 mila delle quali accumulando grandi patrimoni [...]. La metà dei nuclei famigliari ottiene regolarmente una quota significativa dei propri redditi nel campo dell'economia "nera" (commercio e/o prestazioni di lavoro), mentre l'altra metà opera in tale campo solo saltuariamente. I redditi ottenuti in tal modo sono tuttavia inferiori rispetto a quelli del 1993, l'anno dell'iperinflazione. [...] Il premier della federazione, tuttavia, prevede per l'anno prossimo una stabilità a livello sociale. Nonostante la catastrofica situazione patrimoniale della maggior parte dei 2,5 milioni di nuclei famigliari, il regime non ha avuto seri problemi a mantenere la pace sociale, e questo quando lo standard di vita reale di quest'anno è sceso del 20 per cento rispetto all'anno scorso, mentre le pensioni e gli stipendi non vengono pagati alle scadenze previste. I pensionati della Serbia stanno incassando solo in questi giorni le pensioni di agosto, mentre solo nel mese di ottobre l'inflazione è stata del cinque per cento (e la quotazione del dinaro ha ripreso bruscamente a scendere negli ultimi giorni), un fatto dovuto anche all'imposizione della tassa straordinaria sui beni di prima necessità per coprire le spese della guerra in Kosovo. Inoltre, i bilanci famigliari sono pesantemente gravati, in misura di quasi il 50 per cento, dal pagamento dei servizi pubblici, che quest'anno hanno subito i maggiori aumenti. Le tariffe telefoniche sono quasi raddoppiate, mentre quella dell'acqua è stata quintuplicata. Nella maggior parte dei nuclei famigliari la rimanente metà dei redditi viene spesa per l'alimentazione. La pace sociale viene conservata in Serbia anche grazie al fatto che un gran numero di persone trae sostentamento da attività agricole condotte a livello famigliare. Circa la metà dei 2,5 milioni di nuclei famigliari ha un campo o un orto. L'ottanta per cento di tali nuclei soddisfa i propri fabbisogni mediante tali attività, mentre solo un quinto di essi lavora anche per il mercato. Infine, anche se un aumento del PNL del 7 per cento, indipendentemente da quanto sia poi reale, potrebbe rappresentare per altri paesi un grande progresso, per la Jugoslavia si tratta di un passo molto modesto. A un tale ritmo, infatti, i cittadini del paese non torneranno al proprio standard di vita dell'inizio degli anni '90 che fra 20 anni".
(da AIM, 30 novembre 1998)
IL BILANCIO DELLA SERBIA
Anche la Serbia ha approvato il proprio bilancio per il 1999, che ammonterà a 21,458 miliardi di dinari, con un aumento di quasi 5 miliardi rispetto al 1998, ma con una diminuzione della partecipazione dello stato al prodotto sociale dal 13,6 al 13 per cento. Un po' meno della metà del bilancio sarà destinata al pagamento dei dipendenti che ricevono il proprio stipendio dal bilancio statale, mentre poco meno di un terzo sarà destinato ai circa quaranta organi della repubblica e quasi il 25% (5,104 miliardi) andrà al Ministero degli Interni.
(da "Danas", 7 dicembre 1998)
UNO SCIOPERO GENERALE?
Il 7 dicembre il governo serbo ha approvato una "legge sui privilegi", che prevede aumenti di stipendio per i funzionari statali, accompagnati da speciali vantaggi materiali anche dopo lo scadere della loro carica. La bozza di legge presentata dal governo prevedeva l'istituzione dello stipendio a vita per tutte le funzioni di governo, da quella di presidente, a quella di deputato, anche dopo lo scadere del mandato. Viste le reazioni il progetto è stato modificato e limitato, ma anche con la presente versione, per fare solo un esempio, Milosevic, una volta finito il suo mandato di presidente, continuerà ad avere diritto per tutta la vita a una limousine con autista, a un segretario, a un appartamento rappresentativo e a un domestico, naturalmente a spese dello stato. La legge, criticata solo debolmente dall'opposizione, ha provocato un'aspra reazione tra i lavoratori serbi. La SSS (Confederazione dei sindacati della Serbia), tradizionalmente vicina al governo, ha minacciato di indire uno sciopero generale se il governo non revocherà la legge entro il 22 dicembre. Questa nuova legge, ha affermato la presidenza della SSS, è assolutamente inaccettabile, soprattutto considerato che viene approvata contemporaneamente a nuove leggi fiscali "che non tengono assolutamente conto della difficilissima situazione materiale e sociale dei lavoratori, dei pensionati e della popolazione nel suo complesso". La proposta di uno sciopero generale ha ottenuto subito l'appoggio da parte del sindacato indipendente "Nezavisnost" e da vari sindacati di categoria, tradizionalmente in conflitto con la SSS. Si sono detti disponibili a uno sciopero generale in particolare i sindacati autonomi dei metalmeccanici, degli edili, dei lavoratori della sanità, del settore educazione e degli agricoltori. Il segretario di "Nezavisnost", aderendo alla proposta di tenere uno sciopero generale all'inizio del 1999, ha affermato (così come lo hanno fatto i responsabili di vari sindacati autonomi) che lo sciopero dovrà porsi come obiettivo anche le dimissioni del governo, oltre a chiedere il pagamento regolare degli stipendi e delle pensioni, in arretrato di vari mesi per la maggior parte delle categorie. Secondo il segretario del sindacato indipendente, inoltre, la SSS avrebbe rotto la sua tradizionale collaborazione con il governo a causa delle fortissime pressioni provenienti dalla base, un fatto che "Nezavisnost" ritiene opportuno favorire, pur non avendo alcuna fiducia nelle serie intenzioni della dirigenza dei sindacati filogovernativi. Va notato anche che il sindacato dei professori e dei ricercatori dell'Università di Belgrado, in agitazione da più di un mese, ha unito la propria voce alle proteste contro la "legge sui privilegi", mentre gli studenti in sciopero hanno manifestato alcuni giorni fa nel centro di Belgrado insieme a un corteo di metalmeccanici che chiedevano il pagamento di stipendi arretrati. Infine, il Sindacato dei lavoratori del settore educazione hanno annunciato che dal 2 febbraio darà il via a uno sciopero a oltranza, che durerà fino a quando il governo non darà garanzie effettive per "il regolare pagamento mese per mese". Attualmente gli stipendi non vengono pagati da tre mesi.
