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NOTIZIE EST #9 - KOSOVO, SERBIA, MACEDONIA

23 dicembre 1997

KOSOVO: SVENDITA DELL'ECONOMIA

di Ibrahim Rexhepi

Anche se il governo serbo ha incluso solo undici imprese del Kosovo nel suo "programma speciale di trasformazione", a essere coinvolta è stata indirettamente l'intera economia della provincia. Tra queste undici imprese ci sono un'azienda elettrica, una cartiera, le industrie del tabacco, un complesso per la produzione del legno e l'aeroporto di Prishtina. Tuttavia se si tiene conto delle imprese del Kosovo che sono diventate parte di aziende e di holding della Serbia con le misure amministrative adottate nel 1990 e nel 1991, l'elenco delle società che verranno trasformate con il programma speciale è molto più lungo.

Per esempio, uno stabilimento per le lastre metalliche galvanizzate di Vucitrn, uno stabilimento per la produzione di tubi di Urosevac e una fabbrica di radiatori di Gnjilane, operano oggi tutti come parti di un'acciaieria della città serba di Smederevo. Un vasto numero di complessi agricoli del Kosovo sono anch'essi parte di complessi con sede a Belgrado. [...]

La comunità albanese del Kosovo non parteciperà al processo di privatizzazione, perché non riconosce le leggi imposte dall'establishment serbo, ma teme tuttavia che gli impianti produttivi verranno svenduti a prezzi vergognosamente bassi. [Il presidente ombra degli albanesi, Ibrahim Rugova, ha dichiarato che] "le istituzioni legittime della Repubblica del Kosovo avvisano le aziende straniere che ogni contratto firmato in questo contesto sarà nullo e privo di validità e noi ci appelleremo al Tribunale Internazionale dell'Aia". [...]

Nell'attuale situazione sociale e politica non esistono nemmeno le condizioni minime per il funzionamento delle attività imprenditoriali. E' necessario compiere dei passi importanti per creare un'atmosfera favorevole. Ma Belgrado sta già adottando tutte le misure necessarie per avviare il processo di privatizzazione [...] e i precedenti accordi commerciali con aziende straniere potranno essere trasformati in una loro partecipazione alla privatizzazione.

All'inizio di quest'anno l'Istituto per lo Sviluppo della Serbia aveva redatto un programma per la consolidazione economica e finanziaria dell'economia del Kosovo, incentrato solo su otto imprese. Le risorse programmate non sono state stanziate, tuttavia, e il programma è stato abbandonato. E' ovvio che non vi è stata una seria intenzione di promuovere l'economia del Kosovo. Ciò implica che il "programma speciale" trasformerà in realtà del capitale morto, o più precisamente procederà a una svendita dell'economia del Kosovo.

Secondo Muharem Ismaili, l'ultimo direttore albanese della Banca del Kosovo, quello che rende assurdo questo intero progetto è la questione irrisolta del fallimento di questa banca. Le imprese coinvolte nel programma di privatizzazione sono i maggiori debitori della banca. I loro enormi debiti diminuiranno il valore totale della loro valutazione.

(AIM Review, novembre 1997)



SERBIA: PRIVATIZZAZIONI, OMICIDI, PETROLIO

L'agenzia balcanica AIM ha dedicato un articolo (scritto da Dimitrije Boarov) anche all'assassinio del segretario generale della JUL (Sinistra Jugoslava Unita, un partito di governo guidato dalla moglie di Milosevic), Zoran Todorovic, avvenuto il 17 ottobre scorso nel contesto dell'imminente avvio delle privatizzazioni in Serbia. "Todorovic era direttore generale della compagnia petrolifera Beopetrol e proprietario di numerose aziende di vendita all'ingrosso. Secondo notizie trapelate Todorovic aveva fretta di modificare il piano di privatizzazione della Beopetrol, l'azienda creata per la gestione della rete di stazioni di benzina in Serbia che un tempo appartenevano alla INA di Zagabria. Così facendo si è scontrato con coloro che già consideravano la rete di loro competenza e non aspettavano altro che l'entrata in vigore della legge sulle privatizzazioni. Fin dall'inizio della guerra, la rete era stata utilizzata da questi ultimi per la vendita di carburante e derivati del petrolio frutto del contrabbando di petrolio proveniente dai pozzi "liberati" di Baranja e dello Srem occidentale (in Croazia)", riferisce l'agenzia. Todorovic è solo uno degli alti esponenti degli ambienti governativi a essere direttamente coinvolto nella gestione di imprese fondamentali per l'economia del paese: Dragan Tomic, alto funzionario del Partito Socialista Serbo e attuale presidente incaricato della Repubblica di Serbia, controlla la compagnia petrolifera Jugopetrol. Il primo ministro Mirko Marjanovic è direttore della Progres, una grande azienda con interessi nel settore della distribuzione di fonti energetiche, mentre il vice-primo ministro Radulovic controlla un'altra grande azienda, la C Market.



