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![]() NOTIZIE EST #81 - MACEDONIA **** SPECIALE ELEZIONI IN MACEDONIA / 2 **** ELEZIONI IN MACEDONIA: L'EFFETTO "CIOCCOLATA CALDA" Alleanze strane e improvvisate tra le forze politiche più eterogenee fanno sembrare la scena preelottorale in Macedonia una grande "cioccolata calda" in cui tutto viene diluito. SKOPJE - [...] Come è noto, dopo le elezioni di quattro anni fa, in Macedonia è stato creato un corpus politico relativamente stabile, composto da una parte dall'Unione Socialdemocratica della Macedonia (SDSM) del premier Branko Crvenkovski, che ha ottenuto il maggior numero di voti e, dall'altra, dal maggior partito di opposizione, la VMRO-DPMNE di Ljupco Georgievski; quest'ultimo partito ha avuto la sfortuna (alcuni ancora oggi dicono che non si è trattato di sfortuna, bensì di una gaffe della dirigenza del partito) di boicottare le elezioni, un fatto che ha sempre costituito un motivo per metterne in dubbio la reale forza. Tra l'altro, nel corso degli ultimi sei anni di governo della SDSM, il peso dell'opposizione è decisamente aumentato, innanzitutto con l'entrata nelle sue file del nuovo Partito Democratico (DP) dell'ex leader della SDSM Petar Gosev e, successivamente, con l'arrivo dei liberali (ex riformisti) di Stojan Andov, che in occasione delle elezioni del 1994 si erano presentati in coalizione con la SDSM, ma in seguito hanno litigato con i socialdemocratici e sono usciti dal governo. La formazione definitiva del blocco politico di centro, in opposizione ai socialdemocratici a sinistra e alla VMRO di orientamento nazionale a destra, si è completata l'anno scorso con l'unione del Partito Democratico e dei liberali in un nuovo soggetto politico denominato Partito Liberal-Democratico (LDP), con a capo Petar Gosev; il partito ha immediatamente fissato come proprio obiettivo principale, già espresso in precedenza, la rimozione definitiva degli ex comunisti della SDSM dal potere, affermando che sarebbe proseguita la collaborazione e la vicinanza di intenti del DP con la VMRO e gli altri partiti politici (collaborazione che nelle ultime elezioni locali è diventata effettivamente operativa). Naturalmente, per potere esaminare nella sua interezza l'effettiva disposizione delle forze sulla scena politica della Macedonia in questo momento bisogna prendere in considerazione anche il ruolo di un terzo importante fattore, rappresentato dai partiti degli albanesi: innanzitutto il Partito della Prosperità Democratica (PDP) guidato da Abdurahman Aliti (che fa parte della coalizione di governo con la SDSM) e in secondo luogo, nelle sue posizioni sia rispetto alla SDSM che rispetto al PDP, vale a dire sia alle questioni partitiche che a quelle nazionali, il Partito Democratico degli Albanesi (DPA) [il DPA si presenterà alle elezioni con la vecchia denominazione PDPA-NDP; la commissione elettorale, infatti, ha respinto la registrazione del nuovo nome poiché la legge ammette per i partiti solo nomi in lingua macedone - N.d.T.] di Arben Xhaferri, il quale, come i partiti menzionati prima e facenti parte del blocco macedone, ha il corpo elettorale più stabile (come si può desumere dal fatto che fino a oggi ha sempre ottenuto con precisione matematica 25 posti nel parlamento macedone). Non vi è dubbio che agli occhi del lettore non esperto questa rassegna del tutto schematica della disposizione dei vari blocchi della politica macedone non è in grado di porre in evidenza cosa vi sia di confuso, intricato e ancora meno in cosa consista la sostanziale impossibilità di prevedere cosa accadrà nelle imminenti elezioni. Non solo, sembra addirittura che qui le cose siano molto chiare: da una parte la SDSM, la quale, se si esclude il biennio del governo tecnico (con la partecipazione della VMRO) dell'accademico Nikola Kljusev, ha passato un mandato e mezzo con il potere nelle sue mani, mentre dall'atra c'è l'opposizione, la quale, naturalmente, in armonia con le sperimentate norme dei paesi con una tradizione democratica più lunga, cerca di conquistare quel potere guadagnandosi il favore dell'elettorato; gli elettori, poi, in armonia anch'essi con le summenzionate regole, si dimostrano tanto più favorevoli all'opposizione, quanto più a lungo è durato il governo del partito o dei partiti al potere. Va a tale proposito ricordato che la SDSM è rimasta al potere in circostanze molto complicate, dalle quali (se si eccettuano i risultati conseguiti sul piano della costituzione dello stato e delle sue istituzioni) non era possibile attendersi chi sa quali risultati, soprattutto per quanto riguarda l'eliminazione definitiva dei più difficili aspetti di una crisi economica che dura da lungo tempo. A una somiglianza tra la situazione politica preelettorale in Macedonia e la cioccolata calda si arriva unicamente quando si tenta di valutare da vicino come stanno le cose. E' solo facendo così che ci si rende conto di come lo schema della disposizione delle forze