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NOTIZIE EST #75 - JUGOSLAVIA/KOSOVO
23 settembre 1998


(1) I LEADER DEL KOSOVO SI DIVIDONO SULLA POLITICA DELL'INVIATO USA

PRISTINA, Serbia, 18 settembre - Il leader degli albanesi del Kosovo, Ibrahim Rugova, ha approvato oggi un piano di pace per la provincia messo a punto dagli Stati Uniti, ma altri politici di etnia albanese affermano che tale piano non farebbe che prolungare la crisi etnica in Kosovo.

Rugova, il leader della Lega Democratica del Kosovo (LDK), il maggiore partito dell'etnia albanese, ha detto che la bozza ha lo scopo di fermare la violenza in Kosovo, dove i guerriglieri separatisti lottano contro le forze di sicurezza serbe da più di sei mesi. La bozza, una cui copia è stata pubblicata dal quotidiano in lingua albanese Koha Ditore, prevede un periodo di transizione di tre anni, durante il quale il Kosovo avrebbe istituzioni di governo al di fuori del controllo serbo e jugoslavo e possederebbe un proprio sistema giudiziario e una propria polizia. Alla fine del periodo di tre anni si dovrebbero tenere delle elezioni con osservatori internazionali e un censimento della popolazione, seguiti da un riesame della situazione. La bozza non fa alcun tentativo di definire lo status politico del Kosovo, né dice se farà parte della Serbia o della Jugoslavia.

"Si tratta di un accordo provvisorio sul quale il nostro gruppo sta lavorando insieme all'inviato degli Stati Uniti Christopher Hill e con la parte serba... Abbiamo accettato in principio un accordo per un periodo provvisorio di tre anni ed è un fatto molto importante", ha raccontato Rugova ai giornalisti nella capitale del Kosovo, Pristina. Le parole di Rugova sono state pronunciate in mezzo a reazioni aspre degli altri leader albanesi nei confronti della bozza di Hill.

Adem Demaci, ex prigioniero politico e rappresentante politico dell'UCK, ha detto di sperare che la parte albanese non accetti un "progetto così sospettoso". "Lascerà i problemi irrisolti e la crisi non terminerà, ma emergerà nuovamente sotto altre forme... (Hill) sta prolungando la lotta disperata di entrambe le parti", ha affermato Demaci. [...]

Fonti diplomatiche di Pristina hanno affermato che è troppo presto per rifiutare il piano e lo hanno chiamato "un modello, un documento che costituisce il punto di partenza necessario per smuovere il processo". Fonti politiche serbe a Pristina hanno detto venerdì che non vi sono da parte loro reazioni sull'argomento. "Riteniamo il documento come un suggerimento aperto alla discussione", ha detto alla Reuters una delle fonti serbe, che ha chiesto di rimanere anonima. "Il parlamento serbo si riunirà la prossima settimana e allora potremo avere una posizione più concreta", ha continuato la fonte serba.

Alcuni altri politici albanesi che, a differenza di Demaci, vengono considerati moderati, come Veton Surroi, che ha partecipato a negoziati sul Kosovo, e Shkelzen Maliqi, un commentatore politico, hanno anch'essi espresso disappunto per la bozza di Hill".

In un articolo pubblicato giovedì 17 settembre da Koha Ditore, Surroi ha scritto che Hill è stato "ispirato dall'Est", riferendosi con tali parole alla parte serba. "Il documento limita il Kosovo come entità ed è imperniato sul contesto legale della Serbia e della Jugoslavia", ha affermato. Maliqi dice che quello che ha potuto leggere del documento "lo faceva sembrare una proposta serba. Garantisce all'entità autonoma del Kosovo determinati poteri, ma nulla di essenziale, per esempio una sua polizia", ha dichiarato Maliqi all'agenzia BETA di Belgrado, sempre giovedì. Tuttavia, Maliqi ha lasciato qualche spazio a eventuali rettifiche. "Quella che ho visto probabilmente era solo la prima bozza, che deve essere ancora perfezionata", ha detto Maliqi.

Ha differenza di lui, l'UCK ha rifiutato nello stesso giorno con un comunicato ogni soluzione temporanea che lasci il Kosovo all'interno della Serbia e della Jugoslavia, definendola un tradimento nazionale. Facendo da eco a questo comunicato, Demaqi ha detto venerdì che gli albanesi "devono essere preparati a una guerra che potrebbe durare anni".

