![]() |
![]() NOTIZIE EST #84 - KOSOVO/ALBANIA GLI OMICIDI IN ALBANIA E L'UCK [...] Il primo omicidio che ha dato il via alle massicce proteste in Albania e, infine, alle dimissioni del premier Fatos Nano, si è verificato il 12 settembre nel centro di Tirana e la vittima ne è stata Azem Hajdari, deputato del parlamento locale e alto funzionario del Partito Democratico di Sali Berisha. Sebbene nato e cresciuto in Albania, Hajdari già nel 1991, quando aveva guidato la rivolta degli studenti contro il regime comunista di Ramiz Alia, aveva basato la sua intera carriera sul Kosovo e sulla liberazione dei "fratelli resi schiavi", cosa che in alcuni ambienti gli ha fatto meritare il nomignolo di "Seselj albanese". Berisha, che ha coltivato anch'egli simili sentimenti, quando è giunto al potere ha dovuto, sotto le pressioni dell'occidente, in buona misura moderare la propria posizione rispetto al Kosovo, ma Hajdari è comunque rimasto il suo principale punto di riferimento per i contatti con la provincia del sud della Serbia. Dopo che il Partito Democratico è passato all'opposizione nel marzo dell'anno scorso, Hajdari ha continuato a essere una personalità di primo piano: la sua posizione di presidente della Commissione sulla difesa, l'ordine pubblico e la sicurezza dello stato presso il Parlamento albanese, unitamente ai numerosi legami famigliari e politici, gli hanno consentito di esercitare una forte influenza sugli eventi da entrambi i lati del Prokletije [la montagna che divide il Kosovo dall'Albania - N.d.T.]. L'anno scorso gli avevano sparato nel parlamento albanese, ma in quell'occasione era riuscito a uscirne vivo. Anche se Hajdari dava senza dubbio più di tutto fastidio al regime di Fatos Nano, molti sono convinti che il motivo della sua eliminazione sia in qualche modo connesso al Kosovo. Berisha, che nel corso della sua presidenza era legato ad Adem Demaqi, negli ultimi tempi ha avviato una collaborazione con Bujar Bukoshi, il "premier" kosovaro in esilio. Bukoshi, a sua volta, ha fondato quattro mesi fa le FARK (Forze Armate della Repubblica del Kosovo), che il quartier generale dell'Esercito di Liberazione del Kosovo (UCK) ha immediatamente dichiarato "traditrici e sovvertitrici". Con l'eliminazione di Hajdari le FARK sono rimaste senza alcun collaboratore importante a Tirana. Eppure, durante i giorni della sua uccisione e nel caos che vi ha fatto seguito, pochi hanno rivolto attenzione a questo particolare e l'opinione pubblica albanese è stata incline ad accusare dell'omicidio Fatos Nano, o addirittura i servizi segreti serbi, dei quali molti albanesi, senza molti fondamenti, ritengono che siano in grado di operare in Albania. L'altro omicidio si è verificato due settimane dopo, anch'esso a Tirana, e la vittima ne è stata Ahmed Krasniqi, il "ministro della difesa" del governo in esilio di Bukoshi e capo di stato maggiore delle FARK. Krasniqi fino al 1991 è stato colonnello della JNA, l'esercito della Jugoslavia socialista, e in tale qualità ha lavorato presso il comando di guarnigione di Gospic. Dopo avere collaborato affinché la guarnigione si arrendesse senza combattere al Corpo della Guardia Nazionale croata, Krasniqi ha brevemente soggiornato a Belgrado, dove è riuscito in modo misterioso a sfuggire all'arresto abbandonando il paese. Dopo di che è rimasto per un certo tempo in Croazia (pare che avesse un appartamento a Rovigno), ma con grande delusione ha ben presto capito che nell'esercito croato per lui non c'era posto. Per un certo tempo non si è più avuto notizia di lui, fino a quando è riapparso a Tirana in qualità di "ministro della difesa del Kosova". Ironicamente, lo stesso giorno in cui è stato ucciso, la stampa albanese pubblicava un suo ordine firmato il giorno prima con il quale promuoveva un suo ufficiale. Krasniqi è stato ucciso di fronte al suo appartamento di Tirana, da colpi sparati con una pistola di marca Makarov, che è l'arma normalmente