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NOTIZIE EST #91 - MACEDONIA
17 ottobre 1998


**** SPECIALE ELEZIONI IN MACEDONIA / 4 ****


IL GOVERNO MACEDONE E LA CAMPAGNA ELETTORALE
di Iso Rusi

[...] I comizi preelettorali, che si tengono quotidianamente, si stanno svolgendo pacificamente. Rispetto alle precedenti campagne (per le elezioni parlamentari del 1990 e del 1994 e per quelle amministrative del 1996) sembra che il ruolo dell'opposizione e quello del governo si siano invertiti. Sono i partiti di opposizione che contribuiscono maggiormente alla pacificità della campagna. Nelle loro dichiarazioni non si rintracciano sfoghi emozionali aperti, né accenti passionali o aggressivi causati dal desiderio che dopo otto anni di governo della SDSM e dei suoi partner di coalizione si giunga a un cambiamento. Si parla soprattutto della situazione economica nella quale, secondo l'opposizione, si trova il paese, oppure della qualità della vita. Sembra che solo i comizi della SDSM, durante i quali parla soprattutto il suo leader e attuale premier Branko Crvenkovski, siano contraddistinti da un'"alta temperatura". Dall'altra parte della barricata, i partiti come la VMRO-DPMNE e la DA hanno evitato di toccare il tema dei rapporti interetnici (soprattutto quelli tra macedoni e albanesi) che nel corso degli ultimi otto anni sono sempre stati delicati e hanno dato luogo a non pochi incidenti. Nemmeno il fatto che i due partiti albanesi, il PDP e il DPA, abbiano raggiunto un accordo per presentarsi insieme alle elezioni su una base interamente etnica (l'accordo si basa sull'impegno a richiedere al futuro governo la realizzazione dei diritti collettivi degli albanesi) ha fatto emergere una reazione "macedonistica" da parte della VMRO-DPMNE, che fino a poco tempo fa passava per il partito più macedone della scena politica locale. Lo spazio lasciato così libero è stato occupato dalla SDSM, che nei suoi comizi ha cominciato a parlare accesamente di patriottismo, di coloro che tramano contro lo stato macedone ecc. Si è giunti alla situazione piuttosto paradossale nella quale la SDSM, orientata a sinistra, è più a destra di una forza di destra come la VMRO-DPMNE, che in questa campagna ha cominciato a promuovere la tesi del concetto civile dello stato e la cui coalizione con la DA, oltre a essere dettata dal desiderio di giungere a un cambiamento, viene spiegata come un possibile ponte che avvicini le nazionalità, presenti in misura più equa nella DA che in qualsiasi altro partito.

Se la parte "ufficiale" della campagna - ovvero le dichiarazioni dei partiti di fronte ai propri simpatizzanti - si sta svolgendo tranquillamente e senza incidenti, al di fuori di essa si stanno tuttavia verificando dei fatti preoccupanti. Per prima è cominciata la guerra per i manifesti elettorali. Le persone incaricate dai diversi partiti di affiggerli hanno prima cominciato a ricoprire o distruggere i materiali della parte avversa, per poi alla fine giungere a tutta una serie di scontri diretti tra di loro. Successivamente vi è stato un attacco di attivisti della SDSM contro una sede della VMRO-DPMNE, ma anche la demolizione degli spazi provvisori in cui si trova il quartier generale elettorale della SDSM. Negli stessi giorni si sono verificati altri scontri nei quali, in un modo o nell'altro, la polizia è intervenuta a favore del partito di governo. Tutto questo, comunque, può rientrare in ciò che è abituale per una campagna elettorale. [...]

