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![]() NOTIZIE EST #52 - JUGOSLAVIA/KOSOVO PERCHE' LA NATO INTERVERRA' IN KOSOVO Il consiglio della NATO, i ministri degli esteri dei suoi paesi membri e la sede centrale dell'organizzazione hanno preso tutta una serie di decisioni sulla crisi del Kosovo a partire dall'11 maggio. L'idea iniziale di rafforzare i confini di Albania e Macedonia con la Jugoslavia si è trasformata in un progetto che prevede un intervento su piena scala della NATO nello stesso Kosovo. Niente è cambiato nella provincia meridionale della Serbia dallo scorso dicembre; scontri di bassa intensità con vittime ci sono stati ogni giorno. Milosevic e le sue truppe, rafforzate dalla presenza di Jovica Stanisic e delle sue forze speciali, continuano ad applicare le regole già messe in atto durante le precedenti "piccole sporche guerre": zone di scontro aperto, terreno bruciato e azioni di "cerca e distruggi". Una guerra come questa può durare ancora alcuni anni senza preoccupare molte preoccupazioni a livello globale. Perché, allora, la NATO è così preoccupata? L'organizzazione non ha offerto una spiegazione per le preoccupazioni dei suoi ministri e dei suoi generali. Non è caratteristico di organizzazioni internazionali burocratiche come l'ONU, la NATO e l'UE prendere decisioni semplici basate su semplici fatti. L'esempio dell'ex Jugoslavia è una dimostrazione di come queste istituzioni siano inclini ai litigi, alle trame, alla competizione l'una con l'altra e a concentrarsi sui conflitti d'interesse tra le potenze attuali e quelle di un tempo. Sono anche soggette alle ambizioni personali, all'avidità, ai difetti e ai vizi che sono tipici degli esseri umani, ma che l'enorme potere di queste istituzioni rende giganteschi. [...] Il Kosovo è un caso a parte [rispetto alle precedenti guerre jugoslave] con una serie di caratteristiche specifiche che lo contraddistinguono. Tutti gli albanesi della provincia si stanno unendo sulla richiesta del diritto all'autodeterminazione. [...] Come mano lunga e armata delle grandi potenze, la NATO si trova ad affrontare la seguente situazione in Kosovo: una popolazione di etnia albanese pari al 90 per cento, di cui almeno il 60 per cento costituito da giovani sotto i 30 anni che non hanno alcun futuro davanti a loro, se non quello che gli promette il loro governo-ombra. La polizia serba che agisce come un elefante in un negozio di porcellane e che controlla solo quello che riesce a vedere attraverso i mirini dei suoi fucili, mentre l'Esercito di Liberazione del Kosovo (UCK) sta diventando un serio movimento di guerriglia per tutti i motivi sopra citati. Non vi sono in vista soluzioni politiche, perché Milosevic non è in grado di spiegare ai serbi che gli albanesi non sono né nemici, né una razza inferiore, mentre dall'altra parte Rugova non è in grado di arginare l'UCK, nemmeno nel caso in cui Milosevic lo aiutasse ritirando le proprie truppe e restituendo al Kosovo la piena autonomia del 1974. Le esperienze passate della NATO con Milosevic predetermineranno quindi la tattica futura dell'organizzazione. [...] La NATO dispone di un sostanziale potenziale militare nelle immediate vicinanze del Kosovo - Grecia, Macedonia, Bosnia-Erzegovina, Italia e, molto presto, Albania. Questo fatto rende l'intervento militare molto probabile, perché ritirare molte truppe da tante ubicazioni distanti per dispiegarle nuovamente è un'operazione troppo costosa anche per le grandi potenze. Il trasporto sarà quindi il principale problema nel caso in cui la NATO dovesse optare per un intervento, perché è difficile credere che Serbia e Montenegro daranno alla NATO l'autorizzazione a entrare nel Kosovo. La situazione delle comunicazioni e dei trasporti sul lato dell'Albania è molto precaria, e quindi la Macedonia è l'unica soluzione che rimane. Le fonti di Vreme in questa repubblica della ex Jugoslavia dicono che le truppe ONU di stanza nel paese hanno portato con loro, nella base di Krivolak e in altre basi militari, molte più armi di quelle necessarie per la loro presenza simbolica sul confine della Macedonia con la Jugoslavia. Alcune fonti dicono che gli armamenti dispiegati sono equipaggiamenti adeguati per un'intera divisione NATO. Se questo è vero, tutto quello di cui la NATO ha bisogno è di portare soldati sul posto. Se l'operazione continua in condizioni di tempo atmosferico favorevole, sarà possibile la penetrazione da molte diverse direzioni in Albania. Un'intrusione militare della NATO dal territorio albanese potrebbe essere una prova e una sfida per l'organizzazione, perché il terreno del Kosovo è molto simile a quello della Bosnia, con la differenza che la NATO ha effettuato solo singole manovre, in Bosnia, senza incontrare alcuna resistenza. Un intervento militare nel Kosovo costituirebbe pertanto un'esperienza importante per operazioni future su terreni simili. Un'operazione come questa richiede e implica una completa dominazione dello spazio aereo e un'assoluta superiorità tecnica. In termini di tattica e politica, il Kosovo è un fronte di battaglia sul quale la NATO non può permettersi di operare compromessi, se opterà per l'intervento militare. Il Kosovo non è la Bosnia, perché la popolazione serba locale è molto esigua e l'esercito nemico è inferiore e ha le sue basi in Jugoslavia. La NATO avrà il completo appoggio degli albanesi locali armati, che sono pronti ad assumere il potere nell'area a tutti i livelli - dalle stazioni di polizia ai confini. Si tratterebbe degli ultimi passi prima della creazione di uno stato, e gli albanesi del Kosovo si sono preparate a compiere tale passo per anni. Politicamente parlando, la decisione della NATO di avviare un intervento militare in Kosovo si baserebbe su giustificazioni come la violazione dei diritti umani, i crimini di guerra e i crimini contro l'umanità e tutto questo ricorda gli accordi di Dayton. Rugova oggi viene trattato come un pari di Milosevic e gli ufficiali della NATO stanno esprimendo la loro preoccupazione che gli scontri possano espandersi in Macedonia e in Albania. Proprio come nel 1991, si sta cercando di convincere Milosevic a convivere con gli albanesi in una "federazione asimmetrica", come se fosse una cosa possibile. Se gli eventi del passato in Croazia e Bosnia possono essere un criterio in base al quale giudicare, le truppe NATO si faranno presto vedere sui "campi sacri" del Kosovo nei prossimi mesi. (fonte: "Vreme", 6 giugno 1998. Traduzione dall'inglese di A. Ferrario) |