utilizzata dai servizi segreti albanesi (SHIK). Il giorno precedente, agenti della SHIK avevano perquisito l'appartamento di Krasniqi, evidentemente alla ricerca di qualche pericoloso fuggiasco e con l'occasione, come misura aggiuntiva, avevano sequestrato le armi personali di Krasniqi e delle sue guardie del corpo. Alla luce di queste circostanze, molti sono inclini a pensare che la liquidazione di Krasniqi sia opera diretta della SHIK. Anche se non vi sono dubbi che la SHIK sia in qualche modo coinvolta, fonti vicine alla corrente "marxista-leninista" dell'UCK all'estero avevano annunciato qualche giorno prima dell'attentato che era in preparazione un regolamento dei conti con le FARK e in seguito, sempre non ufficialmente, si sono assunte la responsabilità della sua morte. In un comunicato ufficiale l'UCK esprime le sue sentite condoglianze per la morte di Krasniqi, ma si premura di specificare che egli "non svolgeva alcuna funzione di comando e non era membro del Quartier Generale". Ciò, comunque, non ha impedito che l'Albania abbia sepolto Krasniqi con i massimi onori militari, dopo che il suo corpo era rimasto esposto per un giorno nella Casa dell'Esercito albanese. Entrambi gli omicidi descritti sopra potevano essere interpretati in diversi modi e solo l'attentato dei giorni scorsi contro Sadri Hamiti [consigliere di Rugova, gravemente ferito in un recente attentato non rivendicato a Pristina - N.d.T.] ha confermato i sospetti che l'UCK, dopo la sconfitta subita sul terreno, sia passata all'eliminazione degli effettivi e potenziali "connazionali traditori". Hamiti era il principale consigliere politico di Ibrahim Rugova ed è in grande misura responsabile delle decisioni politiche di importanza chiave prese dal leader albanese. "Tutto quello che Hamiti diceva, Rugova lo accettava senza riserve", racconta una fonte di Pristina bene informata. Probabilmente si è ritenuto che un attentato diretto contro la persona di Rugova avrebbe avuto un'eco estremamente negativa tra il pubblico albanese e quindi si è deciso di minacciare e spingere nell'isolamento il presidente della LDK attraverso l'eliminazione del suo principale consigliere. D'altronde, solo un giorno prima dell'attentato il portavoce dell'UCK, Jakup Krasniqi, in un'intervista rilasciata a "Bota e Re" aveva accusato la LDK di Rugova, ma anche il Kosova Information Center, di condurre "una guerra speciale contro l'UCK". Vi sono altre circostanze le quali indicano che si tratta solo dell'inizio. Un gruppo di politici albanesi (della LDK, ma anche di altri partiti) che la settimana scorsa ha cercato di attraversare la regione di Cicevica è stato trattenuto e interrogato per due giorni da forestieri che si sono presentati come la "polizia militare dell'UCK". Alcuni hanno affermato in tale occasione che l'UCK avrebbe una lista di "traditori" che verranno presto liquidati; sull'elenco vi sarebbero noti intellettuali condannati per avere in pubblico o in privato criticato la politica dell'UCK. I politici sono stati alla fine rilasciati, con l'avvertimento che contro alcuni di loro è stato da lungo tempo avviato un processo di fronte al "Tribunale supremo dell'UCK", ma che per il momento viene loro concesso di difendersi in libertà. Tutto questo ha fatto correre un brivido gelido nella carsija [vecchio quartiere del mercato - N.d.T.] di Pristina. "Finora ho avuto paura che la polizia mi aspettasse da qualche parte per picchiarmi a sangue o qualcosa di peggio, e ora devo temere anche che qualche testa calda mi liquidi nella mia stessa casa perché gli devo venti marchi", dice un albanese preoccupato. "E' sufficiente che qualcuno dica che hai raccontato qualche fatto e sei spacciato". La situazione in Kosovo è già comunque sufficientemente terribile. Una sordida guerra all'interno di una guerra civile è l'ultima cosa che potrebbe contribuire a migliorarla. (da "Vreme", 3 ottobre 1998 - traduzione dal serbo di A. Ferrario) |