Il Manifesto, 5 ottobre 2000
Piccoli
assalti alla diligenza
AUTONOMIA Gli amici
del preside tornano in cattedra. E in gioco non c'è la
didattica, ma i soldi
ANTONIO PEDUZZI
Con l'entrata a regime dell'autonomia i collegi dei docenti sono presieduti dai "dirigenti scolastici". La tradizione in forza della quale, in passato, a presiedere i lavori di questi organi collegiali erano i vicari dei "presidi", si è di colpo estinta. Eppure dal momento che il dirigente non appartiene al personale docente di una scuola, non dovrebbe neppure presiederne l'organo collegiale: nei comuni il presidente del consiglio comunale non è il sindaco.
E' solo un piccolo esempio per dire che nelle scuole italiane si assiste in questi giorni al prevalere di una logica bismarckiana: se una decisione non è votata dal collegio dei docenti, la dirigenza della scuola la comunica come atto amministrativo. In gioco non c'è la didattica, ma l'effetto band wagon (assalto alla diligenza) ben noto agli studiosi di dinamiche di apparato e di cooptazione. La posta in gioco, nell'autonomia, sono infatti le risorse a disposizione della scuola, oggi confluite pressocché integralmente nel "fondo dell'istituzione scolastica". Fino all'anno scolastico 1999-2000 le figure che principalmente avevano accesso al fondo, cioè i "collaboratori del preside", erano elettive. Un preside poteva avere tutte le preferenze e amicizie che voleva: ma alla fine i candidati all'incarico di "collaboratore" dovevano essere formalmente eletti dal basso. Trattandosi di persone candidate, era abbastanza normale ricorrere allo scrutinio segreto: e non di rado amici dei capi di istituto uscivano sconfitti dal voto. Oggi il dirigente nomina i suoi fidi individualmente. In questo modo, all'inizio di questo anno scolastico sono tornati all'incarico di "collaboratore" docenti che lo scorso anno erano stati battuti dal voto segreto del collegio dei docenti.
Non solo. Nel vecchio sistema il collegio determinava l'entità dei compensi dei collaboratori del preside, e c'era una certa trasparenza. Ora, invece, l'"investitura" individuale presuppone una trattativa privata. I mandati di pagamento possono essere anche privi di una motivazione, e oltretutto non sono pubblici. Neppure è venuto in mente che, andando le cose in questo modo, le scuole dovrebbero essere dotate di un collegio di revisori dei conti esterno alle scuole stesse, i cui componenti non siano cioè amici del dirigente da controllare. E vi sono scuole in cui il bilancio è gestito con tale allegria da considerare usuale il ricorso alle gestioni extra-bilancio, o contabilità separate, vietate da una normativa caduta in disuso. E scuole in cui, quando si organizza una iniziativa che comporta spesa per le famiglie (una gita, un viaggio di istruzione, ecc.) docenti appositamente incaricati girano per le classi a raccogliere la quota di partecipazione, che useranno poi per pagare fatture - ma che prima, non è difficile immaginarlo, avranno versato sul proprio conto corrente. Il tutto per aggirare pastoie, e dunque per l'autonomia e contro lo statalismo. Vi sono anche scuole che tra i "collaboratori del dirigente" individuano quello cui conferire l'incarico di responsabile dell'aula informatica. Magari si tratta di un docente che, nel tempo libero, lavora presso una società di informatica per tenere corsi (cui vanno pure gli studenti, a pagamento). Magari il docente chiede l'acquisto di una partita di materiale informatico; il consiglio d'istituto bandisce la gara (cioè invia tre lettere a tre ditte) e alla fine a vincere è proprio la società di informatica presso cui opera il docente che ha chiesto la fornitura. E, infine, vi sono scuole che hanno deciso di effettuare un intervento volto alla prevenzione dell'alcolismo. Si rivolgono al Sert dell'Asl più vicina e parlano con il suo dirigente. Costui presenta un progetto che comporta la spesa di 100 milioni a carico del Comune per un intervento su due classi: ma non lo fa come dirigente del Sert, bensì come privato : porta con sé una équipe di gente di propria fiducia, di cui egli stesso attesta titoli e capacità professionali. Quando i docenti osservano che la cosa è poco lineare, lo staff del dirigente scolastico risponde che, dopotutto, non è la scuola a pagare, ma il Comune.