OSSERVATORIO PER LA TUTELA E IL RILANCIO DELLA SCUOLA STATALE
NapoliIn occasione delle previste assemblee dei lavoratori della scuola del 18 gennaio 2002, il gruppo di lavoro dell'Osservatorio propone la seguente PIATTAFORMA DI DISCUSSIONE:
In primo luogo il metodo di lavoro del ministero appare in questa fase tutto interno agli uffici di gabinetto tanto che le notizie che si hanno sui temi in discussione e sulle soluzioni prospettate appaiono frammentarie, disarticolate e talvolta contraddittorie. Eppure il disegno complessivo di fondo (quello cioè relativo ai fini prospettati per la scuola ed il suo rapporto con il resto della società civile) resta chiaramente individuabile all'interno di una ipotesi tutta liberista di disarticolazione dello Stato sociale e di compressione dell'offerta pubblica di servizi. Il sospetto è che, al di là dell'obiettivo di disarticolare la scuola statale (almeno nella forma in cui la conosciamo) il Ministero non abbia chiaro un disegno strategico sul piano tecnico-operativo tanto che in meno di un mese sembra aver "scaricato" in maniera essenziale le indicazioni di riforma dei cicli di Bertagna che era stato sbandierato come il meditato frutto di una serie di incontri con 119 associazioni (!) scolastiche.: il liceo infatti torna ad essere di 5 anni (riforma Berlimguer) e l'iscrizione alla prima elementare risulta anticipata a 5 anni e mezzo (progetto presentato dalla Ministro Moratti al Consiglio dei Ministri).
Riflessi sull'occupazione:
Non si chiarisce che fine faranno gli istituti professionali e quali flussi di accesso siano previsti per l'alternanza scuola\lavoro: in assenza di una seria previsione, appare impossibile prefigurare, di conseguenza, quali saranno gli effetti sugli attuali livelli occupazionali soprattutto per gli istituti professionali.
Non si sa ancora come sarà articolata la proposta Bertagna in merito all'offerta obbligatoria dello Stato, cioè quali discipline andranno a costituire l'organico e quali altre passeranno nella terza fascia dell'offerta (quella facoltativa, in rete e a pagamento).
Per la scuola elementare non si capisce se sarà mantenuta la proposta Bertagna del maestro prevalente e quali riflessi questo avrà sull'occupazione.
Allo stesso modo resta un rebus quello del tempo prolungato: sembra che questa possibilità resti a pagamento o comunque legata alla questione del bonus. In ogni caso quella che viene meno è la sicurezza dell'offerta da parte dello Stato e su tutto il territorio nazionale di questo servizio essenziale soprattutto per le fasce deboli della popolazione.
Il personale ATA già quest'anno è stato ridotto. Bertagna prefigura la scomparsa del personale addetto alla pulizia e la stipula di contratti privati delle singole scuole con ditte di pulizia. In questo caso la caduta dell'occupazione è verticale a vantaggio di sviluppo di contratti di lavoro interinale da parte delle ditte di pulizia per il solo periodo di svolgimento delle lezioni.
Si ravvisa la prospettiva della costituzione di reti territoriali di scuole rette da un unico Dirigente con riduzione del loro numero e l'affidamento della direzione (non dirigenza) dei singoli istituti scolastici a figure docenti di sistema (v. sistema dei crediti).
Curricoli e offerta culturale
Il pericolo emergente è legare l'offerta culturale alla richiesta del mercato. La flessibilità dei curricoli è interpretata come adeguamento della scuola al mondo produttivo.
Certo è che la scuola deve orientare al lavoro e rispondere alle aspettative di occupazione futura ma è altrettanto certo che la scuola non può (per impossibilità materiale) correre dietro alle trasformazioni né, anche se potesse, dovrebbe farlo: compito della scuola è fornire i linguaggi (ivi compresi quelli del lavoro) e la struttura critica per la contestualizzazione delle conoscenze, non il dizionario enciclopedico non ragionato delle Arti e dei Mestieri. Altra cosa è l'educazione, altra cosa l'addestramento (non a caso l'uno attiene all'uomo, l'altro alle bestie).La scuola di massa era pensata per fornire a tutti il minimo comun denominatore per poter essere cittadini, per poter migliorare la propria speranza di vita, per poter godere tutti delle cose belle dell'arte e della scienza. E' pensata cioè per aumentare il livello di felicità e soddisfazione dell'uomo. E' questo modello di scuola che ha permesso all'Italia di diventare la 5\7 potenza economica mondiale checché ne dicano i neoliberisti.
