Balcani


Home

Ex-Jugoslavia

Scriveteci

I Balcani


NOTIZIE EST #55 - KOSOVO/MACEDONIA/ALBANIA
13 giugno 1998

GLI ALBANESI DEL KOSOVO E LA SOLIDARIETA' DEI LORO CONNAZIONALI
di Maria Koinova

Sembra che l'intensificarsi degli scontri in Jugoslavia non susciti tra gli albanesi della "madrepatria" (l'Albania) altrettanta solidarietà di quanta non ne susciti tra gli albanesi di Macedonia. Durante le manifestazioni di marzo organizzate dagli albanesi di Tetovo, Skopje e Tirana per protestare contro gli eccidi nel Kosovo, i media hanno dato notizia di "decine di migliaia" di dimostranti per le due città macedoni, e solo di "migliaia" per Tirana. Un livello di solidarietà così bassa da parte degli albanesi di Albania è un fatto che lascia sorpresi, se si considerano solo i numeri demografici. In particolare, in Albania vi è l'80% di albanesi su una popolazione complessiva di 3,4 milioni di abitanti, mentre in Macedonia essi sono solo il 23% di una popolazione complessiva che conta 1,93 milioni di abitanti. E' pertanto necessario esaminare meglio i fatti per capire la differenza nel livello di solidarietà.


MINORANZE OPPRESSE

Gli albanesi di Macedonia sono più inclini a dare il loro appoggio innanzitutto perché condividono la stessa cattiva sorte di minoranza oppressa. Gli albanesi di Albania, invece, sebbene afflitti da molti problemi economici, spesso più pesanti dei problemi delle due regioni della ex Jugoslavia, sono sempre stati e sono rimasti gli unici al potere nel loro paese.

Dal 1974 alla caduta del regime comunista nella ex Jugoslavia, le due minoranze albanesi godevano di un migliore status costituzionale rispetto a oggi. La Costituzione del 1974 dava agli albanesi del Kosovo una piena autonomia, di cui il regime serbo li ha privati nel 1989. Analogamente, gli albanesi di Macedonia erano indicati insieme ai turchi, sempre nella Costituzione del 1974, come nazione costitutiva, ma nella nuova costituzione macedone del 1991 non vengono menzionati. La Macedonia è ora lo stato nazionale della nazione macedone e la Costituzione nomina gli albanesi solo come minoranza. La lotta per essere nuovamente riconosciuti come nazione costituente crea una grande tensione in Macedonia. Lo scontro si è fatto ancora più acuto nel 1997, quando le autorità macedoni hanno ordinato di togliere la bandiera albanese dagli edifici del comune di Gostivar [nella Macedonia occidentale, a maggioranza albanese - N.d.T.]. Sono seguiti degli scontri con la polizia, durante i quali hanno perso la vita tre persone. A causa di questi fatti, il sindaco di Gostivar, Rufi Osmani, è stato condannato a sette anni di prigione.

Gli albanesi di Macedonia vedono un'altra somiglianza tra la loro situazione e quella in cui si trovano i kosovari, quella che riguarda l'istruzione universitaria. Nella Jugoslavia di Tito le due minoranze potevano frequentare i corsi dell'Università di Pristina. Ora non hanno questa possibilità. Ufficialmente, gli albanesi di Macedonia possono studiare solo in macedone, e quelli del Kosovo solo in serbo. Il tentativo di creare un'università in lingua albanese nella città macedone di Tetovo è stato in gran parte un tentativo senza successo. Lo stesso inizio è stato cattivo, perché fin dalla sua apertura nel 1994 le autorità macedoni si sono energicamente opposte all'iniziativa. Oggi l'università esiste e funziona in buona misura indisturbata, ma non è ufficialmente riconosciuta, fatto che ha reso i suoi studenti dei nazionalisti frustrati e sulla difensiva.

Da parte loro, anche gli albanesi del Kosovo hanno perso la possibilità di studiare a Pristina. Secondo l'accordo sull'educazione tra Rugova e Milosevic del 1996, l'università avrebbe nuovamente dovuto accettare studenti albanesi. Ma tale accordo deve ancora essere realizzato.

Sebbene i rapporti tra le minoranze albanesi e le maggioranze slave siano sempre più tesi in entrambi i casi, gli albanesi della Macedonia hanno un trattamento migliore. Hanno i propri partiti politici, il Partito Democratico degli Albanesi (DPA) e il Partito della Prosperità Democratica (PDP). Hanno i loro rappresentanti nel potere centrale e locale. E' riconosciuto il loro diritto all'educazione nella lingua materna fino al livello della scuola superiore. A differenza di loro, gli albanesi del Kosovo non godono di tali diritti fondamentali. Il partito di Rugova non è rappresentato nelle strutture statali. Inoltre, è il loro governo-ombra, e non lo stato ufficiale, a organizzare l'educazione dei proprio connazionali in lingua albanese. Dopo la cancellazione dell'autonomia nel 1989, il governo ha limitato l'educazione in lingua albanese e ha introdotto la lingua serba come obbligatoria in Kosovo. Gli albanesi boicottano tale decisione e partecipano all'educazione parallela organizzata dal governo-ombra. Nel 1996 Rugova ha interrotto il boicottaggio firmando un accordo con Milosevic.


