Liceo Classico Cagnazzi
(Altamura) - 17-12-2001
Le
opinioni dei docenti e quelle degli alunni del Liceo "Cagnazzi"
di Altamura sul documento Bertagna
LE OPINIONI DEI DOCENTI
I docenti del liceo "Cagnazzi" hanno discusso il documento
Bertagna in una seduta del collegio appositamente convocato in
data 12.12.01.
Una prima osservazione unanimemente condivisa riguarda la scarsa
considerazione riservata alla scuola militante da parte del Ministro
che si è premurata di invitare agli Stati generali docenti
universitari e ragazzi delle consulte provinciali, ma non di raccogliere
i pareri di docenti e capi d'istituto.
Noi comunque facciamo conoscere le nostre valutazioni entrando
nel merito del documento, anche perché -­ d'accordo
con i genitori - abbiamo impegnato gli alunni ad una riflessione
seria alternativa alla rituale autogestione.
Per brevità riportiamo schematicamente soltanto le opinioni
che non ricalcano quelle già presenti nei vari forum.
1- L'intero documento è molto interessante per tutti coloro
che vogliano guardare la scuola non soltanto nelle sue singole
articolazioni, ma anche nel contesto di una filosofia di sfondo:
infatti assai valide sono le linee di orientamento pedagogico
e le indicazioni afferenti alla psicologia cognitiva. Notevole
importanza si riconosce all'extra-scuola e ai sistemi informali
e non-formali che influiscono in modo significativo e statisticamente
documentato sul successo/insuccesso scolastico. Si rileva positivamente
anche l' affermata necessità di coordinare la normativa
statale vigente con quelle regionali, ridefinendole in attuazione
della legge costituzionale sul Federalismo n 3 del 18/10/2001
.
2 - I docenti guardano con attenzione ­ in attesa di più
precise indicazioni alle ipotesi di:
. nuovi ritmi, scadenze e modalità per verifiche e valutazioni
(pgg.16 -36 );
. attribuzioni di crediti e debiti (anche in relazione alla condotta)
con possibilità di ripetenza (pag. 40)
3 ­ I docenti ritengono eccessiva l'enfasi posta sull'istruzione
tecnico-professionale (p. 19) e sul lavoro a 17 anni. Sembra ­
en pendent ­ troppo ottimistico e ingenuo pensare che la possibilità
del passaggio dall'istruzione alla formazione e viceversa possa
essere praticata nel doppio senso di marcia. E' vero che da un
percorso liceale si può agevolmente passare ad uno professionalizzante,
ma non è concretamente praticabile in modo altrettanto
facile il percorso inverso: anche perché per i giovani
avviati ad attività professionalizzanti si riduce la disponibilità
psicologica e cognitiva verso percorsi che conducono a competenze
non immediatamente spendibili per il lavoro e per altre legittime
esigenze la cui soddisfazione viene in genere differita nel tempo
dai liceali.
3.1 - Perciò si auspica uno sforzo comune per innalzare
lo zoccolo di cultura generale e l'obbligo si istruzione in percorsi
di tipo liceale oltre il 14° anno di età.
3.2 - Mentre si ritiene opportuna l'uscita da scuola un anno prima
­ a 18 anni anziché a 19 : non tanto per l'allineamento
ad alcuni paesi europei, ma perché non si deve protrarre
oltre il necessario la scuola secondaria, si ritiene errato ridurre
il segmento superiore del percorso scolastico. Meglio integrare
nel percorso l'ultimo anno della scuola materna.
4 - All' Università si accede previo l'accertamento della
congruenza tra gli studi compiuti e certificati (p.31) e quelli
che si intende intraprendere.Se non vi è congruenza si
deovranno frequentare moduli di riallineamento organizzati da
scuola e Università in collaborazione tra loro. Questo
punto e parecchi altri del documento autorizzano un certo fastidio
per l'eccessiva invadenza dell'Università nella scuola
secondaria. Se si scorre, infatti l'elenco degli esperti chiamati
a prospettare la nuova scuola vi si trova una sproporzione tra
docenti delle superiori e docenti universitari. Detto con chiarezza:
non vorremmo che la scuola superiore sia il luogo per l' impiego
e le esercitazioni dei dottorini che si annoiano nei corridoi
delle università.
4.1 ­ I docenti contestano con vivacità l'opinione
non troppo velata nel documento secondo cui l' università
deve essere una cosa seria mentre la scuola può rimanere
il luogo di sperimentalismi vari dove (vedi pag.39) può
anche sfumare la specificità professionale dei docenti:
basta infatti che "la programmazione didattica collegiale"
lo voglia perché avvenga il miracolo per cui un docente
di matematica promuova "sensibilità estetiche, conoscenze
geografiche, riflessioni morali
atteggiamenti sociali
dimensioni
affettive
religiose ".
