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NOTIZIE EST #137 - JUGOSLAVIA/SERBIA
5 gennaio 1999


**** COSA STA SUCCEDENDO IN SERBIA? / 5 ****


LONTANO DA BELGRADO: I CONFLITTI POLITICI IN VOJVODINA

"La Vojvodina, come provincia più ricca di una Serbia ormai impoverita, è diventata un terreno di caccia sul quale si conduce una guerra per chi riuscirà a conquistare le posizioni più importanti, che permetteranno di controllare potere e soldi e di influire in tal modo in maniera decisiva sui futuri eventi della Serbia nel suo complesso. L'offensiva della JUL [Sinistra Unita Jugoslava, il partito della moglie di Milosevic, Mira Markovic - N.d.T.] ha seminato il panico tra i socialisti, mentre la base del Partito Radicale insorge contro Seselj e anche tra gli autonomisti si fanno più forti le divisioni", così il quotidiano di Belgrado "Danas" introduce un lungo servizio sulle lotte di potere in Vojvodina, pubblicato sabato scorso. In Vojvodina, scrive il giornale, "è in corso una feroce lotta per le posizioni future dalle quali dipenderà non solo chi deterrà il controllo di questa provincia, ma anche chi comanderà in Serbia". Secondo "Danas" è in corso una JUL-izzazione della Vojvodina, iniziata questa estate quando il partito, che fa parte della coalizione di governo a Belgrado, è riuscito a piazzare un suo uomo al posto di rettore dell'Università di Novi Sad, una delle più importanti del paese, e successivamente a conquistare numerosi decanati. "Si è trattato solo dell'inizio. La JUL ha progressivamente preso il controllo di tutte le aziende più fiorenti o potenzialmente più ricche, come la Naftagas, la Fiera di Novi Sad, numerose banche e altre imprese che potranno trovare interessanti acquirenti nelle imminenti privatizzazioni, ma che, particolare ancora più importante, rappresentano uno strumento per controllare molti altri settori legati al petrolio, al gas, all'estrazione dei minerali, all'agricoltura e alle linee di credito", continua "Danas". Questa offensiva ha spiazzato completamente i partner socialisti, che hanno cominciato a perdere terreno, forse anche in conseguenza della estromissione dal potere di numerosi uomini della Vojvodina che occupavano posizioni di primo piano a Belgrado: il capo dei servizi segreti Stanisic e il numero due del Partito Socialista Vucelic, rimossi dall'incarico nelle ultime settimane, sono infatti entrambi originari della provincia. Passano in secondo piano o addirittura non si fanno più vedere in pubblico anche molti uomini che erano saliti al potere ai tempi della guerra con la Croazia, come Sipovac, Kertes e Pankov. Anche all'interno del Partito Radicale di Seselj, altra forza di governo a Belgrado, è fortissimo il malumore e il 14 dicembre è stato deciso che prima di Natale si terrà a Pristina il congresso di fondazione di un nuovo partito formato dalla maggioranza di membri che ha abbandonato la dirigenza di Seselj in Vojvodina e in Kosovo e che sarà probabilmente guidato dal dimesso ministro Trajkovic.

E' attraversata da un forte conflitto interno anche l'opposizione autonomista. La coalizione Vojvodina, formata dalla Lega socialdemocratica di Canak, dal Partito Contadino Popolare di Dragan Veselinov e dal Partito Democratico per le Riforme della Vojvodina, aveva ottenuto dei buoni risultati nelle elezioni del '96 e del '97, conquistando quattro seggi nel parlamento serbo e due in quello federale. Subito dopo le elezioni si è aperta una lotta tra le dirigenze dei partiti della coalizione, dalla quale è uscito vincitore Veselinov, mentre gli altri due partiti hanno abbandonato "Vojvodina". Nei giorni scorsi, a un anno di distanza dalla rottura politica, Veselinov ha deciso di revocare il mandato parlamentare di Canak e di altri due deputati (uno socialdemocratico, l'altro dei democratici riformatori) eletti nella lista della coalizione, perché fuoriusciti dal partito [il regolamento del parlamento serbo lo consente - N.d.T.]. Secondo "Danas", sarebbe imminente un accordo tra Veselinov e Seselj che prevederebbe la spartizione tra i loro due partiti dei mandati parlamentari così liberatisi. Intanto viene escluso dal Parlamento serbo Nenad Canak, uno degli oppositori più importanti del regime di Milosevic e uno dei più convinti sostenitori della restituzione dell'autonomia politica alla Vojvodina.

Così conclude "Danas" il suo servizio sulla Vojvodina: "La Vojvodina, forse più di qualsiasi altra parte della Jugoslavia e della Serbia, ha attraversato dei cambiamenti radicali. Si sono verificati veri e propri terremoti sociali, in conseguenza dei quali sono quasi completamente scomparsi i ceti medi ed è emerso un gruppo ristretto di persone che ha accumulato enormi ricchezze. Centinaia di migliaia di persone, per la maggior parte appartenenti alle minoranze nazionali, hanno abbandonato la Vojvodina per sfuggire alla guerra e alla povertà, mentre un numero ancora maggiore di profughi vi è giunto in diverse ondate e questi profughi ormai si ritengono abitanti della provincia e non suoi ospiti temporanei. La popolazione serba rappresenta ormai i due terzi della popolazione della Vojvodina, con la conseguenza che le minoranze nazionali, soprattutto gli ungheresi, temono sempre più l'assimilazione e la perdita della propria identità. Se a tutto ciò si aggiunge la estrema centralizzazione della Serbia, che cancella ogni concetto di autonomia politica, e la situazione catastrofica dal punto di vista economico, è chiaro che in Vojvodina possono emergere svariate fonti di insoddisfazioni, che è necessario contenere e incanalare in tempo. Tanto più che una rivolta in Vojvodina potrebbe privare il regime di una delle più importanti fonti di redditi. Per questo la battaglia per la Vojvodina è una battaglia per il potere, per il governo e per i soldi e sarà una battaglia che, come è sempre accaduto fino a oggi, sarà spietata".

(da "Danas", 12-13 dicembre 1998 - sintesi e traduzione di A. Ferrario)