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![]() NOTIZIE EST #33 - JUGOSLAVIA/KOSOVO KOSOVO: I PARTITI ALBANESI DIVISI ALLE ELEZIONI Il dr. Ibrahim Rugova, che i suoi connazionali hanno eletto presidente nel 1992, ha indetto le seconde elezioni parlamentari e presidenziali del Kosovo per il 22 marzo di quest'anno. Questa decisione è stata preso dopo alcuni rinvii e diverse proroghe del mandato sia dei deputati che del presidente, cioè Rugova stesso. A Pristina tutto quello che si può vedere sono alcuni manifesti della LDK (Lega Democratica del Kosovo) e del suo candidato Dr. Rugova nelle zone periferiche della città. La Commissione Elettorale, presieduta da Tadej Rodici, ex-presidente del Tribunale supremo della Provincia Autonoma del Kosovo, ha informato che alle elezioni parteciperà "la maggioranza assoluta dei partiti politici" del Kosovo, oltre al diverse associazioni, come sono l'Associazione dei giuristi, il Movimento dei verdi e 4 candidati indipendenti. Una parte della stampa albanese del Kosovo, tuttavia, è stata inondata da reazioni di stampo ben diverso di partiti politici e altri soggetti, che non solo sono contro lo svolgimento delle elezioni, ritenendo il momento del tutto inadatto, tra le altre cose per il proseguire delle tensioni a Drenica, ma hanno anche pubblicamente dichiarato la loro decisione di non partecipare a tali elezioni, invitando gli elettori albanesi a boicottarle. Una tale dichiarazione è stata rilasciata anche dal secondo partito del Kosovo per influenza politica e numero di membri iscritti, che è anche il principale partito di opposizione, vale a dire il Partito Parlamentare il cui leader è Adem Demaci, ex-prigioniero politico, che gli albanesi del Kosovo ritengono "il simbolo dell'opposizione contro il regime serbo". Questo partito ha definito le elezioni del 22 marzo come "elezioni che provocheranno una spaccatura nel popolo kosovaro", accusando l'attuale leadership albanese di voler tenere le elezioni "per legittimare un individuo o un gruppo di individui". La presidenza di questo partito ha allo stesso modo valutato che "tenere le elezioni in questo momento vuole dire trasformarle nella manipolazione di un clan politico a suo esclusivo vantaggio politico e per questo motivo sono dannose". Contro le elezioni si è pronunciato anche il Partito Socialdemocratico, il cui leader à Ljuljeta Pulja Beciri, la quale all'inizio ha fortemente sostenuto il 22 marzo come data in cui andavano tenute le elezioni. Il suo partito la ha addirittura nominata proprio candidato ufficiale alla presidenza. La successiva decisione di non partecipare alle elezioni è stata presa, secondo il partito socialdemocratico, perché "tenerle in questo momento potrebbe avere delle ripercussioni indesiderate per il Kosovo". Andando oltre, la signora Pulja-Beciri in una motivazione del ritiro della sua candidatura alla presidenza ha affermato che è "moralmente inaccettabile partecipare come candidato presidenziale almeno fino al momento in cui le unità militari e di polizia non si ritireranno da Drenica". La signora Pulja, come ritengono gli analisti locali, è perdente in partenza nella corsa al posto di presidente. Al funerale di 24 albanesi uccisi e massacrati dalla polizia serba, rivolgendosi a una folla che, secondo fonti albanesi, arrivava a 300.000 persone, ha cercato di tenere il suo discorso preelettorale, accusando il Dr. Rugova di essere in parte corresponsabile dell'uccisione di quelle persone, fatto che ha fortemente irritato i presenti che con la forza l'hanno allontanata dal palco, un fatto che a Pristina è stato interpretato come il tramonto definitivo della candidata alla presidenza. Per questo motivo, l'appello di Pulja Beciri basato su motivazioni morali, sembra molto debole e sospettoso. Contro lo svolgimento delle elezioni si sono pronunciati energicamente anche alcuni esponenti della LDK che fino a poco tempo fa erano membri della sua presidenza, come Hydajet Hyseni e Mehmet Hajrizi e altri ancora, i quali, dopo avere perso la loro posizione all'interno della LDK non sono riusciti a farsi cooptare in nessuno dei partiti vicini alle loro opinioni, tra i quali possono essere annoverati il Partito Parlamentare di Adem Demaci, la UNIKOMB - un partito dal programma radicale che viene considerato orientato a sinistra e che ha presentato la candidatura a presidente della repubblica del suo presidente (in questo momento in prigione), Uksin Hotija. I membri della LDK che sono così rimasti fuori dal gioco, ora hanno unito le loro forze a quelle di coloro che si oppongono alle elezioni, sebbene in passato non si siano mai pronunciati in merito alla decisione di Rugova di rimandare il voto. I parlamentari di Demaci, da parte loro, continuano coerentemente a opporsi alle decisioni del Dr. Rugova, sia