Il gruppo Bertagna, insomma, legittima, non si capisce per quali
fini, moralismi, invadenze psicopatogene, sbavature elementarizzanti
che offendono la sensibilità dei docenti i quali sono dotati
di un profilo culturale e professionale ben definito e certificato
. Se il giovane così formato non entrerà a 17 anni
nel mercato del lavoro, sarà poi messo a punto nei moduli
di riallineamento, perché comunque all'Università
non si va senza il doppiopetto d'ordinanza.
5 -- Parlando di piani di studio si individuano (pag.37) i profili
terminali degli alunni, con riferimento alle differenze specifiche
esistenti tra i diversi licei e si citano obiettivi specifici
di apprendimento. (a pag. 39) Si parla esplicitamente di discipline,
di contenuti (ma non dimentichiamo che i docenti possono ben programmaticamente
debordare dalla specificità della classe di abilitazione
che li legittima docenti). A tal proposito i docenti avanzano
perplessità per la citazione di alcune discipline e lo
slittamento di altre in laboratori facoltativi.
6 - Anche il personale deve essere gestito in modo flessibile:
in questo contesto (pag.50) si ipotizza una diversa strutturazione
dei team docenti alle elementari. Il tutto con una certa frettolosità
che suscita qualche apprensione.
7 - Ragionando su percorsi e risultati il Grl afferma che contano
più i risultati che i percorsi attraverso cui si raggiungono
(pag.31) e sposta all'attenzione dai luoghi della istruzione/formazione
alla certificazione delle competenze finali: qui si colloca un
passaggio critico in quanto si nega ogni esclusività di
percorso e si auspica una solidarietà cooperativa fra tutte
le esperienze e i luoghi formativi, indipendentemente dal fatto
che siano statali o privati (pag.32).
Qualche perplessità si può tuttavia rappresentare:
è proprio vero che i risultati sono indipendenti dai processi?
Anzi non è essenziale che siano garantite procedure e condizioni
di insegnamento/apprendimento? Prima di ottenere i risultati è
necessario che siano validate le procedure .
Su questo punto i docenti del "Cagnazzi" intervengono
con unanime determinazione e si domandano preoccupati quale sia
il paradigma per l'apprezzamento dei risultati e non esitano a
chiamare machiavellismo la filosofia sottesa. Per questo occorre
una riflessione che si estenda ai nuovi prospettati metodi e organismi
di valutazione e ai nuovi organi collegiali, giacché un
discorso frammentato può essere in sé confuso ma
anche intenzionalmente confondente per ridurre l'attenzione critica.
8 - Qualche docente, pur non entrando nel merito dei singoli punti
esprime preoccupazione per la strategia di fondo di tutta la linea
ministeriale che separa istruzione e formazione , smonta la scuola
pubblica, espone alla frantumazione culturale, legittima la clericalizzazione
della scuola quando affida ad un prelato sia pure insigne la presidenza
della commissione per il codice deontologico.
9 - Questa riforma - dice qualcuno -­ imita nel peggio la
scuola statunitense ( chi ha i soldi farà istruire al meglio
i propri figli) sviluppando cinicamente le premesse della della
legge 30 /2000.
La scuola, si conclude, va comunque riformata, se è vero
che le risultanze delle recenti indagini OCSE collocano alla 20°
posizione tra i paesi OCSE ( al 23° posto per la matematica)
, L'Italia che per essere uno dei G-8 ha dovuto subire le devastazioni
non solo materiali di Genova nella scorsa estate.
Nel fare questo non si deve però trascurare che un'altra
indagine (cfr.Corsera dell'11.12.01) dimostra che il 61% degli
Italiani vuole una buona scuola pubblica.
LE OPINIONI DEGLI ALUNNI
Gli alunni hanno espresso le loro opinioni e valutazioni nel corso
di workshop di due ore svoltisi a gruppi di due classi nei giorni
10 e 13 Dicembre. Si è trattato di una attività
autonomamente proposta agli alunni dal preside e dai docenti e
organizzata di comune accordo .
Si riportano qui di seguito le sintesi stringate dei lavori ­
talora intenzionalmente ridotte ad una frase chiave - così
come sono state consegnate dai vari gruppi.
III B
La classe nella sua totalità esprime il suo dissenso nei
confronti della maggior parte dei punti esposti nella proposta
di riforma avanzata dal Ministro dell'Istruzione L. Moratti.
In primo luogo la classe considera improponibile l'eliminazione
delle materie del gruppo scientifico e la contraddittoria introduzione
dello studio dell'economia nei licei classici.
Tale modifica porterebbe all'estinzione di questo indirizzo, che
precluderebbe così l'accesso degli studenti frequentanti
ad una qualsiasi facoltà scientifica. Allo stesso modo
si dichiara contraria all'esclusione del latino, ritenuta disciplina
caratterizzante del corso di studi liceale, dai licei scientifici.
In secondo luogo la classe manifesta la sua contrarietà
nei confronti della proposta di un finanziamento al 90% delle
scuole private, data l'insufficienza dei fondi già stanziati
per quella pubblica.
Infine non si approva l'eliminazione di un anno di scuola secondaria
superiore e propone l'anticipazione dell'inizio del corso di studi
all'età di 5 anni, anziché a sei.
