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NOTIZIE EST #139 - MACEDONIA
8 gennaio 1999


SKOPJE, L'ONU, LA NATO E LA RUSSIA

[Seguono due articoli sullo stesso tema, quello della presenza di contingenti di pace o militari in Macedonia e delle guerre nascoste che intorno a essi si stanno combattendo. Gli articoli sono tratti da due quotidiani di Skopje: il primo da "Dnevnik", vicino all'attuale governo macedone, e il secondo da "Nova Makedonija", vicino al governo socialdemocratico uscente. Sugli stessi argomenti si vedano anche "Notizie Est" #113, #116 e #117 - a.f.]


LE INCOGNITE DELLA PRESENZA MILITARE STRANIERA NEL PAESE
di Hristo Ivanovski

La questione del proseguimento del mandato delle forze di pace ONU (UNPREDEP) in Macedonia rimane per ora ancora aperta. Il governo sta pensando di ringraziare i caschi blu per la missione svolta fino a oggi, ha dichiarato ieri il ministro della difesa, Nikola Kljusev, in occasione di un incontro con i rappresentanti militari delle missioni diplomatiche straniere nel nostro paese.

Con questa dichiarazione, il primo uomo della difesa macedone ha confermato quanto recentemente scritto da "Dnevnik", e cioè che il nuovo governo intende dire "addio" ai caschi blu e di porsi unicamente sotto l'ombrello di sicurezza della NATO. Ma anche se fino a questo momento gli eventi con la NATO si sono evoluti in maniera quasi perfetta, si stanno evidenziando alcuni "fattori di freno" in conseguenza dei quali, a quanto pare, è stato deciso il viaggio di oggi [23 dicembre 1998 - N.d.T.] a Skopje del comandante delle forze dell'Alleanza in Europa, Wesley Clark.

Che con l'UNPREDEP la situazione si stia evolvendo in tale direzione lo dimostrano anche alcune attività del Consiglio di Sicurezza dell'ONU legate alla missione. In particolare, alcuni giorni fa il segretario generale dell'ONU, Kofi Annan, ha comunicato al Consiglio di Sicurezza di avere nominato come proprio rappresentante speciale per la Macedonia (al posto dello statunitense Henrik Sokalski) l'ambasciatore spagnolo in Canada, Fernando Martinez Valenzuela Marzo. La risposta del Consiglio è stata nello stile di: "abbiamo ricevuto il messaggio". Gli esperti della situazione dicono che questa fredda risposta alla offerta di Annan non è casuale e che si tratta di un segnale del fatto che l'ONU non ha più l'intenzione di prorogare il mandato della missione di pace in Macedonia, che termina il 28 febbraio di quest'anno.

Fonti anonime all'interno del governo hanno dichiarato a "Dnevnik" che l'UNPREDEP ha concluso con successo la sua missione e che ora è giunto il momento di chiedere ai caschi blu di andarsene. "L'UNPREDEP non ha più nulla da osservare lungo il confine, e quindi il suo lavoro è terminato ormai da lungo tempo", dice la nostra fonte. "Ma accanto alla sua missione condotta con successo, bisogna anche dire che queste strutture si sono profondamente intromesse nei nostri affari, e quindi la loro presenza è diventata problematica", aggiunge la fonte.

Queste dichiarazioni di fonte governativa non assomigliano in nulla a quelle del presidente della repubblica, Kiro Gligorov, il quale recentemente, nel suo discorso annuale, ha espresso la necessità di prorogare il mandato delle forze di pace. Ci si attende che in breve tempo intorno a tale questione si produrrà uno scontro sull'asse presidente-governo.

