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![]() NOTIZIE EST #63 - JUGOSLAVIA/KOSOVO I PARTITI POLITICI ALBANESI SI UNISCONO INTORNO ALL'UCK? L'ultima dichiarazione resa dal leader degli albanesi del Kosovo Ibrahim Rugova durante un incontro con i giornalisti, secondo la quale "l'UCK è composta da gruppi di gente comune che hanno preso le armi in mano e che hanno deciso di difendere le proprie case" ha suscitato non poca sorpresa. Solo fino a qualche settimana fa, Rugova dichiarava di non sapere nulla dell'UCK oppure che si trattava solo di gente frustrata. Per la prima volta ha dichiarato pubblicamente la necessità che questo gruppo venga messo sotto controllo e si assuma la responsabilità per la situazione sul territorio, ovvero che queste persone sono tenute a onorare tutti gli accordi internazionali che riguardano il Kosovo e la soluzione dei suoi problemi. La questione che nei prossimi giorni occuperà l'attenzione degli esperti locali è se si tratti di una svolta politica di Ibrahim Rugova, oppure se sia in corso qualcosa di ben diverso. Le prime analisi della sua mossa possono fare pensare a un tentativo di salvare l'unità all'interno del movimento politico albanese, che nel corso degli ultimi mesi, con il rafforzamento dell'UCK è stata molto scossa, e allo stesso tempo la sua posizione di personalità più influente e non solo nell'ambito kosovaro. L'altra questione è se Rugova cerca di fare capire che lui o la sua corrente possono, oppure devono, avere il controllo dell'UCK, ostacolando in tal modo la strada dei propri concorrenti, che desiderano lo stesso: il presidente del Partito Parlamentare Adem Demaci, la direzione del Consiglio per l'organizzazione della Nuova Lega Democratica del Kosovo, guidata dall'accademico Rexhep Qosia e dagli ex detenuti politici con in testa Hydajet Hyseni. Insieme a essi vi sono l'organizzazione Movimento Popolare per la Liberazione del Kosovo e l'altro Movimento Popolare del Kosovo che, a quanto pare, agisce all'estero. Se fino a ieri, ma all'opposizione di Rugova, un fattore importante poteva sembrare il presidente del governo in esilio Bujar Bukoshi, da un bel po' di tempo non si può più dirlo con sicurezza. Le persone meglio informate dicono che egli, sotto le pressioni degli americani, è stato costretto a modificare la sua posizione e a riavvicinarsi a Rugova, che ha accompagnato nel corso della sua tournée in America. La riunione che il Governo kosovaro in esilio ha organizzato a Tirana, e alla quale hanno partecipato i rappresentanti dei partiti politici del Parlamento kosovaro (non ancora costituito) e che ha approvato una delibera con la quale sono state nominate delle persone che di fronte al governo avranno tutti i poteri nelle zone che sono direttamente coinvolte dall'"aggressione serba", al fine di "organizzare la situazione e l'autodifesa", parla a favore di ciò. Vale a dire che sembra che Bukoshi, con il suo gruppo, cerchi di inquadrare, per così dire, l'UCK in un contesto istituzionale e conquistarne quindi il controllo insieme a Rugova. Tutti gli attori politici che abbiamo nominato e che possono avere un'influenza più o meno forte sulla formazione armata degli albanesi del Kosovo, la quale, a quanto sembra, agisce ormai nella maggior parte della regione, sono allo stesso tempo personalità le cui posizioni politiche si differenziano da quelle di Rugova (e ora anche di Bukoshi, a quanto pare) in un solo punto: sono per una soluzione radicale della questione del Kosovo. Si direbbe che Rugova nonostante tutto creda ancora in una soluzione pacifica della crisi del Kosovo e che quindi si affidi ancora nella massima misura possibile alla diplomazia dei paesi occidentali e soprattutto agli USA. La sua posizione secondo cui i gruppi armati dell'UCK sono tenuti a onorare tutti gli accordi internazionali vanno a sostegno di questa tesi. Se sono giusti i presupposti secondo cui su Rugova e sul suo team di consulenti e di mediatori creato per aprire un dialogo con le autorità di Belgrado, vengono esercitate forti pressioni diplomatiche al fine di una riapertura del dialogo avviato e di una supervisione internazionale per una soluzione pacifica del problema del Kosovo, come unico modo per garantire una soluzione duratura, è del tutto chiaro che a Rugova, così come