Corriere della Sera, 10 ottobre 2000
PERCHE'
HO LAVORATO
"Non mi riconosco
in questo sindacato".
G. Ca. - ROMA - "Sono andato in classe come ogni giorno perché non mi riconosco più nel sindacato ufficiale. E no, non mi sento un derelitto come professore, sono pieno di rabbia", risponde secco William Russell, 53 anni (padre inglese), docente di matematica e fisica al prestigioso liceo classico Visconti di Roma, aria da gentiluomo dell'Oxfordshire.
Cosa la indigna di più?
"Che l'ultimo contratto decente lo abbiamo strappato nel 1988. Insegno dal 1972 e prendo 2 milioni e 600 mila lire al mese, uno stipendio miserabile. Quando ho scelto questa
professione non l'ho fatto certo per i soldi, ma con due figli di cui uno all'università, è diventato un problema impellente. Anche mia moglie insegna, si sopravvive, niente più".Come?
"Niente grandi vacanze, una settimana in tutto. Prima ero abbonato a riviste, compravo molti libri, ora basta, prego che non si rompa l'automobile, devo scegliere se comprare le
scarpe per un figlio o i pantaloni per quell'altro, per certi versi è anche educativo, i ragazzi imparano che non si può avere tutto, ma è frustrante".Si è pentito di aver scelto questo lavoro?
"Quando stai con i ragazzi le delusioni te le scordi. Certo quando vai al discount invece che all'alimentari sotto casa ti viene il nervoso, anzi la rabbia. Penso ad altre categorie come i magistrati e i medici, agli aumenti d'oro che hanno avuto e penso alle 30 mila lire lorde che ci ha offerto De Mauro, una vergogna".Che ne dice degli aumenti di merito?
"Dico che prima bisogna aumentare gli stipendi di tutti fino ad un livello di decenza, poi gli incapaci vengano pure allontanati, ma la divisione tra professori di serie A e B è una scemenza, chi accetterebbe di mandare il figlio nella sezione dei docenti bollati come seconda scelta?"