![]() |
![]() NOTIZIE EST #138 - JUGOSLAVIA/MONTENEGRO SEMPRE PIU' TESI I RAPPORTI TRA MONTENEGRO E SERBIA Il Montenegro, con intensità e con frequenza sempre maggiori dal momento in cui Milo Djukanovic ha preso il posto di Momir Bulatovic alla presidenza del paese, si trova ad affrontare atti che negano direttamente la sua parità di diritto nelle risoluzioni prese a livello dello stato federale, mentre sempre più aperte si fanno le minacce nei confronti del suo futuro. Tutto ciò viene forse illustrato nel migliore dei modi dal fatto che riguardo alla questione in questo momento più attuale in Jugoslavia, quella del Kosovo, il Montenegro in pratica non viene chiamato in alcun modo a partecipare, se si escludono gli impegni in base ai quali i suoi cittadini svolgono il servizio di leva, che comporta l'invio in caserme al di fuori di questa repubblica. Le promesse del governo montenegrino, date ai genitori del paese preoccupati per le notizie di scontri armati in Kosovo e che chiedevano di richiamare i soldati dal Kosovo, nonché di fermare la mobilitazione sul suo territorio, non sono state mantenute. Oltretutto, alla delegazione del parlamento del Montenegro che lo richiedeva, diversamente da quanto accaduto con il gruppo di genitori di nazionalità ungherese, non è stato concesso nemmeno di recarsi in Kosovo e tanto meno di fare tornare i soldati montenegrini alle loro case. Anzi, le navi della marina militare federale hanno cominciato da un certo tempo a navigare sempre più di frequente lungo il golfo delle Bocche di Cataro, spingendosi lungo la riva fino a Ulcinj, mentre gli aerei volano rasoterra. Mentre la Corte Costituzionale mette in dubbio la costituzionalità praticamente di ogni decisione approvata dal Parlamento montenegrino, perfino quella di eleggere per la Camera delle repubbliche una delegazione che sia espressione della volontà dei partiti parlamentari, mentre i giornali montenegrini, dopo la decisione dei tribunali serbi di infliggere pene draconiane per quello che scrivono, vengono sequestrati dagli organi finanziari serbi, e le vetture con targa montenegrina di proprietà di persone serbe vengono sequestrate dal Ministero degli Interni della Serbia, prosegue la guerra economica tra le due repubbliche, iniziata già precedentemente. L'insoddisfazione per l'assenza di qualsiasi possibilità di influenzare la messa a punto e la realizzazione della politica economica che, tra le altre cose, si può constatare anche nel modo in cui sono stati assegnati i contingenti di esportazione, ha portato le personalità ufficiali montenegrine a cercare di indirizzare la situazione in un'altra direzione, adottando la decisione di emettere autonomamente i permessi d'importazione. La minaccia da parte degli organi federali di punire tale decisione, è stata accolta dai montenegrini con l'affermazione che ciò non li preoccupa, poiché essi hanno il modo di garantire alla propria repubblica le importazioni necessarie. Quando presso l'opinione pubblica, a causa della mancanza di ogni informazione in merito agli esiti di questa guerra tra Belgrado e Podgorica, si è diffusa l'impressione che dopo tutto il chiacchierare dei media le cose finalmente erano tornate al loro posto, si è fatto sentire il direttore delle Dogane federali, Mihalj Kertes, con il decreto secondo il quale le merci d'importazione non possono ottenere il via libera dai doganieri, indipendentemente da dove siano ferme, a meno che non si presenti una documentazione che attesti il pagamento dei dazi allo stato federale. Dalle reazioni dei dirigenti montenegrini si è venuti a sapere che negli ultimi mesi il Montenegro non ha versato nella cassa federale i fondi provenienti dalle dogane, ma anche che il governo federale deve ancora versare a Podgorica una somma di tre volte maggiore per le spese previste dal bilancio. Nel momento in cui il governo della Federazione Jugoslava (governo che il Montenegro formalmente non riconosce) ha deciso di interrompere i pagamenti commerciali con la Repubblica Serba di Bosnia, il pubblico è venuto a sapere che il mercato valutario di questa entità della Bosnia-Erzegovina costituiva una delle maggiori fonti di rifornimento dell'economia in rovina della Serbia che ha un bisogno assoluto di valute, e che l'80 per cento delle banche serbe è riuscito ad accumulare importanti redditi con le transazioni finanziarie tra Belgrado e Banjaluka, a danno del corso del dinaro. La prima reazione delle autorità di Podgorica - che già in passato avevano accusato le autorità serbe di stampare moneta senza copertura finanziaria ogni volta che ne hanno bisogno, di avere rinunciato a ogni progetto di riforma e alle privatizzazioni e di favorire l'isolamento del paese perché a loro conviene - è stata quella di decidere che nel 1999 la loro repubblica deciderà del tutto autonomamente la propria politica economica. Si fanno sempre più insistenti anche le voci che parlano di una difesa unilaterale del dinaro, ma anche dell'intenzione di difendere gli abitanti del Montenegro dal colpo di un'inflazione intenzionalmente causata. DIFFERENZE ESSENZIALI Se davvero non possono più stare insieme, e i montenegrini non lo possono solo per il fatto che non vogliono più partecipare