Balcani


Home

Ex-Jugoslavia

Scriveteci

I Balcani


NOTIZIE EST #42 - BALCANI / 1
16 aprile 1998

L'EMBARGO ALLA JUGOSLAVIA: UN CRIMINE PIANIFICATO
Parte I

L'ipotesi, ventilata recentemente, di una nuova imposizione di sanzioni economiche contro la Jugoslavia in relazione alle violente repressioni in Kosovo ha suscitato grande preoccupazione non solo a Belgrado, ma anche in tutti i paesi confinanti, che si sono mobilitati a livello diplomatico per scongiurarne l'applicazione. Il tema dell'embargo è stato affrontato molto superficialmente in questi anni, sia dai media che dalle organizzazioni pacifiste. Le sanzioni contro la Jugoslavia sono state presentate, il più delle volte, come un provvedimento solo formale, facilmente aggirabile e quindi da non prendersi troppo sul serio. Un'analisi più accurata rivela invece una realtà ben più drammatica. L'entità del dramma (che è più giusto definire piuttosto come un crimine pianificato) provocato dalle sanzioni, non può essere sminuita dalla loro presunta qualità di "misure dure, ma giuste", per due semplici motivi: in primo luogo, si tratta di misure decise dal gruppo ristretto di grandi potenze membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'ONU con potere assoluto di veto (sarebbe come se in Italia le leggi e le pene venissero decise da un consiglio composto esclusivamente da rappresentanti della coalizione di governo, che avesse allo stesso tempo il controllo assoluto di magistratura e polizia!), in secondo luogo le sanzioni colpiscono gravemente le popolazioni dei paesi alle quali vengono imposte e quelle confinanti, ma non le loro élite (come dimostrano i casi di Saddam Hussein, Milosevic, Gheddafi e Fidel Castro), che il più delle volte ne traggono vantaggi personali. Pubblichiamo quindi un mini-speciale sulle sanzioni, diviso in due puntate: la prima è quella riportata qui sotto, sugli effetti delle sanzioni nella stessa Federazione Jugoslava, la seconda riguarderà le ripercussioni nei paesi confinanti. a.f.



L'EMBARGO CONTRO LA JUGOSLAVIA

[Quella che segue è la traduzione di alcuni brani tratti dal libro "Economic Decline and Nationalism In The Balkans" di M. Zarkovic Bookman, St. Martin's Press, New York, 1994. L'autore è professore associato di Economia alla St. Joseph's University di Philadelphia. Il libro è stato terminato alla fine del 1993, quando le sanzioni erano ancora in vigore - a.f.]

Le sanzioni non sono un fatto nuovo per gli stati balcanici. Dalla Prima guerra mondiale fino al 1992 sono state applicate otto volte nella regione, di cui tre contro la Jugoslavia [...]. Sanzioni sono state imposte [dalla Lega delle Nazioni] contro la Jugoslavia nel 1921, con l'obiettivo di preservare i confini dell'Albania, fissati nel 1913, e bloccare i tentativi della Jugoslavia di conquistare territori assegnati all'Albania dalla Conferenza di Londra. [Nel 1925] è stata decisa l'applicazione di sanzioni contro la Grecia per costringerla a ritirarsi da zone di confine della Bulgaria da essa occupate. [...] Durante il periodo 1948-55 l'Unione Sovietica ha imposto sanzioni contro la Jugoslavia nel tentativo di costringerla a rientrare nel blocco sovietico e di destabilizzare il regime di Tito. Con obiettivi politici simili, sempre l'Unione Sovietica ha imposto sanzioni contro l'Albania negli anni dal 1961 al 1965 per destabilizzare il governo di Hoxha in ritorsione alla sua alleanza con la Cina. Anche la Romania è stata oggetto di sanzioni da parte dell'Unione Sovietica, per la sua politica di indipendenza economica (1962-63). Nel 1975 gli Stati Uniti hanno decretato delle sanzioni limitate contro i paesi dell'Europa Orientale per costringerli a liberalizzare il regime di emigrazione per gli ebrei. Anche la Cina ha ritenuto utile applicare delle sanzioni nei Balcani, punendo l'Albania per le sue posizioni anticinesi nel 1978-83. Più recentemente, le Nazioni Unite hanno imposto sanzioni nel 1992 contro la nuova Jugoslavia, per il suo coinvolgimento nella guerra bosniaca.

[...]