(da vari servizi pubblicati da "Dnevni Telegraf" e "Danas" tra l'8 e il 17 dicembre)
I LAVORATORI NON POSSONO PAGARE LE TASSE
Darko Marinkovic, esperto dell'Unione dei sindacati indipendenti della Serbia, "Nezavisnost", ha affermato, in merito alle nuove tasse di cui si prevede l'applicazione, che il 90 per cento dei lavoratori non saranno in grado di pagarle. "Per il fabbisogno minimo di un nucleo famigliare, che l'istituto statistico statale ha detto essere di 3.000 dinari al mese, sono necessari quasi tre stipendi medi, che ora sono al livello di 1.168 dinari. E il fabbisogno minimo è davvero il minimo indispensabile per la sola sopravvivenza", afferma Marinkovic. "Si dimentica che il prodotto sociale è inferiore del 50 per cento rispetto a quello del 1989, che viene generalmente considerato come l'anno dell'inizio della transizione in Europa. La disoccupazione è al 50 per cento, anche se ufficialmente si citano cifre più basse, perché gli statistici non fanno rientrare in tale gruppo i lavoratori che il regime ha costretto a ferie forzate. Il numero di coloro che negli ultimi cinque-sei anni si trova in ferie forzate non è mai stato ufficialmente pubblicato, ma secondo le nostre indagini si tratta di 700-800 mila persone. Se si tiene conto di quelli che il regime, a causa delle loro attività sindacali, degli scioperi e di altri tipi di dissenso attivo, ha mandato anche solo quest'anno a fare la fila all'ufficio dei disoccupati, si arriva alla cifra di un milione e mezzo di persone che nel pieno delle proprie forze vitali e lavorative, invece di lavorare in fabbrica, sono costrette a sbarcare il lunario per le strade e nei mercatini abusivi" afferma il sindacalista.
(da "Dnevni Telegraf", 9 dicembre 1998)
IL GOVERNO SERBO ASSICURA PROFITTI ALLA IVECO....
Cominceranno nei prossimi giorni le trattative tra i dirigenti di una delle maggiori aziende serbe, la "Zastava" di Kragujevac, che produce automobili e camion, e i rappresentanti della italiana IVECO (del gruppo Fiat) per firmare un contratto con il quale dovrebbe essere prolungata per altri dieci anni la collaborazione tra le due aziende nell'ambito di una società mista per la produzione di camion e mezzi pesanti. Gli italiani avrebbero storto il naso sulla situazione locale, negli ultimi tempi, nel tentativo di riuscire a ottenere condizioni per loro più convenienti. La Iveco è alla fine riuscita a ottenere quello che voleva, secondo quanto ha dichiarato Jeftimir Cvetkovic, direttore del reparto camion, al giornale "Dnevni Telegraf", grazie all'intervento del governo serbo, che ha dato disposizione a tutte le aziende pubbliche e agli organi dell'amministrazione statale e locale di acquistare unicamente camion di produzione "Zastava-Iveco", garantendo così alla ditta del gruppo Fiat uno sbocco sul mercato statalmente pianificato. E forse grazie alla Iveco anche le forze speciali di polizia riusciranno a muoversi più velocemente sul terreno del Kosovo...
Anche i francesi vengono ripagati dei loro tradizionali rapporti preferenziali nei confronti di Belgrado. E' stato infatti rivelato e confermato ufficialmente che il settore automobili della "Zastava" ha firmato un protocollo d'intento con la Peugeot. I particolari del futuro probabile accordo non sono ancora noti, ma secondo indiscrezioni trapelate vi sarebbe la possibilità che la Peugeot decida di spostare gradualmente in Serbia l'intera linea di produzione del modello "106".
(da "Dnevni Telegraf", 15 e 19 dicembre 1998)
CRESCONO GLI SCAMBI COMMERCIALI TRA ITALIA E JUGOSLAVIA
Nei primi dieci mesi del 1998 gli scambi commerciali tra Jugoslavia e Italia hanno raggiunto il livello di 800 milioni di dollari, superando il livello dello stesso periodo dell'anno precedente. Il direttore dell'Istituto Italiano per il Commercio Estero a Belgrado, Antonio Polano ha detto di sperare che entro fine anno si arrivi a toccare la cifra di 1 miliardo di dollari. Negli scambi commerciali con Roma la Jugoslavia ha raggiunto un deficit di 130 milioni di dollari.
(da "Dnevni Telegraf", 26 novembre 1998)
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