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NOTIZIE EST #102 - MACEDONIA
1 novembre 1998


LA NATO PERMANENTEMENTE IN MACEDONIA?
di Hristo Ivanovski

[In due articoli, il quotidiano di Skopje "Dnevnik" racconta dello stazionamento a breve termine di una forza NATO di rapido intervento in Macedonia, che potrebbe con il tempo portare alla cancellazione della missione ONU e a una vera e propria "occupazione" del paese da parte del Patto Atlantico - a.f.]


**** 27 ottobre 1998 ****

La società americana Brown & Roth, che quest'anno ha acquistato parte della società macedone Jug Turist, sta costruendo nelle vicinanze dell'aeroporto Petrovec di Skopje delle baracche. Secondo informazioni ottenute da "Dnevnik" si tratta di spazi nei quali potrebbero trasferirsi 15.000 soldati destinati a rimanere in Macedonia per lungo tempo. Con ogni probabilità in tali strutture verranno alloggiate forze di pronto intervento, mentre il Centro e il comando di tali forze si troveranno nella caserma di Kumanovo o nelle sue immediate vicinanze. Finora, almeno ufficialmente, non è stato richiesto di stazionare sul territorio macedone truppe della NATO. Ma sul terreno, a quanto pare, sta accadendo qualcosa di diverso.

Gli abitanti di Kumanovo che lavorano per la Brown & Roth viaggiano ogni giorno con gli autobus acquistati dalla Jug Turist fino a Petrovec, dove costruiscono le baracche per i soldati della NATO. Sul terreno lavorano montatori, elettricisti, muratori e altri operai.

[...] Si presume che tutte queste attività siano in relazione con il previsto arrivo di militari dell'Alleanza in funzione della missione OSCE in Kosovo, che prenderà il via tra breve tempo. Si può dire che l'operazione "Occhio di Falco" sia già cominciata, se si tiene conto del fatto che la missione esplorativa del comando della NATO si trova già da tempo in Macedonia, anche se fino a oggi sono stati comunicati pochissimi dettagli in merito a essa. E' sicuro che il comando della missione di verifica aerea sul Kosovo verrà alloggiato nella caserma di Kumanovo, mentre la supervisione su terra della missione avrà con ogni probabilità sede a Pristina.

Al momento è interessante ricordare la dichiarazione del premier Crvenkovski, il quale recentemente a Bruxelles ha dichiarato che era a conoscenza di tutte le attività della NATO nel paese e nella regione, ma che "non bisogna parlarne in questo momento, per non influenzare il processo elettorale". Da qui il dilemma: quello che sta succedendo intorno a Petrovec e, secondo le nostre informazioni, in alcune altre strutture militari, fa forse parte di più ampie attività della NATO rispetto alle quali il premier ritiene che non sia opportuno parlare per via delle elezioni?

Ricordiamo: la Macedonia ha dato il semaforo verde solo alla missione di verifica aerea. Da Skopje, almeno ufficialmente, non è stato richiesto di stazionare sul territorio macedone anche forze di pronto intervento. Dall'evoluzione della situazione nel Kosovo dipenderanno in buona parte anche le future attività dell'Alleanza, ma si ha l'impressione che la NATO si stia preparando a un più lungo soggiorno in Macedonia e nella regione, e con una presenza molto forte.

Gli ambienti diplomatici di Skopje dicono che "nel gioco" tra Skopje e Bruxelles è possibile che sia nuovamente ritornata attuale la variante della Macedonia come "quarto anello di sicurezza". Si tratta del progetto di formare dei gruppi di combattimento misti tra la NATO e l'Esercito macedone, che si troverebbero sotto un comando unico, indipendente dal Quartier Generale macedone e che sarebbero di stanza nell'ultima fascia di sicurezza prima del confine - dietro all'esercito, alla polizia e alle forze speciali.


**** 29 ottobre 1998 ****

Il Patto Atlantico prevede di stazionare delle forze di pronto intervento in Macedonia per un'eventuale evacuazione dei membri della missione di verifica in Kosovo, ha annunciato la televisione statunitense CNN, facendo riferimento a fonti del pentagono. Fonti diplomatiche di Skopje hanno confermato la notizia, aggiungendo che con lo stazionamento delle forze di pronto intervento con ogni probabilità verrà modificato il mandato dell'UNPREDEP [la missione di osservatori ONU di stanza in Macedonia - N.d.T.].

Secondo le notizie diffuse dalla CNN e riprese dall'agenzia Makfaks, il compito delle forze di pronto intervento sarebbe quello di aiutare il dislocamento dei verificatori dell'OSCE dal Kosovo nel caso in cui ciò si renda necessario. La rete televisiva statunitense ha detto che per questa modifica non verrà utilizzato l'attuale contingente di 350 soldati USA che fanno parte dell'UNPREDEP e che con ogni probabilità verranno utilizzati soldati dei comandi europei.

Il ministro della difesa, Lazar Kitanovski, ha affermato due giorni fa che la Macedonia non ha ricevuto alcuna richiesta ufficiale di stazionamento di forze di pronto intervento nel paese e ieri il Ministero della Difesa lo ha ribadito ancora una volta, smentendo le affermazioni di "Dnevnik".

Si prevede che le forze di pronto intervento avranno le dimensioni di un battaglione e non saranno composte da più di 2.000 soldati. Gli esperti dicono che con l'arrivo di questa nuova componente in Macedonia verrà messo in discussione il ruolo dell'UNPREDEP.

"Dnevnik" è venuto a sapere da fonti anonime che il comandante delle forze UNPREDEP, Uve Stronberg, comincerà già oggi le consultazioni politiche con la dirigenza macedone. Allo stesso tempo, queste fonti precisano che si sta discutendo del possibile spostamento delle forze di pace dell'ONU sul confine occidentale, vale a dire verso l'Albania, mentre la sezione rimanente verrà assegnata alla NATO.

Negli ambienti diplomatici regna la convinzione che la missione della NATO sarà a lungo termine, come minimo un anno, e alcuni affermano addirittura che lo spostamento del contingente UNPREDEP sul confine occidentale costituirebbe in pratica l'inizio di un suo disimpegno, vale a dire che si ritiene che il suo mandato non verrà prorogato oltre il febbraio dell'anno prossimo. Questa ipotesi sarebbe in armonia con la Strategia della Macedonia per una piena adesione alla NATO, il documento del governo che recentemente è stato particolarmente apprezzato dall'Alleanza.

L'intenzione del Pentagono di inviare forze di pronto intervento in Macedonia ha confermato i sospetti che nel nostro paese siano in corso attività molto intense per la loro accettazione. Se alla fine tali forze verranno stazionate sul nostro territorio si tratterà di un grande successo per il governo, perché la Croazia già da lungo tempo sta offrendo i propri servizi in merito e ritiene di essere più adatta ad accoglierle.

Ambienti vicini al governo affermano che tale missione della NATO sarebbe in funzione della missione di verifica in Kosovo e pertanto ritengono che questo sia il momento buono per raggiungere con l'Alleanza un "buon accordo", vale a dire il cosiddetto "accordo n. 2" con il quale la NATO si impegnerebbe a garantire la sicurezza della Macedonia. Si prevede che il numero dei soldati della NATO sul nostro territorio arriverebbe in tal caso a essere compreso tra 15.000 e 20.000 [un numero particolarmente alto, se si pensa che l'esercito macedone nel suo complesso ha solo 15.000 effettivi - N.d.T.]

(da "Dnevnik", 27 e 29 ottobre 1998 - traduzione dal macedone di A. Ferrario)