In relazione all'UNPREDEP esiste da tempo anche il "problema" denominato Russia, un paese che ha condizionato in più occasioni la proroga del mandato della NATO con una sua partecipazione alla missione. Fino a oggi queste pressioni sono state assorbite con successo, ma il Cremlino nelle ultime due settimane ha effettuato nuove forti pressioni su Bruxelles, chiedendo di partecipare alla missione di verifica in Kosovo e alle forze di estrazione in Macedonia. Gli esperti della situazione dicono che l'attuale visita nel nostro paese del comandante delle forze NATO in Europa, Wesley Clark, è in stretta relazione con queste richieste delle autorità moscovite. I circoli diplomatici di Skopje dicono che se i russi entreranno in Macedonia, si aprirà la porta alla partecipazione anche alle missioni militari di altri paesi e il nostro stato si trasformerebbe in un "poligono per esercitazioni militari", che non saranno certo quelle già da tempo previste nell'ambito della Partnership per la Pace. Si porrebbe inoltre anche il problema dell'aperto sostegno dei russi alla politica di Belgrado.

In relazione al dialogo Macedonia-NATO, "Dnevnik" è venuto a sapere che l'Accordo di base per le missioni della NATO nel paese (Accordo SOFA) si trova presso la sede dell'Alleanza e dalla quale nei prossimi giorni dovrebbe venire una risposta. Il governo spera che sarà positiva. Se Bruxelles accetterà la proposta contenuta nel preambolo dell'accordo, la NATO si impegnerà ad aiutare la Macedonia nel caso in cui la sua sicurezza sia in qualsivoglia modo minacciata a causa della presenza delle forze di estrazione nel paese. Detto con altre parole, l'Alleanza darà indirettamente il proprio assenso a un proprio ruolo di garante della sicurezza, dell'integrità territoriale e della sovranità della Macedonia. [Una risposta ufficiale a tutt'oggi non è ancora pervenuta; infatti il 6 gennaio "Nova Makedonija" scrive: "Fonti NATO fanno sapere che l'Accordo non conterrà una clausola particolare ed esplicita con la quale l'Alleanza si impegna a garantire la sicurezza del paese nel caso in cui emergano rischi legati alla presenza delle forze di estrazione in Macedonia. Una tale garanzia la NATO la può dare solo ai suoi paesi membri. Tuttavia, ci ha dichiarato un alto funzionario NATO, l'alleanza non tollererà alcuna provocazione nei confronti di un paese che ospita sue truppe e contribuisce alla stabilità della regione. Se emergerà un qualunque rischio per il paese, aggiunte la fonte NATO, la risposta dell'Alleanza sarà sufficientemente energica". Ieri, comunque, Solana si è recato a Skopje, per la sua quarta visita nel giro di un solo anno - a.f.]

(da "Dnevnik", 23 dicembre 1998 - traduzione dal macedone di A. Ferrario)


CHI VUOLE CHE L'UNPREDEP SE NE VADA?
di S. Jovanovska

[...] Mentre la NATO ora chiede alle autorità macedoni di potere utilizzare il poligono di Krivolak per le esercitazioni delle proprie forze e vuole inoltre che vengano ampliati i corridoi per i voli degli elicotteri lungo i confini, nonché il permesso di utilizzare delle bande di frequenza più ampie per le proprie comunicazioni [...] alcuni soggetti coinvolti nelle vicende macedoni vorrebbero che terminasse la presenza della Nazioni Unite nel paese, senza tenere conto di tutte le valutazioni sul successo della missione e delle lodi per la sua diplomazia della prevenzione.

[...] Nessuno spiega perché mai la Macedonia dovrebbe privarsi della protezione aggiuntiva offerta dall'ONU, in una situazione in cui non costa nemmeno una lira? Tanto più che il mandato dell'UNPREDEP è unicamente quello di prendersi cura della sicurezza della Macedonia e di sorvegliare la situazione dei suoi confini, al fine di evitare che i conflitti esterni si espandano anche al suo territorio, a differenza del mandato della NATO, i cui soldati devono occuparsi solo della sicurezza dei verificatori e che, a differenza dell'UNPREDEP, sarò coinvolta attivamente in prima persona nel conflitto del Kosovo e coinvolgerà quindi indirettamente anche la Macedonia. Le illusioni secondo le quali la NATO può essere nel suo complesso un sostitutivo del ruolo dell'UNPREDEP sono dovute anche alla convinzione che in tal modo alla Macedonia si aprirà un binario più rapido per l'ammissione all'Alleanza Atlantica, anche se dall'attuale evoluzione si può vedere con chiarezza che l'ammissione non è solo una questione politica e che vi sono paesi maggiormente preparati dal punto vista militare e quindi più avanti in tale processo.

