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NOTIZIE EST #11 - JUGOSLAVIA/KOSOVO
9 gennaio 1998

L'ARMATA DI LIBERAZIONE DEL KOSOVO AMPLIA IL RAGGIO DI AZIONE

di Ibrahim Hajdari

L'allargamento delle attività dell'Armata di Liberazione del Kosovo (UCK) alla Macedonia hanno suscitato sorpresa a Pristina, perché finora si riteneva che questa organizzazione lottasse con le armi solo per una "liberazione" del Kosovo.

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Pristina - L'ultimo, quarantunesimo comunicato dell'organizzazione illegale che si definisce Armata di Liberazione del Kosovo (UCK) ha suscitato grande attenzione nell'opinione pubblica locale. Ieri è stata la prima volta, da quando questa organizzazione ha fatto la sua comparsa il 17 febbraio del 1996 assumendosi, con un comunicato ai mezzi di comunicazione albanesi, la paternità dell'attacco contro cinque campi di profughi serbi fuggiti dalla Croazia, effettuati in Kosovo alcuni giorni prima, che questa organizzazione si è assunta con un comunicato la responsabilità anche di attacchi effetuati al di fuori del Kosovo: quello contro il tribunale di Gostivar del 16 dicembre dell'anno scorso e quelli contro le stazioni di polizia di Kumanovo e Prilep del 4 gennaio di quest'anno [Gostivar, Kumanovo e Prilep sono tutte città della Macedonia- n.d.t.]

Secondo il comunicato dell'UCK, la Macedonia è la seconda zona operativa nella quale, accanto al Kosovo, che rimane la zona principale, agiscono membri di questa organizzazione. Questo comunicato ha suscitato una notevole sorpresa tra gli osservatori, poiché si riteneva che questa organizzazione, che nel suo programma si impegna a una "liberazione del Kosovo mediante la lotta armata", agisse solo sul territorio del Kosovo, dove si è assunta la responsabilità della maggior parte delle azioni violente compiute nel corso dell'anno scorso e di quest'anno, durante le quali sono rimasti uccisi cinque poliziotti serbi, cinque civili serbi e dieci albanesi, con l'accusa di essere "collaborazionisti del regime serbo".

Secondo le dichiarazioni della polizia, nei due attacchi finora portati contro strutture della polizia in Kosovo, sono morti due membri della UCK. Nella notte tra il 15 e il 16 novembre, durante un attacco a una stazione di polizia nel villaggio di Klicin, vicino a Pec, è stato ucciso Ardijan Krasnici, del villaggio di Vranoc presso Pec. La partecipazione di Krasnici all'attacco alla stazione di Klicina, come membro della UCK, è stata confermata dalla stessa organizzazione nel suo comunicato numero 37, nel quale, assumendosi la responsabilità dell'attacco, afferma che "nell'adempimento della propria missione, durante uno scambio di colpi tra membri della UCK e della polizia serba, è morto eroicamente il combattente Adrian Krasnici". L'affermazione della polizia secondo la quale durante l'attacco alla stazione di polizia del villaggio di Irznic, presso Decan, il 27 novembre scorso è rimasto ucciso Ismet Djocaj, non è stata confermata finora dalla UCK e le fonti albanesi locali affermano che Djocaj era stato precedentemente arrestato dalla polizia e che la sua partecipazione all'attacco era stata inscenata.

Nel comunicato numero 41 della UCK non vengono spiegati i motivi per i quali il territorio di azione dell'organizzazione è stato ampliato alla Macedonia, né in base a quali criteri sono stati scelti gli obiettivi degli attacchi, ma, poiché il criterio fondamentale di espansione dell'UCK è quello etnico, la logica lascia pensare che ci si debba aspettare la comparsa di questa organizzazione nel più ampio spazio in cui è diffusa la popolazione albanese, vale a dire, oltre il Kosovo e la Macedonia, anche in Montenegro e nella Serbia meridionale.

