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![]() NOTIZIE EST #114 - JUGOSLAVIA/KOSOVO IL RUOLO DI RUGOVA NEL CONFLITTO IN KOSOVO In un lungo e dettagliato rapporto sull'evolversi della crisi in Kosovo pubblicato a settembre dall'International Crisis Group (ICG) e di cui riportiamo qui ampi stralci, si individua nella figura e nella politica del leader albanese uno degli ostacoli fondamentali a una soluzione durevole del conflitto nella regione. [...] Paradossalmente, l'aumento della violenza verificatosi in Kosovo a partire dal 1998 ha rianimato la vita politica degli albanesi della provincia. Nel corso di questo processo, la posizione un tempo indiscussa di Rugova come leader degli albanesi del Kosovo, posizione che gli aveva consentito nei fatti di monopolizzare le visite diplomatiche, i viaggi all'estero e tutti gli altri vantaggi derivanti dall'essere un dissidente kosovaro, è stata sottoposta a forti pressioni. Nonostante il messaggio pacifista di Rugova sia proprio quello che i mediatori desiderano ascoltare, egli si è sempre di più allontanato dalla gente comune del Kosovo. Inoltre, con il guadagnare terreno da parte dell'UCK, vi è stata una parallela diminuzione dell'influenza dello stesso Rugova (1). Nonostante lo scoppio dei combattimenti, Rugova ha insistito nel tenere il 22 marzo scorso elezioni parlamentari che erano già state rimandate tre volte ed elezioni presidenziali già rimandate due volte. Le elezioni non sono state monitorate da osservatori indipendenti e non sono state riconosciute dalla Serbia. Inoltre, i principali partiti dell'opposizione, ivi incluso il Partito Parlamentare del Kosovo di Demaci, hanno boicottato il voto sostenendo che le elezioni non dovevano essere tenute, vista la situazione della sicurezza. Alla fine Rugova è stato l'unico a candidarsi alla presidenza e pertanto ha vinto. Mentre i risultati del voto sono ovviamente al di fuori di ogni dubbio, la percentuale di coloro che si sono recati alle urne è oggetto di contestazioni. La prima volta che qualcuno ha osato sfidare apertamente la leadership di Rugova è stato il 1 ottobre 1997, quando gli studenti hanno deciso di proseguire con le loro dimostrazioni, nonostante una dichiarazione della LDK (la Lega Democratica del Kosovo, partito di Rugova) (2) nella quale si consigliava loro di rimandare la protesta, dichiarazione emessa dopo che Rugova aveva incontrato una delegazione composta da tredici membri, tutti ambasciatori e diplomatici di alto rango che rappresentavano gli Stati Uniti, la Russia, l'Unione Europea, l'OSCE e l'ufficio dell'Alto Rappresentante (3). Successivamente, la credibilità di Rugova è risultata ulteriormente compromessa dal suo ostinato rifiuto di riconoscere in maniera appropriata l'esistenza dell'UCK. Vi è arrivato vicino solo il 19 giugno, quando ha detto: "Si tratta di gruppi di cittadini che cercano di difendere le loro case. Ma cercheremo di garantire che tali gruppi vengano messi sotto controllo e si assumano la responsabilità della situazione" (4). Rugova è chiaramente conscio del fatto che l'emergere dell'UCK pone una seria sfida alla sua strategia non violenta. Inoltre, se avesse riconosciuto pienamente l'esistenza dell'UCK, avrebbe dovuto prendere una posizione nei suoi confronti: condannarla e quindi commettere un vero e proprio suicidio politico, oppure appoggiarla e di conseguenza perdere gran parte dell'appoggio di cui a quanto pare gode in Occidente. L'approccio ultraprudente di Rugova è risultato in contrasto con quello di Demaci, che ha annunciato pubblicamente a giugno di essere pronto a rappresentare l'UCK