quando quest'ultimo sancisce un rinvio, che, come adesso, quando ne decide lo svolgimento. Oltre al PPK, al SDPK e all'UNIKOMB, si sono pronunciati con toni fortemente accesi contro le elezioni anche i leader dell'Unione Indipendente degli Studenti, che hanno apertamente invitato a un boicottaggio delle elezioni, continuando in tal modo a partecipare e arbitrare la vita politica del Kosovo, anche se non sono un'organizzazione politica o perlomeno ciò affermano di se stessi. I leader studenteschi sono convinti che per ogni decisione sia necessario ottenere anche il loro consenso, perché ritengono di essere "la forza che ha messo in moto il Kosovo dopo lunghi anni in cui è proseguito un insostenibile status quo". La dichiarazione più tagliente viene qui considerata quella pronunciata dal cosiddetto "UCK" (Esercito di Liberazione del Kosovo"), che ha definito le elezioni come "una scissione e ne ha chiesto l'annullamento ritenendo che non solo a Drenica, dove le elezioni sono state rimandate, ma ormai in tutto il Kosovo vi sia una situazione di emergenza. Il Comando Generale di questa organizzazione, nel Comunicato n. 46 ha affermato che riconoscerà "solo elezioni tenutesi dopo la liberazione del paese". Nel frattempo, lo svolgimento delle elezioni è appoggiato dagli stessi soggetti politici del comune di Srbica, dove si sono verificati gli ultimi tragici fatti [...]. D'altra parte, i partiti che hanno confermato la loro partecipazione alle elezioni e che hanno formato le proprie liste di candidati per il parlamento, motivano la loro partecipazione al voto con il fatto che la situazione nel Kosovo è altrettanto tesa di sei anni fa, quando si sono tenute le prime elezioni. Il Dr. Rugova, nella sua ultima conferenza stampa ha affermato che "le elezioni del 22 marzo sono un momento importante nella consolidazione della società del Kosovo e per la legittimazione della sua dirigenza". Finora una cosa è chiara. I soggetti politici del Kosovo non si attengono ai principi che dovrebbero guidarli, se si giudica dalle decisioni politiche e pratiche da essi pronunciate. I partiti che in passato erano contrari allo svolgimento delle elezioni oggi sono favorevoli, mentre i partiti che hanno condotto una dura campagna affinché si svolgessero, ora sono contro le lezioni. Addirittura, il Partito Parlamentare, che ora mette in rilievo come "nessuno metta in dubbio la legittimità delle attuali istituzioni del Kosovo", solo fino a pochi mesi fa, e nella persona del vicepresidente del partito Bajram Kosumi, aveva affermato che "dopo il 24 maggio 1997 [data in cui scadeva il mandato del presidente e quello del parlamento, già prorogati di un anno con un decreto presidenziale emesso nel 1996 - n.d.t.] non consideriamo più il Dr. Rugova presidente del Kosovo". L'unico che si attiene sempre ai suoi principi è il Dr. Rugova, che non pronuncia nessuna decisione politica importante senza essersi prima consultato con i "suoi amici", tra i quali vi sono infallibilmente gli americani. Questa tesi è confermata anche dal fatto che la decisione definitiva di tenere le elezioni è stata presa solo il giorno dopo il colloquio del Dr. Rugova con il Primo segretario dell'ambasciata americana a Belgrado Nicholas Hill, così come dal fatto che nemmeno un funzionario americano si è pronunciato contro le elezioni, anzi, il loro svolgimento è stato valutato come "momento positivo" degli attuali sviluppi nel Kosovo. Le elezioni si svolgeranno immancabilmente e con il voto della maggior parte degli abitanti del Kosovo, ma ci saranno anche coloro che le boicotteranno. Viste dalla prospettiva partitica di chi vi parteciperà e di chi, invece, le boicotterà, i primi rappresenteranno la maggioranza, poiché tra di essi si trovano i due maggior partiti, la LDK, che è un partito democristiano, e i nazionaldemocratici, un partito di tradizione anticomunista, oltre ad alcuni partiti minori, come di liberali di Djerdj Dedaj, il Partito Socialdemocratico di Kacus Jashari... Dall'altra parte, i partiti che boicottano le elezioni hanno solo una forza politica reale, vale a dire il Partito Parlamentare e l'autorità di Demaci, mentre i socialdemocratici di Ljuljeta Pulja-Beciri rappresentano un partito che, oltre alla sua presidenza, non avrà più di qualche decina di membri. Dunque, parallelamente alla campagna elettorale, se ne svolge anche una antielettorale. Il noto giurista kosovaro Esa Stavlijeci ha in un'occasione dichiarato: "In Kosovo il popolo si unisce, mentre i partiti si dividono". I vincitori, è quasi sicuro, sono noti già fin da adesso e le elezioni potranno essere fermate solo da una nuova spirale di violenza da parte del regime serbo. [...] (AIM, 21 marzo 1998 - selezione e traduzione dal serbo di A.Ferrario)
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