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NOTIZIE EST #124 - JUGOSLAVIA/SERBIA
11 dicembre 1998
**** COSA STA SUCCEDENDO IN SERBIA? / 1 ****
LE PURGHE AI VERTICI
[Leggi capestro sulla stampa e sui media in generale, studenti mobilitati contro il bavaglio messo dal governo alle università, mobilitazioni continue di lavoratori e pensionati, un'economia in cerca di ossigeno e una popolazione sempre più umiliata, rapporti tesissimi con l'altra unità federale, il Montenegro, faide interne a uno dei partiti maggiori della coalizione di governo, quello radicale, una sequenza impressionante di purghe ai massimi vertici dello stato e minacce dirette della superpotenza mondiale contro la dirigenza di Belgrado, con la quale fino a poche settimane fa ha siglato fondamentali accordi - è questo il quadro disordinato e sempre più preoccupante che offre la Serbia del dopo accordo Milosevic-Holbrooke. Riportiamo qui sotto una scelta di quanto scritto dalla stampa dell'area in merito a questa situazione - a.f.]
LA DESTITUZIONE DEL CAPO DEI SERVIZI SEGRETI, JOVICA STANISIC
Il 27 ottobre è stato destituito dalla sua carica, senza spiegazioni, il capo dei servizi segreti serbi Jovica Stanisic. Così ne scrive il settimanale di Belgrado Vreme: "E' noto che in occasione delle proteste dell'inverno 1996-1997 Stanisic era favorevole al riconoscimento dei risultati delle elezioni locali e che egli si è poi rifiutato di aprire uno scontro con la dirigenza del Montenegro; l'agenzia Associated Press ha scritto che Stanisic si è opposto 'all'uso massiccio della forza contro i separatisti albanesi armati' e si è detto favorevole 'all'impiego di mezzi più sottili'. La sua supposta vicinanza a Zoran Djindjic è stato uno dei motivi principali dello scioglimento della coalizione 'Zajedno'" e, prosegue Vreme, dalla sua destituzione traggono i maggiori vantaggi: "la JUL e i radicali, che da tempo non sopportavano più Stanisic [...], mentre gli uomini di Seselj in particolare non gli perdonano la 'potatura' dei radicali dopo la loro rottura con Milosevic nel 1993" ("Vreme", 31 ottobre 1998). Non bisogna dimenticare, tuttavia, che Stanisic è stato capo dei servizi segreti serbi fin dal 1991 e quindi il suo ruolo nella guerra jugoslava è stato senz'altro di primo piano, tanto che Vreme non esclude che la sua destituzione sia dovuta al fatto che non sarebbe da escludersi una sua incriminazione da parte del Tribunale dell'Aia. Stanisic comunque era stato al centro dell'attenzione dei media nel 1995, quando la sua mediazione aveva portato alla liberazione dei funzionari ONU presi in ostaggio dalle autorità serbe di Bosnia. Per completare il quadro, va detto che secondo il quotidiano russo "Komersant" (citato da "Dnevni Telegraf", 5 dicembre 1998), Stanisic ha ottimi rapporti con i russi e in particolare con il premier Primakov, del quale è diventato amico quando quest'ultimo era capo dei servizi d'informazione e con il quale si è incontrato durante l'ultima visita compiuta dal nuovo premier russo a Belgrado. Il posto di Stanisic ora viene preso da Rade Markovic, un grigio burocrate con decenni di esperienza nella polizia e la cui unica azione nota al pubblico è stata la partecipazione all'operazione di arresto di Vuk Draskovic e di sua moglie nel 1993.
LA DESTITUZIONE DEL COMANDANTE DELL'AVIAZIONE MILITARE, LJUBISA VELICKOVIC
Negli ultimi giorni di novembre è stato revocato dall'incarico il gen. Ljubisa Velickovic, comandante dell'aviazione militare serba e della difesa contraerea. La decisione è venuta esattamente quindici giorni dopo che Milosevic aveva firmato con Holbrooke l'accordo sul Kosovo, che prevedeva tra le altre cose una sorveglianza aerea della regione. Velickovic, secondo Vreme (7 novembre 1998), era il più probabile candidato a un'eventuale successione a Perisic, il capo di stato maggiore dell'esercito. Come Perisic, era stato impegnato nella guerra in Croazia e in Bosnia, rispettivamente a Zadar e a Bihac. Sempre secondo Vreme, Velickovic non sarebbe stato d'accordo con gli accordi presi dal leader jugoslavo con la NATO e in particolare con alcune decisioni come quelle di spegnere i radar jugoslavi mentre i voli di osservazione NATO saranno in corso e di accettare la presenza di ispettori dell'alleanza atlantica presso le postazioni aeree e radar jugoslave per verificare il rispetto di questa condizione.
