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NOTIZIE EST #7 - BOSNIA
17 dicembre 1997

AIUTI DEGLI USA E DELLA BANCA MONDIALE AI SERBI DI BOSNIA

di R. Jeffrey Smith

L'amministrazione Clinton approverà con ogni probabilità questa settimana il primo importante pacchetto di aiuti finanziari da parte degli Stati Uniti e dei loro alleati alla Repubblica Serba di Bosnia, nonostante le forti obiezioni da parte di legislatori e attivisti per i diritti umani, i quali affermano che il denaro non andrebbe corrisposto fino a quando i leader serbi non consegneranno i criminali di guerra a un tribunale internazionale.

Con il sostegno dell'amministrazione, hanno affermato alti funzionari del Dipartimento di Stato e della Casa Bianca, l'Associazione per lo Sviluppo Internazionale della Banca Mondiale dovrebbe approvare il 23 dicembre prestiti per circa $18 milioni destinati a finanziare riparazioni indispensabili agli alloggi e la ricostruzione dei sistemi elettrici, agricoli, idrici e sanitari della repubblica, che si trovano in disastrose condizioni.

Washington prevede di approvare anche $22 milioni di aiuti diretti degli Stati Uniti destinati ad assistere gli sforzi di ricostruzione e di democratizzazione, e altri donatori, come l'Unione Europea e l'Austria, seguiranno probabilmente l'esempio degli americani, fornendo $48 milioni, hanno dichiarato i funzionari americani.

La maggior parte dell'assistenza internazionale alla regione, fin dal momento della firma degli accordi di pace a Dayton, nell'Ohio, il 20 dicembre 1995, è andata alla parte della Bosnia controllata dai musulmani e dai croati, e questi nuovi aiuti rappresentano il più ingente flusso di fondi internazionali per le aree sotto controllo serbo dalla fine della guerra, secondo quanto affermano i funzionari statunitensi.

Gli stessi funzionari hanno apertamente descritto l'aiuto come il perno su cui sono incentrati i loro sforzi per aumentare la popolarità del presidente dei serbi di Bosnia, Biljana Plavsic, il cui partito dell'Alleanza Nazionale Serba ha recentemente conquistato 15 degli 83 seggi del Parlamento della repubblica.

L'amministrazione ha imperniato le proprie speranze per una più completa applicazione degli accordi di Dayton sulla Plavsic, che è stata meno sprezzante delle regole dell'accordo rispetto ai sostenitori della linea dura del suo avversario, Radovan Karadzic.

Circa l'85 per cento dei fondi della Banca Mondiale sono destinati alle città che rientrano nell'area occidentale della repubblica, dove risiede la maggior parte dei suoi sostenitori. I funzionari americani non hanno reso pubblico un elenco delle città destinate a ricevere aiuti diretti degli Stati Uniti. Ma una lista delle 16 città alle quali saranno destinati i fondi stanziati dalla Banca Mondiale è stata fornita questo mese al Congresso americano, insieme a una dichiarazione con la quale l'amministrazione si dice intenzionata a dare istruzioni al direttore esecutivo degli Stati Uniti presso la Banca Mondiale affinché dia la propria approvazione ai prestiti.

In una lettera della scorsa settimana al Segretario di Stato Madeleine Albright, 13 deputati hanno sottolineato che cinque di queste città potrebbero essere il rifugio di alcune dozzine di serbi di Bosnia accusati di crimini di guerra da un tribunale internazionale. Gli stessi deputati hanno anche ricordato alla Albright che una proposta di legge sugli aiuti internazionali firmata dal Presidente Bill Clinton il 26 novembre scorso vieta lo stanziamento di fondi destinati alle comunità che non si conformano alle disposizioni degli accordi di Dayton che prevedono il dovere di consegnare al tribunale i criminali di guerra. [...]

(da: Washington Post, 17 dicembre 1997, trad. A. Ferrario)


CLINTON IN BOSNIA E PROLUNGAMENTO DELLA MISSIONE NATO

In un articolo pubblicato oggi dal "New York Times", si afferma che il presidente americano Clinton sta cercando di coinvolgere un ampio numero di rappresentanti del Congresso nella sua imminente visita natalizia in Bosnia, che avverrà lunedì prossimo, 22 dicembre. Il viaggio avrà tra l'altro la funzione di promuovere il prolungamento della missione NATO nel paese sotto egida dell'ONU (la SFOR), per il quale non c'è stata ancora l'approvazione del congresso, ma che viene ormai data da tutti per scontata. Quelle che invece non sono scontate sono le modalità di questo prolungamento, come puntualizza il "NYT": "piuttosto che prevedere una data per il ritiro, l'amministrazione intende mettere a punto una serie di scadenze di verifica, affermano funzionari della Casa Bianca. Uno di essi in particolare ha affermato: 'Questa volta vogliamo una serie di criteri rigorosi, ma realizzabili, che ci consentano di diminuire la nostra presenza e infine di ritirarci. Le strategie di ritiro non consistono semplicemente di date, ma devono essere legate a degli obiettivi'. La NATO ha allo studio quattro opzioni, per il prolungamento della missione: niente nuove truppe, una "forza di deterrenza" di dimensioni ridotte, la ristrutturazione delle attuali forze o un contingente della stessa struttura di quello attuale, ma leggermente ridotto. [...] Attualmente in Bosnia ci sono 30.000 soldati NATO, 8.000 dei quali americani". Il quotidiano di New York conclude affermando che Clinton vuole un maggiore impegno da parte degli europei, in Bosnia. Particolarmente gradita, secondo il NYT, è la messa a disposizione di "unità paramilitari come i carabinieri italiani", che non necessitano di armi pesanti.

(dal "New York Times", 17 dicembre 1997 - a cura di a.f.)