politiche [...]non può assolutamente pretendere di essere sempre esatto nelle condizioni di una transizione politica e sociale in continua evoluzione,. Il migliore esempio di questo principio è rappresentato dal fatto che ci può essere qualcosa "che esiste, ma non si capisce" e in questi giorni in Macedonia questo "qualcosa" è Vasil Tupurkovski, un ex alto funzionario della federazione jugoslava [Tupurkovski è stato l'ultimo rappresentante della Macedonia nella presidenza collettiva della Jugoslavia socialista; in principio alleato di Milosevic, ha in seguito preso le distanze da quest'ultimo - N.d.T.], il quale nel marzo di quest'anno, dopo essere stato assente per anni dalla scena politica macedone, ha fatto il suo ritorno con la creazione di un nuovo partito dall'eloquente nome di Alternativa Democratica (DA). In particolare, dichiarando ad alta voce che qualcosa deve cambiare nella vita politica della Macedonia, il sempre popolare "Cile" Tupurkovski ha sorpreso molte persone quando di recente ha dichiarato che alle elezioni il suo partito, che come tutti si aspettavano si è schierato su posizioni centristiche e moderate, parteciperà alle elezioni in coalizione con una forza decisamente di destra come la VMRO. D'altronde, a quanto sembra, la DA di Tupurkovski e la VMRO di Georgievski non sono in questo momento le uniche forze a contribuire, con le loro azioni politiche e con quella che molti considerano la formazione di una coalizione priva di basi solide, al summenzionato effetto "cioccolata calda". In particolare, molti interpretano nello stesso modo la posizione politica, per fare un esempio, del Partito Socialista (SPM) di Ljubisav Ivanov Zingo, un partito che, nonostante sia al governo con la SDSM, negli ultimi anni ha saputo essere molto più deciso nelle critiche rispetto alla situazione attuale di quanto lo sia stata l'opposizione. Oggi, tuttavia, i socialisti (a differenza di quanto è avvenuto in occasione delle ultime elezioni amministrative di due anni fa, in occasione delle quali, come tutte le altre forze politiche, avevano violentemente attaccato il governo del quale facevano parte e i suoi ministri), nei loro comizi elettorali, evitano con cura di usare toni aspri contro la SDSM, costruendo la loro strategia elettorale soprattutto sul gran parlare da parte del loro leader di una "rivoluzione socialista silenziosa", il cui unico problema è che per il momento non ha ancora vinto nei paesi occidentali. A parte questo, e nonostante la posizione concorrenziale rispetto alla SDSM, i socialisti hanno inserito nella loro campagna qualcosa che dal punto di vista strategico non è molto chiaro. Si tratta del fatto che in queste elezioni hanno formato una loro coalizione rappresentata da un nuovo movimento che raccoglie, oltre i socialisti, quattro piccole formazioni di minoranze nazionali (serbi, turchi, rom e bosniaci) ed è guidato dal noto intellettuale Ferid Muhic. Il problema è che i socialisti reclamizzano apertamente questa loro novità elettorale come modello per la soluzione di quello che per molti è la questione cruciale di queste elezioni - come suddividere il potere in base a principi nazionali. Va tuttavia detto che lo stesso sconcerto viene provocato tra gli elettori dalla collaborazione elettorale stipulata tra il PDP di Aliti e il DPA di Xhaferri (che si sono divisi in parti uguali i collegi elettorali a maggioranza albanese) anche se tutti sanno benissimo che le due forze non si sopportano e si accusano a vicenda di tradire la causa albanese. Ciò che causa sconcerto tra gli elettori è, proprio come nel caso dei socialisti di Zingo, il fatto che Aliti, il leader del PDP, forza facente parte della coalizione di governo con la SDSM, continui a parlare di una possibile coalizione di governo del suo partito con la SDSM, con la condizione che quest'ultima riconosca alcune delle richieste di lunga data degli albanesi di Macedonia (educazione superiore in lingua albanese per gli albanesi, riconoscimento della lingua albanese come lingua amministrativa ecc.). Comunque, per non essere fraintesi, nel senso che in questa nostra rassegna della scena politica albanese abbiamo finora citato solo esempi di partiti d'opposizione, va ricordato che nemmeno la SDSM nel suo comportamento preelettorale ha mancato di aderire alla nuova grammatica politica dello sconcerto. Alcuni infatti ritengono che il fatto più sconcertante dell'avvio della campagna elettorale sia stato rappresentato dalla strana e del tutto nuova benevolenza dei media vicini alla SDSM nei confronti dei liberaldemocratici (i quali, tra l'altro, fino a una ventina di giorni fa hanno condotto lunghe e serie trattative per una coalizione con la VMRO) e molti osservatori interpretano questo fatto come l'intenzione di lasciare uno spazio aperto a un'eventuale collaborazione tra i due partiti, dopo che saranno diventati noti i risultati elettorali. (da "Vreme", 26 settembre 1998 - traduzione dal serbo-croato di A. Ferrario) |