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![]() NOTIZIE EST #57 - KOSOVO/MACEDONIA LA MACEDONIA E UN EVENTUALE INTERVENTO NATO IN KOSOVO [...] La Macedonia rimane ancora incredula di fronte all'eventualità del concretizzarsi di un intervento NATO in Kosovo e nel paese regna l'incertezza rispetto a quale sarà la posizione della Macedonia se si arriverà a un intervento, che - a giudicare da ogni cosa - farà della Macedonia la principale base delle operazioni NATO. Allo stesso tempo, persistono anche i numerosi, sebbene taciuti, dilemmi delle stesse potenze internazionali che stanno preparando un intervento. Come giustificare formalmente e giuridicamente l'entrata di truppe straniere in uno stato sovrano per intervenire nella risoluzioni di un problema che, in fin dei conti, è un problema interno? E una volta che saranno entrate, come potranno districarsi dalla situazione? E, soprattutto, qual è l'obiettivo ultimo - a parte la difesa della popolazione civile albanese dalle repressioni serbe - che l'intervento deve realizzare? Quello che a noi interessa maggiormente è, ovviamente, la Macedonia e il suo ruolo, per non dire il suo utilizzo, nella futura evoluzione della crisi del Kosovo. A partire soprattutto dall'inizio delle azioni militari in Kosovo (vale a dire dalla fine di febbraio - inizio marzo di quest'anno) la Macedonia si trova in un "sandwich", schiacciata tra due dimensioni esattamente opposte: tra il pericolo reale di un'estensione delle azioni militari anche sul suo territorio, da una parte, e l'aumento improvviso della sua importanza nei piani dell'alleanza per risolvere il problema del Kosovo, dall'altra. [...] Le numerose visite di alte personalità militari e politiche che si sono recate in Macedonia negli ultimi mesi, le attività di preparazione di una grande base per le esercitazioni militari alle quali quest'anno parteciperanno 24 paesi della NATO e della Partnership per la Pace, la portata simbolica della presentazione ufficiale a Skopje dell'aereo-spia AWAKS, le misure adottate dalla riunione dei ministri dei paesi NATO in Lussemburgo in relazione al Kosovo, sono tutti elementi che nel nostro paese e in quelli confinanti hanno creato una specie di psicosi da vigilia di guerra che continua a farsi più intensa [...]. In questi giorni un settimanale di Belgrado ha scritto addirittura che fonti militari di Skopje affermano che nell'ambito del processo di allargamento delle forze ONU in Macedonia (UNPREDEP) presso la base di Krivolak e in alcune altre basi di quello che un tempo era l'esercito jugoslavo, sono stati accumulati armamenti che sono sufficienti per un intera divisione NATO (da 10 a 15 mila soldati)! Se è vero, aggiunge il settimanale, vuol dire che è sufficiente inviare i soldati con degli aerei per procedere a un intervento. [...] Le fonti militari contattate da "Nova Makedonija" per verificare almeno nel loro complesso, se non nei dettagli, le informazioni pubblicate dal settimanale di Belgrado, dicono che la variante che prevede una presenza NATO direttamente nel Kosovo rappresenterebbe una ripetizione dell'errore compiuto in Bosnia, quando la NATO, sotto la bandiera dell'ONU, non è riuscita né a impedire l'ingerenza degli stati confinanti, né a salvare i civili dai massacri, mentre ora non può ritirarsi senza rischiare che ricomincino scontri armati. E che la NATO intorno al Kosovo, vale a dire la localizzazione della crisi kosovara, e dei conflitti armati che la caratterizzano, all'interno dei confini della Jugoslavia e della Serbia, è in sostanza l'unica soluzione di interesse comune e generale. [...] L'entrata della NATO in Kosovo, hanno detto i nostri interlocutori, rappresenterebbe in pratica l'inizio di una metastasi della crisi del Kosovo, vale a dire che incoraggerebbe la spinta degli albanesi della regione per creare un loro stato nazionale e il diplomatico americano Richard Holbrooke non molto tempo fa ha descritto in toni molto vivi cosa comporterebbe questa metastasi per la carta politica dei Balcani (ci riferiamo alla dichiarazione di Holbrooke, che ha fatto infuriare i bulgari, secondo la quale l'indipendenza del Kosovo non farebbe che incoraggiare le ambizioni di Sofia per la creazione di una Grande Bulgaria a spese della Macedonia). Alla luce di queste considerazioni, tutto lo scalpore suscitato dalla comunità internazionale e le minacce di un intervento in Kosovo assumono una dimensione puramente teatrale. La loro funzione è in pratica quella di tenere sotto controllo il regime di Milosevic in modo tale che non superi la soglia che porta oltre all'attuale conflitto a bassa intensità caratterizzato dalle azioni militari contro i ribelli kosovari - il tutto finché non sarà riuscito a portarli a più miti consigli, per poi sedersi al tavolo delle trattative al fine di trovare una soluzione per le rivendicazioni degli albanesi. Milosevic e i suoi uomini che operano sul terreno in ogni caso stanno giocando questa carta, conducendo la loro piccola sporca guerra, ma facendo bene attenzione a non dare troppi motivi alla comunità internazionale per un intervento con la forza. Questo, tuttavia, non vuol dire che la NATO non si insedierà nel nostro paese e che l'intervento diretto in Kosovo, con ogni probabilità in combinazione con un "muro" di difesa intorno alla regione, si possa completamente escludere. [...] (fonte: "Nova Makedonija", 12 giugno 1998 - traduzione dal macedone: A. Ferrario) |