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![]() NOTIZIE EST #113 - MACEDONIA/KOSOVO LA MACEDONIA TRA NATO E OSCE [Non è ancora stato formato il nuovo governo di destra in Macedonia, che già la decisione della NATO di stanziare nel paese ingenti truppe per la protezione degli osservatori OSCE in Kosovo, presa senza avere chiesto e men che meno ottenuto ufficialmente un assenso da parte di Skopje, sta provocando ampie polemiche, di cui riferisce il quotidiano "Nova Makedonija", che fornisce inoltre molti particolari utili sulla missione del Patto Atlantico. Da notare che alla missione parteciperà anche l'Italia, la quale in tal modo fra breve arriverà a essere presente militarmente in Albania, Macedonia, Bulgaria e Bosnia. Anche l'OSCE, attraverso il suo rappresentante a Skopje, ha provocato forti polemiche in seguito alla sua recentissima presa di posizione favorevole all'apertura di un'università con insegnamento in albanese; l'organizzazione in passato aveva sempre sostenuto le posizioni del governo socialdemocratico e quindi, implicitamente, la sua totale opposizione a tale ipotesi. Anche di questo riferisce in un articolo fortemente critico il quotidiano "Nova Makedonija", del quale va tenuto conto, nella lettura, che è di fatto l'organo dei socialdemocratici macedoni - a.f.] La Macedonia ha accettato ufficialmente di accogliere sul suo territorio la forza NATO di controllo dello spazio aereo del Kosovo, prevista dall'accordo Milosevic-Holbrooke, e che "sarà composta da 140 persone, sotto controllo britannico. Questa missione costituirà il centro a partire dal quale verranno coordinate le operazioni aeree della NATO in Kosovo e oltre ai paesi membri dell'Alleanza, si sono dichiarati interessati a parteciparvi la Romania, la Bulgaria e l'Ucraina", scrive 'Nova Makedonija" il 19 novembre. Più problematiche tuttavia sono le cose per quanto riguarda lo stanziamento, sempre in Macedonia, di una ben più imponente forza militare NATO di pronto intervento per la protezione degli osservatori OSCE che opereranno in Kosovo in base a quanto previsto dall'accordo Milosevic-Holbrooke. Le difficoltà sono dovute al fatto che deve ancora venire un assenso ufficiale dal governo di Skopje, difficoltà rese ancora più serie dal fatto che nel paese si sono appena svolte le elezioni politiche e ci si trova quindi di fronte a un periodo di transizione che durerà ancora per tre settimane circa, fino a quando non verrà definitivamente formato il nuovo governo. Un'altra difficoltà è dovuta al fatto che il partito di destra che ha vinto le elezioni (la VMRO-DPMNE), si era detto durante la campagna elettorale nettamente contrario a ogni stanziamento di truppe dell'Alleanza sul territorio del paese e ora deve quindi prendere un certo periodo di tempo per giustificare il suo cambiamento di posizione. Poiché tuttavia per la NATO la forza di protezione degli osservatori OSCE è essenziale ai fini dell'applicazione degli accordi presi tra Jugoslavia e USA, si è giunti paradossalmente al fatto che l'Alleanza ha nel frattempo deciso a tutti gli effetti il suo stanziamento in Macedonia senza nemmeno chiedere ufficialmente l'assenso a Skopje. La richiesta ufficiale è stata fatta solo a decisioni prese, alcuni giorni fa, e una risposta non è ancora venuta, anche se secondo tutti il futuro nuovo premier Georgievski "ha dato il suo assenso informale [...] affermando che il problema è solo di natura tecnica e bisognerà attendere una delle prime sedute del parlamento per potere approvare ufficialmente la missione", scrive sempre 'Nova Makedonija'. Intanto Belgrado ha già inviato una nota di protesta al governo macedone, nella quale si afferma che la decisione di ospitare il contingente NATO verrebbe interpretata dalla Jugoslavia come un atto ostile nei suoi confronti. A tale proposito, come riferisce sempre 'Nova Makedonija' Georgievski si è incontrato con il comandante delle forze NATO nell'Europa meridionale, il gen. Ellis, chiedendogli di adoperarsi per spiegare a Milosevic che lo stanziamento delle forze del Patto Atlantico non deve essere considerato un atto ostile. Il quotidiano di Skopje descrive inoltre la composizione e le modalità operative del contingente NATO: "Come ha dichiarato l'emittente televisiva A1 due giorni fa, in un servizio esclusivo sulla missione, i centri chiave dai quali verranno dirette le forze di pronto intervento della NATO saranno Skopje e Kumanovo, mentre tra le sedi candidate vi è anche Tetovo, dove dovrebbero essere