LA RIMOZIONE DI MILORAD VUCELIC, VICEPRESIDENTE DEL PARTITO SOCIALISTA
Ampiamente preannunciata, a metà novembre è arrivata anche la rimozione dall'incarico del vicepresidente del Partito Socialista di Milosevic, Milorad Vucelic. Vucelic è stato nei primi anni '90 uno degli uomini più potenti della Serbia e nel 1995, in seguito alla "svolta" politica verificatasi con la firma del trattato di Dayton, è stato destituito, con l'accusa di essere un "guerrafondaio", da tutte le cariche che ricopriva: membro del Comitato Esecutivo del PSS, direttore della televisione di stato RTS e capogruppo dei socialisti in parlamento. Nell'inverno 1996 Milosevic lo ha richiamato presso di sé, nel pieno della crisi successiva alla secca sconfitta subita nelle elezioni locali. Il suo compito, sempre secondo Vreme (21 novembre 1998), sarebbe stato soprattutto quello "di convincere Milo Djukanovic a non boicottare Milosevic e Zoran Djindjic a non boicottare le elezioni. Successivamente Vucelic avrebbe dovuto organizzare le elezioni, rinnovare il partito con nuove figure giovani, correggendone l'immagine e ripulendola da tutti i burocrati più grigi che ne occupavano il vertice". Per conseguire tali obiettivi, Vucelic avrebbe cercato di mettere a punto un compromesso che avrebbe visto Djukanovic come premier della federazione e Djindjic come premier serbo, progetto che Milosevic non avrebbe approvato. Visto l'insuccesso nel realizzare i compiti che gli erano stati assegnati Vucelic era stato da lungo tempo messo in secondo piano, ma rimaneva una figura dai legami importanti (è tra l'altro da lunghi anni amico personale di Dobrica Cosic), che avrebbe potuto riemergere in un momento di crisi presentandosi come alternativa "riformista", vista la sua capacità di dialogare con l'opposizione. Con il rimescolamento politico successivo agli accordi con Holbrooke, Milosevic ne ha approfittato per metterlo nuovamente fuori gioco.
LE DIMISSIONI FORZATE DEL MINISTRO RADA TRAJKOVIC
Negli stessi giorni in cui Vucelic veniva rimosso dal suo incarico nel Partito Socialista, è scoppiata una baruffa in uno degli altri partiti della coalizione di governo, il Partito Radicale di Seselj, noto altrimenti per la sua monoliticità. Rada Trajkovic, Ministro per la Famiglia del governo serbo, è stata invitata ufficialmente a dare le dimissioni perché aveva cercato di utilizzare la propria posizione per fare promuovere il fratello da giudice provinciale a giudice della Corte Suprema. La Trajkovic si è difesa affermando che il suo intervento deve essere considerato del tutto legale, in un paese in cui il presidente della repubblica ha nominato direttamente proprio fratello ad ambasciatore in Russia. Il ministro ha anche accusato durissimamente il leader del proprio partito, Seselj, ed è riuscita a trascinare con sé fuori dal partito praticamente tutte le sezioni locali del Kosovo, la sua regione d'origine che la aveva eletta al parlamento. L'agenzia di stampa AIM (22 novembre 1998) ha scritto il seguente commento in merito al caso Trajkovic: "La risposta alla domanda se nel parlare del 'caso Trajkovic' l'accento vada posto sull'ipotesi della rivolta spontanea all'interno del partito contro la dittatura di Seselj, oppure su quella di un'organizzazione sapiente dell'intero affare dal di fuori, in questo momento sembra interessare soprattutto gli stessi radicali. Ciò che li preoccupa più di tutto è il fatto che la crisi nel partito si apra proprio nel momento in cui sembravano essere più potenti che mai [...]. Il caso è scoppiato tra i radicali nel momento in cui della coalizione rosso-nera tra SPS-JUL-SRS si cominciava a parlare sempre più come un'entità abbastanza durevole, nonostante continuassero le voci secondo le quali essa si scioglierà nel momento in cui la sinistra comincerà ad ammorbidire la propria politica nazionale nei confronti del Kosovo. Il primo 'ammorbidimento' i radicali sono riusciti a superarlo con successo, dimostrando che la loro soglia di tolleranza rispetto al Kosovo è maggiore di quanto non si pensasse", come ha dimostrato il fatto che Seselj abbia accettato tutte le condizioni dell'accordo Milosevic-Holbrooke. "I socialisti", continua la AIM, "che in questo momento non possono fare a meno dei radicali, sanno bene che nella coalizione ciascuno lavora per sé. Anche loro hanno tutta una serie di sorprese e di assi nella manica che possono tirare fuori nel momento in cui riterranno che Seselj sia diventato troppo pericoloso, oppure quando tornerà loro utile dargli la colpa di tutti gli insuccessi della politica ufficiale". Secondo l'agenzia AIM, le dimissioni della Trajkovic sono venute nel momento opportuno per i socialisti e dimostrerebbero all'opinione pubblica che tutti sono ugualmente corrotti, anche i radicali.