E' stato stimato che dopo un anno di sanzioni (dalla metà del 1992 a quella del 1993) la perdita di reddito subita dalla nuova Jugoslavia si aggira sui 25 miliardi di dollari e il reddito nazionale pro capite si è ridotto di dieci volte, passando da circa $3.000 a $300. In quel periodo di un anno, il prezzo del pane è aumentato di 800 volte, mentre quello del latte è cresciuto di più di 1.000 volte. Il Prodotto Nazionale Lordo è sceso in quei dodici mesi di $12 miliardi, mentre l'ammontare degli scambi esteri è calato di $9 miliardi e la produzione industriale è diminuita del 40 per cento nei primi cinque mesi del 1993 rispetto allo stesso periodo del 1992 (RFE/RL Newsbrief, 24-28 maggio 1993). Metà della forza-lavoro è disoccupata. Secondo il Centro di Ricerca Economica di Belgrado il 97 per cento della popolazione vive al limite della povertà (RFE/RL Newsbrief, 14-18 giugno 1993). Inoltre, ci voglio tre mesi e mezzo di salario per comprare lo stesso pacchetto di beni che nel 1990 sarebbe stato possibile acquistare con un mese di salario. [...] Numerose grandi fabbriche sono state chiuse [...] lasciando disoccupate molte persone (mentre centinaia di migliaia di lavoratori ricevono salari ridotti o non li ricevono per nulla). Grandi complessi industriali, come lo stabilimento tessile Kluz, per esempio, hanno licenziato migliaia di lavoratori, cessando le attività perché la loro produzione era destinata soprattutto alle esportazioni. Durante il periodo di applicazione delle sanzioni la produzione di cotone dello stabilimento era solo al 15 per cento del suo potenziale, mentre l'attività tessile era al 20 per cento e quelle relative all'abbigliamento al 40 per cento. Si tratta di un fenomeno dovuto in parte alla carenza di materie prime importate e in parte alla mancanza di mercati esterni sui quali vendere ("Vreme", 3 maggio 1993).

[...]

Le sanzioni hanno provocato un disastro anche a livello umanitario: servizi di assistenza sanitaria fondamentali vengono rifiutati alla popolazione civile per mancanza di medicine e di forniture mediche. Non si fanno radiografie, gli anestetici sono introvabili, le forniture di antibiotici sono solo saltuarie e vi è carenza anche di vaccini per i bambini. Il risultato è che circa il 50 per cento dei bambini di Belgrado in età scolastica è anemico, il 26 per cento dei bambini della città di Nis e denutrito e il 17 per cento dei chiamati alla leva viene respinto per denutrizione (RFE/RL, 15 settembre 1993). Inoltre, i decessi per malattie contagiose sono aumentati del 5,4 per cento nel solo 1992 e l'assunzione media di calorie nella città di Novi Sad, per fare un esempio, è passata da 3.200 a 2.100 al giorno (Tanjug, 24 agosto 1993).

[...]

L'aspetto più grave e sconcertante delle sanzioni è stato il loro effetto sui prezzi. Dire che il valore del dinaro jugoslavo e sceso drasticamente è un eufemismo. All'inizio delle sanzioni, 5.000 dinari avevano un valore di $550, mentre tre settimane dopo che le sanzioni sono state applicate, il controvalore della stessa somma era sceso a $2,70 ("New York Times", 26 giugno 1992. Nel corso di tre settimane durante il mese di agosto del 1992 il valore del dinaro è sceso da 9 milioni per un marco tedesco a 35 milioni. Nel maggio 1993, a un anno dall'imposizione delle sanzioni, l'inflazione mensile era del 205 per cento (84 milioni per cento su base annuale). Nell'agosto 1993 è salita al 1.880 per cento (su base annuale si tratta del 363.000.000.000.000.000 per cento) ("The Economist", 9 ottobre 1993), un'inflazione che si è spenta nel settembre 1993 dopo che il governo ha adottato il cambio fisso controllato.

[...]

[L'embargo viene ampiamente aggirato dalle attività di contrabbando], ma queste attività comportano un costo, che la Jugoslavia non può sostenere a lungo termine. In realtà, un paese moderno, orientato alle esportazioni, come era la Jugoslavia prima delle sanzioni, semplicemente non può riprendersi sulla base di attività di contrabbando. I costi aggiuntivi vengono subiti sia al livello delle importazioni che a quello delle esportazioni. E' stato stimato che il costo delle importazioni è salito di circa il 25 per cento, mentre le esportazioni, se e quando arrivano a destinazione, vengono vendute a un prezzo ridotto di circa i due terzi ("New York Times", 31 agosto 1992). Si tratta di un fenomeno che è stato definito come "sovrapprezzo da sanzioni".

[Nel brano finale del suo saggio, Zarkovic Bookman fa infine notare che l'Occidente ha indirettamente aiutato Milosevic in occasione delle elezioni presidenziali del 1992, quando ha ignorato la richiesta del suo beniamino, il filoccidentale Panic, un miliardario serbo-americano ex-primo ministro serbo e in quell'occasione sfidante di Milosevic per la poltrona di presidente, che chiedeva di essere aiutato nella campagna elettorale con la cancellazione di parte delle sanzioni. A qualche settimana dal voto, le potenze occidentali hanno addirittura optato per un inasprimento delle sanzioni, rafforzando in tal modo i sentimenti nazionalisti della popolazione e quindi anche il voto per Milosevic].

(selezione e traduzione dall'inglese: A. Ferrario)