Le piazze e il palazzo
di Celeste Grossi, da école, gennaio 2002


Il 2001 si è chiuso in maniera assai movimentata per la scuola. Centomila studenti in piazza a Roma. Erri De Luca guardandoli ha commentato: "Sì è proprio il Quarto stato. Bello multicolore, consapevole dei propri diritti e delle battaglie che tocca loro fare. Oggi e domani". E insieme agli studenti c'erano, genitori, insegnanti, sindacalisti, parlamentari, persone della "società civile", organizzate in associazioni o presenti individualmente. Perché la scuola pubblica non è un affare privato.
La contestazione è entrata perfino nel Palazzo, con Silvio Berlusconi costretto a rinunciare al suo discorso ("Data l'ora e la musica meglio chiudere qui questo incontro") per non pronunciarlo davanti a molte sedie vuote e a studenti che gli giravano le spalle o alzavano cartelli "Non in vendita".
Inganni, incanti, e memoria corta
Ma quando Letizia Moratti ha scelto il titolo per quella che nelle sue intenzioni doveva essere una kermesse con tanti spettatori ad applaudire la memoria l'ha tradita e non si è ricordata che dopo gli Stati Generali c'è stata la Rivoluzione (liberté, égalité, fraternité). Un titolo automalaugurante o preveggente?
La delusione per la "signora ministro" (così si fa chiamare) è iniziata il 17 dicembre.
Fino a quel giorno ? cio? a due giorni dall'inizio degli Stati Generali dell'Istruzione ? sembrava che il Palazzo (incantato) si fosse spostato a Foligno. Poi su un tappeto volante è improvvisamente tornato a Roma. E la delusione è continuata con la defezione di Maurizio Costanzo che da consumato uomo di spettacolo ha subdorato il flop e si è sapientemente defilato.
Memoria corta anche negli inviti (grandi ma laconici, con la scritta azzurra Punto e a capo: una scuola per crescere, con informazioni sulla data, esatta, e sulla sede sbagliata, senza alcuna indicazione sul programma della due giorni, per non sciupare la sorpresa dello show?) arrivati per posta, anche a noi di école, ma non ai sindacati confederali e quelli di base e neppure al Movimento di Cooperazione Educativa.
Mentre un invito inopportuno e speciale (esporre il punto di vista dei cattolici sulla scuola pubblica, non della Repubblica) è toccato al vescovo di Como Alessandro Maggiolini - simpatizzante della Lega Nord, sostenitore delle porte chiuse agli islamici invasori, fautore della guerra al popolo afgano "per legittima difesa", contestatore perfino della scelta del Papa di un giorno di digiuno per la pace, noto per le sue posizioni di integralismo cattolico, ma anche per le sue bizzarre proposte culturali, come quella di limitare l'uso della musica sacra nelle funzioni religiose per evitare che esse siano troppo frivole ? che non ha fatto mancare la sua presenza e la sua benedizione. Nonostante gli assenti (giustificati dall'assenza dell'invito) e le severe selezioni tra gli addetti ai lavori per accedere al privilegio di esserci e di essere "microfonati", Letizia Moratti ha aperto lo spettacolo sullo stato della scuola di Stato (ormai sono considerate pubbliche anche le scuole private paritarie) con l'ennesimo inganno: la riforma si farà se sarà condivisa (da chi?).
Lo show è proseguito per un giorno e mezzo, ma la scaletta non è stata rispettata e si sono inseriti degli imprevisti là dove ci dovevano essere solo riflettori e applausi.
Giuseppe Bertagna, resta convinto della sua proposta, ma ha capito che "non c'è un consenso molto ampio". Sembra averlo capito anche Letizia Moratti che, dopo un giorno e mezzo, è apparsa molto più cauta, ha rivisto le sue conclusioni (date preventivamente alle stampe e poi "bruciate"). Ma sembra non averlo proprio capito il ministro degli Affari regionali Enrico La Loggia che, incurante del dissenso ritiene utile per approvare la riforma entro il 2002 senza ulteriori discussioni e intoppi in Parlamento ricorrere alla delega, dalla quale "avremo tutti da guadagnare".
Verso un'altra scuola possibile
Cerchiamo, però, di non farci prendere dal facile ottimismo di fine d'anno di non avere, come Letizia Moratti, memoria corta. In difesa della scuola pubblica e della laicità non ci sono solo piazze piene, ci sono anche strade in salita.
A dicembre, il Consiglio dei ministri ha approvato una proposta che prevede che alle Regioni vengano riconosciute "competenze legislative esclusive [...] [sulla] definizione della parte dei programmi scolastici e formativi di interesse specifico della Regione".
A dicembre, il governatore della Lombardia, una Regione che fa scuola, non contento di aver elargito a una esigua percentuale di studenti (il 4,79%) il più grande investimento di denaro pubblico sulla scuola mai fatto, ha ripresentato e fatto approvare (con il voto contrario delle opposizioni, ma l'astensione dei popolari) nuovamente la legge sui buoni senza lasciarsi neppure scalfire dal giudizio unanime sulle inique modalità di finanziamento (criticate perfino dalla Cisl).
A dicembre, è stata approvata una legge Finanziaria che prevede i consueti tagli di fondi alla Pubblica Istruzione e ? la meno consueta e normale - controriforma dell'esame di Stato.
A dicembre, a seguito di un'interpellanza di un senatore di AN che denunciava atteggiamenti "antigovernativi" del dirigente scolastico, sono stati inviati in una scuola superiore di Ferrara, due ispettori.
Buon anno a tutte e a tutti coloro che non sono stanchi di percorrere strade in salita: Perché un'altra scuola è possibile.
[dal numero 10 di école, gennaio 2001]

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