MACEDONIA: GLIGOROV E GLI ALBANESI

In un altro articolo del numero di novembre della "AIM Review, Ibrahim Mehmeti riferisce di un incontro tra il presidente della repubblica macedone Kiro Gligorov e rappresentanti del DPA (Partito Democratico degli Albanesi), il più "radicale" tra i partiti della comunità albanese della Macedonia, con il quale il presidente della repubblica aveva sempre rifiutato di incontrarsi. L'incontro "è durato quattro ore e la discussione ha incluso chiaramente gli argomenti più 'caldi' delle relazioni interetniche, in particolare i tragici eventi di Gostivar" (alcuni mesi fa due persone erano state uccise in violenti scontri tra la polizia e cittadini di etnia albanese, nell'ambito di una campagna per l'esposizione della bandiera albanese sugli edifici pubblici locali promossa anche dai sindaci delle città della regione a maggioranza albanese). "Secondo i leader del DPA, una delle questioni discusse è stata quella del processo al sindaco di Gostivar, recentemente condannato a 13 anni di prigione". Gligorov ha potuto procedere con sicurezza a questa apertura perché "conosce la storia delle relazioni tra il DPA e i socialisti recentemente giunti al potere in Albania. Il DPA si è affidato eccessivamente al sostegno dell'Albania quando Berisha era ancora al potere. Un paio di anni fa ha anche annunciato che il partito non avrebbe collaborato con i socialisti albanesi nemmeno se fossero tornati al potere. Ora che ciò è avvenuto è chiaro che non può contare su un appoggio da Tirana, fatto che indebolisce la sua posizione all'interno della Macedonia e sulla scena internazionale. L'incontro ha marcato anche l'avvio della campagna per l'elezione del Presidente da parte dei partiti macedoni al potere. Le attività del DPA che il governo non è riuscito a neutralizzare minacciano direttamente la reputazione del governo tra gli elettori di etnia macedone, a causa della sua 'incapacità di proteggere lo stato'. Se Gligorov, con l'aiuto indiretto di Tirana, riuscirà a mettere 'con le spalle al muro' il DPA, non c'è dubbio che vi sarà un grande sollievo per le autorità che stanno incontrando difficoltà nel tenere sotto controllo la situazione nella Macedonia occidentale, regione in cui il DPA ha vinto la maggioranza dei seggi nelle ultime elezioni locali, sconfiggendo il partito albanese più moderato, il Partito per la Prosperità Democratica (PDP), che è membro del governo al potere. Sarebbe tuttavia ingenuo aspettarsi che il DPA rinunci alle posizioni che gli hanno portato tutto quello che fino a ora è riuscito a mietere. Un tribunale ha di recente rifiutato di registrare questo partito, che è il frutto della fusione di due partiti albanesi di opposizione, il Partito della Prosperità Democratica degli Albanesi (PDPA) e il Partito Democratico Nazionale (NDP). Il principale motivo per cui il tribunale ha respinto la loro domanda è stato il fatto che il programma del DPA includeva l'aspirazione all'autodeterminazione, che viene considerata dalla parte macedone un'aspirazione alla secessione di una parte del paese. La posizione assunta da Nano ha ora reso meno probabile una tale eventualità. E' difficile valutare quale effetto finale avrà questo incontro sull'atmosfera politica del paese, che sta attraversando un periodo di scarsissima collaborazione interetnica. Forse il proseguimento del processo contro il sindaco di Gostivar sarà un primo test e dimostrerà se le autorità saranno più flessibili ora che l'opposizione albanese è stata "forzata" a sua volta ad esserlo sotto la pressione indiretta di Tirana. [...]

(selezione, traduzione, redazione: A. Ferrario)