alla disastrosa politica della coppia di Dedinje [il quartiere di Belgrado in cui vivono Milosevic e sua moglie Mira Markovic - N.d.T.], ai politici del Montenegro non si offrono molte scelte. Fino a oggi non parlano a voce molto alta di differenziazione, separazione o altri termini simili. Anzi, affermano sempre più di frequente di essere quelli che difendono lo stato unitario proclamato dalla Costituzione e che non permetteranno in alcun modo che si realizzi la politica di frammentazione seguita da Milosevic e dai suoi sostenitori e generali obbedienti, né si lasceranno provocare ad adottare mosse di estrema radicalità. Ma i leader di alcuni partiti che fanno parte della coalizione di governo del Montenegro non nascondono che è arrivato il momento perché il popolo montenegrino decida con un referendum del proprio futuro, ricordando che Milosevic non fa altro che continuare quello che ha sempre fatto dalla dissoluzione della ex Jugoslavia socialista - provocare crisi, perché è solo in un tale contesto che riesce a muoversi. La prima verifica delle differenze esistenti tra Montenegro e Jugoslavia, oltre a quelle in campo economico, sarà con ogni probabilità l'iniziativa per la divisione delle proprietà tra le due repubbliche federate. Tutti i parlamentari montenegrini affermano che gli aeroporti di Podgorica e di Tivat sono di proprietà della loro repubblica, mentre la Serbia non è d'accordo e ritiene che gli aeroporti, come la compagnia aerea JAT, siano di sua proprietà. Alcuni partiti del Parlamento di Podgorica vanno un passo ancora più avanti affermando che anche lo spazio aereo sopra il territorio del Montenegro deve essere proclamato proprietà della loro repubblica, soluzione che permetterebbe loro di assegnare liberamente le frequenze radiotelevisive e di evitare l'applicazione della prevista legge federale sull'informazione, che si ritiene sarà una copia di quella serba. Sono state rese pubbliche anche richieste di dichiarare tutte le caserme e le altre strutture militari costruite con fondi del bilancio del Montenegro come proprietà di questa repubblica, una decisione che, se approvata, non mancherà di provocare una reazione presso le autorità della Jugoslavia. Se si tiene conto di tutti i segnali non nascosti di inasprimento politico, economico e informativo dei rapporti tra Belgrado e Podgorica, tra i quali le accuse ai dirigenti montenegrini di essere dei traditori e dei venduti, non meraviglia che il vertice montenegrino affermi che con i cambiamenti al vertice dell'esercito jugoslavo si stia preparando un attacco contro la propria repubblica. Si tratta di una mossa per preparare l'opinione pubblica del Montenegro a una decisione che probabilmente il Parlamento della repubblica potrebbe approvare con grande facilità? Ogni dichiarazione di indipendenza del Montenegro costituirebbe uno schiaffo al presidente jugoslavo Milosevic e ai suoi sostenitori politici. Poiché in questo momento Milosevic detiene il controllo del parlamento federale, della polizia e dell'esercito, non è difficile capire perché sono sempre più numerosi coloro i quali ritengono che dopo avere lasciato la questione del Kosovo nelle mani delle grandi potenze, egli ora andrà a un'aperta resa dei conti con il Montenegro. [...] (da "Nova Makedonija", 28 novembre 1998 - traduzione dal macedone di A. Ferrario) IL MONTENEGRO E IL CONFLITTO IN KOSOVO [L'agenzia balcanica AIM ha pubblicato il 22 dicembre un lungo articolo intitolato "Il Montenegro e le trattative in Kosovo", del quale riporto alcuni brani - a.f.] [...] Fino a oggi le autorità di Podgorica si sono comportante in maniera abbastanza riservata riguardo alla questione del Kosovo, come se si trattasse di risolvere un problema politico lontano e non una questione dalla quale dipende in grande misura anche la futura posizione del Montenegro all'interno dello stato federale. A differenza delle trattative di Dayton, nelle quali il Montenegro ha avuto, anche se solo formalmente, un proprio rappresentante nella persona dell'allora presidente Bulatovic, oggi Podgorica mantiene una posizione di distanza dalle trattative. [...] "L'ultima proposta di accordo per il Kosovo prevede nei fatti il cambiamento dei rapporti all'interno della Serbia, ma anche a livello federale, modificando nei punti essenziali le condizioni dell'accordo costituzionale tra Serbia e Montenegro del 1992", afferma Nebojsa Vucinic, professore di Diritto Internazionale presso l'Università di Podgorica. "In pratica, la Costituzione e i rapporti venutisi a creare nella federazione a partire dal 1992 costituiscono ora solo una finzione sulla carta". [...] Se il destino futuro del Montenegro dovrà dipendere in grande misura dagli accordi che verranno stipulati tra Milosevic e Rugova, non è escluso, secondo le previsioni più pessimiste, che il Montenegro possa avere in futuro degli attributi statali addirittura inferiori rispetto a quelli che gli americani hanno previsto per il Kosovo. [...] Si ha tuttavia l'impressione che il governo di Podgorica sia incline ad accettare quanto, contro la sua volontà, decideranno Milosevic e il suo regime a Belgrado con la mediazione americana. (da AIM, 22 dicembre 1998 - traduzione dal serbo di A. Ferrario) |