Ma se la campagna si sta svolgendo tutto sommato pacificamente, se le dichiarazioni pronunciate nei comizi e quelle rilasciate attraverso i media sono nei limiti dell'accettabilità, non vuol dire che in questa campagna non vi siano cose peggiori, fatti dei quali bisogna vergognarsi. Ciò vale soprattutto per i media che sono sotto il controllo del governo, come la MRTV [Radio-Televisione Macedone - N.d.T.] e soprattutto per le pubblicazioni del gruppo "Nova Makedonija", che insistono con molto accanimento nello "smascherare" i partiti di opposizione, non risparmiando colpi "sotto la cintura". Non che non sia già successo in passato, ma ora sono arrivati a un punto che mette completamente in questione la loro professionalità. Queste "informazioni" vengono diffuse dai giornalisti, in modo tale che il governo al potere non deve assumersi la responsabilità delle (non) verità in esse contenute. Dopo che è stato reso pubblico l'accordo preelettorale tra la VMRO-DPMNE e la DA, questi media si sono lanciati in tutta una serie di commenti sull'"innaturale coalizione" del "partito macedone più nazionale" e il movimento del leader che nella ex Jugoslavia ha ricoperto il maggior numero di funzioni nella Lega dei Comunisti e nello stato. Sono stati resi pubblici e proposti in maniera nervosa particolari sull'agire di Tupurkovski [leader della DA - N.d.T.] nel precedente stato, ma anche altri materiali relativi alla sua attività durante il periodo in cui è stata dichiarata l'indipendenza della Macedonia e il paese è stato riconosciuto da molti stati. E' stato così lanciato il "caso" delle presunte trattative di Tupurkovski con l'ex ministro degli esteri austriaco Mock in merito al nome dello stato macedone, trattative che avrebbero assunto la forma di un baratto. Un "caso" che è assolutamente inesistente, perché tutti i fatti a esso relativo sono stati chiariti anni fa - della cosa si era addirittura discusso in occasione della prima seduta del parlamento ed era stata resa pubblica una lettera scritta a suo tempo dal presidente Gligorov a Mock e dalla quale si vede che Tupurkovski non ha parlato di eventuali varianti di un nuovo nome della Macedonia a causa della disputa con la Grecia, ma che invece lo aveva fatto l'allora ministro degli esteri, probabilmente con il beneplacito dei vertici dello stato. Ma ciò non ha impedito al presidente macedone, in un'intervista rilasciata alla televisione di stato macedone, di rinnovare le accuse contro Tupurkovski, pur senza menzionarne il nome. Il presidente Gligorov, così, nel giro di alcuni soli giorni (oltre al caso citato, in un'intervista rilasciata all'agenzia di stampa MIA, creata dal governo appositamente per la campagna elettorale, ha parlato in modo del tutto diretto dell'innaturalità delle coalizioni create solo per distruggere il governo) ha partecipato attivamente alla campagna della SDSM. Gli attacchi contro la DA e il suo leader e, indirettamente, contro il suo partner di coalizione VMRO-DPMNE si sono ripetuti in maniera altrettanto accesa in occasione della pubblicazione del programma elettorale molto concreto nel quale si annuncia l'afflusso di un miliardo di dollari in Macedonia nel caso in cui tale coalizione arrivi al potere, nonché in occasione della visita di alcuni giorni di Tupurkovski negli USA, dove si è incontrato con i leader del congresso statunitense. [...]

Gli attacchi contro la VMRO-DPMNE e il suo presunto orientamento filobulgaro, invece, fanno ormai parte del folclore politico locale e la diffusione di notizie scandalistiche su addestramenti dei suoi attivisti per cambiare non hanno meravigliato minimamente nessuno, nemmeno in Bulgaria. La temperatura è aumentata quando sono state diffuse speculazioni sul presunto accordo tra il leader della VMRO-DPMNE Ljubco Georgievski, il presidente della DA Vasil Tupurkovski e il leader del DPA Arben Xhaferri per una coalizione postelettorale. Anche se questi tre partiti hanno smentito tali informazioni, lo strascico delle polemiche continua a trascinarsi ormai da giorni. L'idea è assolutamente chiara - dimostrare che quelli che fino a ieri erano acerrimi nemici che combattevano sulla linea della difesa dei propri interessi nazionali ora all'improvviso si sarebbero uniti intorno a un obiettivo, quello della federalizzazione dello stato macedone in base a principi etnici. La culminazione delle sensazionali scoperte in merito a questa "congiura" contro lo stato si è avuta con un articolo del quotidiano "Vecer" [del gruppo "Nova Makedonija", controllato dal governo - N.d.T.] nel quale si dichiara che Georgievski (VMRO-DPMNE) e Xhaferri (DPA) hanno formato a Vienna, con la mediazione del leader della Organizzazione Patriottica Macedone (MPO), emigrato in Canada, un comitato unitario per dividere la Macedonia in due zone, una delle quali verrebbe unita all'Albania, e l'altra alla Bulgaria! L'articolo del giornale è stato smentito da tutti gli interessati, ma "Vecer" continua a insistere sulla sua tesi [...].

(da AIM Skopje, 14 ottobre 1998 - selezione e traduzione dal serbo-croato di A. Ferrario)