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NOTIZIE EST #73 - MACEDONIA
22 settembre 1998


**** SPECIALE PROFUGHI KOSOVO / 6 ****


GLI "OSPITI" DEL KOSOVO IN MACEDONIA
di Ibrahim Mehmeti

Dal marzo di quest'anno, quando è cominciata l'ultima crisi in Kosovo, fino alla fine di luglio, in Macedonia sono giunti 12.000 ospiti dal Kosovo. In Macedonia non c'è nemmeno un profugo, né sono stati osservati passaggi illegali del confine macedone da parte di kosovari che poi avrebbero in seguito potuto cercare lo status di profugo. Con l'annuncio di questi dati, la polizia macedone ha in questi giorni ancora una volta "chiuso" la questione dei profughi dal Kosovo, che si è aperta tra l'opinione pubblica locale ancora prima dello scoppio di scontri aperti in Kosovo (con la dichiarazione, nei primi giorni del febbraio scorso, da parte del presidente Gligorov, della necessità di organizzare un corridoio per un numero di profughi kosovari che sarebbe arrivato tra i 200.000 e i 400.000). Nel frattempo, anche se la sua intenzione era quella di prevenire le polemiche in merito all'esistenza o meno di profughi dal Kosovo, la polizia macedone ha per la prima volta comunicato che in Macedonia non ci sono solo "da duemila a tremila ospiti", ma un numero addirittura sei volte superiore, vale a dire 12.000!? Il motivo di questa "scappatoia" del Ministero degli Interni macedone è la dichiarazione dell'Alto Commissario dell'ONU per i rifugiati a Pristina, Eduardo Arboleda, secondo il quale in Macedonia ci sarebbero 20.000 profughi con status di ospiti e non 2.000 come si è ritenuto per l'intero periodo intercorso da quando è cominciata la nuova crisi.

La questione dei profughi dal Kosovo ha in realtà la stessa età dell'ultima escalation della crisi in Kosovo e la cosa più interessante è che fino a oggi nessuno di loro abbia cercato di ottenere lo status di profugo. Secondo i media di lingua albanese in Macedonia, il motivo principale di tale comportamento da parte dei kosovari è la paura di poter essere espulsi nel caso richiedessero proprio questo status. Dato che la maggior parte di coloro che giungono nel paese ha parenti ospitali e "sicuri", la soluzione più conveniente è quella di dichiararsi, per l'appunto, ospiti. Il risultato è che sono tutti sistemati presso le abitazioni private dei loro parenti, i quali allo stesso tempo si prendono cura di nutrirli e di soddisfare i loro altri fabbisogni. L'unica organizzazione che finora si sia presa cura di questi profughi è l'organizzazione umanitaria "El Hilal", con sede a Skopje, che è gestita da albanesi. Messo a confronto con i problemi oggettivi posti dallo svolgimento del suo compito, il presidente di questa organizzazione, Abdurauf Pruhti (che è deputato nell'attuale Parlamento), afferma che a queste persone deve essere riconosciuto lo status di profughi e che il governo macedone deve intraprendere misure per aiutarli. Simile a questa è anche la posizione dei partiti politici albanesi, ivi incluso il PDP, che fa parte della coalizione di governo. Secondo i dati del segretario del consiglio comunale di Tetovo, in questa città vi sono oltre 2.000 profughi con lo status di ospiti e a quanto pare il loro numero è ancora maggiore a Skopje e a Kumanovo, dove si ritiene che la percentuale di popolazione albanese con legami di parentela in Kosovo sia superiore.