stazionato il contingente tedesco. Del numero complessivo di 1.700 uomini, la fetta maggiore andrà alla Francia (750), che avrà anche la guida della missione. Vi saranno anche un'unità motorizzata con 200 militari britannici, un'unità motorizzata con 250 militari tedeschi, un'unità di elicotteri italiana con 250 uomini, mentre il resto verrà coperto da altri paesi, tra i quali i principali candidati sono la Grecia e l'Olanda. La Francia, come paese chiave, parteciperà anche con un corpo ufficiali, con un'unità motorizzata e una di elicotteri, mentre tutti i contingenti utilizzeranno gli aeroporti macedoni e, in aggiunta, quello di Salonicco, in Grecia. Il Centro per la coordinazione e per la verifica (ovvero il nome ufficiale di quello che in macedone si chiama comando generale) avrà sede a Kumanovo e, secondo le informazioni di A1, garantirà lo scambio di informazioni con la missione OSCE a Pristina e con le autorità macedoni, nonché la coordinazione dei piani, dei voli e così via, in modo tale da consentire alle forze di intervento di mettere in atto i loro compiti principali: interventi di assistenza medica, evacuazione e salvataggio di verificatori nel caso in cui si trovino in una situazione pericolosa, nonché il loro totale ritiro in casi estremi" ("Nova Makedonija", 18 novembre 1998). Il 19 novembre 'Nova Makedonija' ha fornito altri particolari sull'operazione NATO: "L'eventuale partecipazione di paesi della Partnership per la Pace verrà decisa dal Comitato militare della NATO [...]. Va notato che fino a oggi la Russia non si è dimostrata interessata a partecipare alla missione del Patto Atlantico, anche se tale possibilità rimane sempre aperta". Il quotidiano macedone spiega anche quale sarà l'importante ruolo della Jugoslavia nella missione di difesa degli osservatori: "In realtà, il ruolo principale nella difesa dei verificatori OSCE in Kosovo lo avrà l'esercito jugoslavo, come specificano gli accordi stipulati tra Jugoslavia e OSCE da una parte e Jugoslavia e NATO dall'altra [...]. Il compito della forze di evacuazione comincerà nel momento in cui verrà constatato che l'esercito jugoslavo non è in grado di rispondere alle richieste di difesa, che l'OSCE invierà innanzitutto a esso. Se si dovesse arrivare a un grave peggioramento della situazione in Kosovo e se tutti i 2.000 verificatori dovessero essere difesi o evacuati, entrerebbero in campo le unità speciali dell'alleanza di stanza nelle basi NATO in Italia". Un concetto ulteriormente ribadito dalle dichiarazioni dell'ambasciatore francese a Skopje, citate nel numero di 'Nova Makedonija' del 21-22 novembre: "Queste forze non serviranno a esercitare pressioni o a compiere azioni costrittive, poiché agiranno solo nei casi di emergenza in cui saranno minacciati i verificatori e non combatteranno contro i poliziotti o i soldati serbi, mentre rimarranno pronte principalmente contro le eventuali provocazioni dell'UCK, poiché solo in un tale caso potranno reagire [...]. Il ruolo principale nella difesa dei verificatori lo avrà la Jugoslavia e solo in secondo luogo la NATO". Infine, il quotidiano scrive che la missione NATO avrà con ogni probabilità un mandato rinnovabile di un anno e fa notare che questo è uno dei rarissimi casi in cui a una missione militare NATO non partecipano gli USA. [Quelli che seguono invece sono alcuni brani di un lungo articolo di "Nova Makedonija" sul voltafaccia della missione OSCE a Skopje] CHI HA APERTO LA PORTA A VAN DER STOEL? Una cosa è sicura, il tentativo da parte dell'inviato dell'OSCE in Macedonia, Max Van der Stoel, di dare delle raccomandazioni ideali per una soluzione ideale delle tensioni interetniche non è nulla di più di un insieme di sottili indicazioni per la ghettizzazione degli albanesi in Macedonia, come prima fase per la separazione finale dallo stato unitario. Così, e in nessun altro modo, si può interpretare il Rapporto sui rapporti interetnici in Macedonia dell'Alto commissario dell'OSCE, cioè il summenzionato Van der Stoel, che con una perfetta scelta di tempi, esattamente nel momento in cui in Macedonia sono in corso i colloqui, le trattative e i mercanteggiamenti in merito alle condizioni per una partecipazione dei partiti albanesi al prossimo governo, è stato improvvisamente consegnato al presidente della repubblica e ai leader dei partiti politici. Sorprende la leggerezza con cui l'inviato dell'OSCE ha constatato la propria preoccupazione per le tensioni interetniche in Macedonia, un assioma sul quale basa le proprie