a Milosevic, non è ormai rimasto molto tempo. La proposta di una presa di controllo sull'UCK, con l'aiuto del suo premier Bukoshi (fino a poco tempo fa molto vicino a Demaci), che tiene nelle sue mani tutti i fondi in denaro del governo, sembra potere costituire in una certa misura un'opzione per una soluzione pacifica della polveriera kosovara, ovvero Fino a poco tempo fa nessuno dei partiti o delle personalità più importanti della vita politica del Kosovo ha dimostrato seriamente di essere interessata a diventare l'"ala politica" dell'UCK, sebbene vi sia stata la tendenza a dare vita ad altre forme di organizzazione più adatte alle condizioni di una guerra non dichiarata che vige in Kosovo negli ultimi quattro mesi, o qualche altra forma che si potrebbe considerare come un avvicinamento tra i soggetti politici e gli esponenti dell'UCK. All'inizio di marzo, Adem Demaci aveva chiesto agli albanesi del Kosovo armati che si definiscono UCK di cercare in qualche modo una tregua, in modo da potere risolvere la questione del Kosovo al tavolo delle trattative. Demaci in quella occasione non ha ottenuto alcuna risposta da parte dei membri di questa formazione armata degli albanesi del Kosovo (almeno non pubblicamente) e gli ulteriori sviluppi sul "terreno" hanno dato un'idea della "disponibilità" ad ascoltarlo. Circa tre mesi dopo, il 16 giugno, Demaci ha espresso apertamente il proprio sostegno all'UCK, perché, a suo parere, "i nostri tentativi politici si sono rivelati insufficienti. Adem Demaci è sicuro della sua autorità presso gli appartenenti all'UCK e del fatto che quest'ultima lo accetterebbe come suo rappresentante politico. Allo stesso tempo, egli ha posto anche alcune condizioni, nel caso in cui venisse accettato come suo rappresentante. "Quelli che stanno combattendo devono capire che la libertà non si conquista solo con il fucile, così come abbiamo visto che la libertà non si conquista solo con la politica", ha dichiarato in tale occasione Demaci, ponendo allo stesso tempo anche la sua prima condizione: "Quelli dell'UCK devono in primo luogo accettare completamente il progetto della 'Ballkania' [cioè di una federazione tra Serbia, Kosovo e Montenegro, aperta eventualmente anche a Macedonia e Albania - N.d.T.], come piattaforma per una soluzione definitiva della questione del Kosovo". Demaci si è pronunciato anche contro "il saluto (da parte dei membri dell'UCK) con il pugno chiuso", chiedendo loro inoltre di "prendere una decisione chiara e di creare nel più breve tempo possibile un'ala politica, perché si tratta di un aspetto di grandissima importanza". E se Adem Demaci, il presidente del PPK, ha espresso la sua disponibilità a diventare il primo uomo dell'UCK nel caso in cui questa organizzazione accetti le sue condizioni, la sezione del suo partito a Maliseva, nella parte centrale del Kosovo completamente controllata dalle forze dell'UCK, è andata ancora più in là. Nei fatti, ha preso la decisione di "abbandonare tutte le attività politiche fino alla liberazione della patria" e ha chiamato tutti i suoi membri, così come tutte le altre forze politiche, a mettersi al servizio dell'UCK, aggiungendo che "degli attivisti politici ci si occuperà dopo la liberazione dei territori albanesi". La direzione di questa sezione ha dichiarato di "riconoscere come unica istituzione legittima l'UCK". In relazione a questa posizione il vicepresidente del Partito Parlamentare del Kosovo, Bajrma Kosumi, ha dichiarato: "Un popolo così diviso, così disperso e dalle forze così spezzettate, non è in grado di fare fronte a una guerra come questa e perciò le forze politiche devono unirsi e in questo senso ho approvato la posizione assunta dalla nostra sezione a Maliseva". Egli ha inoltre espresso l'idea che "non solo a Maliseva, ma anche in tutta quella parte del territorio dove vi sono scontri armati, se le forze politiche non sono in grado di trovare una soluzione di fusione temporanea, con la quale si uniscano tutte le forze, attraverso la creazione di un 'Consiglio di salvezza nazionale' o in altro modo, è necessario che esse non diventino assolutamente un ostacolo e devono invece interrompere le proprie attività e schierarsi a fianco del popolo". Kosumi comunque sottolinea che il suo Partito Parlamentare non ha alcuna influenza