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NOTIZIE EST #74 - MACEDONIA
22 settembre 1998


**** SPECIALE ELEZIONI IN MACEDONIA / 1 ****


[Prende il via un altro "speciale", questa volta sulle elezioni che si svolgeranno in Macedonia il 18 ottobre prossimo. Per cominciare, prendiamo spunto da un fatto verificatosi negli ultimi giorni, che avrà sicuramente conseguenze per la campagna elettorale e il suo esito finale. Lo "speciale" verrà pubblicato a scadenze irregolari, intervallato con altri materiali - a.f.]


ARRESTI ED ELEZIONI "A' LA GLIGOROV"
di Andrea Ferrario

Il 17 e il 18 settembre la polizia macedone ha effettuato vaste perquisizioni presso abitazioni albanesi in vari centri del paese, arrestando quattro persone e uccidendone una. Gli arrestati sono Kemal Seqiri, di Skopje, Granit Osmani, di Kumanovo, Fatmir Limani, di Kicevo, e Arif Arifi. Una quarta persona, Beqir Limani (padre di uno degli arrestati), è stata uccisa dalla polizia perché, secondo la versione diramata dal Ministero degli Interni, minacciava di fare esplodere una bomba a mano. Altri tre ricercati sono riusciti a fuggire. La polizia afferma di avere trovato nel corso delle operazioni svoltesi in tutto il paese una grande quantità di armi (10 bombe a mano, 5.000 proiettili, sei fucili, quattro pistole e due chili d'esplosivo) delle quali è stata mostrata ai giornalisti solo una parte. Le armi, secondo quanto comunicato dalla polizia macedone, sono di vecchia fabbricazione cinese e pertanto si presume che provengano dai depositi saccheggiati l'anno scorso durante la rivolta albanese. I tre sono stati consegnati alle autorità giudiziarie come "sospettati di atti di terrorismo". La polizia, infatti, li sospetta di essere gli autori della serie di attentati con bombe compiuti dal dicembre del 1997 fino al luglio scorso (tutti senza vittime), attentati che nella maggior parte dei casi sono stati rivendicati dall'Esercito di Liberazione del Kosovo (UCK). Nel centro abitato di Kicevo, dove è stato ucciso Limani e arrestato suo figlio, si è svolta una manifestazione pacifica di alcune migliaia di albanesi, promossa dai due principali partiti del gruppo etnico, il PDP e il DPA, che, seppure con toni diversi, hanno entrambi accusato il governo di avere inscenato l'azione a fini elettorali (in Macedonia si vota per il parlamento il 18 ottobre prossimo).

Fin qui i fatti. Vi è però tutta una serie di circostanze che su tali fatti getta una luce particolare. Innanzitutto, il quantitativo di armi sequestrato (che non sembra così ingente se si considera che l'azione ha coperto tutto il paese e che dopo la rivolta in Albania in molte case vi sono armi) è stato mostrato solo in parte ai giornalisti, un fatto che la polizia non ha spiegato. I giornali si chiedono poi perché le indagini siano durate mesi e si sia arrivati solo in campagna elettorale a un'azione così massiccia ed eclatante, che sembrerebba abbastanza improvvisata, visto che ha portato all'arresto di solo metà dei sospettati. Un altro fatto strano è che la polizia ha comunicato solo ora, in occasione degli arresti, che nella primavera scorsa vi sono stati altri attentati falliti e non resi pubblici, di cui uno, nella capitale Skopje, avrebbe potuto avere conseguenze gravi, un comportamento che risulta incomprensibile. Inoltre, le accuse più gravi sono rivolte proprio alla persona uccisa e che non si può più difendere, Beqir Limani, del quale la polizia afferma che ha ricevuto un addestramento professionale nel nord dell'Albania a opera di gruppi paramilitari. Va precisato che Limani era noto alla polizia da almeno quindici anni ed era stato arrestato a più riprese già negli anni '80 per idee separatiste; sembra quindi difficile credere che potesse dirigere un gruppo terroristico, insieme al figlio, tranquillamente dalla sua abitazione, nella quale avrebbe oltretutto tenuti nascosti per mesi armi ed esplosivi. I sospetti che l'azione abbia soprattutto scopi elettorali sono poi ulteriormente rafforzati da altri due particolari: l'azione è stata organizzata solo un paio di giorni dopo che i due principali partiti albanesi hanno firmato un accordo elettorale (e mette quindi in grave imbarazzo il più moderato di essi, il PDP, che fa parte della coalizione di governo). Inoltre le operazioni che hanno portato all'uccisione di Limani e all'arresto di suo figlio a Kicevo si sono svolte nello stesso giorno in cui il premier Crvenkovski, del partito macedone SDSM, ha svolto un comizio nella città, al centro di un'area in cui il governo cerca di guadagnarsi i favori dell'elettorato di etnia macedone ostile agli albanesi. Di come il fatto venga come minimo sfruttato ad arte dal governo è un esempio il modo in cui il quotidiano "Nova Makedonija", controllato dal SDSM, ha riportato i fatti. Al contrario di tutti gli altri principali organi di stampa, che fanno riferimento tra l'altro a comunicati dello stesso Ministero degli Interni, "Nova Makedonija", in uno degli ampi servizi pubblicati in prima pagina (intitolato "Scoperto il gruppo di terroristi autori degli attentati", quando perfino la polizia parla solo di sospetti) afferma che Limani è rimasto ucciso dalla sua stessa bomba a mano nel maldestro tentativo di lanciarla. Lo stesso giornale è poi l'unica fonte ad affermare che insieme alle armi sono stati rinvenuti distintivi e divise dell'UCK, insieme a materiali "provenienti dai paesi islamici, nei quali si propagandano le idee del fondamentalismo islamico", ma tali materiali non sono mai stati esibiti dalla polizia. Anche la notizia, riportata dal quotidiano come segnalata da una propria non meglio definita fonte, che tra i "terroristi" vi sono persone molto vicine a Sali Berisha ha un sapore propagandistico e suona come un regalo a Fatos Nano, dopo che quest'ultimo è stato alcune settimane fa in visita ufficiale in Macedonia, allacciando rapporti sempre più stretti con il regime di Skopje e ribadendo la propria posizione contraria all'indipendenza del Kosovo.