politicamente, una posizione che l'UCK gli ha riconosciuto due mesi dopo. I TEAM PER I NEGOZIATI In risposta al massacro di Drenica verificatosi negli ultimi giorni di febbraio, il Gruppo di Contatto si è riunito il 9 marzo a Londra e ha chiesto a Belgrado di avviare trattative con gli albanesi del Kosovo. Il governo serbo ha immediatamente emesso un invito al dialogo, ma ha rifiutato la mediazione straniera. Il 24 marzo, su pressioni da parte dell'inviato speciale degli Stati Uniti Robert Gelbard, Rugova ha formato un gruppo di negoziatori (che, con il disappunto dei membri, convinti per l'appunto di essere dei negoziatori, egli ha definito "un gruppo di consulenti") divenuto noto in seguito con il nome di G-15. Tale gruppo includeva molti opinion-makers albanesi, tra cui politici della LDK, ex leader comunisti, giornalisti e leader di formazioni politiche minori. Nonostante il nome, il G-15 è stato fin dall'inizio nei fatti un G-13, dato che il primo ministro del Kosovo in esilio Bujar Bukoshi non poteva partecipare alle riunioni e Demaci si è rifiutato di avere a che fare con un gruppo o una qualsiasi altra entità guidata da Rugova. Il gruppo dei G-15 si è riunito in qualche occasione durante l'aprile 1998, ma, secondo molte testimonianze date all'ICG dai partecipanti a queste riunioni, Rugova non ha mai avuto la minima intenzione di consultare o di ascoltare nessuno dei membri del gruppo. E in effetti vari membri del G-15 si sono lamentati del fatto che le riunioni erano spesso umilianti e, cosa ancora peggiore, improduttive. Nel frattempo, il 23 aprile 1998 Milosevic ha indetto un referendum nazionale su una mediazione estera in Kosovo - la domanda posta era "Accettate una partecipazione straniera nel trovare una soluzione al problema del Kosovo?" - ipotesi che, come si poteva prevedere, il 97% dei votanti ha rifiutato. Il 14 maggio 1998, in seguito a pressioni dell'inviato degli Stati Uniti Richard Holbrooke, Rugova si è infine incontrato con Milosevic. Egli ha preso la decisione cruciale di farlo da solo senza consultare, e nemmeno informare, la maggior parte dei membri del G-15, che sono venuti a sapere dai giornali del viaggio a Belgrado. In segno di protesta, Hydajet Hyseni, l'ex vice di Rugova nella LDK e Bujar Dugolli, il rappresentante degli studenti, si sono dimessi, dando quello che nei fatti è stato il colpo finale al G-15. Nel resto del gruppo nessuno aveva contatti con l'UCK e pertanto ogni discorso su un cessate il fuoco o su una demobilitazione non poteva che rimanere nel migliore dei casi puramente accademico. Anche se i diplomatici USA hanno cercato di presentare l'incontro Rugova-Milosevic (al quale hanno preso parte anche quattro membri del G-15) come una concessione da parte del presidente jugoslavo, in realtà è stato Rugova che ha dovuto cedere (5). Dopo avere per lungo tempo rifiutato di incontrare Milosevic in assenza di un mediatore internazionale, Rugova ha fatto esattamente questo. Forse non aveva molta scelta, ma non ha fatto alcuno sforzo per spiegare la sua decisione al G-15, per non dire ai normali kosovari, ai quali avrebbe potuto rivolgersi con un'intervista alla TV o alla radio. Anche se politicamente del tutto ininfluente, l'incontro si è rivelato essere un disastro dal punto di vista delle pubbliche relazioni (6). L'unico risultato concreto dell'incontro del 14 maggio è stata la decisione di tenere ulteriori colloqui, almeno una volta alla settimana. Il primo tale incontro si è svolto il 22 maggio 1998, mentre il secondo è stato annullato perché Rugova e altri due membri di primo piano del G-15 sono partiti il 26 maggio per