A giudicare da quanto di questi "ospiti" viene a conoscenza dell'opinione pubblica, si può dire che, almeno per adesso, non mancano loro i generi di prima necessità. Nell'elenco della "El Hilala", coloro che hanno chiesto assistenza richiedendo cibo sono circa mille, soprattutto nuclei famigliari che non sono in grado di sfamare i propri ospiti. Una chiara illustrazione di questo fatto è la dichiarazione rilasciata dal rappresentante della Croce e mezzaluna rossa in Macedonia, Bill Harper, secondo il quale "oltre il novanta per cento degli ospiti dal Kosovo non hanno bisogno di aiuti concreti", se si eccettua il numero limitato di coloro che hanno chiesto assistenza medica. Un problema particolare, per i profughi, è rappresentato dal diritto di soggiorno in Macedonia. Il maggior numero di essi, all'entrata nel paese ottiene un visto turistico con un termine variabile di validità, ma che nella maggior parte dei casi non supera un mese o due. Secondo informazioni non confermate, la polizia macedone è sempre puntuale nell'espellere tutti coloro ai quali il visto è scaduto e le richieste di proroga dello status di ospite vengono nella maggior parte rifiutate. In questo caso, agli "ospiti" non rimane che passare nuovamente il confine macedone e di tentare di entrare un'altra volta come turisti con un nuovo visto. Come soluzione più pratica viene scelta la Bulgaria, dove i kosovari si recano per breve tempo, tornando poi come "nuovi" ospiti [questa notizia è confermata dal fatto che a fine agosto la stampa bulgara ha segnalato con allarme un flusso crescente di immigrati dal Kosovo - N.d.T.], ma nel frattempo, secondo quanto riferisce la gente del posto, a chi ha lasciato una volta il confine della Macedonia non viene consentito di entrare nuovamente. [...] Da parte sua, la polizia ha fornito al pubblico l'interessante notizia della tendenza a un aumento dei matrimoni tra ragazze del Kosovo e albanesi della Macedonia occidentale, soprattutto nelle zone di Tetovo e Gostivar. La polizia sospetta che queste richieste di matrimonio siano fittizie e che il loro scopo sia quello di prolungare il soggiorno legale nel paese.

Il problema più acuto, tuttavia, è in questo momento quello della frequenza scolastica per i bambini. Sebbene l'anno scolastico sia già cominciato, non si sa ancora come verrà risolta la questione della frequenza scolastica dei figli dei profughi in Macedonia. Il presidente dell'organizzazione umanitaria "El Hilal", Abdurauf Pruthi ha dichiarato che si sta già aggiornando l'elenco dei bambini che dovrebbero andare a scuola, ma non sa se sarà possibile per loro frequentare qualcuna delle scuole locali. A giudicare dai fatti, si può senz'altro dire che nulla si sta facendo in questa direzione. Questa impressione sembra ancora più verosimile se si tiene conto del fatto che due settimane fa il premier albanese Nano ha visitato la Macedonia e ha avuto un incontro cordiale con il suo collega macedone, durante il quale entrambi hanno espresso la propria preoccupazione per la situazione nel Kosovo, ma allo stesso tempo in nemmeno uno dei discorsi è stato menzionato il problema dei profughi, che in Macedonia sono una realtà. Non vi è dubbio che gli stessi profughi, con il loro rifiuto ostinato di cercare aiuto presso le autorità macedoni ricorrendo al diritto di chiedere asilo come profughi, abbiano contribuito al comportamento degli uomini politici, rendendo così meno difficile la loro posizione.

Per quanto riguarda lo stesso governo, che rifiuta di riconoscere la situazione reale dei profughi dal Kosovo, è noto che esso non ha alcuna intenzione di toccare l'argomento prima che terminino le elezioni politiche, il cui primo turno si svolgerà il 18 ottobre. L'ammissione del fatto che in Macedonia vi sono effettivamente 12.000 profughi fornirebbe indubbiamente alle forze di opposizione che sono su posizioni nazionali (e spesso nazionaliste) un buon "materiale" da sfruttare. Si può dire che l'attuale governo, che gode dell'appoggio esplicito dell'Occidente, anche questa volta non viene messo sotto il torchio. I rappresentanti dei paesi occidentali e delle organizzazioni internazionali fino a oggi non hanno pronunciato una parola contro la linea del governo di fronte alla questione dei profughi dal Kosovo, un fatto che si può interpretare a suo modo come un importante sostegno. Non lo ha fatto nemmeno il rappresentante dell'UNHCR a Skopje, che continua ostinatamente a ripetere che non intraprenderà nulla a meno che non riceva richieste dal governo macedone. E cosa succederà con questi profughi fino alla fine delle prossime elezioni parlamentari, quando ci si attende che infine il governo della Macedonia assuma una posizione, possiamo solo immaginarcelo.

(AIM Skopje, 6 settembre 1998 - traduzione dal serbo-croato di A. Ferrario)