In un momento come questo, in cui la SDSM si trova nei sondaggi elettorali ad arrancare faticosamente dietro alle forze di destra più radicalmente antialbanesi [si veda la notizia in breve più sotto], è chiaro che il governo di cui è espressione ha tutto l'interesse a scatenare un caso del genere, agitando la minaccia albanese e dimostrando di applicare la mano pesante. Anche a livello internazionale, l'esibizione di una linea dura poliziesca nei confronti dell'UCK e di favori a Fatos Nano ha in questo momento chiaramente lo scopo di presentare la SDSM come unica forza in grado di impedire il dilagare in Macedonia delle crisi in atto in Kosovo e in Albania.

(sulla base dei materiali pubblicati il 21 settembre 1998 dai quotidiani "Nova Makedonija", "Dnevnik", "Vecer" e dalle agenzie di stampa MIC e MILS)



ELEZIONI IN MACEDONIA: DESTRA IN CRESCITA SECONDO I SONDAGGI

Secondo un ampio sondaggio compiuto dalla società "Marketvizija" in 90 villaggi e 27 città, che ha coinvolto complessivamente 3.760 persone, la destra macedone ha un netto vantaggio rispetto al Partito Socialdemocratico (SDSM) attualmente al governo con i socialisti. Il partito nazionalista di destra VMRO-DPMNE, secondo il sondaggio, otterrebbe il 18,6% dei voti, mentre l'altra principale forza di destra, il Partito Liberaldemocratico (LDP, anch'esso all'opposizione come la VMRO, con la quale non esclude accordi post-elettorali) avrebbe il 16,0% dei voti. Si classificherebbero solo terzi i socialdemocratici della SDSM al governo (il partito di Gligorov) con il 14,4%. Il partito moderato di recente creazione Alleanza Democratica (DA), che ha stretto un'alleanza con la VMRO, si attesterebbe al 5,9%. I socialisti (SPM), unici alleati di governo della SDSM, otterrebbero appena il 2,3%. I dati relativi alle due forze albanesi contraddicono altri sondaggi recentemente pubblicati: non vi sarebbe il previsto avanzamento da parte del DPA, più radicale, che raggiungerebbe solo il 4,7% e il moderato PDP si attesterebbe a un livello quasi uguale, con il 4,9%. Il sondaggio afferma che il 5,1% degli intervistati non andrà a votare, mentre il 26,3% non sa ancora per chi voterà. Nelle zone rurali e nei piccoli centri abitati la forza dominante risulterebbe essere la VMRO-DPMNE, mentre nei grandi centri al primo posto sarebbe il LDP. Tra le personalità politiche, va segnalato che il sindaco di Skopje (della VMRO-DPMNE) ha superato per popolarità, seppur di poco, il presidente Gligorov.

(fonte: "Dnevnik", 21 settembre 1998)