Una fonte diplomatica ha affermato venerdì: "Più ci saranno violenze e più sarà difficile per le parti concentrarsi sulle trattative". Le fonti hanno aggiunto che il documento di massima punta alla creazione di istituzione democratiche, per fare tornare la vita alla normalità e permettere così di cominciare a risolvere gli altri problemi. "Si tratterà di un processo lento, ma tutti i negoziati sono così. La gente deve imparare il significato delle parole compromesso e tolleranza. Il mondo non è nero e bianco, ha molti altri colori", ha continuato la fonte diplomatica.

(Reuters, 18 settembre 1998)



(2) ALBANESI E SERBI NON CAMBIANO LE LORO POSIZIONI
di Tatjana Stankovic

BELGRADO, 21 settembre - Nell'imminenza della discussione riguardo all'attuale situazione in Kosovo (prevista nel Parlamento serbo per il 28 di questo mese), a giudicare almeno dalle dichiarazioni rilasciate dai leader degli albanesi del Kosovo e dalle informazioni non ufficiali che provengono da circoli vicini alle autorità della Serbia, sia la parte serba che quella albanese rimangono ferme sulle loro posizioni di più di sei mesi fa.

Gli albanesi propongono la loro bozza di accordo come una soluzione temporanea fino alla piena indipendenza , mentre i serbi affermano che la massima concessione alla quale potranno essere costretti dalla popolazione albanese del Kosovo non andrà oltre a qualche tipo di autonomia culturale e all'inclusione nella vita parlamentare del paese, paese che tuttavia gli albanesi in nessun modo vogliono riconoscere come il proprio.

Dopo che il quotidiano di Pristina in lingua albanese Koha Ditore ha pubblicato l'accordo proposto come soluzione temporanea dalla parte albanese, nonché la bozza-progetto degli Stati Uniti per la risoluzione del dramma del Kosovo, si è fatto sentire Ibrahim Rugova, il quale ha dichiarato che la soluzione temporanea non costituirebbe un tradimento nei confronti del popolo albanese, espressosi per l'indipendenza con il referendum del 1991, ma solo una via per fermare i combattimenti e le aggressioni nel Kosovo. Secondo le sue parole, l'indipendenza del Kosovo è la migliore soluzione, se si tiene conto che la provincia era un elemento costitutivo della Federazione Socialista Jugoslava ormai dissoltasi. E' interessante notare che il rappresentante politico dell'UCK, Adem Demaqi, il maggiore oppositore di Rugova, ha annunciato oggi che per motivi di salute si ritira dalla vita politica, un fatto che secondo l'opinione di alcuni osservatori di Belgrado potrebbe significare che l'UCK ha accettato, senza dirlo, il contenuto della bozza della parte albanese per un accordo temporaneo, oppure, diversamente, che l'avvio delle trattative, annunciato come imminente, verrà nuovamente rimandato a causa dell'impossibilità di trovare un rappresentante politico dell'UCK accettabile tra le fila dei politici albanesi [1].

Per quanto riguarda la parte serba, regna la completa confusione, a cominciare dall'esistenza o meno di una versione serba di bozza d'accordo, fino alle posizioni che possono avere le maggiori forze politiche. I radicali di Seselj hanno detto che finché loro saranno al governo gli schipetari potranno contare solo sull'autonomia politica e Vuk Draskovic afferma che tutti gli albanesi che accetteranno la Serbia potranno contare sul massimo dei diritti umani e civili e che in caso contrario l'Albania è vicina, augurando loro buon viaggio, mentre dalle fila dei socialisti vengono informazioni secondo le quali ciò che propone la parte albanese è inaccettabile, perché non si può consentire che vi sia uno stato nello stato. Tutto ciò che il governo serbo può accettare è che si organizzino elezioni con elenchi degli aventi diritto al voto nei quali siano inclusi gli albanesi che riconoscono lo stato serbo e inoltre che la realizzazione di un accordo temporaneo si compia sotto gli occhi attenti di osservatori internazionali, ma non di mediatori.

E' interessante infine notare che le autorità ufficiali della Serbia affermano di non avere finora ricevuto alcuna bozza d'accordo redatta dalla parte albanese, così come Rugova da parte sua afferma di non avere ricevuto alcuna bozza d'accordo dalla parte serba.

[1] Demaqi, va tuttavia notato, è da lungo tempo affetto da una grave forma di diabete. A proposito delle divisioni tra le forze albanesi, l'inviato speciale della televisione bulgara in Kosovo, in un interessante reportage trasmesso a fine agosto, riferiva che l'UCK si sarebbe spaccata definitivamente in due tra coloro che hanno deciso di aderire alle linea politica della LDK di Rugova e quelli che invece hanno optato per Demaqi (a.f.).

(da "Nova Makedonija", 22 settembre 1998)