LA DESTITUZIONE DEL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, MOMCILO PERISIC
Il 24 novembre è venuta il più clamoroso tra tutti i recenti cambiamenti al vertice: la destituzione del Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, Momcilo Perisic. E' comunque difficile dire che si sia trattato di una rimozione inattesa, visto che il settimanale Vreme l'aveva prevista già due settimane prima e che il quotidiano Danas l'aveva già ipotizzata nel maggio scorso. La sua rimozione è avvenuta nel corso di una riunione del Consiglio supremo della difesa jugoslavo con il solo voto contrario del presidente montenegrino Djukanovic. Si tratta della prima volta che il Consiglio, una istituzione federale, adotta una decisione non all'unanimità. L'agenzia AIM (28 novembre 1998) traccia un breve profilo di Perisic: "Del generale Perisic il pubblico è venuto a conoscenza quando come colonnello dell'Esercito Popolare Jugoslavo (JNA) è riuscito a Zadar a salvare la propria unità dall'accerchiamento da parte della Guardia Nazionale croata, operazione per la quale ha ricevuto un aiuto fondamentale da parte del corpo d'armata di Knin comandato dal gen. Ratko Mladic. Successivamente ha combattuto in Bosnia-Erzegovina, meritandosi da parte del regime il titolo di "Eroe di Mostar", del quale è stato insignito nei fatti per avere raso al suolo la città. Quando la JNA si è ritirata dalla Bosnia, il suo ruolo è stato premiato con la nomina a generale-colonnello. Durante l'intero periodo della guerra, il generale Perisic ha avuto stretti legami con il Comando Supremo dell'Esercito della Repubblica Serba di Bosnia, fornendogli aiuti sotto forma di esperti, consulenze e approvvigionamenti. [...] [Nonostante i servizi resi al regime di Belgrado], quando nel 1997 è stato condannato in contumacia dal tribunale croato di Zadar a 20 anni di prigione per 'crimini contro la popolazione civile', nessuno degli organi di stato serbo ha reagito in sua difesa". Un profilo che ne dà un'immagine ben diversa da quella tracciata da tutti i giornali occidentali, dal New York Times, a Die Welt o al Times, che ne hanno vantato la professionalità e il coraggio nell'opporsi al regime, tacendo invece su questi particolari. E' tuttavia vero che da lunghi mesi Perisic si è messo in evidenza sul mercato politico con tutta una serie di mosse e di dichiarazioni che hanno attirato l'attenzione su di lui. Già nell'inverno 1996-1997 Perisic aveva incontrato ufficialmente una delegazione degli studenti che avevano organizzato manifestazioni di massa contro il governo socialista, prendendo così le distanze dal regime. In quell'occasione Perisic aveva dichiarato di temere una guerra di serbi contro serbi, aggiungendo che "la destabilizzazione dello spazio serbo, che causerebbe conflitti di dimensioni ancora più ampie, non conviene all'occidente... All'occidente una guerra sul territorio della Federazione Jugoslava non conviene" ("Vreme", 28 novembre 1998). Perisic si sarebbe anche rifiutato, secondo molti giornali, di intervenire militarmente in Montenegro nel gennaio 1998, quando vi erano stati scontri davanti al Parlamento di Podgorica tra le fazioni di Bulatovic e di Djukanovic. Va tuttavia notato che, per l'esattezza, in quell'occasione Perisic si era detto preoccupato della situazione in Kosovo e di volere quindi evitare di dovere "combattere contro i nemici di Milosevic contemporaneamente su due fronti" (RFE/RL, 14 gennaio 1998). Negli ultimi mesi le sue uscite pubbliche si sono fatte ancora più frequenti: nel febbraio dell'anno scorso aveva dichiarato che la Jugoslavia avrebbe dovuto chiedere l'adesione alla "Partnership per la Pace" ("Vecernje Novosti", 12 gennaio 1998), suscitando l'interesse della NATO e la brusca reazione di Mosca. Riguardo al Kosovo, Perisic