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NOTIZIE EST #27 - JUGOSLAVIA/KOSOVO
12 marzo 1998

AGGIORNAMENTI IN BREVE DA PRISHTINA, BELGRADO, TIRANA E SOFIA


PRISHTINA

Il giornale "Nova Makedonija" di ieri scrive brevemente della situazione in Kosovo: "Oggi la situazione in Kosovo è calma, non ci sono proteste né sembra che ve ne siano in preparazione, forse anche a causa del tempo freddissimo e della neve che da ieri cade ininterrottamente. Ieri è stato ripristinato il traffico attraverso Drenica sul tratto stradale Kosovska Mitrovica-Srbica-Pec, che era bloccato dal 5 marzo. Anche oggi le forze del Ministro degli Interni hanno continuato ha controllare massicciamente le vie di comunicazione nell'area. La situazione a Srbica è tranquilla", anche se le scuole non hanno ancora riaperto. Quella elementare albanese è chiusa dal 2 febbraio. Per domani, 13 marzo, è prevista a Prishtina una manifestazione degli studenti, indetta già mesi fa, prima dei recenti massacri.

BELGRADO

Prosegue il clima di "unità nazionale" instauratosi in Serbia dopo le violenze in Kosovo (si veda "Notizie Est #26"), mentre anche i principali oppositori del governo socialista, dietro gli attacchi al regime, danno il proprio avallo al massacro dei giorni scorsi.

Per oggi era previsto uno sciopero generale, in tutta la Serbia, dei lavoratori del settore della sanità, con una manifestazione di fronte al palazzo del governo a Belgrado per chiedere il pagamento degli arretrati. La presidenza della repubblica serba ha chiesto ai sindacati, durante una riunione congiunta, di disdire lo sciopero (programmato già dal mese scorso a sostegno di rivendicazioni che nel frattempo il governo non ha soddisfatto) perché potrebbe avere risvolti politici pericolosi "in un momento difficile per la sicurezza del paese", avanzando l'ipotesi che l'iniziativa sindacale fosse motivata anche "da obiettivi politici". Il Sindacato serbo dei lavoratori della sanità ha negato le insinuazioni della presidenza serba, affermando che "in Kosovo i membri del sindacato stanno dando prova del loro senso morale e del loro patriottismo". A riunione conclusa, i dirigenti del sindacato hanno deciso di sospendere lo sciopero "a causa della situazione nel paese e dell'invito della presidenza della repubblica".

Il Parlamento degli studenti, che rappresenta le forze studentesche che avevano organizzato le dimostrazioni dell'anno scorso, ha inviato un messaggio rispettivamente a Milosevic e a Rugova. Al primo, l'organizzazione studentesca, rinfaccia il "non funzionamento delle istituzioni democratiche del paese", accusandolo di "non avere condotto trattative con i rappresentanti degli albanesi del Kosovo e di avere così causato l'emergere del terrorismo e l'uccisione dei poliziotti serbi". Al secondo rimproverano la mancata partecipazione alla vita politica serba, muovendogli la seguente accusa: "con la sua insistenza per l'indipendenza del Kosovo lei ha causato le repressioni dello stato e l'uccisione dei suoi connazionali".

Anche il miliardario serbo-americano Milan Panic, già premier della Serbia e sempre nuovamente alla ribalta con ogni nuova crisi nel paese, ha scritto una lunga lettera aperta a Milosevic. Panic rimprovera al presidente serbo soprattutto la mancanza di realismo che lo ha portato a entrare in conflitto con la comunità internazionale, aggiungendo che "purtroppo bisogna conformarsi alle richieste del Gruppo di contatto", altrimenti verranno imposte sanzioni che la Serbia non potrà più sopportare come in passato. Il miliardario loda gli sviluppi nella Repubblica Serba di Bosnia (che ha ora adottato una linea fortemente filoccidentale, dopo l'arrivo al potere di Dodik), indicandola come modello a Milosevic e solo alla fine della lettera accenna alle violenze di questi giorni nella regione di Drenica, con una richiesta allo stesso tempo cinica e tragicamente ridicola: "Chiedo a Milosevic e a Milutinovic di dare immediatamente vita a una commissione per stabilire se nel corso delle operazioni contro i terroristi albanesi sono stati superati i limiti della legge nei confronti di civili albanesi". Peccato che i civili albanesi ormai non possano più dare la loro testimonianza, ma Panic forse di questo non se ne è nemmeno accorto. Quello che invece gli preme, nel chiudere la lettera, è chiedere "alla comunità internazionale di fornire un adeguato aiuto alla Serbia nella sua lotta contro il terrorismo albanese". Panic ha ripreso a essere estremamente attivo negli ultimi mesi; nei giorni delle violenze in Kosovo è stato ricevuto da Clinton, dal quale era già stato quest'estate, in compagnia del premier (oggi presidente) montenegrino Djukanovic, mentre a febbraio ha aperto uno stabilimento della sua ditta farmaceutica, la Galenica, in Serbia, da dove è poi partito per la Macedonia e l'Albania, paesi nei quali ha aperto altri stabilimenti e avviato importanti investimenti. Il suo attuale ruolo di uomo d'affari non gli ha impedito di essere ricevuto dal presidente macedone Gligorov e, con particolare calore, dal premier albanese Fatos Nano.