sui suoi membri di Maliseva. "Hanno smesso di funzionare come sezione del partito e l'UCK in quell'area ha preso la situazione nelle proprie mani", conclude. Il suo presidente Adem Demaci ha pubblicamente dichiarato che tale sezione già da alcuni mesi non paga il suo contributo, ovvero che è giunta a prendere una tale posizione perché non ha accettato alcuni cambiamenti ai vertici del partito e l'aumento del contributo da versare a quest'ultimo a sei marchi tedeschi al mese. E' comunque evidente che le attività di molti partiti sul territorio, a seguito dei confronti armati ininterrotti, sono diminuite e che nelle regioni che, a giudicare dai fatti, sono controllate dall'UCK, tali partiti non funzionano più per nulla. Nel frattempo l'UCK ha nominato un suo portavoce, Jakup Krasniqi, un ex detenuto politico, che fino alla divisione verificatasi all'interno della LDK [Lega Democratica del Kosovo, il partito di Rugova - N.d.T.] è stato presidente della sezione di questo partito a Glogovac. Krasniqi, in una sua dichiarazione trasmessa dalla televisione albanese ha detto: "L'unica ideologia dell'UCK è l'appartenenza alla nazione albanese", aggiungendo che "il quartier generale dell'UCK ritiene che in questa fase il pluralismo politico sia un lusso". Questa dichiarazione sembra avere dato il via alle nuove "iniziative" che la hanno seguita sulla scena politica del Kosovo. A Gnjilan (roccaforte dell'ex detenuto politico Hydajet Hyseni, ex vicepresidente della LDK, oggi uno dei principali rappresentanti della Nuova LDK di Qosia), proprio su iniziativa della sezione del PPK della città, si è tenuto un incontro delle sezioni degli altri partiti politici, più radicali rispetto alla LDK di Rugova, in occasione della quale è stata approvata una dichiarazione con la quale tali forze politiche si uniscono in un unico soggetto politico e danno apertamente il loro appoggio all'UCK. Bajram Kosumi, che era presente, ha dichiarato che "oggi il destino di questa regione non dipende dai partiti politici, ma dal rapporto di forze tra l'UCK e le forze speciali serbe". Egli ha espresso la propria convinzione che il popolo albanese è pronto a unirsi e a pagare per la libertà il più alto prezzo e che le forze che non entreranno a fare parte di questo processo verranno marginalizzate e condannate dalla storia. Basri Musmurati, membro del Comitato organizzativo della Nuova LDK ha espresso il proprio disaccordo con l'opinione di Milosevic secondo la quale i partiti albanesi non sostengono l'UCK "che lui considera un'organizzazione terroristica", affermando che essa è nata direttamente dal popolo. Afrim Morina, dell'UNIKOMB, ha dichiarato che la libertà verrà raggiunta con il sangue, il sudore e le lacrime di quelli che ha definito i combattenti per la libertà, mentre Naser Haziri del Partito Parlamentare del Kosovo ha detto che "l'unione dei partiti politici sarà il punto d'orientamento per l'unione di tutti gli albanesi, anche di quelli che si trovano al di fuori dei confini amministrativi del Kosovo". Durante questa riunione si sono sentite anche voci che hanno affermato che l'UCK è l'unico soggetto che ha ricevuto un mandato per la dichiarazione di indipendenza del Kosovo e che quindi nessuno ha il diritto di firmare nulla senza l'approvazione del popolo. E' stata quindi eletta una presidenza formata da 17 membri e come presidente Bejtus Isufi, ex presidente della sezione della LDK di Gnjilan. Gli osservatori del Kosovo non escludono che si tratti solo dell'inizio e che in questi ambienti, in cui i singoli leader dei partiti politici di opposizione hanno scarsa influenza, si stia cercando in qualche modo di indirizzare Ibrahim Rugova verso una soluzione rapida e con meno vittime possibili della questione del Kosovo, pena il disconoscimento della sua legittimità a prendere delle decisioni, disconoscimento che viene mascherato dietro la cortina del "popolo e della sua volontà". Sembra che momentaneamente il colpo di acceleratore verbale dato da Rugova abbia attutito il contraccolpo. E a giudicare dalla "mentalità" della politica albanese degli ultimi anni, bisogna attendersi un altro contraccolpo, anche se non è ancora possibile sapere da chi verrà e quale forma avrà. (AIM Pristina, 22 giugno 1998 - traduzione dal serbo-croato di A. Ferrario) |