E' quindi molto probabile che ciò che ha inspirato coloro che tramano perché l'UNPREDEP se ne vada è il fatto che l'ONU rappresenta degli interessi molto più vari di quelli rappresentati dalla NATO in Macedonia. In primo luogo in considerazione della sua composizione e, ancor più, in ragione dell'ampiezza dello spazio politico che si vuole disponibile per l'azione, dato che l'ONU è in linea di principio un osservatore neutrale dei fatti e la NATO non ha alcun bisogno di avere tali osservatori nelle vicinanze, soprattutto quando la costringono a condividere le responsabilità e le decisioni in merito alle azioni future.

In particolare l'UNPREDEP ha un mandato rigorosamente fissato, dei diritti di ingerenza e delle regole di comportamento altrettanto precise, mentre la NATO di norma ha un mandato elastico, dei diritti di ingerenza che essa stessa si conferisce e un ampio spettro di opzioni tra cui scegliere quando vuole raggiungere un obiettivo. E mentre l'UNPREDEP in linea di principio si consulta per ogni sua decisione con il governo macedone, si stanno diffondendo sempre di più voci preoccupanti sulle modalità di informare i funzionari macedoni e addirittura sul fatto che vi saranno o meno tali informazioni.

Le voci secondo le quali è possibile che il governo macedone chieda esso stesso il ritiro dell'UNPREDEP come non necessario possono quindi essere interpretate come l'esercitazione di pressioni da parte di qualche soggetto affinché venga accettata la nuova soluzione di sicurezza. Senza tenere conto del fatto che tutti prevedono per la primavera prossima una nuova esplosione del Kosovo e che inoltre il problema per cui l'UNPREDEP è stata creata, cioè la situazione dei confini con la Federazione Jugoslava, è addirittura peggiorato. Le previsioni sono che il governo macedone comincerà a occuparsi seriamente di tale questione a partire da gennaio e che renderà pubblica la propria posizione riguardo alla permanenza della missione in occasione della visita a New York. La dichiarazione del premier Georgievski, pronunciata in questi giorni riguardo alle forze NATO, secondo la quale non vogliamo che si ripeta lo stesso errore fatto con l'UNPREDEP, la quale, secondo lui, non ha contribuito per nulla all'economia macedone, può suggerire qualcosa in merito alla futura posizione del nostro paese riguardo alla missione. E' comunque evidente che in Macedonia si sta creando un'atmosfera di completo cambiamento dei ruoli delle due missioni, esattamente come è successo alcuni anni fa in Bosnia, una situazione dovuta al fatto che evidentemente forze di pace e militari difficilmente possono convivere sullo stesso terreno.

Infine, alla luce delle previsioni secondo le quali la crisi in Kosovo riprenderà e i soldati della NATO resteranno molto più a lungo di quanto non si dichiari ora (un anno), l'unica spiegazione possibile per la possibile dipartita dell'UNPREDEP è che qualcuno nella missione NATO (o più di qualcuno) voglia essere la forza principale nello spazio macedone, a meno che non esista la paura che la presenza delle forze di pace possa essere sfruttata dalla Russia per infiltrarsi anch'essa in Macedonia - anche se tale possibilità le è stata offerta tramite la Partnership per la Pace ed è stata allora rifiutata. A chi e perché dà fastidio l'UNPREDEP, tuttavia, lo si vedrà definitivamente a febbraio, quando tutti coloro che hanno una certa influenza sulla decisione relativa alla sua permanenza in Macedonia potranno esprimersi con delle posizioni chiare.

(da "Nova Makedonija", 22 dicembre 1998 - traduzione dal macedone di A. Ferrario)