In questo senso il sistema dell'istruzione non può espellere su binari morti parte consistente della popolazione in una formazione professionale asfittica che dà tre diplomini (inservibili nella realtà del mercato del lavoro) e sbandiera la chimera dell'anno integrativo per acceder all'università.
La questione poi dell'offerta facoltativa è gravissima: Bertagna dice che la scuola riconosce il curricolo implicito offerto dalle famiglie per offrire di più a chi ha avuto di meno. Solo che il recupero di questo curricolo (tipo corsi di Inglese, palestra, e quant'altro) viene prefigurato a pagamento. Il paradosso è che proprio le famiglie che, per questioni economiche, non hanno potuto offrire extrascuola ai figli, avranno la possibilità (!) di ottenere dallo Stato quest'offerta (ma a pagamento !!!)
E' previsto un monte ore obbligatorio per tutti di 825 ore annuali (tra cui Religione ma non Arte o Fisica o ed. fisica) , cioè 25 settimanali, di cui 20 " a quota nazionale" e 5 " a quota locale". Bertagna precisa che la quota locale non è "aggiuntiva", bensì "intensiva" (!?). La caduta rispetto agli attuali monte ore è verticale e persino rispetto alla riforma Berliguer (che prevedeva di adeguare entro 5 anni tutti i monte ore a 1.000 annuali) si prefigura una drastica riduzione degli organici.
Poi c'è la storia delle 300 ore di attività laboratoriali e di recupero da organizzarsi obbligatoriamente dalle scuola ma in rete, per di più facoltative per le famiglie (e a pagamento se si eccedono le 300 ore). Al di là della difficoltà tecnica di organizzazione, è prevista una gestione flessibile del personale (a prescindere dal grado e dall'ordine scolastico) tale per cui, diminuendo la domanda, si verifica necessariamente un esubero di personale.
Questa storia della rete di laboratori è gravissima: se fino ad oggi lo Stato era impegnato a dotare tutte le scuole di adeguate strutture come i laboratori, ora non sarà più necessario. Infatti, uno studente che volesse fruire nelle sue 300 ore di curricolo facoltativo di laboratori tipo Lingue o Informatica, dovrebbe recarsi nella scuola in rete che ne è provvista, a prescindere dal grado e dall'ordine scolastico. Questo significa che la scuola sfornita di laboratori non potrà accampare richieste di finanziamento in conto capitale per migliorare la sua offerta formativa con evidente progressivo scadimento di qualità e con evidenti disagi da parte degli studenti costretti ad una costante mobilità se desiderosi di arricchire la loro formazione. E questo, non pensiamolo tanto per le città ma immaginiamolo per le zone meno conurbate. Pensiamo inoltre a come e con quale difficoltà e quanta confusione si potrà gestire la massa di richieste (si farà il numero chiuso? Test di ingresso? Sorteggi?).
Democrazia ed organi collegiali
La preoccupazione per una tendenza sostanzialmente liberticida della riforma che si sta approvando è grande. Siamo preoccupati per quanto segue:
La trasformazione del Consiglio di Istituto in Consiglio di Amministrazione. Sembra prevalere (se le parole hanno un significato) una concezione aziendalistica della scuola che subordina le priorità educative a quelle gestionali e contabili il che sarebbe un assurdo! Significherebbe dire (ribaltando il discorso) che le aziende debbano educare invece che produrre profitto. E' evidente che si tratta di universi distinti e non assimilabili sul piano delle finalità e delle procedure.
La presenza obbligatoria nel Consiglio di Amministrazione di tre esperti esterni con competenze nel campo economico e finanziario. Ancora una volta il pericolo è quello di immettere nella scuola interessi che non le sono propri e riconoscere loro una prevalenza sulle reali componenti scolastiche (non è prevista obbligatoriamente o comunque normata la presenza, ad esempio, degli studenti e dei genitori).