La filosofia dell'"attesa"

"Il nostro messaggio all'Armata di Liberazione non è un tentativo di fare qualcosa dalla posizione di qualcuno che ha la forza per fare valere la propria posizione, ma si tratta piuttosto del tentativo di intraprendere qualcosa prima che la situazione si surriscaldi al massimo. Rivolgendo il nostro messaggio, abbiamo voluto allo stesso tempo richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica albanese e dei soggetti politici albanesi in primo luogo, e in secondo luogo del regime di Belgrado, ma anche quella dell'opinione pubblica internazionale, affinché facciano tutto quello che è possibile per evitare in questa situazione lo scoppio di un conflitto armato", afferma il vicepresidente del Partito Parlamentare del Kosovo, Bajram Kostuni [il PPK è il partito guidato da Adem Demaci, sul cui messaggio rivolto all'UCK all'inizio di dicembre il presente articolo riferisce più avanti - n.d.t.]. "La filosofia dell'attesa e della conservazione dello status quo adottata dai soggetti politici albanesi, la posizione di forza del regime serbo di Belgrado e il modo in cui la comunità internazionale affronta il problema del Kosovo, sono tre fatti politici che non possono tenere. Noi abbiamo voluto ancora una volta, prima che la situazione subisse un'escalation, richiamare la loro attenzione. Purtroppo, senza alcun effetto".

Per ora non ci sono conoscenze affidabili sul numero di componenti, sulla diffusione e sulle effettive possibilità della UCK. Nella maggior parte degli articoli di giornale che parlano di questa organizzazione si dà per scontato che il principale nucleo armato trovi rifugio in aree difficilmente accessibili della regione intorno a Drenica, in particolare nel triangolo tra i comuni di Srbica, Glogovac e Klina. Il villaggio di Vojnik, sulla strada Srbica-Klina è stato teatro, il 25 e il 26 novembre dell'anno scorso, del primo regolamento di conti tra massicce forze motorizzate della polizia e membri dell'UCK, durante il quale sono rimasti feriti quattro poliziotti e dopo il quale, secondo numerose testimonianze la polizia si è ritirata nel panico verso Srbica , aprendo un fuoco incontrollato contro i villaggi albanesi lungo la strada e uccidendo in tal modo Haljit Gecaj, un cittadino di etnia albanese.

Da allora la polizia non controlla praticamente più le strade che da Srbica portano verso Glogovcu e Klina. Secondo quanto a scritto il quotidiano di Pristina "Bujku", durante il giorno lungo queste strade si arrischiano a passare solo dei grossi contingenti militari. In vari organi di stampa sono state pubblicate informazioni secondo le quali pattugli dell'UCK di notte fermano le automobili in transito lungo queste vie di comunicazione, effettuando controlli dei documenti dei viaggiatori. Su questo territorio, in seguito a ordini provenienti da Belgrado, per la prima volta, in occasione delle recenti elezioni, non sono stati aperti i seggi "per motivi di sicurezza", fatto che costituisce la prima ammissione diretta da parte del regime che questa area del territorio non è più controllata né dalla polizia né dall'esercito.

Gli ambienti politici albanesi finora hanno rifiutato ogni rapporto con l'UCK. Durante la prima metà di dicembre, il presidente del Partito Parlamentare del Kosovo Adem Demaci ha rivolto un appello pubblico alla Armata di Liberazione chiedendole di "dichiarare una moratoria sulle azioni violente" fino al 15 marzo, ma, sebbene da allora in Kosovo non sia stato riscontrato nemmeno un attacco, la UCK fino a oggi non ha ancora risposto a questo appello. In una dichiarazione speciale rivolta al pubblico attraverso i media albanesi nei primissimi giorni di quest'anno, l'UCK ha fatto sapere di "essere la forza armata del popolo albanese e di essere estranea a ogni influenza politica", nonché di "rappresentare la più organizzata e più seria forza per la liberazione e l'unificazione nazionale".

(da "Nasa Borba", 9 gennaio 1997)