TIRANA

Mentre nei giorni scorsi, sull'onda delle violenze nel Kosovo, hanno fatto sempre più passi avanti i progetti di sostituzione delle truppe ONU in Macedonia con truppe NATO, probabilmente a maggioranza europea, dopo che il mandato delle prime scadrà a luglio prossimo, il Patto Atlantico ha aperto un nuovo fronte con il viaggio a Tirana del suo segretario Solana, su invito urgente del governo albanese. Come riferisce il "Washington Post": "gli alleati hanno approvato un piano di aiuti all'Albania per fermare il flusso di armi, droga e guerriglieri verso il Kosovo e per fare fronte a emergenze civili nel caso di un'ondata di profughi [...], ma hanno deciso di non accettare la richiesta del governo di Tirana di inviare una forza di pace per proteggere il confine tra Jugoslavia e Albania".

SOFIA

I ministri degli esteri di Bulgaria, Romania, Macedonia, Turchia e Grecia si sono riuniti l'altro ieri a Sofia e hanno emesso un comunicato congiungo con il quale i paesi balcanici si dichiarano "favorevoli alla concessione di un'ampia autonomia al Kosovo, all'interno della Serbia, le cui frontiere non devono essere modificate" e chiedono a entrambe le parti di condannare gli atti di violenza. Il ministro degli esteri turco, in particolare, era stato nei giorni scorsi a Belgrado dove aveva condannato in maniera generica gli atti di violenza, dichiarando tuttavia in maniera categorica che "il Kosovo è una questione interna della Serbia, che deve essere risolta all'interno dei suoi confini".

Sempre da Sofia va segnalata un'ennesima riproposizione della questione macedone sull'onda della crisi in Kosovo. Alcuni giorni fa un gruppo di accademici bulgari vicini al governo (autori della "Nuova dottrina nazionale" del paese) aveva pubblicato un libretto in cui si prevede che, con la più che probabile vittoria a Skopje, nelle elezioni previste per l'ottobre prossimo, del partito nazionalista di destra filobulgaro VMRO-DPMNE (che durante il fine settimana ha stravinto le elezioni locali nell'importante città di Bitola, dove il partito del presidente Gligorov ha subito una secchissima sconfitta), cesseranno "le vessazioni sui Macedoni e nel giro di un anno almeno 300.000 di essi si dichiareranno bulgari". L'altro ieri il "Centro per le strategie liberali", un gruppo che ha condotto studi anche per l'ONU e ha buoni agganci in occidente, ha dipinto il seguente scenario conseguente al conflitto in Kosovo: "Scontro tra albanesi e serbi in Kosovo. Proclamazione della Repubblica indipendente del Kosovo. Invasione del Kosovo da parte di massicce forze militare serbe. Scoppo di scontri etnici in Macedonia. Ondata di profughi macedoni e albanesi in Bulgaria. Scontri ai confini con decine di morti. L'ONU e la NATO sono incerte se inviare forze armate in Kosovo. Il limitato contingente militare ONU in Macedonia non è in grado di intervenire. Skopje chiede l'intervento militare. L'esercito serbo entra in Macedonia. Crisi politica a Sofia...", puntini che lasciano intendere un intervento militare bulgaro in aiuto ai "fratelli" macedoni, come già ipotizzato da varie altre fonti di recente.

(fonti: "Nova Makedonija", "Nasa Borba", "Kontinent", "Washington Post", ATA, MILS)