ha accusato il governo di Belgrado di avere tollerato per anni che l'esistenza nella provincia di un governo parallelo albanese, mentre nel novembre di quest'anno il quotidiano di Politika riportava un suo discorso nel quale si criticava "l'espansione del nuovo ordine mondiale e i terroristi albanesi come veri nemici del nostro stato" (riportato da "Vreme", 7 novembre 1998). Queste dichiarazioni sono state del tutto ignorate dai media occidentali, che hanno preferito riportare quelle che più danno l'idea di un Perisic filoccidentale, sottolineando che è stato proprio lui a firmare con il gen. Wesley Clarke gli accordi militari riguardo al Kosovo. Così è stato dato rilievo a dichiarazioni come: "dal 1991 la Serbia è in guerra, ma non abbiamo ancora un alleato" o "i nostri politici devono capire che non è possibile fare guerra al mondo intero", oppure al suo risentimento per il fatto che durante le repressioni in Kosovo le forze speciali della polizia hanno avuto il sopravvento rispetto all'esercito. Riguardo a queste posizioni di Perisic, va notato che nella primavera scorsa, non molto tempo dopo che egli aveva lanciato l'ipotesi di un'adesione della Jugoslavia alla Partnership per la Pace, il noto giornalista Misha Glenny aveva scritto per la "New York Review of Books" un articolo nel quale si sosteneva la necessità, per l'occidente, di premere per un colpo di stato in Jugoslavia a opera dei militari, che l'autore definiva come affidabili, democratici e non compromessi. Va infine notato che il quotidiano di Mosca Komersant (ripreso dal quotidiano Dnevni Telegraf del 5 dicembre 1998) scrive che "Perisic, come Stanisic [il capo dei servizi segreti, anch'egli rimosso dall'incarico - N.d.T.], è stato sostituito perché aveva dei buoni rapporti con Mosca. Il generale aveva ottimi contatti di lavoro con gli ambienti militari russi. Era tra i più attivi sostenitori del fatto che la Jugoslavia dovesse acquistare dalla Russia armamenti moderni, secondo quanto afferma un ufficiale jugoslavo che ha chiesto di restare anonimo. Lo stesso ufficiale riferisce che la dirigenza politica jugoslava è in grado di trovare soldi per tutto, ma non per acquistare i mezzi di difesa antiaerea russi che le sono indispensabili. [...] Nonostante questo, anche dopo le dimissioni le posizioni di Stanisic e Perisic rimangono molto forti. Insieme sono in grado di dare vita a un'opposizione al leader di Belgrado. Milosevic si può salvare solo con qualche grossa mossa preventiva: la consegna del Kosovo alla NATO e una netta svolta verso gli Stati Uniti, ottenendo in cambio la garanzia di essere intoccabile", conclude il Komersant. Intanto, Perisic verrà sostituito dal suo vice, Dragoljub Ojdanic, del quale il quotidiano Nova Makedonija (27 novembre 1998) traccia il seguente profilo: "Ojdanic, ex primo uomo della cellula della Lega dei Comunisti di Jugoslavia nel corpo d'armata di Pristina, avrebbe simpatie socialiste, ma sono molti di più coloro i quali affermano che faccia parte dell'ala dura della JUL [Sinistra Jugoslava Unita, il partito della moglie di Milosevic, Mira Markovic - N.d.T.] e che per suo tramite la JUL sia entrata anche nell'esercito jugoslavo, così come ha già fatto nel governo della Jugoslavia e della Serbia, nella Banca Nazionale jugoslava, nelle università e nei media. Con questa mossa, secondo Nenad Canak, leader della Lega dei Socialdemocratici della Vojvodina, la JUL ha conquistato la Serbia, mettendo all'angolo il Partito Socialista, un fatto confermato anche dalle recenti dichiarazioni di Borisav Jovic, già vicepresidente del Partito Socialista, ora destituito a causa dei suoi cattivi rapporti con Mira Markovic".
(dalle fonti citate nel testo - selezione e traduzione di A. Ferrario)
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