![]() |
![]() NOTIZIE EST #62 - JUGOSLAVIA/KOSOVO L'IMBROGLIO DEL KOSOVO La situazione in Kosovo si fa sempre più complessa, mentre gli obiettivi ultimi delle manovre politico-militari dei paesi NATO, nonché le modalità di una loro eventuale realizzazione, continuano a rimanere oscuri. RUGOVA A BRUXELLES ("Nasa Borba", 25 giugno 1998) Bruxelles - Il segretario generale della NATO Solana ha chiesto ieri al leader degli albanesi del Kosovo Ibrahim Rugova, di riaprire immediatamente le trattative con il governo jugoslavo, dicendogli che l'obiettivo degli albanesi, cioè l'indipendenza del Kosovo, non viene preso in considerazione. Durante il colloquio presso la sede NATO a Bruxelles, durato circa mezz'ora, Solana ha detto a chiare lettere a Rugova, "con chiarezza... categoricamente", che la comunità internazionale non appoggia l'indipendenza della provincia serba. "Il segretario generale ha comunicato in maniera chiara a Rugova che deve tornare immediatamente al tavolo delle trattative, senza porre alcuna condizione e per cercare una soluzione di compromesso", ha dichiarato ai giornalisti un portavoce NATO. Rugova, in una sua dichiarazione resa ai giornalisti, non ha parlato di una ripresa delle trattative, ma ha insistito invece sulla sua richiesta di indipendenza del Kosovo [...] e ha chiesto l'intervento della NATO, per fare successivamente del Kosovo un protettorato internazionale demilitarizzato. Solana gli ha risposto che la NATO non considera giustificata la richiesta di indipendenza. A Bonn, intanto, è stato comunicato ieri che il ministro degli esteri Kinkel si incontrerà oggi con Rugova e con alcuni membri del suo gruppo in merito alle trattative con Belgrado. Nel comunicato si afferma che al centro dell'attenzione del colloquio Kinkel-Rugova ci saranno la situazione nel Kosovo e il problema dei profughi, le conseguenze della crisi kosovara sui paesi confinanti, il pericolo di una radicalizzazione degli albanesi e la possibilità di un rinnovo del dialogo tra Belgrado e Pristina. Dal linguaggio contorto del comunicato si evince che Bonn, nei suoi contatti con Mosca, si è assunta il compito di moderare le aspirazioni degli albanesi del Kosovo e di convincerli ad aprire un dialogo che non preveda una separazione del Kosovo dalla Jugoslavia, ma solo un'autonomia al suo interno. MACEDONIA E GRECIA CONTRO UN INTERVENTO NATO ("Nasa Borba", 24 giugno 1998) Atene, Reuters - I ministri degli esteri di Grecia e Macedonia, Teodoros Pangalos e Blagoje Handziski, si sono pronunciati ieri contro un'azione militare NATO diretta contro la Jugoslavia per porre termine agli scontri nel Kosovo e hanno espresso la loro convinzione che sia ancora possibile raggiungere una soluzione pacifica per via diplomatica. "Quello che vogliamo è la diplomazia, e non la guerra. Coloro i quali dalle comode capitali occidentali amano giocare giochi di guerra devono moderarsi", ha detto Pangalos, dopo avere parlato con Handziski. "Nei Balcani è stato versato già abbastanza sangue per il loro dilettantismo", ha aggiunto il ministro greco. Handziski ha detto che la Macedonia concorda con l'opinione della Grecia. "Il problema del Kosovo deve essere risolto all'interno della Jugoslavia. Ogni modifica di confine porterebbe a una guerra più ampia nei Balcani", ha affermato. Pangalos ha detto che Milosevic ha accettato "quattro delle cinque condizioni" che gli sono state poste dall'Unione Europea. "Il ritiro delle forze di sicurezza non può essere dissociato dalle azioni dei separatisti. Sono due cose legate l'una all'altra. Le forze serbe non possono andarsene e lasciare che i separatisti facciano quello che vogliono", ha detto il capo della diplomazia greca. SKOPJE HA RIFIUTATO LE RICHIESTE DELLA NATO ("Nasa Borba", 25 giugno 1998) Skopje, Beta - Il presidente della Macedonia ha dichiarato, mentre si trovava in visita nella città di Stip, che il suo paese ha rifiutato la richiesta da parte della NATO di utilizzare, nel caso di un intervento militare in Kosovo, la base macedone di Krivolak come punto di partenza per azioni di bombardamento. [...] Gligorov ha detto che in