Washington al fine di incontrare il Presidente degli Stati Uniti Bill Clinton. Se la passerella fotografica di Washington era intesa ad aumentare la credibilità di Rugova presso i suoi connazionali, il suo risultato è stato esattamente l'opposto, confermando le affermazioni dei critici di Rugova i quali sostengono che egli non è più nient'altro se non la "marionetta dell'America". La scelta dei tempi per la visita a Washington è stata particolarmente infelice, dato che il 19 maggio il Gruppo di Contatto e poi il 26 maggio l'Unione Europea avevano sospeso un embargo agli investimenti in Jugoslavia come premio a Milosevic per avere avviato un dialogo con gli albanesi del Kosovo. Inoltre, mentre le forze di sicurezza serbe continuavano ad agire all'interno del Kosovo, Rugova ha prolungato il proprio tour diplomatico estendendolo alle capitali europee e aumentando così ulteriormente l'ostilità della popolazione albanese nei suoi confronti (7). Inoltre, giornalisti e opinion-makers si lamentano del fatto che Rugova abbia mancato di visitare Drenica (8). LA COMPARSA DELL'UCK SULLA SCENA POLITICA Con l'evolversi dei combattimenti si è fatto impossibile ignorare la portata politica dell'UCK. I mediatori statunitensi si sono incontrati con rappresentanti dell'UCK e hanno cercato di portare il movimento a qualche forma di dialogo. L'emergere dell'UCK come un fattore politico ha ulteriormente indebolito la posizione di Rugova e ha portato a reciproche recriminazioni e allo scambio di epiteti ingiuriosi. L'amministrazione degli Stati Uniti ha preso i primi contatti ad alto livello con l'UCK alla fine di giugno. Il 24 giugno Richard Holbrooke ha avuto quello che è stato definito un "incontro casuale" con combattenti armati di kalashnikov e occhialuti nel villaggio "liberato" di Junik, mentre l'inviato speciale Robert Gelbard si incontrava con esponenti non identificati dell'UCK in un luogo non precisato dell'Europa Occidentale, al fine di cercare di convincerli ad accettare la leadership di Rugova in cambio di una partecipazione ai negoziati (9). Allo stesso tempo, il 29 giugno, a Pristina è stato creato un nuovo partito, il Levizja Demokratike Shqiptare (Movimento Democratico Albanese, o LDSh). Il suo presidente è Rexhep Qosja, mentre il suo vicepresidente è Hydajet Hyseni e Mehmet Hajrizi ne è il segretario. Hyseni e Hajrizi sono entrambi ex alleati di Rugova che hanno scontato lunghe sentenze in prigione come prigionieri politici dopo avere guidato le manifestazioni degli albanesi del Kosovo nel 1981. In un tale contesto, Rugova ha invitato il 1 luglio Demaci e Qosja presso la sede generale della LDK, dopo avere espresso la sua disponibilità a giungere a qualche forma di condivisione del potere. Nei successivi colloqui si è discusso se, come desiderava Rugova, convocare il parlamento (ovvero un'istituzione composta quasi esclusivamente da sostenitori di Rugova, visto che la maggior parte dei partiti politici ha boicottato le elezioni del 22 marzo 1998), per poi dare vita a un governo e alle altre istituzioni dell'autoproclamata "Repubblica del Kosovo", oppure se, come domandavano Demaci e Qosja, formare un Consiglio di Salvezza Nazionale composto da tutte le forze politiche, ivi inclusa l'UCK, che si sarebbe posta sotto il suo controllo. Nonostante Demaci e Qosja avessero accettato che Rugova diventasse il presidente di tale Consiglio, Rugova ha rifiutato l'offerta (10). In reazione a questo incontro, il portavoce dell'UCK Krasniqi ha detto che l'UCK non si sarebbe posta sotto il controllo politico di Rugova, perché la sua politica di resistenza non violenta non aveva