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![]() NOTIZIE EST #40 - JUGOSLAVIA/KOSOVO KOSOVO: TRA NUOVE VITTIME E TRATTATIVE Secondo l'agenzia americana Reuters, oggi "fonti serbe hanno comunicato che su una strada nei pressi del villaggio di Orahovica, a sud-ovest di Pristina, sono stati trovati i corpi di sei cittadini di etnia albanese rapiti nei giorni scorsi e noti come simpatizzanti delle autorità serbe. I familiari delle vittime hanno dichiarato di essere stati troppo terrorizzati per denunciare il loro rapimento da parte di persone sconosciute. Fino a ora nessuno ha rivendicato la loro uccisione, ma il fatto che, stando a quanto hanno comunicato le autorità serbe, si tratta di persone che collaborano con le autorità ufficiali, lascerebbe pensare a un'azione da parte dell'UCK (Esercito di Liberazione del Kosovo), che già in passato aveva ucciso albanesi accusati di essere collaboratori del governo di Belgrado. [...] Secondo le autorità lo stato di conservazione dei corpi indica che i sei sono stati uccisi da qualche giorno. La zona in cui sono stati rinvenuti i cadaveri è stata immediatamente isolata". Le autorità ufficiali non hanno comunicato i nomi delle vittime, né altri elementi che ne permettano l'identificazione. L'agenzia jugoslava Beta, segnala anche un forte concentramento di forze di polizia intorno a Srbica, dove tuttavia, nonostante l'ovvia tensione, la situazione sembra essere tranquilla. Fonti del Ministero degli Interni serbo hanno detto che non si tratta di un concentramento, ma solamente della sostituzione di un contingente con forze nuove. Sempre la Beta riporta testimonianze secondo le quali ieri mattina si sono sentiti numerosi spari provenienti dai villaggi di Turicevac e Ovcarevo, nei pressi di Srbica. Infine, il "New York Times", in un reportage di Chris Hedge dalla zona di Drenica pubblicato ieri, afferma che il numero dei "resistenti" armati dell'UCK si sarebbe almeno quadruplicato, con l'arrivo nella zona, tra l'altro, di albanesi residenti all'estero e di non meglio identificati mercenari (che parlano albanese). Intanto, il 31 marzo l'Istituto di Albanologia di Prishtina è stato riaperto dopo anni, senza alcuna cerimonia ufficiale, e reso accessibile agli insegnanti e agli studenti albanesi, in conformità agli accordi sul sistema educativo recentemente firmati. Il giorno prima si era tenuta una protesta, nel corso della quale alcune decine di studenti serbi hanno tracciato sulle pareti interne ed esterne dell'Istituto la scritta "Tradimento". Non si è avuta tuttavia l'occupazione che tali studenti avevano minacciato negli scorsi giorni. Intanto, nella giornata di oggi, come scrive il quotidiano "Nasa Borba", dovrebbe svolgersi una manifestazione degli studenti di Belgrado a sostegno degli studenti serbi dell'Università di Prishtina. Gli studenti di Belgrado chiedono agli albanesi "separatisti di rinunciare a ogni richiesta di indipendenza". Intanto proseguono i preparativi per l'apertura di trattative tra i leader albanesi del Kosovo e le autorità di Belgrado. Il parlamento serbo ha votato ieri, praticamente all'unanimità (più del 95% dei voti), una modifica della costituzione che consente di indire un referendum e di farlo svolgere nel giro di quindici giorni (le norme costituzionali precedenti prevedevano un termine minimo di trenta giorni). Si prevede quindi che il referendum proposto da Milosevic sull'opportunità o meno della presenza di mediatori internazionali durante eventuali trattative con gli albanesi, si svolgerà il 23 aprile, cioè il giorno dopo la prevista riunione del Gruppo di Contatto, durante la quale si discuterà in merito all'adozione di eventuali misure riguardo al Kosovo. Anche tra gli albanesi continuano i preparativi per la probabile apertura di trattative (uno dei principali leader dei quali, il democristiano Krasniqi, ha comunque dichiarato che: "senza una presenza internazionale gli albanesi non intendono partecipare ad alcun colloquio con la parte serba"). Sulla situazione al loro interno scrive il settimanale serbo "Vreme" nel suo ultimo numero: "Per quanto riguarda il gruppo esecutivo formato dal 'Presidente' Rugova per preparare una piattaforma mirata ad aprire trattative con la Serbia, la situazione è ancora di stallo. Il gruppo si è riunito tre volte, ma nessuna di queste al completo. Adem Demaqi, leader del Partito Parlamentare del Kosovo, che si trova all'opposizione rispetto alla Lega Democratica di Rugova, è l'unico che si è potuto permettere di rifiutare esplicitamente l'invito a parteciparvi. 