La scuola pubblica che vogliamo
A dicembre scorso l'organizzazione dei cosiddetti "Stati generali della
scuola" a Roma doveva sancire il trionfo della finta democrazia
massmediatica: grande parata televisiva che nascondeva il decisionismo del
governo volto ad assestare colpi terribili alla scuola pubblica. Al posto
di una reale consultazione e attivazione di chi, nella scuola, ci lavora e
vive, la ministra ha tentato di costruire uno spot pubblicitario della
nuova scuola aziendalizzata e privatizzata.
La mobilitazione di studenti/esse e di lavoratori/trici ha però strappato
il velo su questa e su altre iniziative governative mettendo in seria
difficoltà il progetto di riordino voluto dal centrodestra. Un percorso di
lotta e di iniziative che anche qui a Bologna ha coinvolto migliaia di
studenti/esse, insegnanti, cittadini/e.
Ma gli attacchi si intensificano: le misure già poste in atto e quelle
progettate dal governo, sebbene nel caos e nella contraddittorietà delle
mille versioni (vedi commissione Bertagna) mirano alla destrutturazione
della scuola come servizio pubblico, alla sua subalternità rispetto alle
esigenze del mercato, alla sua trasformazione da luogo di
educazione-formazione pluralista, che opera per limitare le differenze
sociali a istituzione che le riconosce e le certifica.
Per perseguire questi obiettivi, in perfetta sintonia col pensiero unico
neoliberista, la strada seguita rimane quella dell'aziendalizzazione delle
istituzioni scolastiche pubbliche (poste in competizione l'una contro
l'altra alla ricerca di fondi e di servitù economiche) e la privatizzazione
di grandi settori dell'insegnamento attraverso la riduzione oraria dei
curricoli obbligatori.
All'interno di questi stravolgimenti assistiamo allo smantellamento di
istituti che costituiscono aspetti fortemente positivi della scuola
pubblica. Si pensi tentativo di scomposizione del gruppo-classe, luogo di
istruzione ma anche di crescita di relazione, a favore di un nuovo modello
di gruppi sempre mutevoli e finalizzati unicamente alla trasmissione di
saperi parcellizzati e "certificabili": un vero addestramento alla
flessibilità del mercato del lavoro!
Basta dare uno sguardo alla struttura dei nuovi organi collegiali (che non
a caso hanno assunto nomi eloquenti quali "Consiglio di amministrazione")
per capire che il progetto è quello di limitare fortemente la
partecipazione diretta di studenti/esse, insegnanti e lavoratori/trici al
governo della scuola.
Contro questa complessa offensiva continueremo a partecipare e ad
organizzare iniziative di lotta come lo sciopero generale e manifestazione
a Roma il 15 febbraio.
Abbiamo perciò sentito fortemente anche la necessità di riappropriarci di
una spazio di confronto e dibattito cittadino, sia per approfondire la
comprensione delle "proposte" morattiane, ma anche per ritornare a
discutere (studenti/esse, insegnanti, A.T.A. e cittadini/e uniti/e) di
quale scuola pubblica vogliamo far crescere nel confronto tra chi ci
lavora, chi ci studia e chi la considera un grande spazio di democrazia e
di libertà.
Per questo, nei giorni e nello spirito di Porto Alegre, invitiamo tutti a
partecipare e ad arricchire l'
ASSEMBLEA CITTADINA
Un'altra scuola è possibile
che si terrà
GIOVEDí 7 febbraio - ore 21
presso la sala Zonarelli - via Sacco 14
(da via Vezza, angolo via del Lavoro)Organizza il
Gruppo Scuola e Formazione
del Bologna Social Forum-------------------------------------------------------------
07/02/2002 - La scuola pubblica che vogliamo
http://www.contropiani2000.org/bsf/cs/porto_alegre_scuola.htm
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