Gli unici punti che la classe approva sono quelli riguardanti
lo studio fin dal primo anno della filosofia e della storia dell'arte
nei licei e l'introduzione dell'inglese nelle scuole elementari.
III A
La classe si è espressa sul problema della riforma riconoscendo
comunque l'effettiva necessità di uno svecchiamento del
sistema scolastico italiano, in ritardo su quello europeo. Tuttavia
non condividendo numerosi punti di essa: la nuova procedura dell'esame
di maturità, l'eccessiva riduzione dei programmi, la rarcellizzazione
estrema dell'offerta formativa nelle scuole superiori e il pericolo
dell'eccessiva equiparazione della scuola privata a quella pubblica.
I B
"La scuola per tutti" questo è il motto con cui
contestiamo la privatizzazione proposta dalla riforma Moratti.
IV C
La scuola pubblica va in pensione. Questo è il progetto
del Ministro della Pubblica (forse privata ?!?!) Istruzione
Gruppo II B - V C
1) più studenti nel consiglio d'amministrazione
2) E' impensabile intraprendere lo studio della filosofia dal
IV ginnasio, quando ancora non si ha una buona conoscenza della
storia greca.
3) Economia senza matematica? Illogico!
4) Da chi sarebbe composto il nuovo organo di valutazione degli
studenti? Perché deve esautorare il consiglio di classe?
È inopportuno che nel liceo classico ci sia una riduzione,
in particolare delle materie scientifiche e dell'educazione fisica
(con strutture adeguate) necessarie per una formazione completa
dello studente
Gruppo II D - V D
Scegliere tra latino e matematica
no grazie!
Gli studenti italiani hanno bisogno che al loro "rumore"
seguano interventi DAVVERO efficaci che riportino nella scuola
pubblica il "silenzio" dettato da una reale soddisfazione.
Gruppo II A - V A
Approviamo la fine della scuola superiore a 18 anni, per evitare
che gli studenti italiani siano svantaggiati rispetto agli studenti
europei che concludano il loro corso di studi superiori a 18 anni
Proponiamo però di non eliminare un anno, indispensabile
per la formazione ultima del ragazzo, dalla scuola superiore ma
di anticipare l'inizio della scuola elementare a 5 anni. Condanniamo
i finanziamenti alle scuole private.
È una riforma assurda: ognuno deve mantenere le proprie
competenze, non vogliamo il segregazionismo della scuola!
Gruppo I A - IV A
Diplomiamoci a 18 anni con la scuola secondaria a 5 anni.
La scuola privata non deve essere finanziata dallo stato. Piuttosto
quei finanziamenti dovrebbero essere destinati al miglioramento
delle scuole pubbliche.
Gruppo II A - V A
1) Approviamo la fine della scuola superiore a 18 anni, per evitare
che gli studenti italiani siano svantaggiati rispetto agli studenti
europei che concludono il loro corso di studi superiori a 18 anni.
2) Proponiamo, però, di non eliminare un anno - indispensabile
per la formazione ultima del ragazzo - dalla scuola superiore,
ma di anticipare a 5 anni l'inizio della scuola elementare.
3) Condanniamo i finanziamenti alle scuole private.
Gruppo I D - IV D
Durante l'incontro con la classe ginnasiale IV D del giorno 13/12/2001
abbiamo approfondito il problema della proposta della riforma
Moratti che ci interessa da vicino. Dopo la lettura di una integrazione
della riforma abbiamo avviato un dibattito al quale abbiamo partecipato
tutti con grande interesse, traendo infine le seguenti conclusioni:
· La maggioranza è in disaccordo con la proposta
Moratti di uguagliare la scuola italiana alle altre europee, poiché
ha come scopo fondamentale quello di preparare i giovani "tutti"
(anche coloro che hanno deciso di intraprendere un corso di studi
più impegnativo) al mondo del lavoro, essendo ormai l'economia
il pilastro della nostra società. Riteniamo quindi che
la proposta potrebbe essere positiva se meno drastica, non applicata
ai licei nei quali il quinto anno è fondamentale nel percorso
formativo e di maturazione socio-culturale degli studenti.
· Siamo unanimemente in disaccordo con la proposta di affidare
la valutazione finale del percorso formativo ad uno scrutinio
interno alla scuola stessa con presidente esterno (solo ai fini
della vigilanza e della correttezza degli atti).
· Non siamo convinti della validità dell'ulteriore
proposta del Ministro Moratti di dare maggiore libertà
nei programmi didattici dei docenti, perché secondo noi
in questo modo si creerebbe confusione nelle discipline.
Gruppo II C - V B
Riguardo la "scuola del futuro" approviamo un'idea di
riforma ma meno radicale e mirata alla formazione di tutti gli
studenti (scuole private ­ pubbliche)
IV D
Noi, giovani del III millennio, non condividiamo che i professori
diventino tuttologi, possano cioè insegnare e fare riferimenti
ad una qualsiasi disciplina, quasi abolendo le loro varie specializzazioni.
Il Preside
Filippo Tarantino
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