proposte per superare queste tensioni, che solo egli vede. La soluzione, leggiamo, è la creazione di un college universitario statale speciale in lingua albanese, con il quale, come per un colpo di bacchetta magica, verrà risolta l'insoddisfazione del più numeroso gruppo minoritario in Macedonia, restato senza strutture educative dal momento in cui è rimasto senza l'Università di Pristina. Con la separazione del processo educativo degli albanesi da quello degli altri abitanti dello stato, con il trasferimento degli studenti dell'attuale Facoltà di Pedagogia nella futura nuova istituzione e, infine, attirando gli studenti albanesi dalle due università del paese alle quali attualmente sono iscritti al college nel quale si parlerà e si scriverà in albanese, le tensioni verranno annullate, secondo Stoel. Affinché non vi siano dubbi che la separazione degli albanesi dagli altri avverrà unicamente a livello educativo e che essa sarà garantita anche alle generazioni che verranno, il commissario dell'OSCE propone anche la formazione di un centro educativo trilingue per l'educazione superiore dei futuri membri dell'amministrazione pubblica, con il quale si garantirebbe un inserimento di qualità degli albanesi nell'amministrazione, fino a raggiungere la percentuale che corrisponde alla loro quota di crescita naturale nella popolazione. Sarebbe più che ingenuo credere che la scelta dei tempi per il rapporto di Van der Stoel non abbia nulla a che fare con alcune eccessive promessi preelettorali, con le quali il futuro gruppo di governo che guiderà la Macedonia ha affermato di non avere preclusioni al riconoscimento dell'università parastatale di Mala Recica (Tetovo). O che non abbia nulla a che fare con l'alleanza elettorale tra PDP e PDPA, quando proprio questi due partiti pongono con insistenza tra le condizioni per partecipare al futuro governo il riconoscimento dell'università di Tetovo e l'introduzione del bilinguismo... Al contrario, con un'operazione semplice come fare due più due si arriva al risultato indiscutibile che Stoel ha trovato il momento e lo spazio ideale per la sua ennesima promozione in questi spazi. Dopo le valutazioni affrettate, come si sta ora sempre più rivelando, e fino a poco tempo fa positive sui rapporti interetnici in Macedonia, Stoel, a quanto pare, è rimasto senza un banco concreto al quale può sempre e nuovamente tornare per tenere una bella lezione a un paese in transizione in un angolo molto scomodo d'Europa. Ricordiamo che fino a non molto tempo fa, lo stesso Van der Stoel ha pronunciato valutazioni secondo le quali tale paese aveva compiuto moltissima strada da quando ha acquisito l'indipendenza ed egli si era detto convinto che la Macedonia avesse un buon futuro innanzi a sé, che in questo paese era possibile trovare una soluzione per i problemi interetnici e che quando avrebbe preso a funzionare, la Facoltà di Pedagogia di Skopje sarebbe stata la vera soluzione del problema dell'istruzione superiore in albanese e nelle altre lingue delle nazionalità. Che il processo contro il sindaco di Gostivar Osmani era stato in ultimo corretto e conforme alla legge. Che il governo collaborava e che i rapporti interetnici erano risolvibili. Questo suo sostegno così aperto, in maniera senza precedenti, alla politica ufficiale e contro tutte le paraistituzioni e i metodi radicali di soluzione dei problemi, portava a concludere che la missione dell'OSCE in questo paese era assolutamente un successo e che diminuivano i motivi per offrire aiuti di qualsivoglia tipo. Naturalmente, nessuna persona normale potrebbe pensare in questo paese che il lavoro è stato portato completamente a termine e che i problemi interetnici in Macedonia sono una cosa di un passato ormai conclusosi. [...] La questione è se ora [le formule più radicali promosse dai partiti albanesi e dalla VMRO-DPMNE] sono attuali e se le ricette distribuite in questi giorni dall'ufficio dell'alto commissario ne sono parte integrante. Ovvero, per essere più chiari, se tutto ciò che è stato fatto in passato e che, come abbiamo già detto, è stato salutato con favore anche da Stoel, verrà dimenticato e il problema del posto e del ruolo delle minoranze in Macedonia dovrà essere nuovamente affrontato da zero. Con l'idea che bisogna cominciare a risolverlo radicalmente e in maniera diversa. [...] (da "Nova Makedonija" - per la prima parte: 18, 19 e 21-22 novembre 1988; per la seconda parte:14-15 novembre 1998 - selezione e traduzione dal macedone di A. Ferrario) |