portato ad alcun risultato. Il 16 luglio Rugova ha proseguito con il suo piano: ha convocato il parlamento parallelo del Kosovo presso la sede del suo partito, la LDK, che è stata in seguito oggetto di un'incursione della polizia serba. Il parlamento non è stato riconosciuto né dai partiti dell'opposizione (i quali sostengono che le elezioni non sono state valide) né dall'UCK, la quale ha affermato (11) che il parlamento e il Consiglio Nazionale sono forme di organizzazione ormai sorpassate dagli eventi (12). Quando il volgere dei combattimenti ha cominciato a essere sfavorevole all'UCK, Rugova è stato in grado di ricuperare alcune posizioni, con il risultato che, secondo testimonianze raccolte dall'ICG, nei primi giorni dell'agosto 1998 egli aveva abbandonato l'idea di formare un governo. Inoltre, il 13 agosto 1998 Rugova ha presentato un nuovo gruppo di cinque negoziatori (un team incaricato di tenere colloqui con Milosevic) al quale il mediatore statunitense Chris Hill ha dato il suo "pieno appoggio". Tutti i membri di questo nuovo team negoziale sono dei devoti sostenitori di Rugova, molti di essi con un passato nell'apparato comunista e, se si eccettua Fehmi Agani, si tratta di personalità dallo scarso peso politico. Allo stesso tempo, solo poche ore dopo che Rugova aveva annunciato il suo gruppo G-5, è stata diffusa una "Dichiarazione Pubblica n. 7" firmata da sei membri dell'UCK con la quale Demaci veniva nominato loro rappresentante per la creazione di istituzioni in Kosovo (13). E' difficile trovare qualcuno che sia più critico nei confronti di Rugova di quanto lo sia Demaci, il quale ha immediatamente lanciato attraverso i media una campagna contro di lui (14). Anche se è chiaro che, così come sono attualmente strutturati, negoziati condotti da Rugova non potranno portare ad alcun passo avanti significativo, le capitali occidentali continuano a riporre una speranza eccessiva in tali trattative. Per esempio, il Ministro degli Esteri francese Hubert Vedrine ha affermato il 27 agosto 1998 in un'intervista con Le Figaro che gli Stati Uniti, così come alcune altre potenze, erano pronti a un intervento militare in Kosovo, ma che al momento stavano attendendo i risultati della mediazione sul campo di Chris Hill (15). Data la polarizzazione a più strati e le divisioni nelle sfere politiche degli albanesi del Kosovo (i politici di Pristina sono ai ferri corti, mentre i combattenti si sono dispersi e sono largamente al di fuori del controllo politico sul campo), la possibilità che si formi un fronte negoziale unito e rappresentativo appare estremamente remota. ------------------------------------ NOTE: (1) Ecco, sull'argomento della perdita di credibilità di Rugova presso i giovani, un frammento da Bota i Re, un giornale albanese per i giovani: "Per quanto il fatto possa essere doloroso per Rugova, cioè per l'uomo che ha trasformato il Kosovo in una sua proprietà privata, egli deve alla fine rendersi conto che non si può scappare dalla realtà. Può continuare a essere il Presidente della Repubblica del Kosovo per qualche giorno ancora, ma non a lungo, perché le fiamme della guerra sono ormai arrivate vicino a Pristina, e le detonazioni si possono udire nella città stessa... L'affermazione di Rugova di rappresentare i cittadini del Kosovo non dimostra altro che la sua indisponibilità a confrontarsi con la realtà che si è venuta a creare in Kosovo con l'UCK, perché egli sa bene che in un tale confronto sarebbe lo sconfitto". (2) LDK è l'acronimo di Lidhjes Demokratike te Kosoves o Lega Democratica del Kosovo, che è il partito politico di Rugova. (3) Reuters, 