La partecipazione di esterni nel Consiglio di Amministrazione della scuola che sembra autorizzare l'idea dello stato di minorità della scuola rispetto al privato (non è infatti nelle intenzioni del Governo, riteniamo, far partecipare obbligatoriamente ai consigli di amministrazione delle aziende tre docenti o tre dirigenti scolastici). Non vorremmo essere portati ritenere che questo Governo non abbia alcuna fiducia nelle competenze e nella forza morale della scuola italiana. Se così fosse, vorremmo che fosse chiaramente detto.
Il venir meno del principio di democraticità nella elezione dei rappresentanti di istituto. La bozza sin qui presentata demanda le forme e i modi della individuazione dei costituendi Consigli ai regolamenti delle singole istituzioni scolastiche omettendo di comporre un quadro di garanzie procedurali che tutelino il diritto alla partecipazione alla vita della scuola.
Ci preoccupa l'abolizione del Comitato Studentesco e del Comitato Genitori, componenti essenziali nella costruzione educativa ed etica dell'offerta formativa della scuola, come se queste componenti della comunità scolastica fossero clienti che sul mercato debbano acquistare un prodotto invece che concorrere a crearlo.Valutazione degli allievi e di istituto
Cosa vuol dire affidare la valutazione dell'esame di Stato e la valutazione di istituto ad un'agenzia esterna? Vuol per caso dire che si valuterà non il processo formativo e di crescita della persona bensì il risultato dell'istruzione, cioè la capacità di rispondere a quiz omogenei per tutta la popolazione scolastica? Vuol dire spostare il centro dell'attenzione dalla persona alla sua performance ? Vuol dire attuare una rivoluzione tolemaica che fa fare un passo indietro di due secoli alla pedagogia ? Vuol dire acquisire il modello di Uomo standardizzato e globalizzato capace di mettere la crocetta giusta al posto giusto invece di quello, tutto europeo, di Uomo che legge l'Universo come un libro aperto alla mente logica e creativa ? Vuol dire sbaraccare il patrimonio pedagogico italiano ed europeo per inseguire modelli formativi destabilizzanti e competitivi quali quelli, ampiamente in crisi in altri modelli educativi, che guardano all'eccellenza come idolo selettivo dell'opera educativa dello Stato ?
Crediamo che tutto questo sia chiaramente affermato nel documento Bertagna ed in tutte le esternazioni del ministro.
Altra cosa è l'esigenza di una valutazione oggettiva e non autoreferenziale che tenga conto delle aspettative della società, cosa per la quale l'esperienza di controllo della qualità sin qui accumulata nelle scuole è ampiamente sufficiente, cosa che un esame di Stato con la presenza di membri esterni faceva egregiamente. Perché spogliare anche l'esame di Stato della sua forza formativa di prova di iniziazione alla società adulta e svuotarlo di significato (che bisogno hanno i membri interni di un esame per valutare ragazzi che conoscono benissimo?) solo per favorire i diplomifici e le scuole private ? Non è contraddittorio scippare alla scuola nel suo insieme gli strumenti della valutazione per poi giustificarne l'inadeguatezza e proclamare l'esigenza di "balie" esterne più capaci e più moralmente sane che bacchettino la scuola poco aziendalista?Federalismo scolastico
Non si capisce come le Regioni, che dovrebbero essere le prime protagoniste e gestori della riforma della scuola, siano state lasciate fuori sia dalla preparazione dei documenti che dagli stati generali. Questa contraddizione potrebbe essere spiegata in due modi: 1. lo Stato in realtà intende mettere le Regioni davanti al fatto compiuto secondo una sua visione della devolution molto poco partecipata ma pilotata secondo precisi interessi di tutela di particolari aree geografiche meglio integrate nel sistema economico nazionale. 2. Non essendo tutte le Regioni governate da Giunte politicamente omogenee al Governo centrale, si è voluto eliminare un pericoloso tavolo di discussione politica.
E'evidente che una regionalizzazione selvaggia, non studiata e partecipata, in un contesto socioeconomico così variegato come quello italiano, è foriera di prevedibili contraddizioni e scompensi che andrebbero a colpire proprio le aree del Paese che maggiormente avrebbero bisogno di un forte sistema pubblico di istruzione e formazione professionale.PROSSIMO INCONTRO
LICEO PANSINI , SUCC. VIA PIGNA 86 tel.081-5792888
21- 01- 2002
Ordine del giorno:
-risultati assemblee sindacali
-preparazione incontro cittadino del 14 -02 2002