occasione della visita in Macedonia del comandante delle forze NATO in Europa, Wesley Clark, avvenuta una settimana prima delle manovre dell'Alleanza in quel paese, "ho espresso la mia opinione personale che in Macedonia è difficile riuscire a raggiungere un consenso in merito a questa richiesta. Gli ho detto che come stato difficilmente possiamo permetterci una cosa del genere, perché se lo facessimo, nessuno ce lo perdonerebbe. ["Nasa Borba" prosegue dicendo che il permesso per le manovre della settimana scorsa è stato dato dal governo macedone sulla base del trattato "Partnership per la Pace", che prevede automaticamente la possibilità per le forze NATO di utilizzare gli spazi aerei dei paesi membri. L'agenzia AIM riferisce che la richiesta da parte dell'Alleanza di utilizzare le basi macedoni è stata all'origine di un violentissimo attacco di tutte le forze dell'opposizione di Skopje, con l'eccezione di quelle albanesi, contro il governo]. SPARI CONTRO HOLBROOKE Prosegue la tournée balcanica del diplomatico americano Holbrooke, che ha ormai sostituito Gelbard (sgradito a Milosevic) nel suo ruolo di mediatore nell'area. Dopo essersi incontrato con Gligorov, Rugova e Milosevic, Holbrooke ha viaggiato verso l'area di Djakovica per incontrarsi con due rappresentanti dell'UCK, suscitando grande scalpore. Si tratta del primo contatto ufficiale tra un paese occidentale e membri dell'Esercito di Liberazione del Kosovo. Holbrooke non ha rilasciato alcuna dichiarazione in merito al contenuto dei colloqui. Durante la visita, il corteo di macchine è stato oggetto di numerosi colpi di arma da fuoco sparati da ignoti e che hanno ferito un poliziotto e danneggiato numerose auto. Il corteo ha dovuto modificare successivamente il suo percorso, perché una delle strade che doveva attraversare era bloccata da barricate. Holbrooke è particolarmente poco amato dagli albanesi della regione, per i suoi buoni rapporti con Milosevic. (da "Nasa Borba", 25 giugno 1998) I SERBI DEL KOSOVO ORGANIZZANO PROPRIE MILIZIE Anche i serbi del Kosovo stanno formando delle forze armate di combattimento. Lo ha annunciato uno dei loro leader, Miroslav Solevic, il quale ha affermato che sono già operative le Guardie di Difesa Serbe (SOS) formate da abitanti locali e da volontari provenienti dall'intera Serbia. Solevic ha detto che la polizia serba non è più in grado di difendere i propri connazionali e che "la mafia di Milosevic" non è ormai più capace di garantire al suo popolo "né la libertà, né la pace, né i diritti costituzionali". Solevic ha proseguito affermando che le SOS sono autorganizzate e sono un formazione di autodifesa spontanea. "Il Kosovo verrà diviso tra serbi e albanesi secondo la situazione sul terreno, è questo l'accordo che hanno raggiunto Milosevic e Rugova. I serbi del Kosovo sono stati costretti ad autorganizzarsi per impedire che questo piano si realizzi". Questa notizia viene confermata anche dal "New York Times" del 24 giugno, il cui corrispondente dal Kosovo, Chris Hedges, fornisce ulteriori particolari: "Negli ultimi giorni, i ribelli [albanesi] hanno modificato la loro tattica e hanno cominciato ad attaccare e rapire civili serbi, nell'evidente tentativo di cacciarli dai loro villaggi. Fino a oggi, l'UCK aveva evitato di attaccare civili serbi [...], ma negli ultimissimi giorni cinque villaggi serbi e molte piccole enclaves e fattorie nella regione agricola intorno a Klina sono stati conquistati dai ribelli armati dopo vere e proprie battaglie con gli abitanti serbi". Hedges riferisce ancora che "negli ultimi giorni gruppi di albanesi hanno espulso gli abitanti serbi dei villaggi di Jelovac e Kijevo. A Klina ora ci sono 900 serbi cacciati dalle loro case la settimana scorsa e molti di essi hanno parenti che sono stati trattenuti dai ribelli e dei quali non hanno informazioni". I 1.300 abitanti serbi di Bica, al centro di una zona agricola conquistata e "ripulita" dall'UCK, hanno preso le armi e hanno costruito dei veri e propri bunker, e sono già stati numerosi i loro scontri a fuoco con forze dell'UCK. (selezione e traduzione di A. Ferrario) |