29 settembre 1997 (4) Kosova Daily Report #1465, 19 giugno 1998 (5) Si veda la pubblicazione dell'ICG: "Report Inventory of a Windfall: Milosevic's Gains from the Kosovo Dialogue", 28 maggio 1998 (6) Rugova è stato mostrato alla televisione statale jugoslava mentre rideva seduto vicino a Milosevic, un fatto che ha provocato un grande senso di offesa tra gli albanesi comuni del Kosovo, alcuni dei quali hanno espresso all'ICG il loro sconcerto per la maniera in cui egli è riuscito a stare vicino all'uomo che è allo stesso tempo il responsabile dei massacri. Rugova è stato fotografato anche in una posizione poco lusinghiera mentre si chinava per spegnere una sigaretta fino a quasi il pavimento. La fotografia è stata riprodotta dal quotidiano di Belgrado Nasa Borba e da quello di Pristina Koha Ditore. (7) Per esempio, il Centro Informativo della LDK ha scritto in quei giorni: "'Momenti importanti nella storia del Kosovo', così il Presidente della Repubblica del Kosovo, Dr. Ibrahim Rugova, ha definito oggi (venerdì) le sue recenti visite a Washington, New York, Londra e Parigi e il ricevimento che gli è stato riservato dal Presidente Clinton, dal Segretario Generale Kofi Annan, dal Primo Ministro Blair e dal Presidente Chirac" (Kosova Daily Report #1465, 19 giugno 1998). (8) Interviste dell'ICG con i redattori di Koha Ditore e Zeri. (9) VIP, 2 luglio 1998 (10) VIP, 6 luglio 1998 (11) Intervista con Zeri #1670, 18 luglio 1998 (12) La reazione da parte del LDSh è stata altrettanto aspra. In una dichiarazione pubblicata dal giornale Bujku il 18 luglio 1998 affermava: "La leadership della Lega Democratica del Kosovo ha intrapreso questo passo controproducente per cercare di ricuperare il proprio ruolo nel movimento nazionale dopo la comparsa dell'UCK, che non la riconosce, e per prevenire il dissolvimento del partito... Il LDSh esprime la convinzione che il popolo albanese non accetterà la politica fraudolenta consistente nel creare delle cosiddette istituzioni statali sotto il dominio della Serbia, perché il prezzo che esso sarà costretto a pagare per tale politica diventerà sempre più considerevole!" (13) Kosova Daily Report #1520, 13 agosto 1998 (14) Demaci ha dichiarato il 26 agosto 1998 al quotidiano di Belgrado Blic che "Rugova è stato creato da dio all'unico scopo di creare divergenze". Demaci ha inoltre raccontato al settimanale di Vienna Profil, il 24 agosto 1998, che "[Rugova] è il presidente di una storia inventata. Tutto quello che ha è il supporto degli americani. A loro piace lavorare con lui perché è debole e obbedisce". Sempre Demaci, ha detto al quotidiano Suddeutsche Zeitung che "Rugova è un uomo molle, che manca di coraggio, di talento e di conoscenze", e, successivamente, al quotidiano di Zagabria Jutarnji List: "Rugova afferma di essere un presidente, ma non è in grado di fare nemmeno la minima cosa per gli albanesi del Kosovo, non li può difendere... L'Europa e la comunità internazionale, e ovviamente anche gli Stati Uniti, non fanno altro che ribadire la favola di Rugova. Ma che presidente è mai, se non ha uno stato, e che stato mai dovrebbe essere, senza un esercito e una polizia?" (15) "La Crise Financiere Court Comme un Fouret", Le Figaro, 27 agosto 1998 (da "Kosovo's Long Hot Summer: Briefing On Military, Humanitarian and Political Developments in Kosovo", pubblicato dall'International Crisis Group il 2 settembre 1998. La versione integrale del documento può essere letta nel sito web dell'ICG, insieme a numerosissimi altri materiali interessanti sui Balcani: http://www.intl-crisis-group.org/ - traduzione dall'inglese di A. Ferrario) |