stampa

Il Manifesto, 5 ottobre 2000

L'autonomia scolastica vista da un liceo "bene" della capitale
Dopo l'incursione in una scuola di frontiera, eccoci nella Roma d'élite. Anche qui i problemi non mancano. I genitori vogliono che i figli studino, altro che autonomia. E sarà "inevitabile" la caccia allo sponsor.
CINZIA GUBBINI - ROMA

Il professor Giuliano Ligabue è il preside (dirigente scolastico) del liceo scientifico Avogadro, a Roma. Istituto con una solida tradizione alle spalle, non è propriamente un liceo del centro - per quanto sorga nel bel mezzo del quartiere residenziale Copedé - ma proprio per questo, perchè un po' defilato, è frequentato dall'élite romana.
Ligabue, personaggio controverso - left-oriented ma contestato anni fa durante l'occupazione dell'allora "suo" liceo, il Mamiani - si trova a dover condurre una dura battaglia per applicare l'autonomia. Perché, paradossalmente, le famiglie "bene" storcono la bocca di fronte alla riforma. "Mai fatta una sperimentazione - conferma il preside - viene interpretata come simbolo di eccessiva leggerezza. Sull'autonomia il collegio si è spaccato a metà".
Quindi, anche qui, il problema è: quanto la sana creatività degli insegnanti deve essere limitata o indirizzata dalla "domanda", che nell'immediato è rappresentata dalle famiglie e nel prossimo futuro sarà rappresentata anche dalle aziende che collaboreranno con le scuole? Ligabue non ha dubbi: la "domanda" va abituata, modificata, bisogna far capire che è bene volere di più. Anche se l'eventuale ricatto delle famiglie che ti voltano le spalle perché la scuola accanto interpreta meglio le loro esigenze, pende come una spada di Damocle sulla testa di tutti i nuovi dirigenti scolastici. Che però sono anche costretti a innovare, cambiare, inventare. Non esistono più i vecchi programmi ministeriali, ormai siamo nell'era dei curricula e del Pof (piano dell'offerta fromativa) per cui, fermi restando gli obiettivi generali fissati dal ministero della pubblica istruzione, ciascuna scuola ha il suo 15% di quota da integrare con discipline e attività liberamente scelte. Le parole del preside Ligabue esprimono bene il bivio che si è appena aperto: "L'autonomia ha liberato grandi energie represse. Ma siamo al primo mese, secondo me ci accorgeremo poi dei rischi che corriamo".
Intanto, al liceo Avogadro, hanno cambiato il calendario scolastico: "La novità più significativa - spiega Ligabue - è che a febbraio, quando si reputa che i ragazzi abbiano bisogno di respiro e infatti spingono per cercare spazi diversi come le autogestioni, si interromperà la didattica ordinaria". Per tre giorni le classi, con il contributo degli studenti, approfondiranno tutte le materie scegliendo un tema comune, che quest'anno dovrebbe essere l'intercultura. Ma l'autonomia dell'Avogadro si riverserà anche sui contenuti, altroché, con un obiettivo ben chiaro che è quello di rimanere una scuola con un'offerta formativa "alta". E' una questione di sopravvivenza, l'Avogadro è circondato da altri licei che gli contendono l'utenza. "Il primo punto quest'anno è arrivare a offrire curricula nuova - spiega il preside - abbiamo una ventina di proposte interessanti da parte di docenti, intellettuali, per fare attività pomeridiane. Di certo sceglieremo quelli più coerenti con l'offerta formativa, non quelli più chic. Finanziamenti permettendo, perché questa è un'altra cosa che non si sa: mentre si lancia l'autonomia, si dimezzano i fondi. Quest'anno l'Avogadro riceverà una quindicina di milioni, la metà del '99. Allora sa quale sarà il risultato? Andare a cercare finanziamenti altrove, e qui si apre una strada dagli sviluppi discutibili, perché la forbice tra scuole di serie A e di serie B si aprirà sul serio". E infatti il vero nodo dell'autonomia è quella finanziaria. Ancora non esiste un regolamento, che dovrà essere approvato entro breve, e quali saranno i limiti è tutto da vedere. Ma per ora, questi sono i possibili scenari: al liceo Avogadro pensano di istituire un corso di lingue nel pomeriggio probabilmente chiedendo un contributo alle famiglie, visto che l'insegnante deve essere pagato dalla scuola. Il corso non sarà obbligatorio, ma come non pensare allo studente che non potrà permetterselo?
E il discorso dei finanziamenti si lega anche ad altri aspetti. Le scuole dell'autonomia, infatti, rimangono le care vecchie scuole italiane: decadenti, a volte persino inagibili. "Noi vorremmo potenziare i servizi tipici di un liceo scientifico, perché ovviamente dobbiamo qualificare il nostro piano dell'offerta formativa, ma l'anno scorso entrai a scuola e la Asl aveva chiuso tutti i laboratori perché non erano a norma. Io li ho aperti ugualmente, visto che l'edificio appartiene alla provincia e mi sono lamentato più volte per le pessime condizioni strutturali. Le farei vedere i bagni. E la biblioteca, che non c'è, perché è in uno scntinato chiuso". Il preside ha scritto alla provincia, che non ha mai risposto. E così, se da parte delle istituzioni pubbliche c'è tanto disinteresse, la corsa all'oro degli sponsor privati sarà selvaggia. Anche perché i dirigenti scolastici, ormai, hanno una responsabilità giuridica individuale: se un ragazzo si fa male, la colpa è loro. Il preside Ligabue tira persino fuori la sua "indennità di direzione" dello scorso anno, che è stata di 1.400 mila lire. "E non si respira mai", sottolinea, mentre parla di "insegnanti inviperiti" perché economicamente non gratificati.

 

stampa

home