'Io non credo a Rugova e lui non crede a me, che consigli posso mai dargli?" ha spiegato Demaqi. Bujar Bukoshi, il presidente del governo kosovaro in esilio ha un motivo molto buono per non venire a Pristina: nove anni fa le autorità jugoslave hanno emesso nei suoi confronti un ordine di arresto. Altri membri del gruppo, invece, hanno deciso di compiere viaggi all'estero proprio negli ultimi giorni. Il motivo di questa incertezza intorno al gruppo è che nessuno dei suoi membri ha ancora capito esattamente quale sia la sua funzione. Si vuole da loro solo che approvino l'opinione di Rugova, dandogli un mandato a trattare, oppure i membri del gruppo che condurrà le trattative verranno scelti tra di loro? Se prevarrà la seconda opzione, è probabile che Adem Demaqi accetti di fare parte del gruppo. Nelle riunioni tenutesi fino a oggi, comunque, non vi è mai stata l'opportunità di chiarire nulla. La prima riunione, di carattere unicamente amministrativo, è stata presieduta da Rugova, mentre tutti gli altri hanno tenuto un basso profilo. La seconda volta il gruppo si è riunito per incontrarsi con l'inviato americano Gelbard e anche in quella occasione non vi è stato spazio per alcuna discussione. L'unica decisione presa è stata quella di non rilasciare dichiarazioni alla stampa [...]. Si prevede che il gruppo formuli qualche decisione concreta entro la prossima riunione del Gruppo di Contatto, che si terrà il 22 aprile [proprio ieri, cioè dopo che è uscito "Vreme", Rugova ha comunicato di avere nominato ufficialmente quattro portavoce responsabili dell'apertura di trattative: Fehmi Agani, stretto collaboratore di Rugova, l'ex-leader comunista Mahmut Bakalli, il direttore del giornale in lingua albanese "Koha Ditore", Veton Suroj, e il presidente del Comitato per i diritti umani, Pjazit Nusi - n.d.t.]. Non lo si sa ancora con precisione, ma pare che il "parlamento ombra" degli albanesi recentemente eletto, si riunirà presto e sarà composto unicamente da deputati della Lega Democratica di Rugova. Si prevede anche che nessuno insisterà per un cambio del governo, visto che Bukoshi sta mandando segnali dall'estero dai quali si intende che è disposto a cooperare con il presidente 'vecchio-nuovo'. Almeno fino alla prossima nuova occasione". "Vreme" termina affermando che "ci si può probabilmente aspettare una nuova ondata di violenza nei giorni immediatamente precedenti la prossima riunione del Gruppo di Contatto". Intanto, come riporta "Nasa Borba", il presidente serbo Milutinovic ha dichiarato che, "in considerazione dell'importanza dei colloqui con rappresentanti della minoranza nazionale albanese" si recherà oggi di persona a Prishtina, dove per la decima volta un team serbo attenderà la controparte albanese presso la prefettura della città. Il governo della Serbia ha constatato che "i leader dei partiti politici albanesi portano l'esclusiva responsabilità per il fatto che nessun dialogo è stato avviato, nonostante gli innumerevoli inviti da parte del governo serbo". Il governo inoltre ha espresso il proprio rammarico per il fatto che gli albanesi non hanno ancora condannato, "come invece ha richiesto la comunità internazionale", il terrorismo in Kosovo e Metohija. Infine, sul fronte internazionale c'è da registrare unicamente la dichiarazione del Primo Ministro dell'Albania, Fatos Nano, il quale ha detto che il Kosovo deve acquisire lo status di repubblica all'interno della Jugoslavia, ma senza diritto alla secessione. Nano ha anche invitato i leader kosovari ad aprire trattative con le autorità jugoslave (ATA). (fonti: Reuters, "New York Times", "Vreme", "Nasa Borba", ATA) |