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NOTIZIE EST #69 - JUGOSLAVIA/KOSOVO
20 settembre 1998


**** SPECIALE PROFUGHI KOSOVO / 2 ****


IL DRAMMA UMANITARIO NEL KOSOVO
di Zoran B. Nikolic

[...] La valutazione del numero dei profughi in fuga dalle zone di battaglia varia in maniera drastica. Il Consiglio del Kosovo per i Diritti Umani afferma (ufficialmente) che vi sono 417.000 profughi, mentre gli operatori umanitari serbi stimano (non ufficialmente) che circa 100.00 persone hanno abbandonato le loro case. Se la verità - come accade di norma - sta nel mezzo, conviene basarsi sulle stime dell'Alto Commissariato dell'ONU per i profughi (UNHCR), il quale afferma che in Kosovo vi sono 256.000 "profughi e persone che hanno abbandonato le loro case". Ciò che rischia di trasformare il dramma umanitario in Kosovo in una catastrofe non è solo il numero dei profughi. Del numero complessivo delle persone che hanno abbandonato le loro case, circa 170.000 si trovano ancora sul territorio della regione. Di questi, 120.000 hanno trovato rifugio presso famiglie in luoghi più tranquilli del Kosovo, mentre circa 50.000 si trovano attualmente all'aperto, senza un tetto sulle loro teste. Risiedono in luoghi riparati sparsi nelle montagne e nelle foreste del Kosovo. Il più alto numero di loro si trova sulla montagna di Milanovac, a nord di Orahovac; sulle montagne di Croljeva e Goles, che dividono la regione di Malisevo dalla vallata del Kosovo; e a Drenica. Rappresentano il problema più grave. A causa del terreno impervio è difficile rifornirli regolarmente di cibo e di medicine. E' difficile perfino immaginarsi come riescano a sopravvivere senza un tetto sopra le loro teste sotto i rovesci di pioggia che hanno imperversato sulla regione del Kosovo negli ultimi giorni e se l'inverno li coglierà ancora sulle montagne, moriranno non solo di freddo, ma anche di fame, perché le consegne di aiuti umanitari diventeranno praticamente impossibili. Secondo vari politici occidentali e operatori umanitari, le autorità serbe stanno rendendo più difficile la risoluzione di questo problema in due modi. Non consentono alle organizzazioni umanitarie l'accesso alle aree in questione e impediscono alla gente di tornare alle loro case.

POLIZIA E CONVOGLI: "Vi sono problemi per accedere alle aree in cui si trovano i profughi," afferma Fernando Delmundo, il portavoce dell'UNHCR per il Kosovo, in una conversazione con "Vreme". L'UNHCR coordina le operazioni di otto tra le maggior organizzazioni umanitarie internazionali che sono attive nella regione. Chi, come e perché ha impedito ai loro operatori di aiutare coloro che ne hanno necessità?

"Una volta, il 27 agosto, la polizia ha fermato il nostro convoglio nei pressi dell'aeroporto di Slatina, e ci sono stati casi di detenzione ai posti di blocco," ha dichiarato Delmundo. La polizia ha spiegato di avere fermato il convoglio perché si trovava in un'area in cui si stavano svolgendo delle battaglie e lo ha lasciato passare due giorni dopo, il 29 agosto. Quale tipo di difficoltà ha incontrato l'UNHCR nell'accedere alle zone in cui c'è bisogno di aiuti? "Lunedì 7 settembre, una pattuglia dell'UCK ha impedito al nostro camion di consegnare cinque tonnellate di aiuti a Golubovac," ha dichiarato Fernando Delmundo. Golubovac è un luogo sul fianco meridionale di Drenica, dove ci sono circa 2.000 profughi, secondo le stime dell'UNHCR. "E' la prima volta che è successo. Il camion ha dovuto fare ritorno a Pristina".

"Il 24 agosto la polizia ha aperto il fuoco su un trattore dal quale i nostri aiuti umanitari venivano consegnati a Drenica, uccidendo tre nostri attivisti," racconta Paljok Berisaj, coordinatore della Società Umanitaria Albanese "Madre Teresa", in una conversazione con "Vreme". Si tratta certamente del più grave incidente riguardante gli aiuti umanitari nell'intera crisi del Kosovo. Le fonti della polizia di Pristina giustificano le loro azioni con il fatto che quegli operatori umanitari erano entrati in una zona di battaglia, nonostante la polizia li avesse avvisati di non essere in grado di garantire la loro sicurezza. Tuttavia, ciò non spiega perché non sia stata aperta alcuna indagine ufficiale su chi abbia sparato la granata omicida e perché. Né Berisaj è in grado di citare altri esempi di molestie ad operatori umanitari. [...]

L'accusa di impedire alla gente di tornare alle loro case è un'accusa molto più seria. Gli albanesi e l'opinione pubblica affermano che la gente si rifiuta di tornare ai propri villaggi perché teme nuovi bombardamenti da parte dei serbi. Chiunque abbia visto i villaggi del Kosovo coinvolti nei combattimenti non può certo ignorare questo argomento. Tuttavia in tutto ciò vi è un elemento mancante. La polizia afferma di non avere mai attaccato un villaggio nel quale non vi fossero gruppi di albanesi armati. Se i membri dell'UCK non torneranno in tali villaggi, non ci saranno nuovi attacchi, sostiene la polizia. Per giorni il governo ha sommerso le regioni del Kosovo in cui sono concentrati più profughi di volantini in lingua albanese nei quali si chiama la popolazione a fare ritorno alle loro case, impegnandosi a garantirne la sicurezza.

SFIDUCIA: Molti albanesi del Kosovo rifiutano però di fidarsi di tali garanzie. "Che si ritiri prima di tutto la polizia, poi torneremo," è quello che si può sentire dire dalla maggior parte dei profughi nel Kosovo. [...] Tuttavia, Delmundo ha l'impressione che un numero crescente di persone stia optando per il ritorno alle proprie case. "La gente ritiene che se deve morire, è meglio che muoia a casa propria", afferma. Cita l'esempio di Sedlar, i cui residenti sono tornati dalle montagne circostanti al loro villaggio, quando si è diffusa tra di loro la voce che i loro rifugi sarebbero stati bombardati. [...]

Un ostacolo di gran lunga superiore al ritorno dei rifugiati è il grande numero di case danneggiate da colpi di artiglieria. [...] In alcuni villaggi sarà necessario demolire innanzitutto i muri bruciati, prima di potere costruire qualcosa. E' la situazione per esempio del villaggio di Prilep, vicino a Decani. Altri villaggi nei pressi di Decani non hanno certo un aspetto migliore. Il governo serbo ha preparato determinate quantità di materiali da costruzione che vengono distribuiti tramite la Direzione per lo Sviluppo del Kosovo e della Metohija, ma gli albanesi non hanno ancora dimostrato di volere accettare questa offerta di prestito gratuito. [...] Berisaj afferma che gli aiuti umanitari sono insufficienti, mentre Delmundo sostiene il contrario. "Durante il mese di agosto abbiamo rifornito circa 250.000 persone con cibo, soprattutto attraverso la 'Madre Teresa', che è il nostro principale partner nella distribuzione". Ma si tratta di 80.000 persone in più rispetto al numero di profughi presenti nella regione, se si prendono per buone le cifre dell'UNHCR. "Sì, ma le famiglie che accolgono rifugiati non hanno nemmeno loro nulla da mangiare", afferma Fernando Delmundo. [...]

(da "Vreme", 12 settembre 1998 - traduzione di A. Ferrario)