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![]() NOTIZIE EST #131 - JUGOSLAVIA/KOSOVO UN'IMBOSCATA PER IL COMANDANTE Gli abitanti di Suncani Breg, un sobborgo di Pristina, non si sono preoccupati molto, in un primo momento, quando il giovedì della settimana scorsa hanno sentito degli spari provenire dal loro quartiere. Pensavano che qualcuno stesse celebrando qualcosa, ma si sbagliavano. Una Renault colore blu scuro con tre corpi morti al suo interno è rimasta ferma in mezzo alla strada dopo gli spari. Alcuni assaltatori non identificati sono fuggiti dopo avere scaricato completamente i caricatori dei loro mitra sulle vittime. La stessa sera la polizia ha detto di avere trovato delle armi nel veicolo crivellato dai colpi e di avere identificato una delle vittime. Si tratta di Iljir Durmisi, che era ufficialmente registrato come studente, anche se aveva già passato la trentina. La piena portata dell'incidente è venuta alla luce quando sono state identificate anche le altre due vittime. Una di loro è Arif Maliqi, un redattore del quotidiano di Pristina "Bujku", pubblicato in albanese. L'altra è Hizri Tala, un'ufficiale di alto grado dell'Esercito di Liberazione del Kosovo (UCK) nella "zona operativa di Lap", che copre Podujevo e i villaggi circostanti. Tala è stato anche un ufficiale addetto alla sicurezza a Podujevo e in tale ruolo aveva il grado di assistente del comandante. Il motivo dell'arrivo di Tala a Pristina è stato appreso presto. Sua moglie, che vive a Suncani Breg, ha dato alla luce una bambina alcune settimane prima dell'omicidio, e così Tala si era presso un paio di giorni di permesso per vederle. Sono stati chiariti anche i suoi rapporti con lo "studente" Durmisi. Maliqi era il migliore amico di Tala fin da quando c'era ancora la pace e Durmisi era suo nipote. Il padre di Maliqi, Hilmiju, ha detto al quotidiano di Pristina Kosova Sot che Tala e Afrim erano inseparabili, e che Hizri veniva a Pristina molto spesso. Egli ha anche detto che avevano celebrato insieme la nascita della figlia di Hizri la sera prima e che Afrim aveva chiamato Iljir per "andare da qualche parte". "Non avevano alcuna possibilità di sfuggire ai loro assassini", ha raccontato, aggiungendo che suo figlio e le altre due vittime sono stati giustiziati in maniera "molto professionale". In effetti, sono molti i particolari che lasciano pensare che l'assassinio di Tala sia stato preparato ed eseguito in un modo che ricorda in maniera sorprendente recenti omicidi di tipo simile compiuti a Belgrado. Uno degli abitanti di Suncevi Breg che, del tutto comprensibilmente, ha preferito rimanere anonimo, ha detto di avere notato nel sobborgo dei forestieri con giubbotti neri e radiomobili alcuni giorni prima dell'agguato. Egli ha aggiunto che non vi ha prestato alcuna attenzione. "Sembravano poliziotti in borghese. Pensavo che fossero venuti per arrestare qualcuno", ha affermato. Altri testimoni dicono che una Volkswagen Golf bianca, fuggita poi a tutta velocità dopo gli spari, è stata vista vicino alla scena dell'omicidio, lasciando intendere che si trattasse di un auto che attendeva i killer per portarli via. Naturalmente, gli albanesi del posto sono convinti che Tala, Durmisi e Maliqi siano stati giustiziati dai servizi segreti serbi. L'UCK ha diffuso un comunicato nel quale promette di vendicarsi, mentre Tala è stato sepolto nei pressi di Podujevo. Adem Demaqi, il rappresentante politico dell'UCK ha commentato l'assassinio in maniera abbastanza filosofica. "Vi sono molti agenti della polizia segreta a Pristina," ha dichiarato al settimanale Vreme. "C'è la polizia segreta della provincia, c'è la polizia segreta della repubblica serba e c'è la polizia segreta federale... sanno tutto e controllano tutto. E' stata un'avventura e coloro che cercano l'avventura devono essere pronti a pagarne il prezzo", ha detto Demaqi. La polizia ha negato ogni coinvolgimento nell'azione, rilasciando l'abituale dichiarazione secondo cui "le indagini proseguono". Tuttavia, fonti non ufficiali hanno detto che la morte di Tala deve essere considerata il risultato di un conflitto interno all'UCK oppure di un debito non pagato. "Saremmo stati felici di averlo vivo, ma morto non ci serve proprio", ha affermato una fonte della polizia. Le circostanze della morte di Tala risultano ancora più complesse alla luce del fatto che è stato lui a interrogare un ispettore di polizia serbo che è stato preso prigioniero e successivamente è stato rilasciato dall'UCK il mese scorso. La sua liberazione è stata considerata una sorpresa, se si tiene presente che non un poliziotto serbo è sopravvissuto dopo essere stato catturato dall'UCK. Dopo il periodo passato in "detenzione" presso l'UCK, l'ispettore serbo ha affermato che Tala lo ha trattato molto professionalmente. A Tala è stato inoltre dato il merito di avere rivelato la copertura di un certo Suljevic, un ex ufficiale di polizia che è stato per un po' con l'UCK, fino a quando tra le fila dell'organizzazione ha cominciato a diffondersi il sospetto che potesse essere un doppio agente. Suljevic ufficialmente risulta scomparso. In ogni caso, molta gente a Podujevo e a Pristina è rimasta sconvolta dall'assassinio di Tale, poiché la sua morte ha violato il tacito accordo secondo il quale tali azioni non devono più essere compiute. Non è un segreto che altri ufficiali dell'UCK venivano in visita a Pristina e in altre città del Kosovo per un giorno o due, in maniera discreta, per vedere i propri parenti o per sbrigare qualche faccenda personale, e a quanto sembra le loro "escursioni" venivano tollerate. Dall'altra parte, l'UCK probabilmente sa dove risiedono gli ufficiali di polizia di Pristina e ne tiene sotto osservazione i movimenti, ma fino a oggi ha sempre cercato di evitare di tendere loro agguati in città, se si eccettuano gli albanesi "collaboratori", nei confronti dei quali la stagione di caccia a quanto sembra è sempre aperta. In altre parole, entrambe le parti sanno fin troppo bene che sono molto vulnerabili a questo tipo di attacchi, vale a dire che una mossa sbagliata potrebbe aprire la strada a una serie di vendette sanguinose in tutto il Kosovo. Una donna dell'UCK è stata uccisa e almeno cinque pazienti di un ospedale sono stati feriti in una sparatoria verificatasi in un ospedale nel centro di Pec lo stesso giorno in cui Tala è stato assassinato, quando l'UCK ha cercato di liberare uno dei suoi uomini. [...] Cinque giorni dopo, tre persone sono state uccise in occasione di una sparatoria a Djakovica [...]. Anche se i due incidenti non hanno chiaramente nulla a che fare con l'assassinio di Tala, essi implicano che le città del Kosovo sono diventate più pericolose dei villaggi, dove la neve alta ha messo fine ai combattimenti. E l'inverno è appena cominciato. (da "Vreme", 12 dicembre 1998 - traduzione di A. Ferrario) |