UN'ESPERIENZA STORICA E CULTURALE

Non vi è dubbio che tutti gli albanesi appartengano alla stessa nazione, e quindi da loro ci si aspetta che dimostrino la propria solidarietà ai kosovari in una crisi comune. Allo stesso tempo, le forti divisioni storiche - che hanno la loro origine fin dallo stesso inizio dei loro sforzi per la creazione di uno stato alla fine del XIX secolo - sono ancora una volta causa di differenze nelle posizioni attualmente prese dagli albanesi dell'Albania e da quelli della Macedonia. Gli albanesi hanno vissuto nello stesso stato solo nel corso della Seconda Guerra Mondiale - sotto l'occupazione italiana e tedesca; altrimenti sono stati sempre divisi. Perfino durante la Guerra Fredda, quando facevano tutti parte del campo socialista, Tito e Hoxha hanno avuto rapporti tesi a causa dei diversi modelli di socialismo. La Jugoslavia è stata tra tutti i paesi socialisti quello più aperto verso l'Occidente, mentre l'Albania ha vissuto isola da tutto il mondo e perfino dai paesi del blocco socialista. L'isolamento ha portato a un'interruzione delle relazioni tra gli albanesi dell'Albania e i loro connazionali all'estero.

Gli albanesi del Kosovo e quelli di Macedonia hanno rapporti interpersonali molto più stretti. Dal 1990, molti degli albanesi che si sono trasferiti dal Kosovo hanno preferito stabilirsi in Macedonia, piuttosto che in Albania. Quelli che sono andati in Albania sono rimasti delusi, perché non sono stati bene accetti in un paese con problemi economici di gran lunga più gravi di quelli della Macedonia. Tuttavia, alcuni di quelli che sono rimasti in Albania ora si oppongono alla politica moderata dell'attuale governo albanese rispetto alla crisi del Kosovo. Coloro che sono emigrati di recente sono più inclini a offrire appoggio ai propri connazionali di quanto non lo siano le persone che non hanno avuto una tale esperienza.


LEGAMI POLITICI

I legami tra i partiti politici degli albanesi del Kosovo e della Macedonia, che si presume esistano, potrebbero essere anch'essi motivo della forte solidarietà esistente. Gran parte dell'élite albanese di Macedonia ha studiato all'Università di Pristina. Le posizioni dei politici dell'Albania nei confronti del Kosovo non sono unitarie. Il precedente governo retto dal Partito Democratico di Sali Berisha è stato più nazionalista e solidale dell'attuale governo socialista di Fatos Nano. Prima delle elezioni generali del 1997 che hanno cambiato il panorama politico in Albania, Tirana appoggiava la richiesta da parte di Rugova di una piena indipendenza, ma non lo esprimeva apertamente, né ha mai riconosciuto il suo governo-ombra. L'attuale governo Nano ha adottato toni più moderati nei propri rapporti con Belgrado. Ciò si è fatto evidente nel corso dell'incontro tra i capi di stato e dei governi dell'Europa sudorientale, svoltosi a Creta nel novembre 1997. Prima di tale incontro, erano passati interi decenni senza contatti diretti tra i rappresentanti ufficiali dei due paesi.

In Albania la solidarietà con gli albanesi del Kosovo viene espressa in maniera molto più circospetta che in Macedonia, perché il coinvolgimento attivo dell'Albania nella soluzione del problema del Kosovo supera la dimensione della protesta per le uccisioni e le violazioni dei diritti umani ed entra in relazione con la questione dell'unione degli albanesi, che potrebbe essere interpretata come irredentismo. Tuttavia, al momento non ci sono segni effettivi di tendenza irredentistiche. L'Albania è troppo preoccupata dei propri problemi economici e sociali interni e per la propria ripresa economica si basa completamente sugli aiuti occidentali, e l'Occidente si oppone a una tale idea.

Dunque, sulla base del numero di dimostranti che hanno protestato in Albania e Macedonia all'inizio del marzo 1998 contro le violenze della polizia serba e le uccisioni in Kosovo, è possibile stabilire la diversa intensità e solidarietà con i kosovari. Gli albanesi del Kosovo sono più inclini a dare il loro appoggio perché oggi entrambi i gruppi sono minoranze oppresse e hanno un passato comune. Nella Jugoslavia comunista, entrambi i gruppi godevano di uno status migliore di quello attuale, garantito dalla costituzione, del diritto all'istruzione e di altri diritti, mentre oggi non è così. Gli albanesi della Macedonia sono più inclini a dare il loro sostegno anche per i legami politici tra il loro partiti e il governo-ombra kosovaro, così come per i rapporti personali tra gli emigranti che sono di recente fuggiti dal Kosovo e si sono stabiliti in Macedonia.

Dall'altra parte è si vedono gli albanesi dell'Albania che, nonostante le proprie difficoltà economiche, governano nel loro paese. Mentre i due gruppi etnici descritti prima non sono rimasti isolati durante gli anni della guerra fredda, l'Albania è rimasta isolata da loro, fatto che spiega in buona misura la riluttanza degli albanesi a occuparsi dei problemi del Kosovo. Non solo, ma molti albanesi si sentono fortemente frustrati per la rilevanza che i media e i politici del loro paese danno agli eventi del Kosovo a scapito degli sforzi per trovare una soluzione ai problemi dell'Albania. Il sostegno dello stato albanese al governo-ombra del Kosovo è fiacco come minimo a livello superficiale, perché un appoggio incondizionato significherebbe il sostegno da parte dell'Albania di un'internazionalizzazione del conflitto.

(fonte: AIM Atene, 30 aprile 1998 - traduzione dal serbo-croato: A. Ferrario)