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NOTIZIE EST #30 - BALCANI
17 marzo 1998

LA NATO NEI BALCANI - TENSIONI IN MACEDONIA - BREVI SUL KOSOVO - TORNANO GLI STALINISTI
a cura di Andrea Ferrario

MACEDONIA
L'agenzia di stampa macedone MILS ha distribuito ieri e oggi alcune importanti notizie. La prima riguarda l'arrivo oggi a Skopje del vicesegretario di stato americano Talbott a Skopje. Talbott inizia così un giro di consultazioni che lo porterà anche a Bucarest, a Sofia e a Tirana (dove nei giorni scorsi si è già recato il segretario della NATO Solana). Il preoccupante progetto che Talbott discuterà con i ministri degli esteri dei paesi della zona è quello dell'invio di truppe NATO in Bulgaria, Macedonia, Albania e Romania. Al di là delle motivazioni ufficiali di una garanzia per la sicurezza della regione, questa soluzione consentirebbe di conseguire diversi scopi in un colpo solo: una ricatto diretto alla Jugoslavia che verrebbe così accerchiata, ma anche un favore a Milosevic e a Gligorov, grazie a una presenza militare che terrebbe sotto controllo le popolazioni albanesi dell'area; un primo insediamento della NATO in paesi che è difficile integrare direttamente a causa della loro situazione economica e della loro instabilità; un sostegno militare e politico a governi sempre più impopolari e in difficoltà, ma fedeli all'occidente (in Bulgaria, il governo di destra si trova ad affrontare un'ondata di scioperi e l'aperta opposizione alle sue politiche da parte di importanti esponenti militari; in Romania vi è una profonda crisi politica, mentre le dure riforme imposte alla popolazione non hanno fatto che peggiorare la situazione economica; in Macedonia il partito del presidente-padrone Gligorov viene dato ormai per spacciato alle prossime elezioni di ottobre, che dovrebbero essere vinte dalla destra filobulgara; in Albania, il governo di Nano non ha ancora ottenuto alcun risultato positivo per la popolazione e la rivolta di Scutari è il segnale di una possibile massiccia riattivazione del Partito Democratico sull'onda della protesta sociale); l'apertura di una nuova arena in cui giocare i conflitti ormai sempre più evidenti tra Stati Uniti ed Europa e magari giungere a nuove spartizioni per zone d'influenza. Quest'ultimo punto è stato perfettamente compreso dal presidente macedone Gligorov, il quale in un'intervista alla radio di Skopje ha affermato a chiare lettere di volere per il suo paese una presenza militare esclusivamente americana, per evitare una corsa tra i vari paesi della NATO a chi invierà più truppe.

La stessa agenzia segnala inoltre la possibilità che domenica prossima, 22 marzo, si verifichino scontri a Gostivar, nella regione macedone a maggioranza albanese. In quel giorno, infatti, scadrà il termine per l'arresto di Rufi Osmani, il sindaco albanese della città, che è stato di recente condannato a sette anni di prigione con l'accusa di avere fomentato i disordini verificatisi l'anno scorso a Gostivar, che hanno portato all'uccisione di due albanesi.
(fonte: MILS)

KOSOVO
Clima di attesa a Prishtina, mentre si avvicinano sia lo scadere dell'ultimatum del Gruppo di contatto (20 marzo, ma nei fatti 25 marzo, quando il Gruppo si riunirà per decidere eventuali ulteriori misure), che la data in cui si svolgeranno le elezioni per il rinnovo del governo-ombra e del presidente-ombra degli albanesi del Kosovo (22 marzo). Segnaliamo oggi solo due brevissime notizie. Il quotidiano inglese "The Guardian" ha pubblicato un servizio da Prekaz, il villaggio dove è stata completamente sterminata la famiglia di Adem Jasari, il presupposto leader dell'UCK. Secondo il giornale inglese il ministero degli interni serbo ha organizzato questa azione per mandare un messaggio trasversale all'intera comunità albanese. La famiglia Jasari è infatti la più ricca e influente di una zona, quella di Drenica, da lunghissimo tempo simbolo della resistenza albanese a ogni potere imposto dall'esterno.

L'agenzia di stampa serba Beta scrive invece da Bonn che il governo tedesco non ha nessuna intenzione di porre fine alle espulsioni di immigrati albanesi del Kosovo riprese massicciamente solo qualche settimana prima dell'inizio degli scontri nella regione. Ricordiamo che una delle vittime massacrate nella regione di Drenica era proprio un albanese espulso di recente dalla Germania. Le espulsioni sono cominciate sulla base di un accordo firmato tra il governo tedesco e quello jugoslavo alla fine del 1996. Finora sono stati espulsi 10.000 kosovari, mentre nel paese ne rimangono ancora 140.000.
(fonti: "The Guardian", Beta)

SOFIA-TIRANA
Tornano gli stalinisti sulle scene politiche di Sofia e di Tirana. Con una decisione del tutto inaspettata, la cellula del Partito Socialista Bulgaro (ex-comunisti) del più grande complesso industriale del paese, Kremikovci, ha invitato Todor Zivkov, ex-segretario del partito comunista ed ex-presidente della repubblica, a prendere la tessera del partito. Zivkov ha accettato e ieri ha pronunciato il primo discorso pubblico del suo ritorno alla politica attiva. Zivkov, 86 anni portati benissimo, ha governato la Bulgaria dal 1954 al 1989 e vanta un curriculum di dittatore di tutto rispetto: in Bulgaria i campi di concentramento per gli oppositori o gli elementi "asociali", altrove chiusi già alla fine degli anni '50, sono stati in funzione fino a tutto il 1965; Zivkov è stato inoltre tra i più accessi fautori dell'intervento militare in Cecoslovacchia nel 1968; infine, negli anni '80, il leader comunista bulgaro, di fronte alla crisi economica e politica del paese, non ha esitato a lanciare una campagna di "bulgarizzazione" forzata della minoranza turca (il 10% della popolazione) che ha portato all'uccisione di decine di turchi che rivendicavano i loro diritti. Nonostante questo, i governi "democratici" succedutisi negli ultimi nove anni non hanno trovato di meglio che incriminarlo per appropriazione indebita e Zivkov ed è stato costretto agli arresti domiciliari fino al settembre dell'anno scorso. Il suo ritorno in politica nel Partito Socialista non potrà che fare piacere al partito di destra al governo, la SDS, che di fronte alla protesta sociale montante potrà chiamare a raccolta i suoi sostenitori con lo spettro del ritorno della dittatura "comunista".
(fonti: "Kontinent", "Nova Makedonija")

Anche in Albania presto le forze staliniste eredi del partito di Enver Hoxha potrebbero ritornare ufficialmente sulla scena politica. Si prevede che presto il parlamento albanese, con il beneplacito del Partito Socialista, voeterà una legge con la quale verrà revocato il divieto di dare vita a forze politiche comuniste, stabilito nel 1992 dall'allora neoeletto governo di Sali Berisha. Il Partito Comunista d'Albania, guidato da Hisni Miloshi, esiste già semiufficialmente e alle ultime elezioni un suo esponente, Maksim Hasani, è stato eletto come candidato indipendente. Si prevede già che la discussione della legge in parlamento verrà utilizzata dal Partito Democratico e dalle altre forze di destra per una battaglia d'opinione contro il governo socialista di Fatos Nano
(fonte: "Nova Makedonija")